COMUNICATO STAMPA DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

 

Il Governo, da un lato, e le Confederazioni sindacali Cgil, Cisl, Uil, dall’altro, al termine del confronto sulla riforma dello stato sociale convengono sui testi predisposti per ogni singola materia.

Gli stessi soggetti si ritroveranno nei prossimi giorni, e comunque non oltre la fine di novembre, per una valutazione conclusiva fra tutte le parti sociali partecipanti al negoziato e per la firma conseguente.

Il governo e la maggioranza si impegnano a presentare in Parlamento i contenuti dell’intesa per la parte rientrante nella legge finanziaria e a sostenerli al fine dell’approvazione della normativa conseguente.

 

Roma, 5 novembre 1997

 

RILANCIO DEL WELFARE, OCCUPAZIONE, SVILUPPO, TRASPARENZA.

 

 

 

1. Interventi per l'occupazione

 

1.1. Mercato del lavoro

 

La politica di risanamento finanziario è affiancata da un intervento a sostegno dell'occupazione, attraverso l'attuazione delle azioni previste dall'Accordo per il lavoro, che hanno già trovato risposta nelle misure previste dalla legge 196/97.

 

Il Governo è impegnato a garantire la tempestiva attuazione degli strumenti previsti dalla legge 196/97 ed in particolare a dare seguito operativo ad iniziative destinate alla riduzione dell'orario di lavoro previste dall'art.13 del "PacchettoTreu", con il quale si prevede la concessione di agevolazioni contributive per quelle imprese che, d'intesa con il sindacato, decidono di ridurre la durata del lavoro per i dipendenti. A tal fine sarà emanato il relativo decreto attuativo che dovrà prevedere significativi sgravi contributivi per le fasce orarie da zero a ventiquattro ore settimanali lavorative e da venticinque a trentasei. La copertura finanziaria, prevista inizialmente in 400 Mld. all'interno del Fondo per l'Occupazione, è stata elevata dalla Legge Finanziaria presentata in Parlamento a 800 Mld. all'interno di un fondo più generale destinato alle politiche per il lavoro, la formazione e l'istruzione di cui si specificano gli ulteriori utilizzi al successivo paragrafo 3.1.

 

Il Governo conferma altresì l'impegno a recepire la direttiva comunitaria in materia di orari previa intesa con le parti sociali.

 

1.1.1. Ammortizzatori sociali

 

Per quanto riguarda gli ammortizzatori sociali sono all'esame i seguenti punti:

 

  per razionalizzare e rendere più organico l'intero pacchetto degli strumenti delle politiche per il lavoro, la proposta di revisione degli ammortizzatori sociali deve essere sostenuta ed accompagnata dalla definizione, attraverso il confronto con le Parti Sociali, di altre misure, fra le quali soprattutto: contratti di solidarietà, incentivazione per la riduzione e la riorganizzazione degli orari secondo quanto previsto dalla legge 196/97, avvio dei servizi per l'impiego a livello decentrato, rilancio e riqualificazione della formazione professionale, radicale riforma degli indirizzi di progettazione per i lavori socialmente utili;

  la percentuale delle risorse pubbliche impiegate rispetto al PIL dovrà essere mantenuta ai livelli già raggiunti negli scorsi anni;

  le eventuali ipotesi di riallocazione delle risorse nell'ambito degli ammortizzatori, relative all'ordinario funzionamento degli istituti, potranno essere finalizzate ad esigenze di razionalizzazione e potenziamento degli stessi rispetto agli obiettivi perseguiti, rendendo il più possibile omogenee le coperture, senza tuttavia dar luogo a compensazioni tra saldi delle gestioni relative ai diversi settori o ad altri comparti di spesa per le politiche del lavoro.

 

Date le premesse, si conviene che il confronto sulla revisione degli ammortizzatori sociali dovrà ulteriormente procedere sulla base dei seguenti indirizzi ed esigenze di fondo:

 

1. trasparenza dei conti delle diverse gestioni da monitorare permanentemente, anche al fine di evidenziare gli andamenti economici reali;

2. ripristino dello spirito originale della legge 223/91, con il rafforzamento delle misure attive di gestione degli esuberi strutturali, a partire dai contratti di solidarietà;

3. maggiore coinvolgimento dei servizi per l'impiego, riorganizzati a livello locale, per rendere più rapidi ed efficienti i processi di mobilità, nel rispetto delle competenze previste dalla legge 59/97;

4. allargamento degli istituti di integrazione salariale alle categorie escluse;

5. graduale armonizzazione dei sostegni previdenziali in caso di disoccupazione con un trattamento di base da rafforzare ed estendere con gradualità a tutte le categorie di lavoratori scarsamente protette o prive di copertura, fissando le modalità di finanziamento criteri rigorosi per l'individuazione dei soggetti meritevoli di tutela.

 

1.1.2. Fondo per l'occupazione

 

Nell'ambito degli accantonamenti per la Presidenza del Consiglio dei Ministri nel fondo speciale di parte corrente della legge finanziaria 1998 fra le poste attinenti alla Pubblica Istruzione (350 Mld, di competenza del Ministero competente) e quelle attinenti alle politiche del lavoro, dell'orario e della formazione (1050 Mld, destinati – oltre i 700 Mdl. già stanziati - al Fondo per l'occupazione presso il Ministero del lavoro e della Previdenza Sociale ). Il Governo si impegna a verificare entro il marzo 1998 l'utilizzo del Fondo occupazionale per integrarlo di quanto necessario al raggiungimento degli obiettivi concordati (LSU, orario di lavoro, formazione continua e apprendistato, riorganizzazione delle agenzie formative, congedi parentali, contratti di solidarietà).

 

1.2. Aree depresse

 

La politica di intervento nelle aree depresse ha registrato una accelerazione nei differenti settori con la messa a regime delle procedure operative. E' il caso dei finanziamenti alle imprese previsti dalla legge 488/92 nonchè dei primi importanti risultati nel campo delle infrastrutture. Il Governo ha promosso, nell'ambito della legge finanziaria una serie di misure specifiche ed ha avviato, in sede di Unione Europea, un negoziato sui problemi inerenti la concessione degli sgravi contributivi.

 

1.2.1. Sgravi contributivi

 

Il Governo conferma nella finanziaria 1998, l'impegno di 200 miliardi relativo alla proroga dello sgravio totale per i nuovi assunti per tutti i settori nelle imprese localizzate nelle aree obiettivo 1, come già previsto nel D.L. 669/96.

 

Il Governo si impegna inoltre a concludere la trattativa in corso con l'Unione Europea per ottenere una riconsiderazione dell'accordo Pagliarini-Van Miert, sotto forma di aiuto al mantenimento dell'occupazione esistente, avendo particolare attenzione alle zone a forte tasso di disoccupazione, al fine di evitare che, nei territori dell'obiettivo 1, la dinamica del costo del lavoro assuma un andamento crescente.

 

1.2.2. Incentivi per le piccole e medie imprese

 

Il testo del collegato alla finanziaria 1998 dispone limitatamente ai territori obiettivo1, la concessione di agevolazioni fiscali mediante credito d'imposta per le piccole e medie imprese localizzate nelle aree interessate da patti territoriali, nelle aree urbane svantaggiate dei comuni con popolazione superiore a 120.000 abitanti e nelle isole minori, che effettuino nuove assunzioni nel periodo compreso tra il 1°.10. 1997 ed il 31.12.2000. Il governo sosterrà inoltre l’emendamento già presentato che estende l’applicabilità della norma ai Comuni che partecipino alle aree di sviluppo industriale ed ai Comuni montani.

 

L'incentivo del credito di imposta è mirato a promuovere nuova occupazione stabile nel Mezzogiorno in quanto incentiva l'assunzione a tempo indeterminato da parte delle PMI di nuovi addetti.

 

1.2.3. Incentivi territoriali.

 

Il collegato alla finanziaria 1998 prevede la concessione di agevolazioni fiscali, nel rispetto dei limiti di aiuto stabiliti dalla Comunità, alle imprese che effettueranno investimenti produttivi (nuovi impianti, ampliamenti, riattivazioni, ammodernamenti) nell'ambito dei contratti d'area stipulati entro il 31.12.1999 nei territori di cui agli obiettivi 1 e 2, nonchè nell'ambito di altri accordi di programmazione negoziata. Lo strumento agevolativo del credito d’ imposta è mirato a rafforzare e consolidare il tessuto produttivo ed economico dei territori interessati dai contratti d'area, sostenendo anche quegli investimenti che, pur non prevedendo, la realizzazione di nuove iniziative produttive, possono comunque contribuire allo sviluppo di nuova occupazione.

 

1.2.4. Istituti della programmazione negoziata.

 

Il Governo conferma che, entro il mese di novembre 1997, è prevista l'entrata a regime delle nuove procedure per l’istruttoria dei patti territoriali e dei contratti d'area che garantirà la conclusione entro 90 giorni e la concessione dei finanziamenti entro i successivi 45 giorni.

Il Governo si impegna, per quanto riguarda i patti territoriali a definire immediatamente una modalità di erogazione che, relativamente ai 12 patti già approvati dal CIPE e nel rispetto degli obiettivi di patto concordati, consenta di procedere all'emanazione dei singoli decreti di concessione.

 

Per quanto concerne i patti territoriali, ancora da approvare, il Governo si impegna a definire, ove occorra, anche attraverso una delibera del CIPE, le procedure necessarie per garantire un'equa ripartizione territoriale dei finanziamenti, la non sovrapposizione con altri istituti della programmazione negoziata, e in particolare il rispetto dell'equilibrio della destinazione delle risorse tra le aree obiettivo 1,2, 5b.

 

Per i contratti d'area già presentati ed all'esame del Ministero del Bilancio lo stesso si impegna a concludere il relativo iter procedurale per gli aspetti di propria competenza entro la prima decade di dicembre 1997.

 

1.2.5. Credito

 

Il Governo recepisce l'esigenza di creare le condizioni perchè i tassi praticati alle imprese meridionali vengano riallineati ai livelli medi di quelli applicati alle imprese del Centro-Nord e conferma inoltre l'impegno, già assunto nell'Accordo per il lavoro, di definire una iniziativa nei confronti del sistema bancario con riferimento alle iniziative da realizzarsi nell'ambito dei contratti d'area.

 

1.2.6. Agenzie di promozione

 

Nell'ambito delle attività volte a sostenere l'utilizzo dei fondi comunitari destinati alla realizzazione di infrastrutture nonchè alla razionalizzazione ed al coordinamento delle attività delle società di promozione di imprese e di lavoro, gli impegni assunti dal Governo in sede Parlamentare saranno definiti in tempi brevi, coerentemente con le competenze attribuite per legge alla cabina di Regia e nel rispetto di quanto previsto al riguardo nell' Accordo per il lavoro del settembre 1996. Su questi stessi temi il Governo si impegna ad attivare un confronto con le parti sociali.

 

1.3. Partenariato d'impresa Nord-Sud

 

Il Governo è impegnato a favorire un rapporto operativo fra sistemi distrettuali del Centro-Nord e specifiche aree del Mezzogiorno, anche al fine di favorire processi di delocalizzazione di nuove iniziative da aree a forte congestionamento verso aree con maggiori disponibilità insediative ed a forte tensione occupazionale.

 

Al fine di creare condizioni di maggiore attrattività per tali aree è obiettivo del Governo razionalizzare la vasta dotazione di strumenti di incentivazione già disponibili, garantendo inoltre tempi certi per i necessari iter amministrativi, ed intervenendo sui fattori ritenuti decisivi per la localizzazione da parte delle imprese.

 

A questo fine è necessario realizzare una mappa delle opportunità del territorio che potrà configurarsi come una raccolta delle condizioni di offerta delle aree meridionali continuamente aggiornata, per tener conto delle dinamiche territoriali capaci di evidenziare per tutte le regioni meridionali l'insieme delle condizioni e dei vantaggi offerti dal territorio.

 

Al fine di individuare i compiti, le attribuzioni ed i percorsi operativi per facilitare il partenariato nord-sud delle imprese, e nelle more delle attività che renderanno operative le previsioni del precedente punto 1.2.6. nonchè per accelerare i tempi del partenariato d'impresa il Governo si impegna a costituire un gruppo di lavoro presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, che dovrà prevedere attività periodiche di consultazione con gli imprenditori del nord per illustrare le opportunità localizzative nel Mezzogiorno.

 

1.4. Emersione del lavoro sommerso

 

Il valore del "sommerso" italiano viene stimato dall'Unione Europea tra il 25% e il 35% del PIL, contro un sommerso delle altre economie europee dell'ordine del 15%.

 

E' prioritario obiettivo dell'azione del Governo contrastare tale fenomeno, riportando gradualmente alla luce una quota di occupazione sommersa e restituire così elasticità alle imprese, entrate al fisco, reddito più equamente distribuito ai lavoratori.

Si intende pertanto rafforzare, allargare e integrare gli interventi già varati a livello settoriale tramite un programma graduale di recupero che induca -nel periodo previsto per legge- al rispetto delle norme fiscali, delle regole contrattuali e di tutela dei lavoratori, prevedendo inoltre forme di interventi che consentano di superare gli ostacoli contributivi e fiscali per le attività emerse attraverso i contratti di riallineamento.

 

A tal fine la finanziaria 1998 ha destinato specifici fondi per l'attuazione dell'art. 23 della legge 196/97, che prevede misure per incentivare il riallineamento retributivo.

 

Sono inoltre funzionali all'emersione del sommerso anche gli incentivi fiscali per il recupero del patrimonio edilizio, nonchè gli incentivi destinati alle piccole e medie imprese che effettuino nuove assunzioni nel Mezzogiorno.

 

Nell'ambito delle attività programmate il Governo, tramite delega, intende inoltre emanare, entro sei mesi dall'approvazione della legge finanziaria, un provvedimento atto a favorire l'emersione del "sommerso", il rafforzamento della Pubblica Amministrazione ed un recupero di legalità che preveda, anche con l'intervento dei fondi europei:

 

  l'attuazione della rete telematica unica della Pubblica Amministrazione centrale e periferica;

  previa discussione con la Commissione UE, un eventuale provvedimento di "fiscalizzazione pro emersione e pro sviluppo";

  un riordino delle procedure di sviluppo territoriale, dell'attuazione delle intese istituzionali di programma, della preparazione della nuova programmazione comunitaria e della normativa connessa;

  un piano di intervento sul territorio del volontariato al fine di recuperare "giovani a rischio" in alcune aree del paese.

 

1.5. Sicurezza

 

Uno dei maggiori impedimenti al libero operare delle attività di mercato è costituito dalla presenza -in particolare in alcune regioni del Sud - della criminalità organizzata. E' fortemente penalizzata l'attività di chi è già titolare di impresa ed è analogamente scoraggiata la nascita di nuove aziende in aree potenzialmente ricche di capacità imprenditoriali e di propensione al rischio di impresa. L'impegno dello Stato e delle forze dell'ordine è da tempo costante e consistente e si è intensificato negli ultimi mesi.

 

Al fine di giungere progressivamente ad un più diffuso controllo del territorio e ad un maggiore livello di protezione nei confronti di imprenditori ed operatori economici, la Finanziaria 1998 prevede a tale scopo un impiego adeguato di risorse.

 

In particolare, per potenziare la lotta alla criminalità viene disposto in primo luogo il finanziamento di un programma di circa 2.000 Mld. per il triennio 1998-2000, volto a dotare la Polizia di Stato e l'Arma dei Carabinieri di più adeguati mezzi operativi.

 

E' previsto inoltre un programma di potenziamento delle strutture della Guardia di Finanza, dello stesso importo di 2.000 Mld., allo scopo di rendere più incisiva la prevenzione e la repressione dei reati economici.

 

1.6. Semplificazione amministrativa

 

Nel nostro Paese, il costo degli adempimenti e soprattutto dei ritardi burocratici risulta assai elevato e certamente superiore a quello dei nostri maggiori partners.

 

Si tratta di una situazione di arretratezza che in tempi di completa liberalizzazione della circolazione dei capitali può comportare costi molto elevati per l'Italia nel suo complesso.

 

Con l'approvazione delle due "leggi Bassanini" si è completato il quadro degli strumenti in grado di garantire forti semplificazioni burocratiche sulle singole procedure, la creazione degli "sportelli unici" per le imprese a livello locale, la certezza e il rispetto dei tempi da parte dell'amministrazione nei confronti degli imprenditori.

 

Nell'esercizio delle deleghe conferite al Governo con la legge 59/97 è possibile infatti prevedere un unico soggetto pubblico referente per il rilascio di un'autorizzazione complessiva per l'insediamento, la realizzazione e l'ampliamento dell'attività imprenditoriale, nonchè responsabile dell'acquisizione dei pareri e delle autorizzazioni necessarie per assicurare la tutela di interessi pubblici rilevanti, ulteriori a quelli di propria diretta competenza.

 

La riallocazione delle funzioni tra i vari livelli istituzionali e la esternalizzazione di attività il cui svolgimento non necessita di un soggetto pubblico, la semplificazione dei passaggi procedurali e la riduzione dei tempi di svolgimento, l'informatizzazione dell'attività dei soggetti pubblici, costituiscono fattori che necessitano di una intensa e immediata azione di valorizzazione e di riqualificazione del lavoro pubblico, essendo evidente che l'introduzione di novità rilevanti, se non accompagnate da azioni di supporto dirette a riqualificare e ad aggiornare il personale, nonchè a valorizzare le responsabilità dirigenziali, è destinata ad avere un'efficacia ridotta.

 

In quest' ottica sono pertanto in corso di rafforzamento e di riorganizzazione tutte le strutture formative ed i relativi programmi, attuati con risorse nazionali e comunitarie, diretti alla formazione del personale pubblico. In particolare hanno acquistato rilievo preminente l'accelerazione del programma PASS; l'avvio celere degli interventi formativi per l'innovazione amministrativa e lo sviluppo locale, per i quali il CIPE ha già previsto l'impiego di consistenti risorse; il progetto di formazione funzionale alla Rete unitaria delle Pubbliche amministrazioni; l'estensione della capacità operativa del Formez e la previsione del telelavoro nei provvedimenti collegati alla Finanziaria per il 1998.

 

Sull'insieme di questi interventi il Governo è impegnato ad avviare i necessari confronti di merito con le parti sociali.

