SEI SICURO CHE L'AIDS SIA COME DICONO?
E CHE IL CANCRO SIA INCURABILE?
E CHE FARSI OTTURARE I DENTI NON SIA PERICOLOSO?
CURA MEGLIO LA MEDICINA O LA SOLIDARIETA'?
HAI MAI CONOSCIUTO DELLE PERSONE GUARITE DA MALATTIE COSIDDETTE INCURABILI?
Consultorio-
Antiproibizionismo
- Omeopatia - Alimentazione
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La creazione di un consultorio medico nasce spontaneamente, raccogliendo le esperienze di persone libere da logiche di mercato o di profitto e come tale vuole mantenersi, cioè privo di preconcetti e di impostazioni pregiudiziali.
Nello stile edonista del progresso tecnico-scientifico, abbagliato dal miraggio di essere in grado di scegliere il prodotto meglio pubblicizzato, l'uomo è solo ed affronta la propria quotidianità e realizza le proprie aspirazioni, in quanto vittima passiva della cultura dell'inconsapevolezza.
La televisione ed i mezzi di informazione propagandano, spesso con linguaggio incomprensibile, gli ultimi successi in campo terapeutico e diagnostico, mentre la ricerca medica, di tanto in tanto, sforna qualche nuova panacea contro quella tale malattia o quel tale disturbo, "che ti permette di andare a lavoro anche se ti senti male.... ", nel frattempo chi si dovrebbe occupare della salute degli indigenti riempie ricette di prescrizioni mediche e spesso considera una perdita di tempo ascoltare la sofferenza del malato, limitando i propri sforzi alla lettura di analisi cliniche o alla misura di una pressione arteriosa.
Se poi diamo un occhiata a quanto avviene nei nostri ospedali, scopriamo subito la una nuova parola d'ordine: budget che, tradotta in termini pratici, significa la necessità di controllare che il bilancio dell'azienda quadri a fine anno, previa la chiusura o il rifacimento di piante organiche (licenziamenti).
Si potrà sicuramente controllare di più la spesa sanitaria attraverso l'applicazione di regole giuste? Oppure chi sarà a farne le spese saranno sempre gli ammalati? Nel frattempo gli utenti, costretti ad interminabili liste di attesa, che sottintendono la ricerca di una raccomandazione, spesso ed inevitabilmente dovranno rivolgersi ad un privato divenendo clienti (soldi permettendo), che se poi è lo stesso primario o un suo assistente l'idea è che "sarà sicuramente preparato, per lavorare in Ospedale!...."
Una medicina senza pregiudizi non nasce solo dalla vocazione medica, ma dal rispetto del prossimo, il paziente che cerca il suo medico diventa un assistito o un caso di epatite, di polmonite o di ulcera gastroduodenale?
E' proprio questo il punto, come può un medico entrare in empatia col proprio paziente se lo considera e lo identifica in una lesione organica e non come un essere vivente? Una persona ammala perchè la sua energia vitale subisce un blocco durante il difficile percorso di adattamento dinamico alla realtà che lo circonda. Percorso che compie solo se si trova in condizioni di salute che, perfino per l'Organizzazione Mondiale della Sanità, è quella condizione che l'uomo raggiunge quando si trovi in uno stato di armonia con se stesso e con gli altri che lo circondano e non semplicemente nel non accusare sintomi soggettivi (quando cioè il suo disturbo diventa somatico)).
Molto prima che una sintomatologia obiettivabile, cioè quell'S.O.S. che le sofisticate tecnologie mediche dovrebbero svelare, l'uomo ha il diritto di essere ascoltato e di essere informato, cioè di costruire la sua consapevolezza nel rispetto delle sue origini e delle sue tradizioni.
In una società democratica il cittadino deve avere la possibilità di indagare e di vigilare sulle istituzioni più potenti e, in caso di necessità, correggerle. Per raggiungere questo scopo nasce l'esigenza di concordare delle idee-guida o dei criteri di valutazione, che abbiano dei connotati alternativi all'impostazione ufficiale e che soprattutto nascano dalle esperienze e dalle esigenze di ciascuno di noi.
Per tale motivo, il DAMM, che già esprime con delle dinamiche spontanee, l'esperienza creativa dei singoli, può offrire non solo un servizio sociale e di pubblica utilità (consultorio medico gratuito), ma può anche essere serbatoio di informazione e di divulgazione, grazie all'attuazione di incontri e di seminari, aventi una valenza scientifica ed un utilità medico preventiva.
