
L'assemblea nazionale delle delegate
e dei delegati eletti nei luoghi di lavoro,
riunita il 18 Aprile 1997 presso la Camera
del Lavoro di Milano, approva il seguente
Documento conclusivo
L’offensiva confindustriale durante il rinnovo del CCNL metalmeccanici, facendo saltare da destra la politica dei redditi sancita con l’accordo di Luglio 1993, ha aperto una nuova fase.
L’accordo "Patto per il lavoro" apre la strada ad una flessibilizzazione selvaggia della prestazione lavorativa e ad una spinta precarizzazione del lavoro e del salario.
Le politiche finanziarie del Governo procedono allo smantellamento della spesa sociale, favorendo così un trasferimento di risorse (di salario sociale) a favore della ristrutturazione capitalistica.
Ora, con la richiesta di rimettere mano all’ultima controriforma delle pensioni, si vuole dare il colpo definitivo alla previdenza pubblica, eliminando il regime transitorio dei pensionamenti di anzianità, accelerando il superamento del sistema a base retributiva, aprendo così la strada allo sviluppo della previdenza privata.
Si impone la necessità di affrontare questo nuovo attacco al salario globale attraverso la costruzione di un ampio movimento di massa, dentro e fuori i luoghi di lavoro, con i lavoratori dipendenti, i precari, i pensionati, i disoccupati, attorno ad un progetto capace di unificare i temi del salario complessivo, dell'occupazione, della sicurezza nei luoghi di lavoro e dei diritti.
Siamo contrari alla riapertura di un nuovo tavolo concertativo tra sindacati e governo e Confindustria e riteniamo indispensabile definire una linea vertenziale generale, adeguata ed efficace in un percorso democratico di costruzione degli obiettivi e delle linee rivendicative sindacali da adottare.
Per questo l'Assemblea decide di dotarsi di obiettivi vertenziali per aprire il confronto con tutte le organizzazioni ed in tutti i luoghi di lavoro.
OBIETTIVI VERTENZIALI
PER LA DIFESA DEL SALARIO SOCIALE
La politica di bilancio dello stato deve essere ispirata al principio costituzionale della democrazia sociale. Non sono accettabili logiche che mirano a tagliare servizi e prestazioni pubbliche di diritto universale.
La spesa sociale dello stato è salario a tutti gli effetti che già ci viene restituito in misura minore di quanto ci viene anticipatamente trattenuto. E' possibile sostenere ed anzi migliorare le prestazioni e la spesa sociale:
- Combattendo e recuperando l'enorme evasione ed elusione fiscale
- Sospendendo il sostegno finanziario e le agevolazioni attualmente erogate alle strutture private, dirottando risorse ed investimenti a sostegno dei servizi pubblici, come l'istruzione e la sanità, superando il blocco delle assunzioni.
- Per quanto riguarda la sanità riteniamo indispensabile battere il processo di aziendalizzazione in corso e mantenere l'unitarietà di gestione di tutte le strutture sanitarie.
- Per la scuola è necessario difendere e sviluppare l'istruzione pubblica, con investimenti sufficienti allo sviluppo ed al miglioramento del servizio, scelte didattiche adeguate e riduzione dei costi per gli studenti.
PER LA DIFESA DEL SALARIO PREVIDENZIALE
Noi sosteniamo che le pensioni sono parte integrante del nostro salario. Pensiamo che la nostra previdenza possa e debba essere migliorata, recuperando quanto è stato perso con la L. 335/95, e con una seria lotta all'evasione. L'obiettivo di medio termine cui non rinunciamo è l'eliminazione della "Clausola di garanzia" e la difesa del sistema previdenziale pubblico, su base retributiva, con la pensione agganciata al salario e con la possibilità di pensionamento per anzianità dopo 35 anni di contributi, al 2% di rendimento della retribuzione media pensionabile.
La soluzione dunque non sta nei tagli, nell'abbattimento dei rendimenti e nell'allungamento dell'età lavorativa, ma nella definizione e nel versamento di un salario sociale e contributivo adeguato. Questo significa respingere ogni tentativo di aprire un confronto sulle pensioni prima del 1998, e lanciare già da subito i seguenti obiettivi:
- Combattere ogni forma di evasione ed elusione
. Finora è mancata la volontà politica di procedere in questa direzione. Nel primo semestre 1996, il 78% delle 27.500 aziende visitate hanno presentato irregolarità. Si stima che vi siano 40.000 miliardi di crediti non riscossi e altri 40.000 miliardi anno di evasione contributiva. L'INPS deve organizzarsi e garantire una forte iniziativa per la riscossione dei crediti e dell'evasione. Il Governo deve approvare una deroga al blocco delle assunzioni INPS, finalizzata a sostenere l'attività ispettiva che consentirebbe entrate contributive di notevole entità, altrimenti evase.
