COMITATO DIRETTIVO NAZIONALE
29/30 settembre e 1 ottobre 1997
Confronto con il Governo - finanziaria 1988

Documento 1 - Presentato dalla maggioranza della Commissione

voti favorevoli 118 - approvato

 

Il Direttivo Nazionale CGIL riunito a Roma nei giorni 29-30 settembre per esaminare Il D.D.L. della Finanziaria '98 e lo stato di confronto tra Governo e Sindacati, anche nell'ambito della nuova situazione politica creatasi dopo la decisione dei gruppi parlamentari del Partito della Rifondazione Comunista di non votare la legge Finanziaria, approva la relazione e le conclusioni del Segretario Generale ed assume i contributi emersi nel dibattito.

Il Direttivo considera la crisi politica, che può produrre la caduta del Governo, lo scioglimento delle Camere ed il ricorso alle elezioni anticipate, un fatto grave perché colpisce gli interessi di lavoratori e lavoratrici, pensionati e pensionate, rischia di vanificare gli sforzi fatti per il risanamento dell'economia italiana e l'ingresso in Europa che sono costati molti sacrifici al mondo del lavoro e interrompe i processi riformatori. Per l'insieme di queste ragioni assumendo sia il punto di vista generale degli interessi del Paese, sia quello della propria rappresentanza sociale, la CGIL ritiene che tutto questo andrebbe evitato.

In questa fase di incertezza la sospensione del negoziato è inevitabile ma il Direttivo ribadisce l'interesse del sindacato per la riforma del Welfare e per il proseguimento dell'azione di risanamento.

Un giudizio sulla finanziaria

In questo quadro ritiene di dover esprimere ugualmente il proprio giudizio sulla proposta di legge Finanziaria e in particolare sulle materie che erano state oggetto di discussione durante la trattativa per lo Stato Sociale.

La discussione del Direttivo ha rilevato la sostanziale coerenza della legge con il DPEF approvato ed ha apprezzato in particolare:

Luci ed ombre

Questo giudizio, sostanzialmente positivo, non può nascondere la persistenza del grande problema politico legato alle questioni dello sviluppo e dell'occupazione. Senza strumenti veri di politica industriale, di accelerazione delle procedure della spesa per infrastrutture, di ripresa degli investimenti nelle reti (energia, TLC, trasporti) e la definizione delle politiche di incentivazione fiscale e contributiva nelle aree del Mezzogiorno i timidi segnali di ripresa non possono consolidarsi e non si da risposta alla domanda di lavoro che rimane drammatica in molte parti del Paese.

Rimangono inoltre aperte questioni non secondarie tra cui:

- la scelta di aumentare in maniera sostanziale le imposte indirette che, se pure modulata secondo criteri di equità e necessaria per l'allineamento con gli altri paesi europei, rischia, se non controllata, di innescare un nuovo ciclo inflazionistico e nuovi effetti distorsivi nella redistribuzione del reddito; perciò sono necessarie anche nuove politiche di sostegno alla domanda;

- l'assenza di raccordo tra le misure previste nelle Legge finanziaria e una legge-quadro sull'assistenza che ridefinisca gli assetti istituzionali e gli strumenti per rendere effettiva la spesa sociale;

- la necessità di coordinare le politiche per la famiglia (detrazioni fiscali, assegno al nucleo, accesso ai servizi sociali) per evitare l'effetto paradosso di scoraggiamento dell'occupazione femminile.

Infine rimangono da definire, le misure riguardanti la riforma degli ammortizzatori sociali e la stabilizzazione della spesa previdenziale.

Il Direttivo della CGIL riconferma in merito i contenuti del documento unitario CGIL CISL UIL sullo Stato Sociale e in particolare per quanto riguarda la riforma Dini:

- La necessità di avere regole uguali per tutti e di passare quindi dal processo di armonizzazione a quello di unificazione di tutti i regimi. In questo quadro va ricompresa l'equiparazione tra settore pubblico e privato collegata all'istituzione del TFR e alla possibilità di costituire fondi-pensione integrativi anche per i dipendenti pubblici. L'attuazione di queste misure di equità è condizione indispensabile per accedere a qualunque altra modifica della riforma.

- La fine dei prepensionamenti.

- Il rafforzamento della normativa sui lavori usuranti che non può essere demandata solo alla contrattazione di categoria ma necessita di un coinvolgimento diretto del Governo, delle Confederazioni e delle controparti datoriali.

- Il rafforzamento della normativa sulla contribuzione figurativa per tutelare il lavoro precario e discontinuo.

- L'adeguamento del rapporto contribuzione-prestazione per tutti i tipi di lavoro a partire dal lavoro autonomo.

- La lotta all'evasione contributiva e al lavoro nero.

Colmare lo scostamento fra spesa pensionistica e PIL

Il Direttivo prende comunque atto che la verifica dei conti previdenziali avvenuta nei gruppi tecnici governo-sindacati rivela uno scostamento consistente e crescente negli anni della spesa pensionistica rispetto al PIL, anche se di misura inferiore a quella prospettata dal Governo.

Su questo punto il sindacato si era impegnato a proporre misure correttive salvaguardando l'impianto complessivo della riforma Dini.

Va esclusa l'estensione del sistema contributivo a tutti che comporterebbe un abbassamento della prestazioni previdenziali per lavoratori e lavoratrici che non hanno possibilità di compensare la perdita con la pensione integrativa.

Per colmare lo scostamento finanziario con misure di carattere strutturale si tratta di individuare forme di rallentamento delle pensioni di anzianità nel periodo transitorio che non modifichino la struttura portante della legge 335 e che abbiano un netto segno di equità sociale.

E' stato fondamentalmente il lavoro operaio ad essere colpito dalla riforma Dini con il prolungamento da 1 a 5 anni dell'anzianità contributiva necessaria per l'accesso alla prestazione pensionistica. E' il lavoro operaio e manuale che la CGIL si propone in primo luogo di salvaguardare da ulteriori modifiche per quanto riguarda le pensioni di anzianità, escludendo dalle misure che saranno adottate le persone già toccate dalla riforma del '95; i lavoratori e le lavoratrici che hanno iniziato a lavorare prima dei 18 anni; i lavori usuranti.

In tale ambito vanno anche attivate verifiche specifiche fondo per fondo, per valutare il concorso dei pensionati che hanno goduto di tassi impliciti di rendimento superiori alla media, all'operazione di riequilibrio della spesa. Infine va riconfermata la disponibilità dei pensionati a contribuire all'attivazione di strumenti di riforma del welfare di tipo inclusivo e improntati all'obiettivo di rafforzare la solidarietà tra generazioni.

Il Direttivo della CGIL dà mandato alla Segreteria di ricercare, su queste basi, un accordo con CISL e UIL per una proposta unitaria del sindacato sia per quanto attiene al merito che al metodo di consultazione democratica di lavoratori e pensionati ribadendo che la consultazione di mandato è per la CGIL una scelta fondamentale.

Nell'attuale fase politica l'unità del sindacato confederale che si è espressa nella grande manifestazione del 20 settembre, assume un carattere strategico per la difesa del mondo del lavoro.

Roma, 1 ottobre 1997