Mozione approvata dall'Assemblea regionale lombarda delle delegate e dei delegati eletti nelle RSU del 18 marzo 1998



Confindustria cerca di usare la prospettata legge per le 35 ore come un "cavallo di Troia" per bloccare i contratti e per portare tutte le questioni aperte su un tavolo unico di concertazione, con il dichiarato obiettivo di eliminare (o comunque di svuotare) il CCNL.
E' questo il senso delle proposte padronali di "accordi ponte", "clausole di dissolvenza", "contratti nazionali di basso profilo".
L'obiettivo è l’aziendalizzazione della contrattazione e quindi la distruzione dello stesso carattere confederale e generale del sindacato italiano.
L’accordo del 23 luglio (disdetto nei fatti dal padronato almeno a partire dal rinnovo del 2° biennio dei metalmeccanici) non regge più neanche come livello di attestazione al “meno peggio”: ormai o si va avanti o si va indietro. Andare avanti significa difendere i due livelli di contrattazione ed in particolare il CCNL, e realizzare contratti nazionali che riescano non solo a recuperare il potere d’acquisto ma anche a redistribuire la nuova ricchezza prodotta, sia in termini di aumenti salariali, sia di riduzione d’orario, sia di miglioramento delle condizioni di lavoro (senza isolare o contrapporre tra loro questi aspetti, ma valutandoli sempre globalmente).
L’accordo nella maggioranza parlamentare ha rafforzato le rivendicazioni per la riduzione dell’orario di lavoro. Ora però è necessario che la prospettata legge contenga strumenti utili per favorire la contrattazione (35 ore a parità di salario, per tutti, entro un periodo certo ed esigibile, definizione di minimi/massimi giornalieri e settimanali, disincentivazione per lo straordinario, ecc.).
Ma, soprattutto, è necessario che sia definita in fretta: ogni ritardo fa il gioco di Confindustria che vuole spingerci nel “tritatutto” del megatavolo concertativo.
In questa situazione l'Assemblea regionale lombarda delle delegate e dei delegati eletti nelle RSU ritiene importante: