Perche’ votare NO all’accordo sulle pensioni


Il 18 Maggio scorso è stato siglato l’accordo sulle pensioni tra CGIL-CISL-UIL e Governo. Il contenuto dell’accordo viene sostenuto e presentato come “riforma necessaria per salvare le pensioni” e, per i più giovani, come “miglior tutela” in confronto al regime attuale.

In realtà la così detta riforma delle pensioni nasce da ben altre esigenze ed interessi. In realtà, la controriforma delle pensioni non salva e non difende il sistema previdenziale pubblico. Per i giovani, la pensione non sarà più calcolata sul “sistema retributivo”, ma sul “sistema contributivo”.
Ciò, punirà sopratutto quei lavoratori che non potranno contare su una linearità e continuità della loro vita contributiva e questo rischia di essere la regola per i prossimi anni.
La precarietà del lavoro per moltissimi giovani non è solo un dato di fatto ma sta per diventare legge dello stato con la riforma del mercato del lavoro, con l’introduzione del lavoro interinale (lavoro in affitto), con lo sviluppo dei contratti a tempo determinato ecc.

L’accordo sulle pensioni indebolisce la tenuta del sistema previdenziale pubblico ed apre la strada al suo prossimo smantellamento.
La difesa dei 35 anni al 2%, l’appartenenza di tutti i lavoratori ad un identico sistema pensionistico, rimangono gli obiettivi irrinunciabili, i punti attorno ai quali sostenere, come in autunno contro il governo Berlusconi, una vera riforma delle pensioni.

Come cambiano le pensioni con l’accordo sindacale

Per i lavoratori con più di 18 anni di contributi al 31/12/95 (Regime Transitorio)

Calcolo della pensione.Il calcolo rimane come oggi . L’unica novità è che il calcolo verrà fatto sulla media della retribuzione degli ultimi 10 anni (oggi 6), anticipando così quanto introdotto dalla riforma Amato.

Pensione di anzianità.Si potrà accedere alla pensione solo alle condizioni precisate dalla tabella a fianco.
Non esiste equità. Infatti i lavoratori più penalizzati sono quelli che hanno cominciato a lavorare giovanissimi (dai 15 ai 17 anni) e che dovranno lavorare fino a 5 anni in più.
Anche per i lavoratori, interessati al sistema transitorio, la pensione di anzianità a 35 anni al 2% non esiste più.

anno
età anagrafica
con 35 anni di contributi
età contributiva
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
52
52
53
53
54
54
55
55
56
56
57
57
57
oppure 36
36
36
37
37
37
37
37
38
38
39
39
40


Per i lavoratori con meno di 18 anni di contributi al 31/12/95 (sistema a regime)

Accesso alla pensione Si potrà accedere al diritto alla pensione solo raggiunta l’età anagrafica di 57 anni e fino a 65 anni, (sia uomini che donne) avendo maturato un periodo contributivo di almeno 5 anni e purchè il loro rendimento superi di 1,2 il minimo sociale, oppure dopo 40 anni di anzianità contributiva.La pensione di anzianità a 35 anni non esiste più. Si farà riferimento solo all’età anagrafica ed alla vecchiaia.
Il minimo di 5 anni di anzianità contributiva è risibile, in quanto per maturare un rendimento pari ad 1,2 il minimo sociale bisognerebbe percepire uno stipendio annuo di 96 milioni.Dal calcolo dei 40 anni di anzianità contributiva sono esclusi i periodi di università, ed alcuni periodi di contribuzione figurativa.
In definitiva non si potrà andare in pensione prima dei 57 anni di età.

Calcolo della pensione La pensione non sarà più calcolata sul sistema retributivo, ma sul sistema contributivo.
Con i contributi versati di anno in anno (pari al 35 % della retribuzione) si costituirà così un montante contributivo, rivalutato annualmente sulla base del PIL nominale (compresa l’inflazione).
Il montante, contributivo, così rivalutato, dovrà essere poi moltiplicato per un coefficiente che dà il valore della pensione. Questo coefficiente varia a seconda dell’età anagrafica. L’accordo prevede infatti delle penalizzazioni per chi andrà in pensione prima dei 62 anni e degli incentivi per chi raggiungerà l’età anagrafica di 65 anni.I coefficienti di calcolo non sono fissi. L’accordo prevede un loro periodico aggiornamento all’andamento demografico.
In pratica, se l’ISTAT dovesse registrare un’aumento dell’età media, si procederà alla riduzione dei coefficienti.