Un messaggio di educazione sanitaria non può essere subito dai cittadini ma deve partire dagli stessi, le istituzioni non possono pretendere di raggiungere le "persone a rischio" con informazioni unidirezionali, che seguono semplicemente delle strategie di mercato (campagne di vaccinazione, informazione sulla droga o sulle malattie correlate, impiego di screening o di tests diagnostici ecc.).
In un sistema realmente democratico è il cittadino che deve raggiungere e controllare le istituzioni, trovare un proprio spazio, raccontare le proprie esperienze liberamente, instaurare una comunicazione bidirezionale con chi gestisce il denaro pubblico e con chi ha l'autorità perchè si possano attuare dei miglioramenti.
Mediante dei contributi volontari, impiegati per la bonifica dei locali e per il rifornirsi di un minimo di mezzi, nasce così il consultorio medico gratuito che attualmente opera due volte alla settimana (necessariamente nelle prime ore del pomeriggio, causa assenza di elettricità).
Lo scopo è quello di visitare i propri pazienti, vale a dire ascoltare l'esigenze del malato, informare su possibili meccanismi di prevenzione, formulare un criterio diagnostico e suggerire una terapia opportuna.
E' da tanto che si parla di droga come fenomeno sociale e di drogato come soggetto passivo della nostra compassione o delle nostre condanne, dei nostri sforzi di recupero o delle nostre campagne persecutorie, vale a dire del nostro intento di relegare un essere umano al ruolo di vittima, quale pezzo difettoso di un ingranaggio perfetto. L'esperienza di un drogato, nonostante gli aspetti soggettivi e personali, non è separata dalla realtà in cui essa si manifesta. La droga rappresenta infatti un'esperienza a base fisiologica perfettamente integrata nella cultura fortemente medicalizzata della società moderna. L'esperienza dell'eroinomane è la drammatica punta dell'iceberg di una cattiva cultura del dolore. La civiltà medica moderna tende a trasformare il dolore in un problema su cui intervenire con un programma terapeutico di massa, con cui bisogna, da un lato, far fronte alla richiesta di assistenza dei cittadini e, dall'altro, far quadrare i bilanci dei relativi governi. In tal modo la circostanza dolore viene trasformata in una questione puramente tecnica e spogliata del suo significato intrinseco e personale. Da quanto detto, non dovrebbe stupire il riscontro di un atteggiamento sociale di farmaco-dipendenza. L'individuo vede, infatti, ogni malessere come il segno di un proprio bisogno di protezione e di riguardo, la sofferenza non è più accettata come una componente inevitabile del soggettivo e consapevole confronto con la realtà, il dolore non è più sentito come un male metafisico e naturale, ma diventa una maledizione sociale a cui lo Stato deve far fronte con provvedimenti straordinari e con medicine pubblicizzate come prodotti commerciali, in virtù di un inarrestabile progresso scientifico. Tutti conoscono le principali marche di analgesici e antidolorifici, la distribuzione di anestesia avviene comodamente presso ogni farmacia, secondo logiche di mercato gestite dai governi e grazie alla propaganda dei mass media. Negli ultimi decenni si è potuto assistere ad un notevole aumento dell'anestesia sociale, non abbiamo mai sentito, da campagne di educazione alla salute, che abusare di antidolorifici può condurre all'uso di psicofarmaci (è universalmente riconosciuto che la continua soppressione del dolore determini anche il declino della possibilità di apprezzare le gioie e i piaceri della vita). Al contrario, illustri luminari del mondo medico, si sono scomodati per illustrare il loro punto di vista sulle modalità di passaggio dal consumo di droghe leggere al tunnel delle droghe pesanti. Il consumo di droghe è cresciuto negli ultimi anni proporzionalmente al desiderio di protezione, riposto normalmente in qualsiasi farmaco, e rappresenta un trend perfettamente allineato al costume della società occidentale. D'altro canto ci si avvicina alla droga anche per un'esigenza di rottura contro questa condizione di anestesia sociale, a cui inevitabilmente siamo tutti sottomessi. La voglia di sensazioni più forti è un risultato ovvio della cultura contemporanea che spoglia l'uomo dalle responsabilità psicobiologiche e sociali che deve sostenere come principale interprete del lungo e difficile percorso di adattamento che egli compie per raggiungere il più alto fine della sua esistenza: il diritto alla libertà. I giovani, in questo mondo di contraddizioni, combattono in prima linea tra due visioni: l'una basata sullo status-symbol del consumatore come una specie di supereroe dell'illegalità, l'altra che giudica il drogato come un essere di cui vergognarsi.
