... sul Welfare comunitario nelle aree ad elevata integrazione socio-sanitaria
Il contenuto politico della riforma sanitaria varato con la Legge 502/517 del 1992, era basato sul convincimento diffuso che i disastri della malasanità sostenuti e documentati in quel periodo dai mass media e dalle centrali della spedalità privata , erano attinenti alla gestione pubblica della sanità ed era perorata la causa della privatizzazione come unico metodo di cura della sanità malata.
La commistione fra politica (partiti) e gestione delle istituzioni sanitarie era il motivo di fondo che delegittimando la politica avrebbe potuto consegnare la sanità all'efficienza del privato.
Con tangentopoli, la sanità, entro poi a pieno titolo nello scontro fra poteri giudiziari e politici e gli scandali o le disefficienze furono prese ad esempio dai giudici della corruzione, concussione, malversazione, della classe politica. Non a caso tangentopoli parte da una casa di riposo per anziani dove un'istituzione sociale e sanitaria era scoperta area di utilizzo delle risorse d'aiuto a fini privati e partitici.
L'implicazione poi continua di imprese private ed istituzioni pubbliche nel generare l'esteso fenomeno della corruzione e della inefficienza, fece attenuare fortemente l'idea che privato e simbolo di efficienza, ordine, pulizia gestionale ed il pubblico il contrario.
Veniva alla luce sempre di più che la differenza fra pubblico e privato nella gestione delle istituzioni sanitarie, non esisteva anzi era, perfettamente speculare sia nelle finalità che negli strumenti.
Il problema divenne così in modo più chiaro l'enorme area di spreco ed inefficienza e la necessità di porre un limite alla spesa sanitaria (governo della spesa) e di razionalizzare la stessa attraverso la scelta di criteri capaci di discernere ciò che era sostenibile e ciò che non lo era. Il criterio di sostenibilità e molto diverso da quello di efficacia, che ha caratteristiche prevalenti tecniche di solito opinabili, mentre quello di sostenibilità che ha carattere politico di scelte e decisioni.
E' stato a questo punto che e iniziata la fase che chiameremo della grande illusione, di eludere il carattere politico di scelta e decisione sulla sostenibilità, affidando la scelta e le decisioni ai tecnici pensando che la razionalizzazione, secondo criteri efficaci, della sanità potesse essere la medesima cosa delle decisioni politiche sulla stessa.
La grande rinuncia dei politici ad occuparsi di salute pubblica ha poi confinato le scelte nella sanità ai tecnici prevalentemente di estrazione amministrativa e quindi capaci solo a trasformare istanze tecniche specifiche in soluzioni amministrativo procedurali che venivano poi cedute in modo preformato al politico come "cose da assumere nelle decisioni" (il governo dei burocrati)
La vicenda dell'accreditamento come procedura obbligatoria, la fanatizzazione e assunzione a sistemi di controllo scientifico di strumenti costruiti come modalità di ricerca e sviluppo (D.R.G. C.U.F. ecc.); la selezione dei dirigenti basata sulla sperimentazione e applicazione di griglie valutative psicologico - attitudinali; la fioritura di una selva di consulenti - tecnici sul versante acontestuale manageriale/amministrativo con effetti devastanti di analfabetismo di ritorno, sulle organizzazioni e sul versante della ricerca e sviluppo si e prodotta la tendenza all'applicazione piatta di planning desunti dal privato o, quando va bene, dalla teoria dei sistemi, o da quelli statistico-osservativi. Tutto ciò sta esitando in una finta razionalizzazione di un'istituzione, quella sanitaria, che non essendo impresa (e quando lo diventa non e impresa di prodotto ma impresa etica), manca del motore indispensabile della verifica di planning (rischio, idea) e, soprattutto, tende ad eliminare i già scarsi metodi correttivi della falsificazione e consegna l'istituzione sanitaria alla sola variabile imperiale dell'economicismo, divenuto per questo, il prevalente elemento di costruzione a posteriori degli indirizzi burocratico - organizzativi nella sanità con ulteriore abbandono della cultura di ricerca - sviluppo - innovazione, compito precipuo oltre che etico della sanità.
