Ordine del giorno presentato al direttivo della CGIL del 5/11/'97
L'accordo con il Governo sulla parte previdenziale della riforma dello Stato Sociale richiede una attenta e articolata valutazione.
Va sottolineato l'aspetto negativo del mancato coinvolgimento delle lavoratrici e dei lavoratori durante tutto il lungo percorso di questa trattativa.
La mancata consultazione si è accompagnata ad una caduta di autonomia della CGIL
In CGIL le ragioni del quadro politico hanno prevalso sul merito sindacale fino al punto di subordinare a queste la ricerca di un terreno unitario di convergenza tra maggioranza e minoranza congressuale che pure aveva caratterizzato positivamente la confederazione in questo ultimo anno, e al coinvolgimento puramente formale della minoranza sia nei rapporti unitari con CISL e UIL che nella trattattiva.
Questa scelta era contenuta nel documento votato a maggioranza nel direttivo della CGIL che ha aperto alla revisione della normativa sulle pensioni di anzianità e alla trattativa con un Governo che non disponeva del consenso della propria maggioranza
Nel merito dell'accordo va preso atto che la soluzione individuata per le pensioni di anzianità ridimensiona fortemente l'attacco che il Governo e Confindustria volevano portare contro questo istituto,ed è quindi positiva.
Come pure è positiva l'unificazione delle regole dei fondi speciali e la parificazione tra lavoratori pubblici e lavoratori privati.
Nell'accordo apprezziamo particolarmente il recepimento di alcune proposte avanzate dalla minoranza della CGIL quali quelle relative al rallentamento della dinamica della scala mobile per le pensioni superiori 5 volte il minimo e l'aumento dei versamenti contributivi per i lavoratori "parasubordinati o atipici", nonchè l'aumento dei contributi dei lavoratori autonomi.
Non convince invece perché siano state fatte slittare le date dei pensionamenti per il 1998 e va respinta l'ulteriore penalizzazione degli insegnanti, anche perchè si potevano individuare forme alternative quali la mensilizzazione della erogazione delle pensioni INPS.
Per l'effettiva unificazione tra lavoratori pubblici e privati occorrerà verificare l'effettivo stanziamento dei fondi necessari per la copertura delle spese necessarie per il passaggio al TFR e la costituzione dei fondi di previdenza complementare, visto che nella finanziaria manca la l'intera copertura per il rinnovo dei prossimi contratti di lavoro.
Analoghi problemi di copertura finanziaria sussistono per la individuazione dei lavori usuranti e dei lavoratori da considerare equivalenti agli operai.
La definizione dei lavoratori"equivalenti" deve avvenire entro il 31/12/'97 se si vogliono davvero escludere dalla accelerazione del periodo transitorio prevista dall'accordo;
Quanto fino ad ora pattuito può risultare apprezzabile ma restano ancora irrisolti alcuni nodi strutturali che, se non affrontati, possono vanificare l'obiettivo dell'equilibrio del sistema previdenziale e prefigurare, in tempi non lontani, nuovi ed ulteriori negativi interventi.
La parificazione dei fondi speciali è un elemento positivo ma resta impraticabile la loro confluenza nel fondo lavoratori dipendenti INPS se non si indica come deve avvenire il risanamento del loro deficit strutturale (compreso il fondo dei Ferrovieri).
La risposta può essere trovata attraverso una gestione straordinaria che realizzi il pareggio delle gestioni previdenziali, prima dell'ingresso, anche attraverso l'utilizzo di parte dei proventi delle privatizzazioni.
Resta irrisolta la separazione strutturale e non solo contabile della assistenza dalla previdenza; è questa una operazione fondamentale a garantire l'equilibrio del sistema previdenziale
Non è affrontato il problema dell'evasione contributiva; si tratta di andare ad un suo consistente abbattimento strutturale con misure quali ad esempio la unificazione delle riscossioni dei contributi e dell'IVA e la copertura della pianta organica degli ispettori INPS e del Lavoro.
Quanto già pattuito nell'accordo realizzato non è dunque sufficiente a garantire l'equilibrio strutturale del sistema previdenziale; il confronto deve quindi continuare per determinare ulteriori soluzioni positive sui tre punti precedentemente ricordati.
Occorre cambiare le forme di sostegno all'occupazione basate sulla decontribuzione nonchè limitare l'estensione del lavoro precario.
In aggiunta la trattativa sulla riforma dello Stato Sociale dovrà procedere rapidamente a definire soluzioni anche sui rimanenti terreni tra i quali gli ammortizzatori sociali.
Il legame tra PIL e spesa sociale, nonostante che in Italia si spenda meno degli altri paesi europei, rischia di ancorare la spesa previdenziale alla politica dei tagli delle prossime leggi finanziarie al di fuori di una reale politica riformatrice.
Riteniamo invece che questa sia la strada maestra che la CGIL ed il sindacato italiano debba praticare.
La CGIL deve pertanto trovare quelle soluzioni strutturali che stabilizzando il sistema previdenziale diano certezze per il futuro dei lavoratori e dei pensionati, conquistando il consenso necessario per la difficile battaglia che si aprirà con la CONFINDUSRTRIA sulla verifica dell'accordo del 23 luglio e per la effettiva conquista delle 35 ore .
Roma 5 Novembre 1997