Seminario nazionale di Alternativa Sindacale Filcea - 26/27 marzo 1997 Proposte sulle forme della contrattazione Il padronato italiano persegue la riduzione del salario (in tutte le sue forme) e la sua subordinazione alle compatibilita' del profitto. Persegue anche la destrutturazione di tutte le forme contrattuali (imbrigliamento della contrattazione aziendale e svuotamento / eliminazione del CCNL) e quindi attacca anche il modello sindacale confederale italiano (in particolare quello tipico della Cgil) a favore di un sindacali- smo aziendalistico (piu' vicino alla concezione della Cisl). Da alcuni anni a questa parte sulle forme della contrattazio- ne (sugli assetti contrattuali) il padronato italiano (sia pure con articolazioni al suo interno) ha rivendicato l'eliminazione di uno dei due livelli contrattuali in modo che: 1) se saltasse il livello nazionale, si realizzerebbe una aziendalizzazione della contrattazione e del sindacato (vedi, per esempio, l'esperienza del sindacato negli USA), cioe' si avrebbe una contrattazione significativa solo nei punti strutturalmente e sindacalmente forti che comunque troverebbero un limite nell'accerchiamento in cui verrebbero a trovarsi (la questione si porrebbe diver- samente in una fase di sviluppo, come negli anni '60, quando la contrattazione aziendale diventava per i lavo- ratori il momento dello "sfondamento" ed il CCNL quello della generalizzazione); 2) se saltasse il livello aziendale, si realizzerebbe solo una modesta contrattazione nazionale inevitabilmente allinea- ta ai minimi compatibili dei comparti e delle aziende strutturalmente piu' deboli, con l'effetto anche di lasciare un ampio spazio alle aziende per erogazioni unilaterali di salario e quindi anche di consentire loro la marginalizza- zione del sindacato. L'eliminazione della scala mobile e' stato il momento centra- le di questo attacco e l'accordo del 23 luglio 93 ne ha rap- presentato una risposta inadeguata. I sostenitori dell'accordo del 23 luglio hanno ritenuto di ave- re difeso i due livelli di contrattazione (sarebbe piu' esatto di- re i tre livelli in quanto la politica dei redditi, che si e' sostan- ziata nello stesso accordo del 23 luglio, si configura come un livello di contrattazione confederale nazionale) accettan- do una certa riduzione programmata dei salari ed una rego- lamentazione della contrattazione aziendale. In realta' cio' ha rappresentato solo una premessa all'attacco piu' generale che si sta sostanziando oggi proprio a partire dai risultati acquisiti dal padronato con l'accordo del 23 lu- glio. I rinnovi del 2 biennio dei CCNL (in particolare di quello dei metalmeccanici) che molti si aspettavano fossero rinnovi quasi automatici di adeguamento dei salari all'andamento dell'inflazione reale, sono diventati principalmente uno scontro di carattere generale sugli assetti (sulle forme) della contrattazione, che mostra come l'accordo del 23 luglio, che formalmente dovra' essere rinegoziato nei prossimi mesi, sia stato sostanzialmente gia' disdetto dalla Confindustria, an- che in considerazione del fatto che la sua funzione di ridu- zione programmata del salario ha perso efficacia a fronte della riduzione dell'inflazione. Piu' in dettaglio il risultato ottenuto dalla Confindustria, con la sempre piu' pregnante affermazione del concetto di non sovrapponibilita' dei cicli negoziali, tende a trasferire nel sa- lario aziendale quanto ottenibile nel rinnovo del 2 biennio definendolo come sostitutivo o assorbibile da eventuali au- menti salariali realizzati nella contrattazione aziendale. Con cio' il padronato riuscirebbe a depotenziare e margina- lizzare ulteriormente il CCNL (riducendolo alla definizione di una sorta di "minimo vitale") e la contrattazione aziendale (imbrigliandola ulteriormente). Un'altra variante confindustriale sembra spingersi fino a vo- ler definire il CCNL quale