 

2 Interventi di settore

 

2.1. Industria

 

Il Governo è impegnato a sviluppare le linee programmatiche indicate nell'Accordo per il lavoro secondo le seguenti direttrici:

 

a) proseguire l'opera di razionalizzazione degli strumenti di incentivazione attraverso la riduzione dei tempi di istruttoria e la semplificazione dei criteri di selezione delle domande. In particolare la legge 488 sta attivando 15.000 miliardi di investimenti, attraverso il finanziamento di 4.000 domande finanziate per un ammontare complessivo di agevolazioni pari a circa 4.700 miliardi di lire. E' prevista un'occupazione aggiuntiva di circa 50.000 unità di cui 31.000 (63%) nelle unità produttive localizzate nel Mezzogiorno. Le risorse comunitarie messe a disposizione dall'Unione Europea sono risultate interamente impegnate. Il Governo è impegnato a destinare a tale strumento una quota congrua di fondi nell'ambito di quelli destinati alle aree depresse; in tale caso, compatibilmente con il riparto che verrà effettuato, nel corso del prossimo anno il Ministero dell'industria predisporrà altri due bandi di gara per l'assegnazione delle risorse;

 

b) l'approvazione della legge 266/97 (Bersani) ha rifinanziato per circa 6.000 miliardi le varie leggi di sostegno al sistema produttivo nazionale. Si prevede che con l'inizio del 1998 andrà a regime la piena operatività di tutti gli interventi previsti. Il Governo, inoltre, è impegnato a dar corso alla previsione della stessa legge laddove prevede che a partire dal 1998 il Ministero dell'industria effettui un'attività di valutazione e controllo sull'efficacia delle leggi in materia di sostegno alle attività economiche e produttive, con particolare riguardo agli investimenti attivati e all'impatto occupazionale. Il Governo si impegna affinchè tale azione, di cui sarà informato il Parlamento, sia oggetto di confronto e di analisi anche con le parti sociali;

 

c) con la medesima legge sono previste misure per la realizzazione nei distretti industriali di programmi regionali volti al miglioramento della rete dei servizi. Il Governo si impegna a dar luogo ad un tavolo con le parti interessate per compiere, entro il primo semestre 1998, un'approfondita analisi sui distretti industriali nell'ottica più generale dei sistemi produttivi locali e dei sistemi d'impresa, con l'obiettivo fra l'altro di pervenire ad una riforma dell'intera normativa in materia;

 

d) il Governo si impegna ad attivare, a partire dall'inizio del 1998, i fondi previsti dall'articolo 13 della legge 140/97 per le imprese che intendono effettuare investimenti in ricerca e sviluppo. Si tratta di uno strumento di agevolazione fiscale per il quale il Ministero dell'industria si impegna a predisporre procedure con il massimo grado di automatismo e di certezza per i beneficiari.

L'azione del Governo è indirizzata a promuovere una politica industriale attenta alle specifiche esigenze dei vari settori in termini di competitività internazionale e di sviluppo.

In tale contesto assume una notevole rilevanza il processo di privatizzazioni avviato dal Governo nonchè quello di liberalizzazione dei grandi servizi a rete, in sintonia con le direttive comunitarie in materia. Si tratta, infatti, di effettuare progressivamente il passaggio verso uno Stato prevalentemente regolatore avendo tuttavia in mente che tali processi devono essere affrontati con un approccio strategico, non limitato a pure ottiche finanziarie.

L'obiettivo di lungo periodo è quello di ridefinire i caratteri propri di un sistema produttivo che punta a creare nuove condizioni di crescita e di occupazione.

IL Governo, pertanto, si impegna ad affrontare tali problematiche realizzando un confronto con tutte le parti interessate che, in un ottica non solo di breve periodo, sia teso a valorizzare i fattori competitivi a cominciare dalle risorse umane.

Le parti sociali saranno coinvolte dal Governo nella definizione e nello sviluppo delle politiche industriali nello spirito dell'Accordo per il lavoro.

Il Governo inoltre si impegna ad un confronto sistematico fra le parti interessate con riferimento alle problematiche relative al settore energetico e ribadisce gli impegni assunti in relazione alla metanizzazione della Sardegna e al completamento delle reti nel mezzogiorno.

Infine il Governo ritiene utile attivare un confronto con le parti sociali entro febbraio 1998 sulle proposte di riforma delle società per azioni.

 

2.2 Lavori Pubblici

 

Il capitolo sui lavori pubblici previsto nell'Accordo per il lavoro pone al centro dell'azione programmatica il rilancio delle opere infrastrutturali.

 

In quest'ottica il Governo ha assegnato massima priorità al problema della riapertura dei cantieri. Tra gli interventi in materia legislativa più importanti si ricordano le modifiche alla legge quadro sui lavori pubblici, la definizione del regolamento attuativo e dei criteri di qualificazione delle imprese, il decreto sulle anomalie delle offerte sulle gare di appalto, la determinazione delle categorie per l'iscrizione all'Albo Nazionale dei Costruttori e disposizioni per l'iscrizione alle medesime categorie.

Il rilancio delle opere pubbliche si è avviato tramite:

 

· il D.L. n. 67/1997 (Disposizioni urgenti per favorire l'occupazione) convertito nella legge 135/97;

 

· la legge recante finanziamenti in materia di viabilità, infrastrutture, difesa del suolo e per la salvaguardia di Venezia;

 

· l'approvazione di 3 grandi opere (piano di sviluppo al 2004 Aeroporto di Fiumicino, terza corsia della Salerno-Reggio Calabria, elettrodotto transfrontaliero Italia-Grecia);

 

· l'art. 1 del disegno di legge collegato alla finanziaria, per la manutenzione e l'ammodernamento del patrimonio edilizio con incentivi fiscali per ristrutturare le singole unità immobiliari, abbattere le barriere architettoniche, attuare misure di risparmio energetico, diffondere la cablatura e ridurre il rischio sismico.

 

Nell'edilizia residenziale pubblica si sono rimessi in moto finanziamenti pari a 900 Mld., mentre a 1.600 Mld. ammontano poi le risorse ora attribuite alle regioni per l'edilizia agevolata. Ha preso il via il programma di riqualificazione urbana con finanziamenti dello Stato pari a 588 Mld. e l'attivazione di investimenti pubblici e privati pari a circa 5.500 Mld.. Si prevede la sottoscrizione di tutti i protocolli d'intesa entro il 1997, mentre l'apertura dei cantieri è prevista a partire dalla metà del 1998. Sono stati inoltre attivati i programmi comunitari Urban e Interreg. Urban è un intervento pari a 700 Mld. per il recupero e la riqualificazione urbana di aree degradate in 16 città di cui 12 nel Mezzogiorno; Interreg prevede programmi cofinanziati dall'UE per la cooperazione fra regioni limitrofe e tra nazioni, per complessivi 1.700 Mld. L'ultimo provvedimento per il recupero urbano assegna 200 Mld. per i cosiddetti "contratti di quartiere", destinati ad aree urbane con forte degrado urbano e sociale.

 

Per la difesa del suolo, nell'ambito dei fondi per le aree depresse assegnati dal CIPE nel 1997, 970 Mld. sono stati attribuiti al settore ed è stata aumentata la dotazione triennale destinata alla prevenzione del rischio idrogeologico. Per l'alluvione del Piemonte del 1994 sono stati aperti cantieri o sono in fase di appalto 800 Mld. di lavori. Sono poi stati approvati diversi piani stralcio (Arno, Tevere, Tagliamento, Liri-Volturno).

 

Si è operato per la riforma dei servizi idrici: il Programma Operativo Risorse Idriche - QCS Italia 94-99, cofinanziato dall'UE, ha riconosciuto prontamente cantierabili e ammessi a finanziamento progetti per circa 4.200 Mld. di lire. Sono oggi attivi oltre 50 cantieri per progetti pari a 1.100 Mld.; altri cantieri per circa 600/700 Mld. si apriranno entro l'anno, i rimanenti nei primi sei mesi del 1998.

 

Nel campo delle infrastrutture portuali sono state attivate opere per 218 Mld., oltre a opere infrastrutturali nei porti ad elevata densità di traffico per 463 Mld..

 

Nel settore autostradale si sta concludendo il processo di revisione delle concessioni autostradali. Entro il 31.12.1997 avverrà il rinnovo delle convenzioni con le 24 società concessionarie autostradali italiane, che dovrebbe avviare interventi sulle autostrade per complessivi 38.000 Mld., di cui circa 3.445 Mld. per il 1998.

 

Per il settore della viabilità stradale, i più rilevanti interventi già avviati riguardano le opere inserite nel QCS 1994-1999, cofinanziato dall'UE per 1.000 Mld. e gli interventi su assi primari del Mezzogiorno, quali l'autostrada Salerno - Reggio Calabria, la SS n.106 "Jonica" e l'autostrada Messina-Palermo. Il Programma triennale 1997-1999 ANAS - con investimenti pari a 5.285 Mld. per il 1997 e circa 18.000 Mld. per il triennio - è il primo esempio di regionalizzazione.

 

Per il Giubileo 2000 sono stati già assunti impegni di spesa per 600 Mld. ed effettuati trasferimenti per 491 Mld. su Roma e Lazio e nei prossimi tre mesi sarà operativa la legge 270/97 relativa ai territori diversi dal Lazio, che prevede investimenti per circa 2.000 Mld.