- Bloccare la politica dei condoni
che è una copertura all'elusione, all'evasione fiscale e previdenziale.
- Attuare subito l'art. 37 della Legge 88-1989
. Il Governo deve caricare sulla fiscalità generale la copertura di gran parte della spesa assistenziale attualmente pagata dall'INPS. La reale separazione della gestione previdenziale da quella assistenziale è essenziale per una valutazione corretta dei costi di gestione dei fondi pensionistici.
- Realizzare quanto già previsto dalla L. 335/95 sulla parificazione dei prelievi contributivi e delle prestazioni per fondi speciali, di categorie particolari e dei lavoratori autonomi. E’ necessaria la parificazione tra i fondi ed impedire che l’unificazione e il risanamento del disavanzo attuale e futuro di alcuni fondi speciali sia scaricato sul fondo lavoratori dipendenti e che il Governo realizzi l’unificazione dopo il risanamento dei deficit di gestione dei fondi interessati.
- Bloccare la politica governativa di decontribuzione
del salario aziendale e di agevolazioni fiscali e contributive a favore delle imprese.
- Bloccare l'attuale politica di sostegno ed agevolazioni pubbliche in favore dei gestori di previdenza integrativa privata
. Lo sforzo principale deve essere quello di sostenere la previdenza pubblica ed il suo carattere universale e solidale.
SULL'OCCUPAZIONE E SUL MERCATO DEL LAVORO
La riduzione generalizzata dell'orario di lavoro, a parità di salario e di condizioni di lavoro, rappresenta oggi la principale risposta ai problemi dell'occupazione e della previdenza. Essa permette di ridistribuire il lavoro e di aumentare e consolidare le entrate contributive e fiscali, rendendo disponibili le risorse necessarie a mantenere alto e qualificato il livello di protezione sociale e della previdenza pubblica.
Proponiamo quindi di:
- Rilanciare l'iniziativa generale sull'occupazione a partire dall'obiettivo della riduzione della durata della giornata e della vita lavorativa. Questo obiettivo è fondamentale e va rilanciato con forza nella prossima contrattazione confederale e di categoria, per la conquista delle 35 ore settimanali a parità di salario da subito.
- Opporsi alla flessibilizzazione ed alla precarizzazione del lavoro, alla riduzione dei diritti e del salario. Le ipotesi concordate nel recente "patto per il lavoro" avranno effetti devastanti sull’occupazione e sulla tenuta del sistema previdenziale pubblico. La precarietà della prestazione, nelle forme previste (contratti a termine, lavoro interinale, lavoro stagionale) è anche precarietà salariale e quindi contributiva e rende quasi impossibile per i lavoratori precari, maturare una pensione pubblica dignitosa ed adeguata.
- Realizzare una difesa immediata
. In coerenza con ciò vanno inoltre rivendicate soluzioni legislative che, per le forme di lavoro precario (comunque presenti) determinino una generale condizione di tutela anche previdenziale. In particolare ciò riguarda il lavoro interinale che risulterà gestito da vere e proprie agenzie che potranno vincolare a sé sempre maggiori quote di forza-lavoro, condannate a non avere altra soluzione di impiego se non precario. Rivendichiamo che le agenzie di lavoro interinale siano obbligate a garantire una continuità contributiva per i loro lavoratori che copra i periodi di effettivo lavoro ed i periodi di non impiego, ponendo quest'ultima copertura a carico della fiscalità generale. E’ indispensabile estendere anche al lavoratore precario quelle garanzie e tutele previste dalla legge 300, a partire dalla "giusta causa".
PER LA DIFESA DEL SALARIO IN BUSTA PAGA
La recente vertenza per il rinnovo 2º biennio CCNL metalmeccanici ha definitivamente dimostrato la negatività dell’accordo del 23 luglio ‘93 nella lotta per la difesa del salario, accordo che ora viene messo in discussione dalla Confindustria.
Questo nuovo attacco alla struttura della contrattazione ed al salario in busta paga (salario monetario diretto) sarà all’ordine del giorno della prossima verifica dell’accordo di Luglio, ma avrà sicuramente un importante anticipo in sede di rinnovo di quei contratti nazionali che vanno a scadenza in questi mesi.
Dobbiamo quindi da subito costruire una difesa del salario e della contrattazione che deve realizzarsi nella definizione della piattaforma per il rinnovo del CCNL Chimici.
Sugli assetti contrattuali:
Dobbiamo ridare al sindacato una prospettiva vertenziale difendendo e riprogettando i due livelli contrattuali (nazionale di categoria ed aziendale) superando i limiti in cui sono stati rinchiusi dall’accordo di Luglio.
- Depotenziando il "terzo livello" nazionale confederale della concertazione e riportandone i temi, per quanto è possibile, nel livello nazionale di categoria, favorendo e sviluppando un vero coordinamento vertenziale tra le varie categorie.
