Il testo dell’appello delle donne della magneti marelli di Pavia

Ci siamo anche noi. Pensate alla Marelli



Siamo operaie della Marelli di Pavia che per l’ennesima volta tentiamo di far sentire la nostra voce.
Ci sentiamo sole davanti ad un grosso problema. Noi non vogliamo che la Marelli lasci Pavia ma ci sembra di essere le uniche a volerlo.
Dopo i titoloni del mese di Novembre ecco che non se ne parla più mentre continua a fare notizia, tanto per citare un esempio, la mucca ercolina. Forse noi donne siamo meno importanti di una mucca.
Noi non abbiamo mascotte da esibire ma il nostro problema è altrettanto reale ed oprimente.
Non abbiamo trattori con i quali bloccare le strade, non abbiamo liquame da gettare ma abbiamo diritto a vivere una vita dignitosa ed umana.
Siamo donne già pressate da turni stressanti, donne che lavorano per le loro famiglie, donne Italiane. E’ forse questo il problema o lo sbaglio? Forse se fossimo donne Albanesi o Curde avremmo l’attenzione dei mass-media, qualcuno si muoverebbe per noi (questa nostra affermazione, sia chiaro, non è una forma di razzismo ma è dettata dai fatti e dalla nostra diserazione).
Ma no .. siamo solo donne che cercano di salvare il loro posto di lavoro ed insieme, l’economia di questa città.
Pavia e lo Stato si sono dimenticati di noi e ci chiediamo come lo stato e le istituzioni possano permettere questa sensazione nei confronti di chi con il proprio lavoro e tanti sacrifici aiuta produttivamente l’economia di un paese assai travagliato.
Siamo operaie e non apparteniamo a quelle classi sociali d’élite ma abbiamo sempre pagato onestamente ogni tributo allo stato ed ora, per ricompensa e riconoscenza, ci troviamo abbandonate.
Di parole ne abbiamo sentite tante ma di fatti concreti non ne abbiamo ancora visti.
Apparteniamo alla classe sociale più debole e bistrattata. Da noi si pretende sempre ma non si da mai nulla più del “dovuto”, anche se questo “dovuto” non è sempre stabilito da noi ma da altri e per il loro interesse. Non contiamo nulla, siamo numeri, delle pedine da muovere su di una scacchiera.
In fondo non chiediamo la luna, chiediamo solo rispetto e considerazione, un posto di lavoro a Pavia per continuare a lavorare e nel contempo essere partecipi della famglia. I nostri figli hanno bisogno della nostra presenza, la figura materna non deve mancare loro, non devono sentirsi soli, finire in mezzo ad una strada con i rischi che ne conseguono.
Rinnoviamo la nostra richiesta di aiuto - e che la risposta sia reale - a tutte le istituzioni locali e nazionali, a tutti i partiti politici ed ai loro rappresentanti, a sua eccellenza il vescovo, a tutti i cittadini di Pavia che amano la loro città e che non possono lasciarla morire, ai consigli di istituto delle scuole Itis e Ipsia che potrebbero vedere nella Marelli a Pavia un loro futuro lavorativo.

Fatevi sentire, aiutateci, unitevi a noi affinchè si esca vittoriosi da una così aspra situazione.

Pavia - 10 gennaio 1998

Un gruppo di donne della Magneti Marelli di Pavia