 

 

 

Riepilogo dei 15 interventi più importanti

da avviare nell'anno 1998

 

1. Autostrada Salerno- Reggio Calabria 1.256 mld

2. Altro ANAS (viabilità stradale) circa 6.000 mld

3. Variante di Valico 117 mld

4. Altro autostrade 3.445 mld

5. Autostrada Messina-Palermo 619 mld

6. Programma per Roma Capitale - Giubileo 2000 Lazio 2.353 mld

7. Programma per Roma Capitale - Giubileo fuori Lazio 2.000 mld

8. Risorse idriche - QCS Italia 94/99 Obiettivo I 4.286 mld

9. Magistrato per il Po - Alluvione 1994 402 mld

10. Interventi di difesa del suolo (risorse precedenti al 1997) 958 mld

11. Recupero e manutenzione IACP 1.675 mld

12. Programmi riqualificazione urbana (attivazione risorse

totali 5.500 mld) 588 mld

13. Contratti di quartiere 200 mld

14. Interventi zone terremotate (totale risorse 4.000 mld) 1.000- 1.500 mld

15. "Rottamazione della casa" in attesa di stima

 

Totale risorse per maggiori interventi inerenti al 1998 superiori a 25.500 mld

 

Sulla base di questo quadro di iniziative, i cui lavori inizieranno entro il 31.12.1998, si sottolineano i punti principali di impegno:

 

· a tutt'oggi il Governo ritiene di poter garantire al 31.12.1998 l'impegno di inizio lavori, per i settori considerati, per un importo non inferiore a 25.000 Mld. con verifica sull'andamento dell'iter realizzato, in particolare sulla messa a punto dei progetti esecutivi;

 

· entro 6 mesi saranno portate a termine le ricognizioni e definite le intese istituzionali di programma con le regioni, d'intesa con le parti sociali, per individuare soluzioni per la più celere attivazione degli investimenti - in difesa del suolo, schemi idrici, ERP e Riqualificazione urbana - che richiedono il concorso di più soggetti istituzionali;

 

· per garantire alle procedure il massimo della trasparenza e dell'assunzione di responsabilità il Governo avvierà - a prescindere dai tempi attuativi della legge Merloni - l'Osservatorio sulle Opere Pubbliche attraverso il quale sarà monitorato l'iter delle realizzazioni ed evidenziati i ruoli delle amministrazioni negli adempimenti specifici. A questo fine sarà valutata, ove necessario, anche la possibilità di nuovi interventi normativi;

 

· entro la fine dell'anno sarà effettuata la verifica dell'attuazione del DL 67 (sblocca cantieri) identificando:

 

- le opere riavviate e i tempi di realizzazione;

- le opere per le quali è ancora necessario individuare soluzioni appropriate;

- le opere da definanziare;

 

· impegno a dare soluzione al problema del "pedaggiamento" della Salerno-Reggio Calabria per coprire gli oneri della manutenzione ordinaria, utilizzando tecnologie innovative che salvaguardino l'economicità del bilancio e il ruolo dell'infrastruttura di sostegno all'economia del Sud, fermi restando gli investimenti già programmati ed avviati a realizzazione;

 

· il Governo si impegna infine a consolidare iniziative e strumenti di supporto tecnico-progettuali sin qui garantiti dalla Sogesid per i sistemi idrici del Sud e dalla Cabina di Regia per i programmi operativi del QCS per i settori suindicati;

 

· per la stessa finalità, mentre si ribadisce l'impegno al pieno funzionamento della consulta dell'acqua, analoghi organismi di consultazione saranno organizzati nei settori della difesa del suolo e ERP.

 

2.3 Trasporti

 

Il Ministro dei trasporti si impegna a convocare in tempi rapidi una Conferenza nazionale dei trasporti finalizzata all'aggiornamento del Piano nazionale dei trasporti.

 

Il Governo presenterà un disegno di legge di istituzione dell"Autorità di regolazione dei trasporti" e una proposta di riorganizzazione del Ministero dei trasporti e della navigazione in attuazione del Regolamento ministeriale art. 1 c.9, L. 537/93.

 

Sarà inoltre costituita una Unità di Vigilanza sulle Ferrovie dello Stato, secondo quanto disposto dall'art. 1, comma 13, della legge 537/93.

 

2.3.1 Nuove relazioni sindacali ed industriali

 

Presso il Ministero sarà attivato un tavolo di concertazione finalizzato alle seguenti iniziative, alle quali - in caso di accordo - potrà essere data rapida attuazione:

 

1. istituzione di un Osservatorio per il monitoraggio della realizzazione degli investimenti infrastrutturali. Dovranno partecipare all'iniziativa i soggetti attuatori, le OO.SS. e il Ministero dei LL.PP.;

 

2. istituzione del "Consiglio nazionale del trasporto e della logistica" - con la partecipazione di Istituzioni ed Enti locali, di organizzazione degli utenti e dei consumatori, delle Aziende di trasporto e delle OO.SS. più significative - al fine di meglio raccogliere e di organizzare sistematicamente esigenze, suggerimenti e proposte;

 

3. istituzione dell'Autorità di regolazione dei trasporti (cfr. punto 1.2);

 

4. sviluppo di un sistema di relazioni industriali che individui percorsi di conciliazione delle controversie sindacali, ovvero modalità di attuazione delle stesse dirette a proteggere i diritti degli utenti. Potranno partecipare a questo "tavolo delle regole" le Parti datoriali e le OO.SS. di settore. I principi che verranno concordati saranno dalle parti considerati impegnativi agli effetti delle relazioni contrattuali. Le Aziende non apriranno trattative e non sottoscriveranno accordi con soggetti sindacali che non abbiano preventivamente accettato tali principi o che non vi si attengano.

 

2.3.2 Principali interventi infrastrutturali

 

1. Ferrovie dello Stato TAV:

 

· implementazione del piano di risanamento e di sviluppo delle ferrovie. Investimenti infrastrutturali previsti a carico dello Stato (esclusa T.A.V.) 33.600 Mld., di cui 12.811 nel Sud. Consistenti passi avanti sono stati fatti anche per quanto riguarda il progetto di quadruplicamento veloce, attraverso un riorientamento dello stesso verso obiettivi di alta capacità rispetto a quello dell'alta velocità, attraverso un'accentuata interconnessione con la rete storica ed il trasporto locale. I passi compiuti permettono di concludere che:

 

· proseguiranno nel 1998 i lavori sulle tratte Roma-Napoli e Bologna-Firenze; saranno avviati i lavori sulla tratta Milano-Bologna e sui nodi di Napoli, Roma e Bologna;

 

· saranno aperte nel 1998 le Conferenze dei servizi per la tratta Torino-Venezia.

 

Le iniziative previste sulla direttrice TO-NA comporteranno investimenti pari a quasi 33.000 Mld., di cui oltre 20.000 a carico di privati.

 

2. Trasporto metropolitano/trasporto rapido di massa:

 

· sul piano infrastrutturale, sono stati finanziati circa 50 interventi nel settore dei trasporti rapidi di massa in città quali Roma, Milano, Napoli, Palermo, Bologna, Genova, con un impegno di fondi aggiuntivi (da parte di questo Governo) di oltre 1.200 Mld. che consentirà la realizzazione di opere per oltre 2.500 mld. per l'attuazione del programma di ammodernamento di potenziamento delle ferrovie in concessione e di quelle in gestione commissariale (la cui gestione è stata temporaneamente trasferita alle Ferrovie dello Stato) sono state stanziate risorse per quasi 500 Mld., destinate ad attivarne complessivamente oltre 900;

 

· è stato perseguito il potenziamento di una rete interportuale che agisca da volano rispetto all'obiettivo di riequilibrio modale, attraverso l'ammissione al contributo dello Stato di 17 iniziative.

 

Il complesso delle iniziative in questione è destinato a mobilitare risorse per complessivi 19.330 Mld., di cui oltre 13.000 entro il 2001; investimenti nel Mezzogiorno: 5.008 Mld. (1997-2001), 1.800 (oltre il 2001), per un totale di oltre 6.800 Mld.

 

3. Cabotaggio:

 

· sarà data attuazione al nuovo piano di riordino del cabotaggio Finmare, che conferma il ruolo di un polo pubblico di cabotaggio e ne promuove il rilancio in termini di competitività, anche in relazione alla prossima liberalizzazione del settore. E' previsto dal piano di potenziamento del trasporto merci, in una logica di intermodalità e di libero servizio;

 

· proseguiranno nel settore della navigazione fluviale gli interventi di cui alla L. 380/90, per realizzare la completa navigabilità del Po, lungo l'intera tratta da Cremona alla foce, allo scopo di dare attuazione ad un moderno cabotaggio marittimo-fluviale al servizio di una delle aree più industrializzate d'Europa.

 

4. Aeroporti:

 

Sarà data attuazione ad un piano di ammodernamento degli aeroporti, destinato a mobilitare risorse per oltre 4.500 Mld., di cui 450 nel Mezzogiorno (Fiumicino, Malpensa, Venezia, Bari, Cagliari, Catania, Alghero, Lametia Terme).

 

5. Progetti europei:

 

Proseguirà la progettazione delle iniziative dirette alla realizzazione di una rete ferroviaria transeuropea (Collegamento ferroviario alta velocità Torino-Lione; Asse del Brennero, ammordernamento della linea di accesso al traforo del Gottardo, Corridoio Adriatico, Corridoio 5 (Venezia-Kiev), Corridoio 8 (Adriatico-Mar Nero).

 

6. Sostegno alle aziende di trasporto:

 

Il Governo si impegna a introdurre il Registro internazionale di navigazione, diretto ad invertire la fuga di navigli verso bandiere estere e al mantenimento del sostegno all'industria cantieristica (400 Mld. per gli anni 1997-99).

 

2.4 Telecomunicazioni e Società dell'Informazione

 

2.4.1 Telecomunicazioni

 

Nell'ambito del processo di liberalizzazione e di riassetto del settore delle telecomunicazioni, orientato verso un incremento dei livelli di concorrenza e verso concreti benefici a favore degli utenti, il Governo intende sviluppare un'attività fortemente coordinata in modo da legare i diversi obiettivi in una sinergia efficace, anche a tutela degli interessi nazionali.