La liberalizzazione diventa un diritto nel momento in cui, vivendo
attivamente la realtà, si spera nella possibilità di ottenere
delle informazioni importanti con cui cercare delle modalità di trasformazione
del mondo. Per questo è indispensabile non criminalizzare il
consumatore eliminando questa politica proibizionista. Questa necessità
di informazione deve coinvolgere tutti, da chi già fa uso di sostanze
illecite a chi vi si potrebbe avvicinare, da chi affronta queste circostanze
a chi si limita a sottolinearne il senso etico e morale standosene comodamente
seduto in poltrona. Le campagne proibizioniste alimentano soltanto i proventi
di mafia e camorra, sia direttamente, sia determinando quel regime di ignoranza
sociale che ne rappresenta la linfa vitale. E' questa la chiave di lettura
del fenomeno, soprattutto quando c'è di mezzo il consumatore di una
sostanza (Cannabis indica, Cannabis sativa ) che comporta meno danni
di tanti veleni a cui siamo costretti a sottometterci semplicemente perché
sono legali, o quando facciamo da cavie ad un sistema che basa la sua politica
sanitaria soltanto su maledetti interessi di mercato.
Il congresso internazionale della LIGA si è concluso gia da circa due mesi ed è giusto forse parlarne ora, lontano dai clamori e dallo splendore di un isola incantata ed allo stesso tempo svilita dall'edilizia selvaggia e dalla caccia al turismo. Fare un congresso di Omeopatia non è impresa facile, organizzazione, gestione coinvolgimento di Autorità, il tutto richiede un impegno oneroso anche per chi vi partecipa che sia un medico già affermato o uno alle prime armi, con relativi problemi di disponibilità economica (il sottoscritto), o ancora qualcuno che ha il semplice diritto o desiderio di informazione medica.
Ma nell'elitismo caprese la "moderna omeopatia" trova il suo naturale e sconcertante simillimum.
Una medicina alternativa, che ricerca a tutti i costi il sistema per divenire ufficiale, potrebbe forse divenire più reazionaria e soppressiva, della stessa tecnica medica materialista?
Dovremmo, infatti, inevitabilmente rinunciare al dialogo su certi contenuti, se gli strumenti di studio e di comparazione tendono, come unico scopo, al consenso ed all'approvazione. Si parlerà sempre di un certo tipo di Omeopatia, fin quando l'argomento di discussione non è abbastanza conosciuto.
Delle cose invisibili e delle cose visibili gli dèi hanno conoscenza certa; all'uomo è dato solo il semplice congetturare (Alcmeone).
Tutte le speculazioni teoriche sui meccanismi di azione di una terapeutica cosi invisibile e sottile sono, e restano in quanto tali, un prodotto artificioso della mente.
Indubbiamente l'uomo ha sempre cercato di dare spiegazioni sui fenomeni che lo circondano, o meglio su ciò che i suoi limitati sensi riescono a percepire.
Su questa base ha costruito un modello "razionale" in cui, i meccanismi di causa-effetto, rappresenterebbero il modello metodologico fondamentale.
Nel caso delle scienze abbiamo una prassi facilmente riconoscibile e ricercatori (scienziati) che portano avanti tale prassi, secondo regole continuamente variabili.
I razionalisti vogliono che ci si comporti sempre in modo razionale, ossia che si prendano decisioni secondo regole e criteri che essi e i loro amici considerano importanti e fondamentali. Ma la stessa scienza giunge poi a considerare scontati dei fenomeni sui quali specula con modelli teorici, che nulla hanno di razionale.
In fondo le conquiste scientifiche si perpetuano di volta in volta non perchè sono le più adatte, le più perfette, o il frutto di un sistema infallibile, ma semplicemente perchè non sopraggiungono, dal mondo dell'ignoto e del non misurabile, quei segnali di pericolo che si traducono in effetti collaterali.