L'epidemiologia stessa e divenuta la scienza delle risposte aggregate come paradigma di verità nelle frequenze a posteriori che validano soltanto il metodo statistico-numerico, non certamente la conoscenza/esperienza del fenomeno indagato. L’epidemiologia avrebbe dovuto essere un buon metodo per desumere dall'esperienza la giusta domanda da farsi indagando l'a-priori che la produce (esperienza) e aggiungere cosi piccoli tasselli di conoscenza, in un'area quella sanitaria, caratterizzata dalla prevalenza di cose che non si sanno rispetto a quelle che si sanno.
In definitiva assistiamo oggi per lo più ad una specie di mondo rovesciato, dove la rinuncia dei politici ad occuparsi di sanità per paura dei giudici li ha portati ad affrontare l'argomento della salute in modo tecnico, neutrale, oggettivo prendendo a prestito un lessico non loro e circondandosi in modo alienativo di tecnici asseverativi che dovrebbero servire ad evitare grane e a recuperare consenso. I tecnici, a loro volta, si sono affidati o trasformati in amministrativi consegnando l'organizzazione sanitaria ai nuovi burocrati.
La contraddizione apertasi con la spinta alla privatizzazione della sanità e chiusa, lasciando sul terreno macerie di ogni tipo con un'ulteriore spreco di risorse umane, professionali ed istituzionali. Si e raggiunto un governo della spesa basato nell'impoverimento degli operatori sanitari (il fattore produttivo) e sull'aumento del potere dei burocrati (fattore improduttivo - conservatore), sulla delegittimazione dei politici, sulla limitazione della libertà degli utenti e sulla propaganda dell'ideologia dell'efficacia (il feticcio del numero e dei poteri senza responsabilità ne sono il corollario concreto).
Nella nostra Regione tutto ciò e avvenuto in modo attenuativo perché non si poneva cosi chiara la contraddizione fra pubblico e privato (inesistente) sia, infine, perché molte spinte dal basso hanno indicato modalità operative e di cambiamento congrue.
In questa Regione il problema e divenuto in modo prevalente quello dei rapporti fra apparato tecnico - burocratico e politici, soprattutto quando la falsificazione tecnica ha, nella specie della razionalizzazione a qualità economicistica (cioè senza finalità), dovuto fare i conti con la medicina di Comunità (il territorio). Sino a quando il problema e rimasto circoscritto alla razionalizzazione dell'Ospedale, le opzioni tecniche parevano credibili; quando, invece, si e capito che tutto ciò rischiava di essere fine a se stesso e non si sarebbe collegato con il territorio e le politiche di salute, e scoppiata la contraddizione non sanabile fra apparato tecnico - burocratico e politici di comunità perché la razionalizzazione tecnica non ha tenuta all'interno di aree con scarsa produttività procedurale e influenzate direttamente dalle politiche. Si e tentato, e vero, di delimitare e circoscrivere le aree di intervento integrato fra sanità e assistenza, fra sociale e sanitario, ma si e cosi aperta una voragine cognitiva su quanto in questa Regione non era affatto chiaro neppure in passato. Ci siamo trovati di fronte a modalità di affrontamento del problema o in termini di istituzionalizzazione o in termini di abbandono, coperti da una ideologia separatoria di sanità e assistenza ed esortativa di integrazione praticamente impossibile per l'antiteticità delle scelte e dei dispositivi. La separazione fra sanità e assistenza sulle malattie cronico - degenerative non e infatti in discussione, semplicemente perché non e mai esistita se non come modalità istituzionali di separazione e scomposizione dei poteri e del consenso e l'azione che si vuole integrata non pub awenire se non a condizione che: