An article by Emilio Campanella (a dancer himself) about the Bill T. Jones Dance Company recent performance in Bologna.
Bill T. Jones & Arnie Zane Dance Company
all'Arena del Sole di Bologna
Dopo Roma la Bill T. Jones Dance Company, ha presentato il suo ultimo spettacolo all'Arena del Sole di Bologna dove abbiamo visto uno dei due programmi composto da quattro coreografie e molto equilibrato nell'alternanza dei pezzi.
SPOON (1980) è un pas de deux che può essere interpretato tanto da due uomini come da due donne; in questo caso due bellissime danzatrici, in nero lungo una, camicia bianca e pantaloni, l'altra, percorrono lo spazio scenico, seduttive e misteriose, in nervoso ed affettuoso dialogo; differenti episodi su musiche varie di Kurt Weill e altri.
LISBON (1996) il secondo brano, impegna tutta la compagnia al massimo della sua carica di simpatia e comunicatività; l'impegno tecnico è notevole e gli interpreti ne sono bene all'altezza, pur confermando l'impressione avuta in apertura, che l'apporto coreografico non sia particolarmente innovativo, pur avendo dalla sua una buona scelta di collages musicali e una carica di suggestione non indifferente; vero è che i materiali proposti sono di varia provenienza, oltreché facilmente riconoscibili.
ETUDE (1998) è l'assolo che il coreografo propone come propria unica presenza in scena (se si escludono i festosi saluti finali); ed è una presenza che si impone, la sua, di spalle, modellato dalle luci sulle prime note dell'andante dall'opera 135 di Beethoven: il movimento è fluido, lo spazio è riempito dalla sua energia; c'è una grande fragilità e una indubitabile potenza nel suo movimento; il personaggio è costruito con ironia e leggerezza, ed è, fra l'altro, come si trattasse di due persone in una; come una presenza costante accanto al danzatore, che lo accompagna; lo sostiene nel suo percorso, e abbiamo trovato un solo aggettivo possibile: commovente.
In conclusione SOME SONGS (1996) su canzoni di Jacques Brel in cui nuovamente interviene la compagnia, gli episodi sono diversi, le atmosfere cambiano e le varie personalità si definiscono grazie alle differenti complessioni e particolarità di movimento, con contrasti come in un pas de deux maschile, geometrico e lunare, fa da contraltare al gruppo che morbidamente si fa, si disfa, si trasforma, si accarezza, si lascia, si riprende...
Un successo molto caldo a conferma della comunicativa umanità del lavoro di Bill T. Jones che si rivolge a chiunque, danzatore o no, e specialmente colto nell'eterogeneità dei suoi danzatori, così differenti per le ragioni che abbiamo accennato; a ribadire come chiunque possa danzare ed esprimere in questo modo ciò che sente profondamente e dire/dare agli altri la sua gioia, il suo dolor, la sua carica vitale, l'angoscia della morte, l'accettazione del proprio destino
Emilio Campanella