A questo punto, dopo aver valutato il rapporto costi-benefici, la procedura viene eventualmente abbandonata e sostituita da un altra, che sembra offrire più garanzie della precedente.
Per poi fronteggiare la richiesta di progresso, cardine della società produttiva, e di fronte al rischio di trasformare in incubo il sogno edonista occidentale, i nostri esperti coniano una nuova scienza: L'ecologia.
Si torna quindi a speculare con gli stessi sistemi di misura sugli effetti di taluni gas sul buco dell'ozono, di taluni inquinanti per l'effetto serra, di taluni prodotti considerati cancerogeni ecc. Nulla importa se poi lo stesso criterio che produce disarmonia, viene usato per pubblicizzare e per produrre i rimedi per combatterla.
Il razionalismo a cui si vorrebbe tendere, per uniformarsi a tutti i costi al pensiero scientifico occidentale, può essere giustificato solo in quei luoghi le cui tradizioni, relativamente recenti, sono fondate su basi puramente economiche ed industriali. Imporre un simile criterio in popoli con culture differenti, secondo una antica logica coloniale, significa annullare le tradizioni locali, eliminare una sensibilità percettiva dei fenomeni che nei grattacieli delle megalopoli sarà impossibile ritrovare.
Tutto questo ci circonda ed inevitabilmente slatentizza la sifilis del sottoscritto, che probabilmente e "secondo la legge dei simili", potrebbe anche divenire una base analitica con cui contrastare gli effetti di questa profonda deviazione dei valori umani, che è quella che appare nella civiltà occidentale per il prevalere della strategia del profitto e dell'egoismo.
Non sarà certamente la sicosi di alcuni colleghi il sistema giusto per mettere le cose a posto. Ho sentito parlare al nostro congresso di ricerca di ufficialità, ma il criterio dei tanti è semplicemente armato delle stesse intenzioni del mondo razionale della scienza meccanicista. E' proprio vero che tanti anni di studi universitari in una facoltà, inevitabilmente improntata su modelli di questo tipo, non sono facili da cancellare.
L'omeopatia come sbocco professionale significa semplicemente essere degli allopati di serie B, perchè non riconosciuti dalle autorità accademiche.
L'omeopatia come percorso di consapevolezza che nasce dall'autoanalisi e dal mettere in discussione se stessi ed i modelli interpretativi a cui ci si è sottomessi, per mancanza di osservazione critica e di giudizio soggettivo, sarà sicuramente meno produttiva economicamente, ma è forse l'unica strada che conduce ad una prescrizione unica del simillimum.
E' probabilmente più perdonabile l'ignoranza del medico allopata che delle volte commette l'errore di considerare come omeopatico tanti prodotti commerciali compositi, fitoterapici, a base di oligoelementi o un qualsiasi intruglio pubblicizzato da un informatore farmaceutico "omeopatico".
Ma non capisco perchè in un clima di confronto come dovrebbe essere un congresso internazionale, ciò che conta è che il programma si svolga e che il dibattito dopo le varie relazioni non prenda una piega troppo polemica, perchè il tutto giocherebbe a discapito dell'immagine che si vuole offrire: Homeopathy no problem!
L'omeopatia è invece un grosso problema e nasce come tale; lo stesso Hahnemann distrusse quanto aveva fino ad allora prodotto (quanti sognano uno studio bello e avviato, pieno di clienti ricchi e facoltosi?) per mettersi alla ricerca dell'ignoto.
Nel suo lungo e difficile percorso ci rivela il suo genio e, come un guru trasmette la sua luce lungo un percorso divino che deriva direttamente da Dio, così lui fece da anello di congiunzione tra le culture antiche e noi, tra il Veda a cui si accomunano tutte le tradizioni e la nostra cultura vitalista moderna. Ma fu lo stesso Genio, che dopo lunghi anni di ricerca e di meditazione, prima di morire, consegnando nelle mani della moglie l'ultima edizione dell'Organon, a profetizzare il pericolo a cui il suo insegnamento andava incontro, per mano degli stessi omeopati.
Gli insegnamenti di Hahnemann andrebbero inevitabilmente perduti se non esistessero delle iniziative spontanee, delle volte anche misconosciute, che non ripropongono una tecnica fredda frammista di autoritarismo medico e di ricerca pseudoscientifica, scaturente dalla sicosi di chi più si mette in mostra; ma che invece ripropongono un semplice esempio, alternativo nell'applicazione della deontologia medica e nella ricerca di un olismo che non può prescindere anche dagli aspetti non strettamente medici.
