dal Coordinamento delle lavoratrici e dei lavoratori calzaturieri
della Riviera del Brenta (Venezia)

NOVEMBRE 1997


PER NON RIPETERE VECCHI E NUOVI ERRORI
COSTRUIAMOCI UNA PIATTAFORMA PER IL CONTRATTO TERRITORIALE


Il rinnovo contrattuale nazionale firmato nel classico clima estivo (il 19 settembre 1997) ha siglato di nuovo una sostanziosa ed ulteriore perdita del potere di acquisto di noi lavoratori e per questo basta pensare anche agli aumenti previsti nella prossima legge finanziaria.
I margini di profitto dei padroni, invece, non sembrano subire un arresto significativo.
Il nuovo contratto oltre a insignificanti aumenti (si parla di 77.000 lire al terzo livello lordo) ci ha regalato un allungamento di sei mesi in modo che fino al 2000 non se ne parlerà più (per inciso: gli accordi del 23 luglio 1993 sbandierati dal sindacato non prevedevano la possibilità di un allungamento del contratto).

Nel frattempo è scaduto il contratto territoriale per la Riviera del Brenta (contrattazione di secondo livello) e se il rinnovo contrattuale nazionale ci ha trovato impreparati è bene tentare di prepararci adeguatamente a questo importante appuntamento.
Noi infatti, riteniamo indispensabile che con il contratto territoriale di zona si recuperi l'elevata produttività delle imprese calzaturiere della Riviera del Brenta.

Proponiamo quindi sin da ora per questa vertenza: Per queste ragioni invitiamo tutti i delegati ed i lavoratori interessati al rinnovo del contratto territoriale a partecipare e a discutere con noi,

alla

ASSEMBLEA

che si terrà

il 3 dicembre, alle ore 18,00

presso la Trattoria Bocciodromo in Via Barbariga, 162 a Fiesso d'Artico



dal Coordinamento delle lavoratrici e dei lavoratori calzaturieri della Riviera del Brenta (Venezia)

I PADRONI SI INCAZZANO.
I LAVORATORI SI INCAZZANO ANCORA DI PIU'.

Noi oggi, dopo la prima inchiesta fatta tra le lavoratrici e i lavoratori calzaturieri della Riviera del Brenta, siamo in grado di affermare che essi hanno tutto il diritto di essere incazzati.
E invece, che cosa accade ? Che ad incazzarsi sono i padroni dei calzaturifici che hanno letto sui giornali i risultati della nostra inchiesta con la conseguente interrogazione presentata alla Giunta regionale del Veneto dai consiglieri di Rifondazione Comunista, Paolo Cacciari e Severino Galante.
Oltre ai padroni - che ci hanno risposto incazzati - alla nostra inchiesta hanno reagito anche i sindacati e gli Spisal delle Ulss n. 13 e n. 16:
loro, invece, di fatto ci hanno dato ragione, ammettendo che abbiamo colpito nel segno e che nelle aziende calzaturiere ci sono gravi problemi di igiene, di sicurezza, di salute e di maltrattamenti.

Siamo felici che si riconosca la fondatezza delle nostre denunce.
Ora ci aspettiamo che i sindacati e le Istituzioni di vigilanza e di prevenzione si muovano.
Conosciamo i loro problemi, in particolare quelli degli Spisal ai quali è stato tolto personale, anziché rafforzarli. Ma questo fatto (al quale cercheremo di porre rimedio in tutte le sedi) non giustifica comunque le omissioni.
Ognuno deve fare la sua parte, subito; altrimenti si prende la responsabilità dei danni e delle sofferenze che continuano a colpire i lavoratori calzaturieri: perché se i padroni si incazzano, i lavoratori si ammalano e muoiono.
Dell'incazzatura dei padroni ci interessa poco, delle sofferenze dei lavoratori, molto.
Il presidente dell'Acrib, Giorgio Ballin ha dichiarato che "non sa se sorridere o indignarmi". Noi immaginiamo che si sia indignato.
Il signor Ballin ha poi messo in dubbio i criteri scientifici con cui è stato fatto il nostro questionario dubitando della neutralità del soggetto che lo ha fatto.
Lo accontentiamo subito: noi non abbiamo i soldi per pagare uno studio professionale per eseguire queste indagini e non siamo "super partes", proprio perché stiamo dalla parte dei lavoratori e perchè siamo lavoratori.
In ogni caso, il questionario è stato redatto con l'aiuto di esperti universitari e i lavoratori e le lavoratrici l'hanno compilato e spedito in numero sufficientemente ampio da ritenerlo un campione valido.
Il signor Ballin ha poi aggiunto: "le nostre aziende non sono gulag, i lavoratori non sono prigionieri ai lavori forzati, non ci sono salari sotto i minimi contrattuali, non c'è un ricorso massiccio al lavoro nero, le condizioni di lavoro sono salubri".
Noi non abbiamo dedotto dai questionari compilati che le aziende siano dei gulag e che il lavoro è forzato, noi abbiamo riportato semplicemente i risultati:

Questa è la situazione reale!
Chi dovrebbe quindi incazzarsi, i padroni o le lavoratrici e i lavoratori ?


Coordinamento delle lavoratrici e dei lavoratori calzaturieri della Riviera del Brenta.
Per informazioni e spiegazioni potete telefonare
il venerdì dalle ore 18 alle ore 19.00 - Tel. 041/422881