Emergono gravi problemi nella vertenza per
il rinnovo dei CCNL chimici ed energia
La FULC
deve rispettare il mandato dei lavoratori
Stanno emergendo gravi problemi ed una grande confusione
nella conduzione della vertenza per il rinnovo dei CCNL chimici ed energia.
Per comprenderli e per cercare di superarli bisogna analizzare la situazione
in cui ci troviamo e come siamo arrivati a questo punto. Infatti, solo
una parte della FULC ha affrontato questo rinnovo contrattuale con una
chiara consapevolezza della portata dello scontro in atto.
1) Ciò si è visto già
nella fase di definizione della piattaforma.
Alternativa Sindacale Filcea fin dall'inizio si è
basata sulla consapevolezza che l'avvicinarsi dell'unificazione europea
apre una nuova fase con effetti sulla tradizionale "specializzazione" produttiva
dell'Italia, quindi con riflessi sul padronato, sui lavoratori e sulle
rispettive organizzazioni. Più in particolare:
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L'abbattimento dell'inflazione accentua l'instabilità
intrinseca dell'accordo del 23 luglio (vedi il rinnovo del 2° biennio
dei metalmeccanici) confermando la nostra valutazione che tale accordo
non regge neanche come livello di attestazione al "meno peggio" (quindi
o si va avanti o si va indietro).
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Ormai il padronato vuole concretamente realizzare l’eliminazione
del CCNL passando per il suo svuotamento, cioè si propone l’aziendalizzazione
/ territorializzazione della contrattazione e quindi anche l’eliminazione
del carattere confederale e generale del sindacato.
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La questione centrale da affrontare è la difesa
e lo sviluppo del CCNL, che dovrebbe assumere la funzione non solo di difesa
del salario reale ma anche di ripartizione della ricchezza prodotta:
quindi, aumenti salariali consistenti con un meccanismo automatico legato
all'andamento del PIL, riduzione d'orario (richiesta rafforzata dall'accordo
della maggioranza parlamentare), limiti alle flessibilità dell'orario
e del mercato del lavoro, ecc.
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La piattaforma rivendicativa, sia pure contraddittoriamente
e non con la chiarezza che avremmo voluto, contiene questi orientamenti.
2) Problemi sono emersi anche durante la
conduzione della vertenza fino ai primi scioperi.
La segreteria nazionale FULC conduce l'avvio
della vertenza senza coinvolgere i lavoratori, i delegati e gli stessi
apparati sindacali. Probabilmente l'abitudine a "concertare" con Federchimica
genera una immotivata fiducia che "tanto una soluzione si trova". Ben presto
diventa evidente che Federchimica non è più il "colombaio"
di una volta. La proclamazione di forme di lotta dure quali la fermata
dei cicli continui rappresenta il tentativo di recuperare il ritardo e
di convincere gli apparati territoriali che lo scontro è proprio
vero.
Infatti, molti apparati periferici, prigionieri
delle illusioni concertative e disabituati culturalmente e materialmente
alla lotta, trasmettono spesso ai delegati ed ai lavoratori non la determinazione
necessaria per affrontare questa difficile vertenza ma il loro scetticismo.
Resta diffusa l'immotivata convinzione che Federchimica aderisce solo apparentemente
alle pressioni di Confindustria ma che prevarrà presto e comunque
il tradizionale pragmatismo dei chimici.
Alternativa Sindacale Filcea (consapevole
che con il rinnovo del CCNL chimici si gioca una partita decisiva per l'insieme
del movimento sindacale) sostiene lealmente la piattaforma, anche contro
quei "colonnelli" FULC che si preoccupano più del loro orticello
che di realizzare un buon CCNL.
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La linea rivendicativa FULC resta comunque abbastanza
determinata e basata sulla consapevolezza che bisogna evitare di finire
in un mega-tavolo confederale (in cui si rischierebbe di scambiare impalpabili
impegni sull'orario con la destrutturazione del CCNL), respingere "accordi
ponte", "clausole di dissolvenza", "contratti leggeri" e realizzare, al
contrario, un CCNL "pesante" sia nella forma che nel contenuto (35 ore,
salario, ecc.).