Ho sentito pubblicizzare le tante Scuole di omoepatia, in un atmosfera da Casbah turistica, quasi orgoglioso del riserbo e della discrezione che i miei insegnanti, incontrati tra un coffe-break ed una relazione, contrapponevano con inconsapevole spontaneità.
Ho anche compreso le assenze di tutti coloro che avrei voluto incontrare e che ogni tanto speravo di scorgere, magari anche un pò appartati ad ammirare le bellezze dell'isola, lontano dagli shows e dalla volubilità dei loro coetanei.
Tra i miei pensieri e la ricerca di uno scambio culturale, molto spesso caduti sotto le raffiche dell'incongruenza e dell'esibizionismo dei tanti, il congresso si è poi chiuso inevitabilmente con lo stesso stampo baronale con cui si era aperto.
Proprio una bella festa: da un lato i nomi grossi (ciascuno dei quali con la propria aura sponsorizzata), che banchettavano immolando al piacere del loro papille gustative, l'ultima briciola di buon senso omeopatico (residuato bellico di lontane motivazioni giovanili), dall'altro i futuri discepoli (la cui motivazione resta solo lo sbocco professionale) potevano soddisfare le loro modeste percezioni con una semplice pizza.
Il sottoscritto, colpito da una sintomatologia da Iodium, si è dovuto accontentare di un panino lungo la strada del ritorno, come unico conforto la felicità di un ritrovato english, con il quale riesco a scambiare due chiacchiere con un giovane collega indiano. La loro cultura, senza mezzi e con una economia flagellata da secoli di colonialismo occidentale, è magnificamente vicina alla semplice e consapevole visione dell'uomo, come disegno di un energia universale a cui appartiene tutto il creato.
Che barzellette le speculazioni teoriche di noi occidentali maestri di razionalismo scientifico!
1) L'individualità morbosa e l'individualità medicamentosa rappresentano due principi tra quelli fondamentali della medicina omeopatica.
Così come non ci sono due ammalati uguali, due individui che reagiscono allo stesso modo o due persone che sentano o pensino alla stessa maniera, così due sostanze medicamentose non potranno essere uguali nella loro azione patogenetica. L'individuo ammala slatentizzando la propria psora o la propria psora-sicosi o la propria psora-sifilis ecc., in tal modo esprime la sua diatesi in modo irripetibile; allo stesso modo una sostanza medicamentosa è capace di provocare dei sintomi nell'uomo sano in un modo unico e caratteristico, rispondendo a proprietà insite nella sostanza stessa. Tra i medicamenti si stabilisce un criterio di similitudine ulteriore quando si ragiona in termini di dosi e di qualità di rimedio, infatti una certa dose di rimedio agirà in modo efficace solo su un certo piano di sofferenza del malato e soltanto a tale livello (individualità morbosa), quando trova nel paziente una similitudine sintomatologica.
2) L'Omeopatia e l'Agopuntura hanno in comune la valutazione energetica dei processi salute-malattia, entrambe si rifanno cioè ad un filone vitalista, alternativo e contrapposto all'atteggiamento positivista e meccanicista propri della filosofia occidentale e della scienza ufficiale.
E' ipotizzabile che Hahnemann, profondo conoscitore della cultura orientale e quindi anche della medicina cinese, da cui l'Agopuntura ha origini dirette, possa aver tratto degli spunti creativi che hanno contribuito a modellare il suo pensiero e le sue valutazioni sull'umanità sofferente.
Gli antichi taoisti valutavano l'uomo unicamente per le sue manifestazioni energetiche e cioè lo yin e lo yang dell'organismo che interagisce con quello degli elementi presenti nell'ambiente circostante (legno, fuoco, terra, metallo ed acqua). I taoisti considerando sacrilega qualsiasi violazione dell'integrità del corpo sia da vivo che da morto, svilupparono dei sistemi di conoscenza talmente elevati da essere in grado di diagnosticare le sofferenze dell'organismo grazie alla semplice palpazione dei polsi, strumento altrettanto necessario alla terapeutica agopunturista.
