Confindustria (e non solo), usando il pretesto dei problemi che porrebbe la prospettata legge per le 35 ore, vuole bloccare la contrattazione per portare tutte le questioni aperte su un tavolo unico di concertazione, con il dichiarato obiettivo di eliminare il CCNL (o comunque di svuotarlo), imponendo così l’aziendalizzazione della contrattazione e quindi distruggendo lo stesso carattere confederale e generale del sindacato italiano.
Ciò conferma la nostra valutazione che l’accordo del 23 luglio è ormai saltato, e non regge più neanche come livello di attestazione al "meno peggio": ormai o si va avanti o si va indietro.
Andare avanti significa realizzare un buon CCNL che riesca non solo a recuperare il potere d’acquisto ma anche a redistribuire la nuova ricchezza prodotta, sia in termini di aumenti salariali, sia di riduzione d’orario, sia di miglioramento delle condizioni di lavoro (senza isolare o contrapporre tra loro questi aspetti, ma valutandoli sempre globalmente).
L’accordo nella maggioranza parlamentare ha rafforzato le nostre rivendicazioni per la riduzione d’orario contenute nelle piattaforme chimici ed energia. Ora però è necessario che la prospettata legge contenga strumenti utili per favorire la contrattazione e, soprattutto, che sia definita in fretta: ogni ritardo fa il gioco di Confindustria che vuole spingerci nel "tritatutto" del mega-tavolo concertativo.
Le differenze nel padronato tra "falchi" e "colombe" sono solo sulla tattica; la strategia di attacco al CCNL è comune e si esprime con varie proposte:
Non è questo il momento per valutare il merito (anche se quanto è stato discusso tra una pregiudiziale e l’altra lascia intravedere eccessive disponibilità riguardo alle pretese padronali di flessibilità dell’orario e del mercato del lavoro).
Il problema è innanzi tutto difendere l’esistenza del CCNL.
Valuteremo poi se il contenuto dell’eventuale accordo sarà complessivamente positivo o negativo. Chiariamo da subito che rifiutiamo una logica secondo cui per difendere la struttura contrattuale diventerebbe accettabile anche un accordo brutto nel merito. In realtà ciò significherebbe accettare nei fatti proprio lo svuotamento del CCNL che Federchimica propone.
Insieme alla difesa dell’assetto contrattuale, dunque, dobbiamo proporci di realizzare anche un CCNL positivo nei suoi contenuti, cioè (sinteticamente) che preveda:
Quello che ci serve è saper esprimere al meglio, con intelligenza e con determinazione, la nostra forza, guidata da una linea vertenziale adeguata e decisa democraticamente.
11.3.98