il livello della contrattazione delle regole o della sola normativa ed il contratto aziendale del salario. La necessaria difesa del salario essenzialmente dipende dalle condizioni oggettive della fase e dalla capacita' di rico- struire rapporti di forza favorevoli ai lavoratori. D'altra parte una strategia di difesa del salario richiede anche un inter- vento sulle forme contrattuali che, per essere efficace, do- vrebbe essere orientato da una riprogettazione adeguata alle attuali condizioni economiche, sociali e politiche (crisi e mutamento del fordismo, disarticolazioni e ricomposizioni delle classi sociali, offensiva padronale, ecc.). Una strategia di difesa sulle forme della contrattazione ri- chiede quindi di combinare adeguatamente i seguenti obiet- tivi: 1) La riduzione al minimo del salario erogato unilateralmen- te dalle aziende. Cio' puo' avvenire tramite la contrattazione delle specifici- ta': la contrattazione articolata lo consente meglio della contrattazione nazionale, la contrattazione per comparti delimitati meglio che per grandi settori (funzione artico- latrice). 2) Il sostegno solidale da parte dell'insieme del movimento ai settori piu' deboli (unificazione contro frammentazione). Cioe' lotta all'aziendalizzazione, difesa del sindacalismo vertenziale confederale, centralita' del CCNL, meglio an- cora se riuscisse ad accorpare settori diversi (funzione generalizzatrice). La parola d'ordine che riassume bene questi obiettivi e' "Difendere e riprogettare i due livelli contrattuali" (nel caso del pubblico impiego, diversamente da industria e ser- vizi, l'obiettivo e' quello di definire un vero secondo livello di contrattazione, ma cio' presuppone anche la realizzazione di una riforma della pubblica amministrazione basata su un effettivo decentramento). Si tratta cioe' di definire un orientamento sulle forme della contrattazione, non solo adeguato alla difesa degli interessi dei lavoratori e della Cgil, ma anche necessario per valutare i "punti di caduta" cui si perverra' nella trattativa per la revi- sione dell'accordo del 23 luglio. La consapevolezza di trovarci in una fase di arretramento non deve tradursi in una discussione orientata a definire semplicemente cosa "mollare" (ad esempio: "Proviamo ad allungare la durata dei contratti") e a sperare che basti. Il necessario realismo ci impone semmai di articolare, in- sieme con uno schema di riferimento ideale, anche una "scala del meno peggio" per orientare al meglio l'azione di- fensiva ed eventualmente anche qualche puntata controf- fensiva. Quindi, facendo riferimento agli aspetti strettamente salariali ed astraendo dalla necessita' di distribuire le risorse ottenibili nella contrattazione sulle varie voci (ROL, ecc.): 1) Cercare di potenziare la contrattazione di primo livello definendo: a) Un ambito di consultazione con gli altri sindacati euro- pei del settore. Obiettivo: elaborare una analisi ed una strategia comune a livello europeo. b) Un ambito di coordinamento tra le categorie e con la confederazione. Formalizzare tale ambito non solo e' utile (in una fase di arretramento come l'attuale) perche' meglio consente di definire un "piano di attestazione" contro l'offensiva pa- dronale, ma anche meglio consente di garantire lo stesso ruolo delle categorie. Obiettivo: cercare di depotenziare il "terzo livello" della politica dei redditi (accordi triangolari), o possibili defini- zioni per legge di minimi salariali di riferimento, riportan- done i temi nella contrattazione nazionale (coordinata ma non gestita dal confederale). Attenzione ai "punti di cadu- ta"! Ad esempio, sarebbe estremamente negativa anche l'istituzione di un meccanismo automatico nazionale di ri- valutazione dei salari su una sorta di SMIG (salario mi- nimo) se a cio' si accompagnasse una soluzione di aziendalizzazione che elimini (formalmente o nei fatti) i CCNL; cosa