 

In questo quadro la gestione dell'azione di Governo nel settore TLC si svolgerà a livello di intervento a carattere nazionale ed internazionale.

 

Alcuni fondamentali processi in corso assumono una valenza strategica ed operativa e si configurano quale minimo comune denominatore dell'indirizzo da assumere:

 

a) la liberalizzazione che, con differenti stadi di maturazione nei diversi paesi e con differente velocità in tutto il mondo, sta caratterizzando tutti i segmenti della filiera del settore delle telecomunicazioni;

 

b) la globalizzazione del contesto operativo e competitivo di riferimento e la conseguente tendenza alla creazione di aree sovranazionali di "gioco";

 

c) l'evoluzione dello scenario concorrenziale nella direzione di un business;

 

· mondiale, per aree geografiche di riferimento;

· universale, per copertura della popolazione potenzialmente raggiungibile;

· innovativo, per il fatto di annullare istantaneamente e globalmente le variabili tempo e spazio con conseguente rilevante impatto anche sociale;

 

d) la proliferazione di alleanze strategiche che individui una tendenza chiara verso un obiettivo di graduale estensione della copertura del territorio sovranazionale da parte dei pochi più robusti operatori.

 

Ciascuno dei processi descritti avrà un rilevante impatto sulle variabili macro-economiche di interesse anche politico quali l'occupazione, gli aspetti economici e finanziari, gli aspetti sociali e il sistema paese.

 

2.4.2 Società dell'Informazione

 

In attuazione dell'Accordo per il lavoro, il quale evidenziava la necessità di superare le arretratezze infrastrutturali e di intervenire con politiche attive per favorire lo sviluppo della Società dell'Informazione in Italia, il Governo ha istituito Forum permanente per la Società dell'Informazione, quale sede di consultazione e confronto tra gli operatori pubblici e privati, le parti sociali ed il Governo. Per realizzare il coordinamento tra le diverse amministrazioni al fine di dare impulso e rendere più efficaci le loro azioni è stato avviato un Comitato interministeriale per la Società dell'Informazione supportato da un Gruppo di studio e di lavoro del quale fanno parte i rappresentanti delle amministrazioni interessate.

 

In particolare l'attività programmatica del Governo è orientata:

 

· alla promozione di nuove imprese e creazione di occupazione nel settore dell'ICT;

· alla qualificazione della domanda pubblica;

· allo sviluppo di internet e del commercio elettronico favorendo l'armonizzazione della legislazione nazionale con quella internazionale;

· allo sviluppo di centri multimediali e parchi tecnologici.

 

3. STATO SOCIALE

 

3.1 Politiche per il lavoro, la formazione e l'istruzione

 

Il Governo prosegue nell'attuazione delle politiche individuate con l'Accordo per il lavoro e, d'intesa con le parti sociali, nel triennio 1998-2000, svilupperà l'azione già intrapresa nel contesto della riforma dello stato sociale.

 

L'aumento degli investimenti nelle risorse umane costituisce uno degli obiettivi qualificanti del Governo condiviso dalle parti sociali ed una condizione per l'avvio di una nuova forma di stato sociale orientata alla qualificazione della società ed al benessere degli individui.

 

Si procederà d'intesa con le parti sociali, alla predisposizione di un piano organico di interventi per il triennio 1998-2000. Ministero della pubblica istruzione, Ministero del lavoro, Regioni ed Autonomie locali lavoreranno in stretto raccordo per il perseguimento degli obiettivi comuni ed in particolare per la realizzazione del già avviato sistema formativo integrato.

 

Per sostenere l’azione già impostata, il Governo agirà anche per una riprogrammazione degli interventi cofinanziati dai fondi strutturali europei al fine di spostare risorse strategiche che, investendo sia il settore privato che quello pubblico, rendano più celere ed ampio il raggiungimento degli obiettivi prioritari.

 

Gli accantonamenti per il lavoro, la formazione e l’istruzione a disposizione della Presidenza del Consiglio nella legge finanziaria 1998 saranno finalizzati a:

 

a) iniziative per il lavoro che prevedono:

- nuovi interventi a sostegno della riduzione e rimodulazione dell’orario di lavoro, ivi compresi i congedi parentali, il cui finanziamento è assicurato per 800 Mld. come indicato al precedente paragrafo1.1;

- intensificazione e proseguimento di interventi già avviati con la legge 196/97 (ad esempio lavori socialmente utili e loro misure collegate), nonché di interventi finanziati con il Fondo per l’occupazione;

 

b) Le politiche formative (istruzione-formazione professionale) dovranno garantire ai giovani la crescita culturale per un pieno diritto di cittadinanza e facilitarne l’inserimento nel mondo del lavoro.

 

L’integrazione tra sistema dell’istruzione e sistema della formazione diviene elemento condizionante. In questo quadro la riforma dei servizi per l’impiego dovrà valorizzare in termini specifici l’imprescindibile funzione attiva delle azioni formative.

 

Per l’apprendistato, sulla base dell’impianto normativo della legge 196/97 e della decretazione e regolamentazione attuativa, si sperimenteranno iniziative pilota di un percorso comune, in modo che la formazione in alternanza faccia parte a tutti gli effetti e con pari dignità del sistema di formazione integrato.

 

Per la formazione professionale sono prioritari gli interventi volti a favorire la trasformazione dei centri di formazione professionale in agenzie formative. Nonché la necessità di indirizzare gradualmente le risorse finanziarie derivanti dal contributo dello 0,30% alla formazione continua.

 

In particolare il Governo, in attuazione delle politiche dell’istruzione, in riferimento al processo di integrazione, intende curare:

 

- la formazione post-secondaria per favorire percorsi formativi e accessi al mercato del lavoro che non abbiano riferimento solo all’Università. All’interno della programmazione regionale si attiveranno immediatamente esperienze di formazione post-secondaria frutto di una collaborazione scuola/formazione professionale/università/mondo del lavoro finalizzate ad ancorare alle esigenze dei mercati del lavoro territoriali gli interventi formativi;

- l’educazione degli adulti, per affrontare sia problemi di recupero di conoscenze di base sia la domanda di competenze professionali. Sono previsti a partire dal 1998 interventi volti a rimuovere situazioni di analfabetismo di ritorno; si procederà inoltre a rendere funzionali i corsi di istruzione per adulti nei vari ordini e gradi del sistema scolastico agli obiettivi di integrazione derivanti dall’Accordo per il lavoro;

- l’attuazione dell’autonomia scolastica, che rappresenta l’adeguamento del sistema scolastico ai principi della legge 59/97 e l’occasione per l’ampliamento dell’offerta formativa sul territorio. L’autonomia scolastica sarà sostenuta con impegni finanziari anche con riferimento agli interventi di formazione e di valorizzazione professionale di presidi e docenti.

 

Per gli interventi integrati saranno definiti criteri e strumenti sperimentali comuni di certificazione, valutazione e orientamento.

 

Nel piano pluriennale si indicheranno criteri e strumenti per le attività del sistema di istruzione, del sistema di formazione professionale e di quelle integrate; in esso saranno analiticamente esposte priorità e risorse, anche organizzative, con immediato riferimento alle poste e alle politiche della Finanziaria 1998.

 

Il piano consentirà di indicare le destinazioni a cui dovranno convergere gli impegni della finanziaria e i criteri di qualificazione della formazione collegati al ruolo dell’Università.

 

Le politiche per la formazione e l’istruzione scolastica e universitaria indicate sono finanziate con fondi che si integrano con:

 

- altri pertinenti fondi ordinari di bilancio dei singoli dicasteri;

- le risorse recentemente attribuite dal CIPE alla formazione;

- altre risorse appositamente finalizzate dalla Finanziaria 1998 e dalle altre leggi in discussione in Parlamento.

 

Onde ottimizzare la complessa attuazione degli impegni indicati, le attività di concertazione già avviate verranno strutturate e intensificate.

 

3.2 Prestazioni dello Stato Sociale

 

Il governo e le parti sociali convengono sulla necessità di razionalizzare l’erogazione di interventi assistenziali e la eventuale compartecipazione alle spese per prestazioni sociali sulla base della sussistenza di determinate condizioni economiche e della capacità di accertarne l’effettiva consistenza.

 

L’obiettivo è quello di evitare sprechi e abusi e di riservare esenzioni e agevolazioni ai soggetti e ai nuclei familiari che ne abbiano effettivamente titolo. Lo strumento che si intende predisporre si configura come una sorta di misuratore di reddito convenzionale che opererà solo nei confronti di coloro che chiedono il riconoscimento di un beneficio (es. esenzioni ticket, integrazione al minimo pensioni, ecc.) e che opererà solo ai fini delle esigenze dello stato sociale, senza alcuna estensione o implicazione di ordine tributario.

 

Si intende prevedere un procedimento di calcolo che tenga conto di elementi reddituali e patrimoniali con abbattimenti specifici per la casa di abitazione o in locazione, nonché per i mutui immobiliari, prevedendo una franchigia relativamente al patrimonio finanziario.

 

Il Governo intende introdurre, nell’ambito della manovra di finanza pubblica per il 1998, la normativa relativa alla valutazione della condizione economica per l’ammissione alle prestazioni sociali, attraverso un’apposita delega legislativa che definisca principi e criteri direttivi, riservando alla normativa secondaria la definizione delle concrete modalità operative e procedurali.

