Agli iscritti SNUR-CGIL del Politecnico di Torino A tutti i lavoratori E' da alcuni anni che la struttura sindacale contrattuale del Politecnico di Torino, fino ad un mese fa di competenza del Consiglio dei Delegati ora delle RSU, viene sottoposta a ripetute critiche da parte di esponenti della Maggioranza congressuale della CGIL, tutte quante aventi una comune accusa di fondo; si ritiene che queste strutture sindacali ed in particolare alcuni componenti di esse, appartenenti alla componente CGIL di "Alternativa Sindacale", si interessino esclusivamente dei problemi immediati dei lavoratori dipendenti, tralasciando di occuparsi di temi di carattere più generale del paese ed in particolare dei destini dell'Istituzione Universitaria. In realtà le scelte sindacali fatte dai componenti di "Alternativa Sindacale" al Politecnico sono in sintonia con una visione più ampia dell'azione sindacale, andando anche oltre gli ambiti strettamente categoriali, rendendo completamente infondata l'accusa di non volerci confrontare su questi temi di carattere più generale. In realtà le divergenze tra i compagni di Alternativa Sindacale del Politecnico e i firmatari del documento distribuito agli iscritti SNUR-CGIL del Politecnico riguardano temi di carattere generale, intercategoriale, e proprio a partire da analisi diverse scaturiscono modi diversi di condurre l’attività sindacale in Ateneo. Il diverso punto di vista sulla conflittualità e sull’uso delle lotte nel pubblico impiego non può comunque scivolare sulla desolidarizzazione o su insostenibili "ramanzine", sopratutto in presenza di una Amministrazione che non ha esitato a denunciare alla " Commissione di garanzia per l’ attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali " l’Esecutivo del Consiglio dei delegati. Per fare ulteriore chiarezza ricordiamo che lo sciopero in questione fu approvato dall’ Assemblea generale dei lavoratori che è sempre stata e sempre sarà il nostro referente principale. Per scongiurare queste "strane dimenticanze", ci sembra utile, a questo punto, ricordare brevemente qual è l'analisi che mette in collegamento le scelte sindacali di ogni giorno, con una strategia di lungo periodo che tenga conto del rapporto tra la struttura sindacale e l'istituzione in cui lavoriamo, nonché dei vari aspetti del mondo del lavoro, anche internazionale. Risulta comunque utile e auspicabile un confronto, utilizzando anche delle relazioni scritte come questa, in particolare con chi è disposto sinceramente a dialogare e più in generale come contributo alla diffusione dell'informazione, anche se consideriamo insostituibile il confronto di diverse posizioni sindacali nelle assemblee dei lavoratori poichè questo favorisce il coinvolgimento di tutti i soggetti in campo e impedisce che il dibattito assuma tratti solo accademici. Non solo, il vincolo del confronto con i lavoratori sulle scelte da compiere ed il rispetto della democrazia di mandato rappresenta per noi un vincolo e, per il nostro impegno come attivisti sindacali, un obiettivo ancora da raggiungere come dimostrano le esperienze che vanno dall’accordo di abolizione della scala mobile all’ultimo contratto di lavoro dei lavoratori dell’Università, bocciato da oltre il 65% degli interessati e sottoscritto comunque dalle Segreterie nazionali. Anche in questi casi, i comportamenti non sempre sono stati coerenti alle dichiarazioni di principio. A parere nostro non è possibile fare una seria analisi del sistema universitario senza tenere conto del quadro italiano in cui è inserito. Innanzitutto, in Italia vi è un'arretratezza della sovrastruttura politica e una struttura economica, che è al contrario tra le più dinamiche a livello mondiale. Non è da dimenticare che gran parte del merito del successo economico è dei lavoratori dipendenti, il che la dice lunga su chi dovrebbe iniziare ad occuparsi del buon funzionamento, sia del sistema produttivo che di quello dei servizi, (lo Stato) e chi ha già fatto fin troppo (i lavoratori dipendenti). Inoltre per una politica che ha favorito lo sviluppo delle piccole imprese, il peso di queste all’ interno del ciclo produttivo è sproporzionato. Questo fatto ha come conseguenza rispetto all'Università uno scollamento molto accentuato con il sistema produttivo: infatti la piccola industria non è, generalmente, interessata ad un sistema formativo di alto livello e neanche allo sviluppo di ricerche tecnologiche, in quanto si limita a cercare di fruttare il sistema formativo per scopi immediati di ricerca e di formazione ad hoc del proprio personale, la politica della Confindustria che tende a scaricare i costi della ricerca sulla collettività attraverso una politica miope, che incentiva la ricerca applicata disincentivando quella di base è un dato di fatto. Questo crea, a volte, evidenti e profonde storture e squilibri nelle scelte di gestione complessiva della formazione, in generale, e dell’ Università, nel caso specifico.Il rischio di un’ ingerenza, in tal senso, diretta o indiretta, è tanto più elevato per Università tecniche, quale il Politecnico. Illudersi che lo sviluppo della tecnologia porti con se automaticamente ricadute positive sull’ andamento della disoccupazione è quanto meno ingenuo e denota una analisi falsata della realtà. Su questi processi, se i rapporti di forza all’ interno della società non vengono ribaltati in favore dei lavoratori, è difficile intervenire; ma è indispensabile che il Sindacato si impegni con maggior forza nella contrattazione