ben diversa dalla nostra "tradizionale" pro- posta di re-istituzione di un meccanismo automatico di ri- valutazione dei salari, diversa sia in termini di forme con- trattuali che di efficacia nella difesa del salario. c) Un livello nazionale "allargato", cioe' quello del CCNL (funzione generalizzatrice che sostenga i lavoratori dei comparti piu' deboli), tendendo alla aggregazione dei comparti affini (ad esempio, per la nostra categoria, e' positivo cio' che e' gia' avvenuto per la Ceramica ed il Chi- mico-farmaceutico e potrebbe essere proposto anche tra il Vetro, le Lampade e la Gomma-plastica), avendo come riferimento un modello cui tendere sul lungo periodo ba- sato su tre grandi aree (CCNL industria, terziario, pubbli- co impiego). Obiettivo: difesa del salario relativo (cioe' difesa della quota della ricchezza prodotta di cui beneficia la classe lavoratrice) e del salario reale (cioe' tutela del potere d'acquisto dei salari) e contrattazione di norme generali. Parametro: aggancio (con un meccanismo annuale au- tomatico o almeno semiautomatico) dei salari all'incre- mento del PIL nominale. Cio' puo' riassumere adeguatamente sia l'obiettivo della ripartizione della nuova ricchezza prodotta (incremento del PIL reale) sia l'obiettivo della difesa del salario reale dall'aumento dei prezzi. Una variante piu' vicina alla poli- tica dei redditi potrebbe prevedere incrementi salariali basati sulla somma della percentuale dell'inflazione pro- grammata (difesa, sia pure inadeguata, del salario reale) e dell'incremento del PIL reale (difesa del salario relati- vo). Cio' consentirebbe, a fronte di un basso tasso di inflazio- ne e dei problemi emersi con i rinnovi del 2 biennio, an- che di evitare lo svuotamento del CCNL, implicito nella pura e semplice riproposizione dell'accordo del 23 luglio (vedi le dichiarazioni di Ciampi ma anche di tanti sinda- calisti ossessivamente affezionati a tale accordo). Il superamento della cadenza biennale della contratta- zione del salario diventa oggi assolutamente necessaria e da perseguire in ogni caso, visti gli "sfondamenti" che la Confindustria e' gia' riuscita ad attuare in merito alla non sovrapponibilita' dei cicli negoziali (che tendono a mettere in discussione la contrattazione aziendale e nello stesso tempo a marginalizzare il CCNL), e tenendo an- che conto dell'attuale basso tasso di inflazione che toglie oggettivamente spazi di contrattazione. Un'altra soluzione da prendere in considerazione potreb- be essere il recupero (adattato all'obiettivo dell'aggancio dei salari al PIL nominale) dell'esperienza fatta nel CCNL Chimico-farmaceutico del 1990, cioe' un aumento salaria- le per i quattro anni con correttivi automatici o semiauto- matici a fine anno. d) Una "articolazione" del CCNL per comparti (funzione generalizzatrice rispetto alla contrattazione aziendale e articolatrice rispetto al livello "allargato" del CCNL), asso- lutamente da intendere come interna al CCNL, non come un altro livello di contrattazione. Obiettivo: contrattazione piu' efficace del salario (su ap- posite tabelle salariali di comparto) perche' meglio con- sentirebbe di evitare l'allineamento ai minimi compatibili dei comparti e delle aziende strutturalmente piu' deboli, quindi riduzione della differenza tra salario contrattato e salario di fatto; e contrattazione di istituti normativi piu' specifici relativi al comparto. Va invece decisamente rifiutata una differenziazione del salario per territori (fatta salva la contrattazione articolata territoriale in particolari settori caratterizzati dalla presen- za di piccolissime aziende), tra l'altro perche' sarebbe fortemente coerente con una logica "coreana" di compe- titivita' basata prevalentemente sulla riduzione del salario. Parametro: incremento della produttivita' del comparto e specificita' dell'organizzazione del lavoro del comparto. 