La medicina omeopatica ha una visione energetica ed olistica, sicuramente più occidentali, in quanto si avvale per i criteri di indagine nosologica, degli stessi strumenti della medicina meccanicista. Il pensiero vitalista emerge nella fase conclusiva della diagnosi in quanto oltre al disturbo di organo o di funzione l'omeopata si spinge alla registrazione fedele dei sintomi soggettivi mentali, generali, peculiari ed eccezionali, modalizzati secondo le caratteristiche specifiche del paziente nel suo processo di adattamento all'ambiente. In tal modo la diagnosi omeopatica individualizza il malato ed interagisce con la sua energia vitale deviata, la terapeutica ripristina l'armonia stimolando la stessa mediante le proprietà energetiche presente nel rimedio, secondo un principio di similitudine. L'omeopata vede in un organo ammalato o in una funzione alterata, la tappa finale di un energia vitale bloccata nei suoi processi esonerativi, dovuta ad uno slatentizzarsi delle predisposizioni psoriche dell'individuo. Per l'omeopata non basta ipotizzare un'alterazione micromolecolare da cui possa scaturire un eventuale quadro fisiopatologico, infatti, prima di questo disturbo, l'organismo manifesta con segni e sintomi il proprio livello di sofferenza, con caratteristiche che saranno poi fondamentali per la ricerca del simillimum terapeutico.
3) Un atto terapeutico, quale quello intrapreso da un vero medico, si accompagna alla capacità del terapeuta di instaurare con il proprio paziente un rapporto di particolare empatia. Il medico omeopata attraverso la ricerca minuziosa dei sintomi che esprime l'ammalato, è un esploratore dell'animo umano, condizione questa che gli permettono il raggiungimento di due mete fondamentali: il simillimum curativo ed un rapporto empatico con il proprio paziente. L'una non potrà prescindere dall'altra se si vuole ottenere la guarigione dolce, rapida e duratura dell'umanità sofferente.
All'interno di un metodo esistono cioè le premesse fondamentali che possono portare ad un processo che renda pienamente consapevole l'ammalato delle sue azioni e delle sue disfunzioni. Egli parlando dei suoi sintomi sembra già avere intrapreso una strada diversa, egli stesso rivolgendosi all'omeopata vuole risolvere il suo problema affrontandolo, non demandandolo ad un tecnico al quale affidare un tal organo o una tale funzione.
4) I principi della medicina omeopatica rappresentano la base del metodo sperimentale omeopatico, che rimane invariato dai tempi di Hahnemann ad oggi, a testimonianza della sua precisione e della sua scientificità. Lo stesso non potrà infatti dirsi per le tecnica medica che utilizza i "contrari".
Natura morborum medicatrix.
E' soltanto l'energia vitale in grado di ammalare l'uomo ed a trovare anche la strada che porta alla cura della malattia. La vis medicatrix agisce in ogni parte del corpo e solo in armonia con questo principio è possibile, in quanto medici, cercare cosa vi sia da curare in un malato.
Similia similibus curentur.
Il simile cura il simile. E' un principio antico quanto la medicina in quanto già presente nel metodo ippocratico. Una sostanza che provochi nell'organismo sano un certa malattia medicamentosa, è capace di curare la malattia naturale quando questa si presenti con la stessa sintomatologia. Solo in tal modo il rimedio (simillimum) potrà stimolare il dinamismo dell'energia vitale, deviato dallo stato di salute.
Sperimentazione pura.
E' il momento fondamentale dell'indagine omeopatica. Mentre l'allopatia sperimenta i suoi farmaci sugli ammalati o sugli animali di laboratorio, l'omeopata trae informazioni soltanto attraverso la sperimentazione, cioè quella che avviene sull'uomo sano con delle sostanze medicamentose pure, diluite e dinamizzate secondo il procedimento hahnemanniano. La sostanza è pura in quanto è utilizzato allo stato in cui è presente in natura, sia essa del regno animale che di quello vegetale o minerale.
La possibilità di ammalare con sintomi e segni precisi mentali, generali e locali, di tutte le sostanze che sperimentabili, offre la possibilità di curare l'ammalato secondo principio di similitudine. Infatti dalla sperimentazione pura traggono origine le Materie Mediche Omeopatiche. Hahnemann ci dice che attraverso la sperimentazione di tutte le sostanze di cui dispone la natura, si potrebbe arrivare un giorno arrivare a curare tutte le manifestazioni del miasma psorico, che affligge l'intera umanità.
