Appunti 2

 

Crediamo nella movimentazione di intelligenze ed esperienze in un sistema di governo partecipato, nel quale obiettivi generali (non generici), strategie e modalità di verifica siano costruiti e concordati, e dove la motivazione ed il coinvolgimento degli operatori e dirigenti si ottengano esaltandone il ruolo di progettazione e di delega all’organizzazione dei servizi dati gli obiettivi di salute da raggiungere. Se è vero che la risorsa principale e insostituibile della sanità è quella umana, è doveroso a nostro avviso investire su di essa, basando la costruzione del sistema e dei suoi meccanismi di governo sulla partecipazione decentrata attiva ed intelligente, oltre che sensibile alle specificità dei territori e delle genti. Che non vuol dire anarchia progettuale, ma anzi mettere in campo capacità e cultura, entusiasmi ed emozioni, managerialità e professionalità.

Attualmente ci sembra che si rischi di affidarsi ad una pianificazione troppo centralistica, ed a parametri, indicatori e vincoli, tutti definiti a priori, a logiche di omogeneizzazione del territori, delle specificità, delle culture e degli assetti organizzativi. Invece che esaltarne il contributo in una logica "complessiva di governo!' ,sembra quasi paradossalmente che si tenti di distruggere i poteri locali e ci si basi non sulla condivisione degli obiettivi ma solamente sul controllo minuzioso non più della legittimità degli atti però sì dei contenuti specifici, delle scelte operative e del loro significato. Ogni comunicazione trasversale e difficile, ogni confronto operativo sembra quasi sgradito, ogni discussione su pratiche e modelli e attualmente assente e indesiderata o frettolosa o di maniera.

 

 

Non sembra in questa fase sufficiente per valutare lo sviluppo del "sistema salute" ripetere l'elenco della produzione legislativa (pure importante) come fosse un successo in sé e non subordinato alla verifica degli effetti prodotti. Il sistema stesso è oggettivamente lacerato dalla compresenza di statuti, norme contrattuali, posizioni e ruoli lavorativi, insieme del tutto arcaici ed ipermoderni.

Nella figura ad esempio dei Medici di Medicina Generale a cui tutti attribuiscono, sulla carta, un ruolo determinante, convivono i vecchi concetti base della medicina e della professione liberale, con i suoi privilegi di autonomia. La realtà è molto più simile a quella del lavoro autonomo nella sua versione ora generalmente indicata come di "lavoro coordinato continuativo", fragilizzato da un coordinamento burocratico e non progettuale, che non riconosce e non premia le componenti innovative ma solo quelle ripetitive, inerti e, appunto, burocratiche. Si passa dallo statuto di un professionista, che attua una sorta di "cooperazione individuale" a quella di lavoratore autonomo eterodiretto, che subisce la frustrazione di un'attività di lavoro per nulla differente da quella di un dipendente, se non per i maggiori oneri sociali e fiscali a essa collegati, e che reagisce a questa frustrazione con una ben debole lealtà verso gli obiettivi aziendali. Da ciò resistenze, inerzie, sprechi, frutto di un mix di culture da dipendenza da Ente Pubblico svincolate dagli obiettivi e da residui privilegi corporativi da liberi professionisti autonomi nelle scelte "scientifiche" dietro una deontologia svincolata dall’etica della responsabilità pubblica. Solo gruppi o singoli riescono a superare per propria iniziativa questo stato di fatto.

La componente socio-assistenziale (comunale) quasi sempre a basso contenuto tecnico vive ricca di difese burocratiche, coerenti con il rispetto acritico di un comando direttamente politico (il Comune, L'Assessore) non intermediato da competenze professionali forti a livello direttivo, sostituite tout-court da un funzionario responsabile, interprete dei voleri assessorili. L'interfaccia con l'aziendalità sanitaria è schermata da infinite barriere che privilegiano l'ossequio alla burocrazia sull’esercizio di un agire sinergico. Più "la Sanità" si razionalizza e definisce i suoì compiti, più l'Ente Comunale se ne allontana rafforzando le proprie modalità specifiche gestionali burocratico-politiche.

I controlli e le procedure di accreditamento sugli organismi privati riproducono lo frammentazione delle competenze, non essendo orientati a progetti-obiettivo o ad azioni programmate finalizzate in comune e che si avvalgano delle potenzialità positive del privato, ma limiti ad indicatori di struttura e di processo che non predefiniscono gli esiti desiderati cui il privato potrebbe largamente contribuire.