 

3.3 Sanità

 

Il confronto tra Governo e parti sociali sui problemi della sanità si è dispiegato in questi mesi nella prospettiva di rafforzare il modello organizzativo del Servizio Sanitario Nazionale a partire dalla riconferma dei principi ispiratori di universalità ed equità.

 

Gli interventi di razionalizzazione e riqualificazione dell’intero comparto, prospettati nel corso della trattativa, hanno trovato una prima risposta nella proposta di Legge Finanziaria per il 1998.

 

Sul versante delle risorse, c’è innanzitutto da registrare l’incremento del Fondo Sanitario nazionale. Dopo dieci anni si interrompe la lunga stagione di sottostima del fabbisogno e di finanziamenti inadeguati. Una stagione accompagnata dalla progressiva formazione di disavanzi sommersi da ripianare a posteriori con il contestuale deterioramento delle capacità di innovazione e sviluppo del settore.

 

La Finanziaria 1998 assegna 8.000 miliardi in più al SSN, i finanziamenti passano infatti da 98.000 a 106.000 miliardi, e stanzia altri 3.000 miliardi per il ripiano dei debiti pregressi nel biennio 1995/’96. Un adeguamento significativo che consente di avviare una nuova fase di certezza delle risorse e quindi di sviluppo qualitativo del sistema, destinando alle Regioni finanziamenti adeguati per rispondere ai bisogni di salute dei cittadini ma anche per completare i necessari interventi di razionalizzazione e riqualificazione dell’offerta sanitaria nell’ambito di una più stringente e chiara responsabilizzazione finanziaria.

 

Chiusa la prima fase del programma straordinario per l’edilizia sanitaria, il Governo ha stanziato per 1998/’99, i primi 2.500 miliardi della seconda fase destinati al completamento o alla ristrutturazione di reparti ospedalieri, laboratori, Residenze Sanitarie Assistite. Nuove procedure permetteranno un accesso più agile ai fondi. Si tratta di un capitolo importante della politica di investimenti in Sanità finalizzato a ridisegnare la rete dei servizi in modo più funzionale alle esigenze del territorio.

 

Nuove risorse –600 miliardi per il 1998- sono state infine individuate per la creazione di un Fondo progetti di innovazione, finalizzato a rafforzare l’offerta di servizi sanitari alternativi al ricovero ospedaliero, l’assistenza domiciliare agli anziani, ai malati cronici e terminali, e ad avviare l’introduzione della Carta sanitaria magnetica nella quale saranno raccolti i dati e notizie sulla "vita sanitaria" di ciascun cittadino e nella quale sarà certificato anche il diritto all’esenzione. Un progetto destinato, tra l’altro a rendere più trasparente il rapporto tra cittadino e SSN.

 

Nel complesso, le misure contenute nella Finanziaria, sono rivolte a favorire un uso più corretto delle risorse sia a livello regionale che aziendale con una riduzione degli sprechi e una maggiore responsabilizzazione di tutti i soggetti pubblici interessati alla programmazione, organizzazione e gestione dei servizi.

 

Sul piano normativo, le proposte del Governo si muovono lungo le seguenti linee d’azione di carattere strutturale che si accompagnano alla definizione del nuovo Piano Sanitario Nazionale per il triennio 1998-2000:

 

a. completamento del processo di riforma avviato con la regionalizzazione e la aziendalizzazione, con il disegno di legge delega di modifica e integrazione dei decreti legislativi 502 e 517, collegato alla Finanziaria 1998;

b. lotta alla disoccupazione ed eliminazione del precariato nelle professioni sanitarie;

c. riordino dell’attuale sistema della compartecipazione alla spesa e delle esenzioni;

d. politica del farmaco.

 

a. Il Disegno di Legge delega di modifica e integrazione dei decreti legislativi 502 e 517 risponde all’esigenza, avanzata anche dalle parti sociali, di adeguare il processo di riforma sanitaria alla finalità del SSN e agli obiettivi di equità, efficacia e qualità del sistema.

 

La Delega prevede infatti di:

 

- rafforzare il ruolo dei Comuni nella programmazione e nella verifica dell’efficienza dei servizi;

- definire il processo di integrazione socio- sanitaria con una chiara distinzione delle responsabilità finanziarie tra i diversi soggetti istituzionali coinvolti;

- prevedere un modello generale di accreditamento delle strutture sanitarie che definisca il rapporto tra pubblico e privato in termini di competizione per la qualità, nel rispetto della programmazione del tetto di spesa e della sicurezza delle prestazioni;

- rafforzare il ruolo dei medici e dei pediatri di famiglia, integrandoli nella programmazione del lavoro del distretto, in base agli obiettivi del Piano sanitario nazionale;

- definire le finalità delle forme integrative di assistenza sanitaria disciplinandone il rapporto con i livelli essenziali, efficaci ed uniformi di assistenza previsti dal Piano sanitario nazionale e riformando il trattamento fiscale dei contributi;

- introdurre elementi di maggiore flessibilità nella gestione dei rapporti di lavoro dirigenziale, da definire attraverso la contrattazione collettiva;

- coordinare la ricerca in campo sanitario e farmaceutico agli obiettivi di salute del SSN, anche sulla base del piano sanitario nazionale, prevedendo il rigoroso rispetto dei diversi livelli programmatori con una costante azione di monitoraggio e verifica dei risultati raggiunti.

 

b. La disoccupazione e il precariato nel settore sanitario hanno assunto dimensioni ormai insostenibili che richiedono un intervento organico al quale il governo non intende sottrarsi. Il Ministero ha già pronto un disegno di legge per un intervento immediato atto a sanare alcune situazioni di precariato che si trascinano da tempo.

 

E’ stato avviato un Tavolo permanente Sanità – Murst – Regioni – Ordine dei medici – Sindacati – per affrontare il fenomeno nei suoi diversi aspetti e sono già state individuate alcune linee di approfondimento:

 

- formazione universitaria, con una riforma della Facoltà di medicina e la regolamentazione per legge degli accessi;

 

- uniformità dell’età pensionabile;

 

- organizzazione del lavoro.

 

c. Il governo intende perseguire gli obiettivi di una revisione dell’attuale sistema di compartecipazione alla spesa e di esenzioni che, senza aumentare gli oneri complessivi a carico dell’insieme degli utenti, consentano:

 

- l’accesso comunque gratuito ai programmi di prevenzione e diagnosi precoce; alla medicina di base e ai trattamenti in ricovero ospedaliero;

 

- una redistribuzione degli oneri a carico degli utenti in modo da tener conto delle condizioni economiche del nucleo familiare, dell’età dell’assistito e della gravità di particolari patologie;

 

- la determinazione del diritto all’esenzione che prenda in considerazione il nucleo familiare – prevedendo l’introduzione di fattori di correzione volti a mantenere l’autonomia del nucleo anziano convivente -, gli elementi di reddito e patrimonio, la composizione quali-quantitativa della famiglia, le patologie con particolare attenzione a quelle rare;

 

- la ridefinzione delle patologie esenti più coerente con il quadro epidemiologico nazionale.

 

d. Per quanto riguarda la politica del farmaco il governo è impegnato nella ridefinizione dei prezzi ai fini dell’adeguamento del prezzo medio europeo, con la conseguente opportuna maggiore stabilità per le imprese, non deve mettere in discussione le garanzie di efficacia ed efficienza dei livelli di assistenza per il cittadino e deve tradursi in maggiore qualità, nel quadro delle coerenze con le finalità del SSN.

 

3.4. Politica sociale della casa

 

La disponibilità certa di un’abitazione a un canone di locazione che incida in misura limitata sul reddito è considerata dal governo elemento essenziale di salvaguardia del potere di acquisto dei lavoratori, prima che provvedimento di assistenza ai settori sociali più deboli.

 

Il governo si muove dunque nella direzione di ampliare il parco degli alloggi pubblici accelerando le procedure realizzative delle regioni e, di intesa con il Parlamento, è impegnato alla messa a punto di un intervento legislativo sulle locazioni, i cui punti qualificanti sono:

 

- un sostegno alle famiglie appartenenti ai ceti sociali più deboli;

 

- incentivi alla proprietà perché acceda a un tavolo di concertazione con le rappresentanze degli inquilini al fine di concordare canoni e durata dei contratti.

 

L’obiettivo della concertazione è riportare a normalità la situazione delle locazioni ampliando la disponibilità degli alloggi sul mercato.

 

Per queste ultime finalità è previsto nella legge finanziaria un appostamento di 500 mld.

 

 

3.5. Solidarietà Sociale

 

Nell’ambito del sistema della protezione sociale il settore dell’assistenza necessita di una profonda riorganizzazione. Governo e parti sociali hanno convenuto sui fondamentali indirizzi di questa riforma che dovrebbe:

 

- realizzare un sistema di protezione sociale attivo che punti sulla prevenzione e valorizzi tutte le capacità e le potenzialità di ogni singola persona anche facendo leva sulle reti di comunità in cui essa è inserita a partire dalle reti familiari;

 

- definire attraverso apposita normativa nazionale gli standard essenziali delle prestazioni sociali per renderli omogenei sul territorio nazionale superando così gli attuali squilibri;

 

- potenziare ed estendere i servizi alle persone in un sistema di interventi integrati sul territorio che raccordi l’aspetto sociale, con quello sanitario, con quello formativo e lavorativo;

 

- valorizzare il volontariato e il settore No Profit partendo dalla sua regolamentazione;

 

- realizzare un assetto istituzionale che superi la sovrapposizione di compiti ed indichi in modo chiaro le responsabilità di ciascuno.