Individualità morbosa.
L'uomo ammala in maniera unica con segni e sintomi che la sola sensibilità del medico riesce a percepire, siano essi locali, generali o mentali. In particolar modo questi ultimi e le modalità di tutti le manifestazioni soggettive del paziente, ne rappresentano il grado di sofferenza peculiare ed irripetibile ed indirizzano verso la cura del malato e non della malattia sconosciuta ed estranea, sostenuta soltanto da ipotesi eziopatogenetiche empiriche.
Individualità medicamentosa.
Il medicamento è capace di ammalare in modo artificiale l'uomo sano in un modo proprio e caratteristico, con sintomi comuni a tutti gli sperimentatori e con sintomi particolari, legati ad una particolare idiosincrasia di alcuni di essi (Keynotes).
Dinamismo vitale.
Negli esseri viventi l'energia vitale, o dynamis, regna sovrana in tutte le parti del corpo, condizionandone gli equilibri, nei processi di adattamento e di relazione con l'ambiente circostante. Durante una malattia è proprio questa forza vitale che si esprime con sintomi che dalla scienza medica vengono raggruppati in malattie e sindromi morbose quando vengano intaccate le funzioni di organo o di tessuto. La sola registrazione fedele di questi segni, nella loro soggettività, è l'unico modo che ci permette di conoscere la sofferenza del nostro ammalato, unico ed irripetibile.
Dose minima.
Il medicamento omeopatico ammala secondo principi altamente qualitativi, allo stesso modo guarisce quando utilizzato come rimedio, cioè somministrato secondo principio di similitudine. Attraverso la diluizione (potentizzazione) ed alla succussione (dinamizzazione) della sostanza, vengono slatentizzate delle energie nascoste, non espresse dalla stessa sostanza quando viene utilizzata a dosi ponderali. Un esempio tipico è quello del Licopodio, sperimentato da Hahnemann ai tempi in cui si utilizzava sotto forma di polvere inerte e che rappresenta ancora oggi uno dei più potenti rimedi trimiasmatici di cui la natura dispone.
Miasmi cronici.
La teoria miasmatica è di fondamentale importanza se si vuole conoscere l'individualità morbosa del paziente.
In tutte le malattie è soltanto il miasma nascosto che, una volta slatentizzato, agisce ammalando il paziente. La Psora con i suoi sintomi difettivi è la più antica diatesi cronica e rappresenta anche il principio di tutte le malattie; le successive modificazioni sono sopraggiunte soprattutto quando l'intervento medico, di tipo soppressivo, l'hanno modificata in manifestazioni di elevata malignità e con sintomatologia soggettiva sempre più attenuata (Psora nascosta).
Attraverso migliaia di generazioni e milioni di individui la psora si è così modificata, dalla malattia cutanea psorica ai molteplici disturbi di cui è oggi responsabile. Dalla Psora trae origine anche la Sicosi, che rappresenta nei suoi disturbi l'eccesso, le anomalie che scaturiscono da una iperattività disordinata, dalla localizzazione sicotica cutanea (vegetazione sicotica a cavolfiore), all'eliminazione blenorragica, a tutti disturbi scaturiti dalla loro soppressione.
La sifilis è un ulteriore modificazione in senso distruttivo di un energia vitale profondamente deviata, identificata originariamente come affezione venerea (ulcera sifilitica), è stata soppressa ed ha dato origine, seguendo un processo centripeto, a tutte le manifestazioni discrasiche del genere umano.
La sicosi del proprio essere si manifesta in una ricerca proiettata ed accentrata verso ciò esiste intorno a se stessi, il rapporto tra ciò che si può ottenere e ciò che si possiede.
La psora rappresenta invece la ricerca dell'uomo in se stesso, che resta però bloccata all'interno delle proprie pulsioni.
La Sifilis è la distruzione, la distrofia, il non essere, si identifica nell'ulcera venerea sifilitica ed è la paura, la negazione e la tenebrosità dell'esistenza. (T.P. Paschero).
Ortega rappresenta i tre miasmi rispettivamente con i colori azzurro, giallo e rosso. Come un artista che ricerca il tono del colore appropriato alla sua opera, così il medico unisce le proporzioni dei vari colori nella ricerca del tono miasmatico, il solo che conduca all'individuazione dell'unicità del suo paziente.