2) Cercare di potenziare la contrattazione di secon- do livello definendo: a) Un livello aziendale "articolato" di unita' produttiva (funzione articolatrice), liberandolo dai vincoli in cui e' stata ingabbiata la contrattazione aziendale. Obiettivo: contrattazione del salario aziendale e delle condizioni di lavoro (conoscenza / controllo dell'organiz- zazione del lavoro). Parametro: incrementi di produttivita' aziendale e di nuo- va ricchezza comunque acquisita dall'azienda; e speci- ficita' dell'organizzazione del lavoro aziendale. b) Un ambito di coordinamento aziendale "allargato" (funzione generalizzatrice rispetto alla contrattazione di unita' produttiva e articolatrice rispetto al "livello di com- parto" del CCNL) tendendo al coordinamento delle RSU delle multinazionali, dei grandi gruppi e delle aziende comunque collegate (anche se di categorie e comparti diversi). Obiettivo: tendere a ricostruire ed adeguarsi alla nuova emergente forma dell'impresa (impresa-rete, impresa- filiera) e al "luogo" degli effettivi livelli decisionali dell'impresa, finalizzato al coordinamento delle rivendi- cazioni, in particolare in relazione alle strategie d'impresa ed alla necessita' di nuova conoscenza / controllo del ci- clo produttivo e dell'organizzazione del lavoro. L'eventuale obiezione secondo cui tale attivita' rischie- rebbe di depotenziare la contrattazione nell'unita' produt- tiva e' da respingere in quanto l'esperienza mostra che gia' oggi, nei grandi gruppi, vige una pratica che vede le Direzioni aziendali e le Segreterie sindacali nazionali fis- sare i riferimenti lasciando alle RSU solo il compito di contrattare l'applicazione dei criteri stabiliti. c) Un ambito di coordinamento delle politiche rivendicati- ve svolto dalla federazione di categoria. Obiettivo: la categoria dovrebbe svolgere un ruolo di supporto non di sostituzione delle RSU ma anche con- quistarsi "sul campo" un ruolo di direzione a partire dal- l'elaborazione di una propria adeguata ed autonoma strategia e non adottando una "linea" semplicemente adattiva riguardo alle esigenze dell'impresa. d) Un ambito di consultazione europea tramite i CAE con le altre unita' produttive delle aziende multinazionali. Obiettivo: elaborare una analisi ed una strategia comune a livello europeo. Quindi, in sintesi, bisognerebbe orientarsi nel senso di: 1. depotenziare il "terzo livello" nazionale confederale della concertazione riportandone i temi, per quanto e' possibile, nel livello nazionale di categoria; 2. allargare quindi la competenza del CCNL accorpando nuovi settori, per difendere il salario relativo e reale, con un meccanismo di aggancio automatico annuale al PIL nominale, superando il 2 biennio; 3. nello stesso tempo articolare i CCNL per comparti, per ri- durre lo scarto tra salario di fatto e salario contrattato e per recuperare gli incrementi di produttivita' del comparto; 4. rafforzare la contrattazione aziendale di unita' produttiva coordinando le RSU di gruppo, filiera, impresa multina- zionale per adeguarsi ai mutamenti in atto e per ricostrui- re una conoscenza / controllo dell'organizzazione del la- voro. Infine. La possibilita' che il confronto sul CCNL Chimico- farmaceutico possa precedere, e quindi condizionare, la trattativa sulla revisione dell'accordo del 23 luglio - se si tie- ne conto delle condizioni strutturali del settore (che dispone di "margini" piu' elevati) e delle caratteristiche della contro- parte (Federchimica rappresenta le "colombe" nello schie- ramento confindustriale) - carica la categoria di una grande responsabilita' e non muta la sostanza dello scontro; puo' pe- ro' anche rappresentare una opportunita' tattica utile per l'in- sieme del movimento sindacale. Tutto questo richiede anche un rafforzamento (ed un ripen- samento) del ruolo delle RSU e della democrazia nei luoghi di lavoro, per riuscire a rilanciare il movimento.