ponendosi al di fuori di ormai dimostrate fallimentari politiche cogestionarie e compatibiliste. Le proposte contenute nella piattaforma di contrattazione decentrata, che sono state illustrate nelle assemblee per la costituzione delle RSU, sono in sintonia con una visione di un' Università più legata al mondo produttivo, non nel senso che comunemente si da a questa definizione, ma al contrario come creazione di un interscambio di esperienze ed una liberazione di fondi, per finanziare delle ricerche di lunga prospettiva. Va in questa direzione la richiesta di una valorizzazione del salario derivante da contratti di ricerca nonchè da prove conto terzi e consulenza ( in quanto diritto/ dovere di una Istituzione pubblica scientifica di fornire verso l’ esterno un servizio qualificato al di sopra delle parti ), un utilizzo della sperimentazione sull'ordinamento professionale e la formazione professionale, per la creazione di opportunità di riconoscimenti di progressione di carriera che dia dignità al lavoratore dell' Università, combatta la tendenza alla precarizzazione dei dipendenti, affinché venga riconosciuto il ruolo importante di questa categoria e non si cada nella creazione di un posto di lavoro clientelare come, specialmente in passato, venivano generati nel Pubblico Impiego. A questo proposito vogliamo ribadire che, come ogni libro di economia può spiegare, ogni dirigente di un ente, sia pubblico che privato, sia nel campo dei servizi che della produzione deve essere considerato parte del Padronato: questo non significa che con lui non si possano avere, su alcuni argomenti delle visioni concordanti, ma resta la distinzione dei ruoli, anche se nel caso di un Rettore è il risultato di un'elezione (peraltro non a reale suffragio universale, dove una testa vale un voto , ma per le " categorie inferiori " vale una ridicola percentuale di esso ). La questione della piattaforma decentrata, che dovrà ancora essere ulteriormente discussa dai lavoratori in assemblea, è un argomento, anche se non esauriente di tutte le tematiche del Politecnico, particolarmente importante, considerato il fatto che in essa vi è la richiesta di contrattare le politiche di Ateneo, in tema di assunzione di personale e di organizzazione del lavoro.La gestione delle risorse, infatti, è riconosciuta dai compagni di Alternativa Sindacale come argomento di primaria importanza; ma poichè esso è il punto cardine sul quale si fonda il potere , in quanto strumento di programmazione a media e lunga scadenza , risulta essere tema di dibattito pubblico a livello dei massimi sistemi, ma nei fatti argomento tabù, privilegio di pochi, sia come partecipazione alle scelte, sia anche solo come conoscenza effettiva, in tempo reale, delle informazioni ad esso connesse. L’aumento continuo di carichi didattici, specialmente per i ricercatori, rischia di andare a scapito sia della ricerca, sia del buon funzionamento dei laboratori (per la didattica e scientifici), ma la soluzione ad una carenza di personale e strutture non può peraltro essere quella di tentare in tutti i modi e con ogni sistema di reintrodurre il numero chiuso per gli studenti. Così come il disimpegno dello stato nel campo degli investimenti nel settore della formazione non deve tradursi nell’ innalzamento della quota di contribuzione studentesca. L’Università che ci stanno riproponendo,è l’Università della selezione di classe. Purtroppo il sindacato non dice molto su queste tendenze che certamente non vanno nella direzione di una società più "giusta" e anche alcuni esponenti di una certa sinistra sembrano distratti da una sindrome efficientista che non consente loro di guardare oltre il proprio naso. Riteniamo, inoltre, fondamentale per il sindacato affrontare questioni troppo spesso sottovalutate, ma, ormai balzate prepotentemente all’ ordine del giorno. La globalizzazione dei mercati sta portando ad una concorrenza sfrenata tra le varie nazioni, arrivando in alcuni casi a scatenare delle guerre, come ad esempio in Albania. Ne fanno le spese, per ora, i lavoratori dipendenti, mentre il Capitale non ha mai fatto tanti affari. Diventa quindi prioritario l'investimento di energie sul fronte del collegamento con i sindacati di altri paesi per affrontare comunemente delle lotte che sono ormai mondiali, come ad esempio la riduzione dell’orario, a favore dell'occupazione e in difesa del salario e dello stato sociale. Su questi argomenti, almeno altrettanto importanti dei temi della formazione e della ricerca i lavoratori facenti capo ad "Alternativa Sindacale" al Politecnico sono orgogliosi di aver dato un notevole contributo, anche in rapporto all'esiguo numero di compagni. Purtroppo le migliaia di funzionari della Maggioranza valutano differentemente le priorità di intervento, tant'è che continuano a disinteressarsi di questi argomenti, al punto di non comunicare nemmeno ai giornali ed ai lavoratori italiani le varie scadenze di scioperi europei che ultimamente iniziano timidamente ad essere dichiarati. Certamente, con questo documento non riteniamo concluso il dibattito, anzi nel prossimo futuro intendiamo approfondire alcuni temi che emergono appena, e che dovranno essere sviluppati organicamente. Torino 19 Maggio 1997 I militanti della SNUR CGIL- AREA PROGRAMMATICA ALTERNATIVA SINDACALE del Comitato degli iscritti del Politecnico di Torino Marina Clerico Rino Lamonaca Franco Puglisi Carlo Quaglia Franco Quarona E-mail: rsu@polito.it Sito web: http://associazioni.polito.it/rsu