 

Per la realizzazione di questi obiettivi il governo e le parti sociali concordano di intraprendere le seguenti iniziative:

 

1) Istituzione del Fondo per le politiche sociali

 

Presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri è istituito il Fondo per le politiche sociali.

 

In attesa dell’entrata in vigore della legge generale di riforma dell’assistenza, obiettivo del Fondo è quello di contrastare le diverse forme di povertà.

 

Finalità del Fondo sono dunque:

 

- promozione di interventi per la realizzazione di standard essenziali ed uniformi di prestazioni sociali su tutto il territorio dello stato concernenti i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, la condizione degli anziani, l’integrazione e l’autonomia dei portatori di handicap, il sostegno alle famiglie, la prevenzione e il trattamento delle tossicodipendenze, l’inserimento e l’integrazione dei cittadini stranieri;

 

- sostegno a progetti sperimentali attivati dalle Regioni e dagli enti locali;

 

- promozione di azioni concertate ai livelli nazionale, regionale e locale per la realizzazione di interventi finanziati dal Fondo sociale europeo;

 

- sperimentazione di misure di contrasto della povertà;

 

- promozione di azioni per lo sviluppo delle politiche sociali da parte di enti, associazioni, organismi operanti nell’ambito del volontariato e del terzo settore.

 

Nella fase attuale si conviene sull’ipotesi di sperimentare su scala locale l’introduzione del reddito minimo di inserimento, gestito nell’ambito del Fondo delle politiche sociali che, a differenza degli ammortizzatori sociali, si riferisce a forme di povertà non riconducibili solo alla perdita del lavoro.

 

Trattandosi di una misura sperimentale si propone che essa sia riferita a una platea definita e limitata: le famiglie che hanno figli minori e hanno un reddito sotto la linea della povertà effettivamente accertata.

 

A decorrere dall’anno 1998 gli stanziamenti previsti per gli interventi disciplinati dalle leggi 19 novembre 1987, n. 476, 19 luglio 1991, n. 216, 11 agosto 1991, n. 266, 5 febbraio 1992, n. 104, 28 agosto 1997, n. 284, 28 agosto 1997, n. 285 e dal DPR 9 ottobre 1990, n. 309 sono destinati al Fondo di cui al comma 1. Il Ministro per la Solidarietà Sociale ripartisce annualmente con proprio decreto, sentiti i ministri interessati, le complessive risorse finanziarie confluite nel Fondo. Sulla base di tale riparto, il Ministro del tesoro apporta le occorrenti variazioni di bilancio.

 

Un apposito decreto legislativo disciplinerà la fase di avvio della sperimentazione.

 

Le somme stanziate per le finalità di cui sopra possono essere utilizzate quale copertura della quota di finanziamento nazionale di programmi cofinanziati dall’Unione Europea.

 

2) Politiche a sostegno delle responsabilità familiari

 

a - detrazioni fiscali e assegno al nucleo familiare

 

oltre all’aumento delle detrazioni fiscali per i figli già ipotizzato dalla riforma delle aliquote IRPEF e in discussione in Parlamento, il governo si impegna a mantenere ed elevare l’entità dell’assegno al nucleo familiare allargando la platea dei beneficiari utilizzando la restituzione del fiscal drag per il 1998. Si conviene sull’opportunità di procedere a detrazioni fiscali per chi si avvale di lavoro di "cura" a pagamento per anziani non autosufficienti e figli minori. Si conviene inoltre di destinare una parte dei risparmi che deriveranno dall’applicazione dello strumento di selezione dei cittadini al fine della ammissibilità alle prestazioni dello stato sociale per l’aiuto alle famiglie nella cura dei figli, con particolare riguardo al diritto allo studio;

 

b - congedi parentali e familiari

 

per promuovere come richiesto anche dalla Unione europea politiche a sostegno delle responsabilità familiari e per conciliare la vita lavorativa e quella familiare il governo si impegna ad approvare un disegno di legge con corsia preferenziale tenuto anche conto dei tempi urgenti richiesti dalla discussione parlamentare.

 

3) Riordino invalidità e fondo per anziani non autosufficienti

 

Le parti sociali concordano sulla esigenza di destinare un importo di 50 mld. annui per l’istituzione di un fondo nazionale per le persone anziane non autosufficienti finalizzato alla realizzazione di interventi necessari al riequilibrio del rapporto tra trasferimenti finanziari e servizi al fine di sostenere e favorire l’autonomia dei singoli e delle reti familiari. A tale esigenza si farà fronte anche nell’ambito degli accantonamenti di fondo globale previsti nella Legge Finanziaria. Si conviene inoltre sulla necessità di riordinare la normativa sull’invalidità distinguendo tra anziani non autosufficienti e soggetti handicappati per nascita, ragioni accidentali e per sopravvenute malattie invalidanti.

 

4) Riordino dell’assistenza

 

Per quanto riguarda la riforma generale dell’assistenza, quanto discusso e concertato al Tavolo del confronto tra le parti sociali sarà raccolto in un disegno di legge del Governo da accompagnare a quelli di iniziativa parlamentare il cui iter è già avviato.

 

 

 

 

 

 

RIFORMA DEL SISTEMA PREVIDENZIALE

 

 

 

 

 

1. Il sistema pensionistico obbligatorio

 

 

1.1.1. La separazione tra spese di carattere assistenziale e spese di carattere previdenziale e i criteri del riparto dei trasferimenti a carico del bilancio dello Stato per il concorso alla spesa pensionistica.

 

Il governo, al fine di evitare di confondere gli andamenti della spesa pensionistica con i saldi dell’Inps, ha proposto, a un tempo, di completare la separazione tra spese di carattere assistenziale e spese di carattere previdenziale, come previsto dalla vigente normativa, e di incrementare ulteriormente il livello della spesa da definirsi "assistenziale". Pertanto, si intendono realizzare le seguenti misure:

1. piena applicazione dell’art. 37 della legge 88 del 1989, con particolare riferimento alla quota degli oneri della Gestione autonoma dei coltivatori diretti (CD-CM) liquidate anteriormente al 1^ gennaio 1989;

2. assunzione a carico della "Gestione Interventi Assistenziali e di Sostegno alle gestioni previdenziali" (GIAS) di quota parte dell’onere pensionistico derivante dalle pensioni di invalidità liquidate anteriormente al 1984, dato che tali trattamenti erano erogati in riferimento anche a criteri di carattere assistenziale;

3. attribuzione interamente al Bilancio dello Stato, anziché anche alle anticipazioni di Tesoreria, dei trasferimenti all’Inps finalizzati a sostenere le spese definite assistenziali dalla normativa di settore;

4. trasformazione delle anticipazioni di Tesoreria effettuate all’Inps fino al 31-12-1997 in trasferimenti a titolo definitivo.

 

Sulla base di tali interventi il conto economico dell’Inps subirà un miglioramento di circa 13.500 miliardi, limitando il deficit a circa 9.000 miliardi.

 

Il governo intende, inoltre, dare attuazione all’art. 3 comma 2, della L. 335/95 cosicchè, a partire dall’1.1.98, entrano in vigore i nuovi criteri di riparto del trasferimento dal bilancio dello Stato all’Inps per il concorso alla spesa pensionistica, attualmente corrisposto a titolo di quota parte delle pensioni.

 

Gli effetti della separazione della spesa di carattere assistenziale dalla spesa di carattere previdenziale e l’applicazione dei nuovi criteri di riparto del trasferimento dal bilancio dello Stato all’Inps per il concorso alla spesa pensionistica, sono riportati nella tab. 1.

 

 

 

TABELLA N.1: Conto economico gestioni INPS rideterminato sulla base della piena applicazione della legge n. 88/89 (1997) e del nuovo riparto del contributo di cui all'art. 3, co.2, legge n.335/95. Asssunzione a carico dello Stato dell'onere relativo alle pensioni di invalidità liquidate ante legge n.222/84.

 

RISULTATO VARIAZIONI VARIAZIONI RISULTATO

G E S T I O N I ECONOMICO PER NUOVO PER ANTE 84 ECONOMICO

(-disavanzo) RIPARTO FINALE

(1) (2) (3) (4)=(1)+(2)+(3)

 

F P L D -20.534 -13.123

- Fondo pensione lavoratori -19.683 2.761 4.650 -12.272

dipendenti

- ex Fondo di previdenza -851 -851

trasporti (da 1.1.96)

GPT 7.288 7.288

TOT.COMPARTO LAV. -13.246 -5.835

DIPENDENTI

 

Artigiani -203 -1.262 648 -817

CDCM -4.317 -281 0 -4.598

Commercianti 1.778 -1.218 551 1.111

TOT.COMPARTO

AUTONOMI -2.742 -4.304

 

Gestioni minori -1.031 -1.031

Gestione enti pubblici 784 784

creditizi

Gestione previdenziale 1.730 1.730

parasubordinati

TOT.GEST.PENS.PREVID. -14.505 -8.656

 

Gestione Interventi 0 0 -5.849 -5.849

Assistenziali (Stato)

Fondo riserva spese impreviste -406 -406

 

TOTALE GESTIONI -14.911 -9.062

 

 

 

(Fonte INPS: Bilancio preventivo 1997 aggiornato con prima nota di variazione).

 

 

 

 

 

1.1.2. Pensionamento dei lavoratori dipendenti

 

Le finestre di uscita per l’anno 1998 sono tutte differite di tre mesi.