L'eccesso di grasso corporeo non ha solo conseguenze estetiche, ma ha anche importanti ripercussioni sul nostro stato di salute. Il sovrappeso può nel tempo asssociarsi a numerose patologie anche gravi, ricordiamo il diabete (aumento degli zuccheri nel sangue) ed i problemi a carico del cuore e della circolazione (ipertensione arteriosa, insufficienza cardiaca, infarto cardiaco ecc.). L'obesità facilità l'invecchiamento delle articolazioni (artrosi) e la formazioni di calcoli alla colecisti, mentre nelle forme gravi possono comparire anche dei sintomi di insufficienza respiratoria. L'obesità, la patologia da malnutrizione più frequente della società moderna, se un tempo colpiva le classi sociali più agiate, oggi coinvolge paradossalmente quelle con meno possibilità economiche.
L'accumulo di grassi nell'organismo è secondario ad apporti calorici superiori alle reali necessità dell'individuo, avvenuti per lunghi periodi di tempo. Tali calorie in sovrannumero sono necessariamente collegate ad una cattiva qualità oltre che alla grande quantità di cibo che normalmente mangiamo.
Inevitabilmente i cibi che costano meno, che sono più facilmente reperibili e più velocemente preparabili, sono anche quelli la cui qualità è senz'altro inferiore.
Quando parliamo di qualità del cibo ci dobbiamo riferire non solo alla freschezza ed allo stato di conservazione, ma anche al contenuto calorico.
Mangiare troppi grassi significa preferire la carne rossa e di maiale, gli insaccati (salame, mortadella, prosciutto, pancetta ecc.) le fritture o in modo eccessivo i formaggi e i latticini, significa cioè assumere del cibo molto calorico e poco nutritivo; lo stesso discorso vale se assumiamo grandi quantità di zucchero, sia che lo aggiungiamo al caffè, che quello contenuto nel cornetto del mattino o negli altri prodotti di pasticceria.
Al contrario un'alimentazione fatta con cibo nutritivo è quella dove la quantità di grassi e di zuccheri poveri (zucchero bianco) e ridotta al 5% o al massimo al 10%, dove gli zuccheri complessi, cioè i cerali (frumento, riso, orzo, miglio, avena, segale ecc. specie se integrali) sono al 50%, dove le proteine animali (da preferire il pollo ed il tacchino) e le proteine dei legumi (ceci, lenticchie, fagioli, soia ecc.) non superino il 15-20%, ed infine dove la verdura e la frutta di stagione (contenenti le vitamine, i sali minerali e le fibre, cioè tutti gli ingredienti fondamentali per una buona salute) raggiungano la quota del 30-35%.
Bisogna tenere in grossa considerazione che adottare un corretto regime alimentare è senza dubbio una sana regola di vita, una norma cioè fondamentale che può aiutarci a mantenere nel tempo una buono stato di salute ed un organismo più vitale e meglio attrezzato nei confronti delle malattie. Mangiare bene significa allontanare la possibilità di ammalarsi e quindi di assumere quei farmaci che il più delle volte anziché apportare dei reali benefici sono pieni di controindicazioni ed effetti collaterali.
Una dieta deve essere fatta da quelle persone in sovrappeso e da quelle che presentano determinati disturbi, ma tutti noi dobbiamo comprendere che non esistono terapie dimagranti rapide e facili e che l'obiettivo principale da raggiungere è la modifica dello stile di vita.
Il calo di peso che ci si può attendere varierà a secondo delle caratteristiche individuali e da tutto ciò che può scaturire da una approfondita visita medica e da un attenta analisi delle possibilità soggettive di intraprendere un certo tipo di dieta.
E' assolutamente sconsigliato l'uso di farmaci dimagranti (farmaci anoressizanti); è infatti universalmente riconosciuto nell'ambiente medico la loro modesta efficacia (effetto limitato nel tempo) ed i gravi effetti collaterali che provocano, quali palpitazioni, scompenso cardiaco, ipertensione arteriosa, fino alla dipendenza con gravi crisi di astinenza dovute alla loro sospensione.
Non esistono medicine sicure per dimagrire, diffidate da chi ve le prescrive!
CONSULTORIO MEDICO
DAMMontesanto
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