3) Lo stato attuale della vertenza contrattuale
è dominato da una grande confusione.
La situazione è oggettivamente molto difficile
e complicata, ma è proprio in questi casi che si apprezza la chiarezza
dell'analisi e della linea che ne consegue, che consente ai singoli dirigenti
di diventare organizzazione e di orientare il pensiero ed il comportamento
di decine di migliaia di lavoratori, o viceversa. Purtroppo, nel nostro
caso, vale il "viceversa".
Di fronte alle difficoltà è emersa
tutta la fragilità della linea della FULC (riflesso della debolezza
d'analisi e di linea vertenziale dell'intero movimento sindacale):
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è stato abbandonato nei fatti il riferimento
alla piattaforma rivendicativa approvata a Milano a larghissima maggioranza;
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non solo non è stato colmato il deficit di comunicazione
con i lavoratori ma sono stati inviati messaggi contraddittori (proclamazione
di scioperi che dichiaravano le divergenze, veline ai giornali o calendari
di incontri che lasciavano intendere una vicina conclusione);
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"pezzi" di FULC incominciano a dire che bisogna spostare
la contrattazione dal CCNL al territorio.
Intanto, tra una riunione informale ed una ristretta,
incominciano ad emergere i contenuti: poco salario (biennale, riferito
all'inflazione programmata), annualizzazione senza riduzione d'orario effettiva
e senza neanche un impegno a ridiscuterne al momento della promulgazione
della legge (solo un rinvio ipocrita alla contrattazione aziendale), ampie
flessibilità riguardo al mercato del lavoro, vincoli per la contrattazione
aziendale, ecc.
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Da contrattualisti sappiamo che ogni vertenza prevede
compromessi a volte difficili da digerire e non vogliamo dare oggi un giudizio
definitivo. Aspettiamo i documenti per una attenta valutazione del merito,
ma è certo che la trattativa ha preso una brutta piega. Il nostro
scopo non è "mettere le mani avanti" anticipando un giudizio negativo.
Vogliamo contribuire a risolvere i problemi o quanto meno a salvare il
salvabile.
4) Siamo arrivati ad un punto della vertenza
in cui è indispensabile un ampio coinvolgimento dei lavoratori,
dei delegati e delle strutture sindacali. In particolare è indispensabile
la verifica del rispetto del mandato con i lavoratori.
Alternativa Sindacale Filcea ritiene che
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esistono le condizioni oggettive per un buon CCNL che
realizzi le 35 ore settimanali, aumenti salariali oltre l'inflazione, valorizzazione
del ruolo contrattuale delle Rsu, ecc.;
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quindi si deve e si può mantenere la linea contrattuale
della piattaforma rivendicativa con le specificazioni fatte nella prima
fase della vertenza (no al mega-tavolo confederale, no al CCNL leggero,
35 ore, ecc.);
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si devono coinvolgere i lavoratori per discutere sulle
difficoltà della situazione in cui ci troviamo, gli obiettivi vertenziali
conseguenti, la necessità di organizzazione delle lotte, le coerenze
di comportamento degli apparati, ecc.;
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si deve avviare un confronto anche con i delegati ed
i lavoratori delle altre categorie in quanto la vertenza dei chimici costituisce
un precedente determinante per tutti.
Invece, se il gruppo dirigente FULC ritiene che la piattaforma
non regge più non deve procedere con il metodo dei "fatti compiuti"
ma deve dirlo esplicitamente e deve quindi cercare un nuovo mandato dei
lavoratori. Altrimenti, paradossalmente, rischiamo che per evitare un "contratto
leggero" ce lo troveremo pesantemente riempito solo di clausole utili ai
padroni.
Alternativa Sindacale Filcea
Sesto San Giovanni,
4 maggio 1998