 

Lavoratori dipendenti privati: a partire dall’1.1.1998 le condizioni di accesso alla pensione di anzianità per tutti i lavoratori dipendenti privati sono le seguenti:

 

Età e anzianità oppure anzianità

 

1998 54 e 35 36

1999 55 e 35 37

2000 55 e 35 37

2001 56 e 35 37

2002 57 e 35 37

2003 57 e 35 37

2004 57 e 35 38

2005 57 e 35 38

2006 57 e 35 39

2007 57 e 35 39

2008 57 e 35 40

 

Lavoratori dipendenti pubblici: dall’1.1.1998 le condizioni di accesso al pensionamento di anzianità per i dipendenti pubblici (operai ed equivalenti inclusi) sono allineate a quelle previste dalla L. 335/95 per i dipendenti privati. L’ulteriore adeguamento dei requisiti di pensionamento dei dipendenti pubblici a quelli privati avviene in modo graduale entro il 2004. Dal 2004 le condizioni di accesso alla pensione di anzianità saranno le stesse dei dipendenti privati. In alternativa alle condizioni appena ricordate, la possibilità di accesso al pensionamento anticipato è data dal requisito della sola anzianità contributiva come previsto per i lavoratori dipendenti privati. L’innalzamento dei requisiti è dato dalla seguente tabella:

 

 

Età e anzianità oppure anzianità

 

1998 53 e 35 36

1999 53 e 35 37

2000 54 e 35 37

2001 55 e 35 37

2002 55 e 35 37

2003 56 e 35 37

2004 57 e 35 38

2005 57 e 35 38

2006 57 e 35 39

2007 57 e 35 39

2008 57 e 35 40

 

 

 

 

Deroghe: dalla revisione delle condizioni d’accesso alla pensione di anzianità sono esclusi:

 

· i lavoratori pubblici e privati qualificati dai contratti collettivi nazionali di lavoro come operai (Il governo dichiara che la normativa vigente continua ad applicarsi anche agli "equivalenti" che entro il primo semestre del 1998 saranno individuati sulla base della pari gravosità delle mansioni del lavoro operaio, nei limiti degli equilibri di bilancio);

 

· tutti i lavoratori che sono stati iscritti per almeno un anno a forme di previdenza obbligatoria in età superiore ai 14 e inferiore ai 19 anni;

 

· i lavoratori in cig in attesa della prossima pensione; coloro per i quali sono in corso versamenti di contributi volontari o sono in mobilità in attesa di maturazione dei requisiti della pensione.

 

Durante la fase di attuazione si terrà conto di coloro che per effetto dell’avvenuta decorrenza del periodo di preavviso successivamente all’entrata in vigore del DL n. 375/97 si vengono a trovare, qualora non riammessi in servizio, privi di trattamento retributivo e previdenziale.

 

Inoltre per tutti coloro che hanno presentato domanda di pensionamento, regolarmente accolta ove previsto, nel corso del 1997, avendo requisiti per accedere alla pensione nel 1998, si provvederà con apposito decreto a scaglionare le uscite in base all’età anagrafica, all’anzianità contributiva e alla data di presentazione della domanda, nel rispetto dei vincoli di bilancio.

 

Per quanto riguarda il lavoro usurante, in attuazione dell’art. 1 commi da 34 a 38, della L. 335/95, i criteri per la individuazione saranno stabiliti, non oltre il primo semestre 1998, con decreto del Ministero del lavoro, previo parere di una commissione tecnica-scientifica mista trilaterale; sulla base dei criteri così individuati, i contratti collettivi determineranno le specifiche figure di lavoro usurante.

 

 

1.1.3. Unificazione delle regole dei fondi speciali al FPLD

 

 

Dall’1.1.1998:

 

1) tutti i coefficienti di rendimento sono unificati a quelli in vigore per il FPLD, mediante applicazione del principio "pro-rata";

2) sono abolite tutte le clausole oro;

3) è abolita la possibilità di capitalizzare parte della pensione;

4) sono abolite le deroghe che consentono a taluni fondi integrativi di svolgere la funzione sostitutiva della AGO;

5) per i fondi speciali Inps le aliquote contributive di finanziamento, ove inferiori, sono allineate all’aliquota del FPLD;

6) sono abolite tutte le condizioni di accesso all’anzianità diverse da quelle del FPLD. Contemporaneamente all’unificazione vengono decise le deroghe per prestazioni speciali legate al trinomio età/efficienza/pericolosità. Restano comunque invariate le attuali disposizioni relative alla contribuzione del settore agricolo. Nei casi accertati di prestazioni particolari si fissano deroghe per limiti di età per il diritto al pensionamento anticipato;

7) in considerazione degli interventi di cui ai punti 2, 3 e 4 si provvederà a tracciare un percorso inteso a consentire la trasformazione dei fondi interessati in forme pensionistiche complementari ai sensi della legge 124/93 e successive modifiche.

 

Il governo intende invitare il Parlamento affinchè valuti l’opportunità che la recente revisione della normativa pensionistica ad esso relativa decorra in tutti i suoi aspetti sin dal 1998.

 

 

 

1.1.4. Altri provvedimenti per i lavoratori dipendenti

 

 

 

Personale della scuola: il personale della scuola, bloccato da precedenti provvedimenti, limitatamente alla quota anticipata dal Parlamento, è collocato a riposo a decorrere dall’anno scolastico 1998-1999 se in possesso dei requisiti richiesti al personale del pubblico impiego nel 1998 e a decorrere dall’anno scolastico 1999-2000 nei restanti casi.

 

Indicizzazioni: sospensione per un anno dell’intera indicizzazione delle pensioni superiori a 5 volte il minimo. Riduzione temporanea, per i tre anni successivi, del coefficiente di indicizzazione della quota tra 5 volte il minimo e 8 volte il minimo al 30% e azzeramento della indicizzazione della quota superiore a 8 volte il minimo, per lo stesso periodo di tre anni.

 

Disciplina del cumulo: estensione ai pensionati ex-lavoratori dipendenti della normativa del cumulo tra pensione di anzianità e reddito da lavoro autonomo prevista per i pensionati ex-lavoratori autonomi.

 

Recupero evasione contributiva: incremento dell’attività ispettiva degli Enti pensionistici al fine di conseguire incrementi di contribuzione rispetto ai dati previsionali.

 

Flessibilità lavoro-pensione: il governo valuterà le possibilità tecniche per l’avvio di una sperimentazione di forme di flessibilità nella fase di uscita dal lavoro e di accesso alla pensione. All’eventuale avvio della sperimentazione dovrà essere appostata in bilancio una specifica voce di spesa per la copertura degli eventuali costi.

 

 

 

1.1.5. Lavoro parasubordinato

 

A partire dal 1998, per i lavoratori di cui all’art. 2 comma 26 della L. 335/95 che non risultano iscritti ad altra gestione di previdenza obbligatoria, la contribuzione pensionistica viene incrementata di 1,5 punti percentuali al fine di innalzarne i relativi trattamenti di pensione. Negli anni successivi la contribuzione in oggetto è incrementata di 1 punto percentuale ogni biennio fino al raggiungimento di un’aliquota di contribuzione del 19%. L’aliquota di computo viene portata al 20%.

 

Congiuntamente all’aumento indicato si introducono prestazioni aggiuntive relative ai congedi per maternità ed assegni al nucleo familiare nei limiti finanziari corrispondenti ad una contribuzione pari a 0,5 punti percentuali.

 

In futuro si provvederà inoltre a individuare una copertura al rischio di malattia di lunga durata.

 

 

 

 

1.2. La previdenza complementare

 

1.2.1. Il passaggio a TFR e la previdenza complementare per i dipendenti pubblici

 

Il governo, per quanto di competenza, intende superare i ritardi e dare piena attuazione alle disposizioni relative al passaggio dall’indennità di buonuscita e dall’indennità premio di servizio al TFR. L’adesione a TFR sarà opzionale. Per i dipendenti che opteranno per il TFR una quota dell’attuale aliquota contributiva relativa all’indennità di buonuscita, pari a 1,5 punti percentuali, sarà destinata a previdenza integrativa, nei modi e con la gradualità che saranno stabiliti con una apposita trattativa tra le parti da avviarsi entro il 31-12-1997.

 

1.2.2. Interventi di sostegno allo sviluppo della previdenza complementare

 

La ricomposizione della copertura previdenziale dei lavoratori a favore di un maggior ruolo dei fondi pensione richiede un elevato grado di garanzia dei partecipanti. Come è noto, nel nostro ordinamento la funzione di garanzia è affidata, oltrechè all’esistenza della "Banca despositaria", all’azione dell’autorità di vigilanza di settore. Rispondendo positivamente alle esigenze poste dalla "Commissione di Vigilanza sui fondi pensione" e a una richiesta delle parti sociali, il governo si ritiene impegnato a porre in essere le necessarie misure di rafforzamento della "Commissione" stessa, sia in termini di risorse e di autonomia operativa che in termini di accrescimento dei poteri di vigilanza e di snellimento dell’iter di autorizzazione.

 

Inoltre, il governo, al fine di costruire le condizioni più favorevoli allo sviluppo della previdenza complementare in un quadro di massimizzazione delle garanzie del risparmio pensionistico dei lavoratori, intende promuovere una struttura in grado di produrre, tra l’altro, modelli di riferimento per la valutazione finanziaria, il monitoraggio e il benchmarking, per analizzare e confrontare correttamente, a scala nazionale e internazionale, le performance finanziarie dei gestori di fondi pensione.

 

*****

 

Il governo e la maggioranza si impegnano a presentare in Parlamento il contenuto del presente accordo e a sostenerlo al fine della sua approvazione.