a Ciampi,
Prodi,
Veltroni,
Dini....

   

I CONTI I.N.P.S.
NON TORNANO

lo diciamo noi!


Dal governo Prodi ci aspettiamo una politica economica in discontinuità col passato e ispirata ai principi fondamentali della nostra Costituzione.
Diversamente da quanto pretendono il Centro-destra, la Confindustria, il FMI che utilizzano lo stesso dibattito sull’Europa per ridurre la previdenza pubblica a favore di quella privata.

La lotta all’evasione e all’elusione è indispensabile per evitare Leggi finanziarie che taglino lo Stato sociale e per ridurre il carico fiscale (pagare tutti per pagare meno).
La difesa dell’occupazione richiede politiche industriali di sviluppo (ricerca, formazione, ecc.) e la riduzione dell’orario di lavoro (senza scambiarla con l’innalzamento dell’età pensionabile). La creazione di occupazione stabile è fondamentale per la tenuta del sistema previdenziale pubblico.

Sosteniamo il sindacato quando afferma la sua autonomia, l’indisponibilità a riaprire un tavolo concertativo, a trattare ulteriori tagli alle pensioni, a discuterne prima del 1998 e prima che siano state applicate le deleghe previste dalla legge 335.

Ma non possiamo limitarci ad aspettare il 1998, dobbiamo costruire subito e con il coinvolgimento democratico dei lavoratori una proposta vertenziale.

   

Nel retro di questo volantino riportiamo alcune proposte emerse nell’assemblea nazionale dei delegati RSU tenutasi il 18 aprile scorso presso la Camera del Lavoro di Milano.

E se ci saranno nuovi tagli alla spesa sociale e alle pensioni sarà necessario costruire la più ampia ed unitaria mobilitazione dei lavoratori, dei pensionati, dei giovani.
Il Coordinamento nazionale delle delegate e dei delegati delle RSU sta organizzando iniziative nei confronti dell’INPS (ad esempio: un presidio nazionale sotto la sede dell’INPS, una possibile denuncia contro il Consiglio di Presidenza dell’INPS per omissione di atti d’ufficio riguardo al mancato intervento contro l’evasione contributiva e alla mancata riscossione delle stesse evasioni accertate).


Alcune proposte emerse nell’assemblea nazionale dei delegati RSU
tenutasi il 18 aprile scorso presso la Camera del Lavoro di Milano.


PER LA DIFESA DEL SALARIO PREVIDENZIALE

Noi sosteniamo che le pensioni sono parte integrante del nostro salario. Pensiamo che la nostra previdenza possa e debba essere migliorata con una seria lotta all'evasione.
L'obiettivo di medio termine cui non rinunciamo è l'eliminazione della "Clausola di garanzia" e la difesa del sistema previdenziale pubblico, su base retributiva, con la pensione agganciata al salario.
La soluzione dunque non sta nei tagli, nell'abbattimento dei rendimenti e nell'allungamento dell'età lavorativa, ma nella definizione e nel versamento di un salario sociale e contributivo adeguato.
Questo significa respingere ogni tentativo di aprire un confronto sulle pensioni prima del 1998, e lanciare già da subito i seguenti obiettivi:

  1. Combattere ogni forma di evasione ed elusione. Finora è mancata la volontà politica di procedere in questa direzione. Nel primo semestre 1996, il 78% delle 27.500 aziende visitate hanno presentato irregolarità. Si stima che vi siano 40.000 miliardi di crediti non riscossi e altri 40.000 miliardi anno di evasione contributiva. L'INPS deve organizzarsi e garantire una forte iniziativa per la riscossione dei crediti e dell'evasione. Il Governo deve approvare una deroga al blocco delle assunzioni INPS, finalizzata a sostenere l'attività ispettiva che consentirebbe entrate contributive di notevole entità, altrimenti evase.
  2. Bloccare la politica dei condoni che è una copertura all'elusione, all'evasione fiscale e previdenziale.
  3. Attuare subito l'art. 37 della Legge 88-1989. Il Governo deve caricare sulla fiscalità generale la copertura di gran parte della spesa assistenziale attualmente pagata dall'INPS. La reale separazione della gestione previdenziale da quella assistenziale è essenziale per una valutazione corretta dei costi di gestione dei fondi pensionistici.
  4. Realizzare quanto già previsto dalla L. 335/95 sulla parificazione dei prelievi contributivi e delle prestazioni per fondi speciali, di categorie particolari e dei lavoratori autonomi. E’ necessaria la parificazione tra i fondi ed impedire che l’unificazione e il risanamento del disavanzo attuale e futuro di alcuni fondi speciali sia scaricato sul fondo lavoratori dipendenti e che il Governo realizzi l’unificazione dopo il risanamento dei deficit di gestione dei fondi interessati.
  5. Bloccare la politica governativa di decontribuzione del salario aziendale e di agevolazioni fiscali e contributive a favore delle imprese.
  6. Bloccare l'attuale politica di sostegno ed agevolazioni pubbliche in favore dei gestori di previdenza integrativa privata. Lo sforzo principale deve essere quello di sostenere la previdenza pubblica ed il suo carattere universale e solidale.

SULL'OCCUPAZIONE E SUL MERCATO DEL LAVORO

La riduzione generalizzata dell'orario di lavoro, a parità di salario e di condizioni di lavoro, rappresenta oggi la principale risposta ai problemi dell'occupazione e della previdenza. Essa permette di ridistribuire il lavoro e di aumentare e consolidare le entrate contributive e fiscali, rendendo disponibili le risorse necessarie a mantenere alto e qualificato il livello di protezione sociale e della previdenza pubblica.
Proponiamo quindi di:

  1. Rilanciare l'iniziativa generale sull'occupazione a partire dall'obiettivo della riduzione della durata della giornata e della vita lavorativa. Questo obiettivo è fondamentale e va rilanciato con forza nella prossima contrattazione confederale e di categoria, per la conquista delle 35 ore settimanali a parità di salario da subito.
  2. Opporsi alla flessibilizzazione ed alla precarizzazione del lavoro, alla riduzione dei diritti e del salario. Le ipotesi concordate nel recente "patto per il lavoro" avranno effetti devastanti sull’occupazione e sulla tenuta del sistema previdenziale pubblico. La precarietà della prestazione, nelle forme previste (contratti a termine, lavoro interinale, lavoro stagionale) è anche precarietà salariale e quindi contributiva e rende quasi impossibile per i lavoratori precari, maturare una pensione pubblica dignitosa ed adeguata.



Il coordinamento nazionale delle delegate e dei delegati RSU
1º maggio 1997