- Superando la cadenza biennale della contrattazione del salario. Questo è oggi assolutamente necessario e da perseguire in ogni caso, visti gli "sfondamenti" che la Confindustria è già riuscita ad attuare in merito alla non sovrapponibilità dei cicli negoziali e tenendo anche conto dell’attuale basso tasso di inflazione. Per lo stesso motivo dobbiamo anche opporci a ipotesi che prevedono la contrattazione annuale del salario.
- Rafforzando la contrattazione aziendale di unità produttiva anche rivendicando il riconoscimento di un coordinamento delle RSU di gruppo, impresa-filiera, impresa multinazionale.
Sul salario:
La difesa dei livelli di contrattazione, ed in particolare del contratto nazionale, presuppone quindi anche la difesa ed il recupero di una loro efficacia a sostenere una adeguata azione di tutela e difesa non solo del salario reale (cioè la tutela del potere d’acquisto dei salari) ma anche del salario relativo (cioè il recupero della quota della ricchezza prodotta di cui deve beneficiare la classe lavoratrice).
- Ciò può essere realizzato, in sede di rinnovo contrattuale nazionale per tutte le categorie, attraverso un meccanismo di adeguamento automatico annuale e un aggancio dei salari all'incremento del PIL nominale. Questa proposta rivendicativa riassume adeguatamente sia l'obiettivo di garantire una ripartizione della nuova ricchezza prodotta (riferimento all’incremento del Prodotto Interno Lordo reale) sia l'obiettivo della difesa del salario reale dall'aumento dei prezzi. Ciò consentirebbe, a fronte degli attuali bassi tassi di inflazione e dei problemi emersi con i rinnovi del 2º biennio, anche di evitare lo svuotamento del CCNL, implicito nella pura e semplice riproposizione dell’accordo del 23 luglio.
- Va inoltre prevista una profonda messa in discussione dei limiti attuali cui è condizionata la contrattazione aziendale, come richiederebbe anche un bilancio critico delle ultime esperienze fatte.
PER UNA VERA DEMOCRAZIA SINDACALE
Il processo unitario si è arenato e le RSU non sono state elette in tutti i luoghi di lavoro. In parte sono state svuotate e trasformate in semplici terminali delle organizzazioni sindacali.
Noi ribadiamo invece la necessità di riconsegnare ai lavoratori il diritto alla loro rappresentatività, costruita nei luoghi di lavoro e la necessità di riconsegnare alle RSU quella titolarità della contrattazione sui luoghi di lavoro, in stretto collegamento con le assemblee dei lavoratori.
Ribadiamo la necessità di una legge che sancisca il diritto alla rappresentanza per tutti i lavoratori, in tutti i luoghi di lavoro, già imposta dai risultati del referendum sull'art. 19 della legge 300, e già sostenuta da una proposta di legge che ha raccolto oltre 600.000 firme di lavoratori e lavoratrici.
QUINDI, OPERATIVAMENTE
- I partecipanti a questa assemblea si impegnano a diffondere le proposte emerse nella relazione introduttiva e nel dibattito nei luoghi di lavoro e tra i delegati, ad effettuare assemblee regionali, realizzando così l’allargamento del Coordinamento nazionale dei delegati e delle delegate ed il rafforzamento della struttura a rete con i suoi riferimenti regionali, già configurata dalla precedente esperienza sviluppatasi durante lo scontro con il Governo Dini in merito alle pensioni e con la raccolta del milione di firme per il ripristino di un sistema di indicizzazione automatico dei salari e delle pensioni.
- La nostra adesione all'iniziativa europea che è partita il 14 Aprile da diverse città e che vedrà la sua conclusione con una manifestazione ad Amsterdam il prossimo 14 Giugno, e al 2º incontro intercontinentale contro il neoliberismo che si terrà prossimamente a Madrid, significa anche impegno per recuperare i ritardi accumulati sulle questioni internazionali.
- L’assemblea da’ mandato al coordinamento nazionale che si terrà entro la metà di maggio di organizzare iniziative nei confronti dell’INPS (ad esempio: un presidio nazionale sotto la sede dell’INPS, una possibile denuncia contro il Consiglio di Presidenza dell’INPS per omissione di atti d’ufficio riguardo al mancato intervento contro l’evasione contributiva e alla mancata riscossione delle stesse evasioni accertate).
- Infine, qualora il governo nella prossima definizione del DPEF (documento di programmazione economica e finanziaria) decida tagli a sanità e previdenza e l’eliminazione degli ammortizzatori sociali secondo il documento Onofri, sarà necessario costruire la più ampia ed unitaria mobilitazione, preferibilmente coinvolgendo l’insieme delle organizzazioni sindacali, ma anche tramite l’iniziativa diretta delle RSU.
approvato all’unanimità