Coefficienti per il calcolo della pensione e penalizzazioni relative previste dall’accordo.

età di andata in pensione
coefficiente
penalizzazione sui 65 anni
penalizzazione su anno sucessivo
rendimento sui 35 anni con l'accordo
%
rendimento sui 35 anni in cao di aumento di tre anni della vita media
%
57
58
59
60
61
62
63
64
65
4,720
4,860
5,006
5,163
5,334
5,514
5,706
5,911
6,136
-23,09%
-20,80%
-18,37
-15,86
-13,07
-10,14
-7,01
-3,67
0
-2,90%
-2,97%
-2,98%
-3,21%
-3,26%
-3,36%
-3,47%
-3,67%
0
54,2%
55,6%
57,4%
59,1%
61,2%
63,3%
65,4%
68,0%
70,7%
1,55
1,58
1,64
1,67
1,76
1,81
1,86
1,92
2,02
47,6%
48,6%
49,7%
51,1%
53,2%
54,2%
55,3%
57,0%
59,5%
1,36
1,39
1,42
1,46
1,52
1,55
1,58
1,63
1,70
Penalizzazione annua media - 3,2 %

In sintesi, nel sistema a regime, sono state reintrodotte le penalizzazioni per coloro che vogliono andare in pensione prima dei 65 anni di età, in media il 3,2% per ogni anno, con una differenza di quasi il 25% tra chi sceglie il pensionamento a 57 anni e chi a 65 anni. (Berlusconi imponeva una penalizzazione del 3% per ogni anno mancante ai 65 anni per gli uomini e 60 per le donne, ma lasciava la possibilità di uscire con la pensione di anzianità a 35 anni indipendentemente dall’età anagrafica).
La rivalutazione del montante contributivo non è fatta sull’inflazione+PIL+1 , come prevedeva la piattaforma sindacale, ma solo sul PIL nominale, e ciò svaluterà notevolmente il valore del montante su cui applicare i coefficienti di calcolo.
I rendimenti sull’ultima retribuzione non saranno più al 2% per tutti.. Si potrà raggiungere un rendimento normale solo lavorando fino a 65 anni, Oltretutto, i rendimenti riportati in tabella, saranno soggetti a ulteriori riduzioni qualora dovessero cambiare i dati sulla vita media a livello nazionale.

Pensione integrativa privata L’accordo prevede la possibilità di ricorrere al sistema previdenziale integrativo privato destinando a ciò sia quote della retribuzione che l’intero TFR (indennità di liquidazione).
Si introduce la pensione privata per compensare i tagli sui rendimenti della pensione pubblica.
Un lavoratore che deve versare già il 35% della propria retribuzione, per 35 anni, per ottenere un rendimento del 50-55%, verrà spinto a chiedere di uscire dal sistema pubblico per passare a quello privato.
Si prepara così il terreno per il futuro definitivo smantellamento della previdenza pubblica.
Il sostegno alla previdenza integrativa privata, comincerà subito a costare a tutti dai 6 agli 8.000 miliardi l’anno per incentivi ed agevolazioni fiscali.. Ai nuovi assunti comincerà col costare tutto il TFR (Il 7,49 % dell’attuale salario annuo).

Partecipa alla consultazione organizzata da CGIL-CISL-UIL

Vota contro un’accordo
che elimina la pensione di anzianità a 35 anni al 2%,
che penalizza tutti ma sopratutto i giovani e le donne.
Vota contro lo smantellamento della pensione pubblica,
e per una riforma delle pensioni che combatta l’evasione contributiva,
che separi veramente l’assistenza dalla previdenza,
e per una vera omogeneità tra i diversi fondi pensionistici.

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NO




Il Coordinamento Nazionale delle R.S.U.