TORNA AL SOMMARIO


S. AMODEO, A. PANCHERI, C. SALANDIN

ULSS n. 14 Portogruarense - Dipartimento di Psichiatria

"Gli ateliers di attivita espressive nei nuovi servizi psichiatrici"

Le attivita espressive sono, in qualunque circostanza, modi per parlare di qualcosa che e radicato, spesso nascosto e "indicibile", nel profondo di una persona. Quale modalita di svelamento di se, pertanto, l'espressione artistica e profondamente affine alla pratica psicoterapeutica.

Nella lunga storia di rapporto tra arte e psichiatria e possibile individuare un percorso segnato dagli spazi in cui l'espressione artistica e avvenuta.

Nello spazio del manicomio, la funzione degli ateliers d'arte era soprattutto oggettivante: gli scopi erano la diagnosi del "malato di mente" attraverso le sue opere, l'osservazione fine del rapporto tra alcuni tipi di patologie e i concreti lavori artistici. Lo spazio soffocante dell'istituzione totale oggettivava il paziente, anche se, alla luce delle nostre attuali conoscenze, allora come oggi, l'arte mantiene la sua primaria funzione liberatrice e creatrice.

Nel periodo complesso, forte e delicato insieme, di passaggio dal manicomio ai nuovi servizi territoriali, lo "spazio" della cura e come esploso e si e dilatato: in questa fase sono gli operatori ad assumersi il carico di "dar parola" al malato, con la funzione di rompere barriere storiche, creare dei ponti, allentare la paura.

Ma oggi, nel nuovo spazio, comodo, non soffocante, contenitivo senfza violenza, dei nuovi servizi psichiatrici, questo "dar parola" al malato si e profondamente modificato assumendo una sua funzione principalrnente soggettivante.

  Gli attuali spazi arte-terapeutici per utenti dei servizi psichiatrici hanno la funzione di favorire l'espressione di aspetti del mondo interiore del paziente, di conseguenza avere funzioni catartiche, comunicative, relazionali e quindi specificatamente psicoterapiche, secondo i fondamenti teorici del modello psicodinamico. Atelier d'arte, dunque, come spazio intermedio, spazio transizionale, in cui l'arte e gioco.

La nostra esperienza, nata dalla riflessione sui gruppi di arteterapia, con pazienti psicotici lungoassistiti, ci porta a definire tale spazio intermedio anche come spazio di intermediazione, dall'assenza di oggetto alla relazione con l'oggetto, tappa di un percorso, tassello di un mosaico, esperienza, a tutti gli effetti, riabilitativa.

Lo scrivere, il disegnare, fare foto, recitare, manipolare la creta, hanno una funzione psicoterapeutica: avvengono in uno spazio che contiene e permette a cio che e nascosto di emergere e di essere accettato.

((I1 mondo della sofferenza mentale e, quasi per definizione, un mondo marginale da "osservare". Nella vita come in una recita, ricorda A. Artaud, lo spettacolo quotidiano si costituisce a partire dall'assunto che mentre alcuni debbono tacere (spettatori), altri possono esprimersi (attori). La ragione di uno spettacolo trova il suo maggiore impulso in quella tensione affettiva, diretta, esplicitata, che lega quelli che guardano a quelli che sono guardati. Solo all'espressione artistica e consentito di sovvertire quest'equilibrio) (W. Di Munzio).

I1 modello del nostro servizio si articola in molteplici luoghi di terapia, differenziati - ognuno definito per specifici modi e contenuti delle relazioni di cura - e integrati, una rete.

C'e un luogo per la crisi - come il Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura in Ospedale -, dove alla piu intensa rottura di identita e relazioni, familiari e sociali, possa corrispondere la piu assidua e costante presenza di contenimento, protezione e anche controllo.

C'e il luogo della protezione prolungata, una comunita - la Comunita Terapeutica Residenziale Protetta di Villanova - dove a persone e storie negate da decenni di manicomio e a persone piu giovani, ma gia segnate in profondita da molteplici scacchi familiari, sociali e anche terapeutici, si possa dare un posto da abitare, con nuovi oggetti, persone, ritmi di vita, per una ricomposizione e restituzione di senso e valore; l'occasione forse per rigiocare una nuova scommessa con se e col mondo.

C'e un Centro di Salute Mentale; contenitore di molteplici funzioni ed esperienze: da quelle piu private, piu esclusive delle terapie personalizzate ambulatoriali, agli incontri e scambi piu imprevisti e casuali, come a un mercato, in quella che ci piace chiamare la "banale quoti

  dianita" del Centro; dai momenti strutturati di gruppo per il confronto, la discussione, la verifica del senso del proprio stare nel Centro, allo sviluppo e ricerca di nuove forme comunicative negli ateliers d'arte; dalle pratiche di apprendimento o recupero di abilita manuali nei laboratori "come a scuola", all'assunzione di compiti, mansioni, responsabilita "come al lavoro".

E infine il territorio, luogo diffuso dell'operare, con le famiglie, con le istituzioni, con i posti di lavoro, i luoghi del vivere privato e collettivo.

Per riabilitazione intendiamo un complesso articolato di interventi di "ricostruzione di abilita perdute" o di "restituzione di abilita squalificate", finalizzati all'autonomia del soggetto, al suo reinserimento nella normale vita sociale e lavorativa.

In questi anni si e molto sviluppata quest'area di interventi, che e andata acquistando una sempre maggior centralita nell'economia dei nuovi servizi.

Interventi indirizzati da una parte a quella fascia di utenti vissuti per molti anni in manicomio; per i quali, patita l'esclusione istituzionale, la perdita di identita e storia, la rottura di ogni relazione familiare e sociale, riabilitazione ha significato, innanzitutto, restituzione di diritti perduti - civili, economici, ecc... -, ricostruzione e invenzione di nuovi contesti di vita - una casa da abitare, persone da frequentare -, recupero della capacita di aver cura di se e delle proprie cose, del proprio denaro, un reimparare a muoversi, fuori nel mondo, tra la gente.

E interventi, dall'altra parte, indirizzati a quel gruppo numeroso di utenti, spesso giovani, senza esperienza manicomiale, in cura da anni nei servizi. Giovani che abbiamo visto spesso ammalarsi e, giorno dopo giorno, non guarire. Che abbiamo visto approdare, a volte, a forme non troppo angosciate di esistenza, dove c'e ancora spazio - da proteggere, perche vulnerabile -, per relazioni familiari, sociali e di lavoro; oppure, da queste ritsi, con paura, come nell'impossibilita a sostenere incontri, confronti, affetti, quasi a ricercare - ultima disperata difesa - felicita e senso nella vana onnipotenza di un proprio mondo separato, autistico.

Riabilitare significa percorrere con ognuno di loro un cammino misurato sulle loro capacita e sui loro desideri, segnato da passaggi, tappe, esperienze intermedie. Un viaggio, dove si lasciano alle spalle le rassicuranti abitudini, pigrizie, per vivere l'emozione e la paura del distacco, il rischio del nuovo, l'awentura dell'inesplorato.

Con i nostri pazienti questo significa imparare di nuovo ad orientarsi nello spazio, a risentire il ritmo del tempo; significa recuperare il possesso degli oggetti, riscoprirne l'uso; significa abitare la casa, la casa in

  cui si e nati, la casa "Centro", la casa sociale; ma anche la propria casa interna, con le sue luci e ombre, con i suoi fantasmi, memorie e presenze.

Per i pazienti significa apprendere, imparare, sviluppare capacita e abilita intellettive e manuali; significa trovare il tempo dello svago, della vacanza e del gioco e anche il tempo da impegnare nel lavoro.

La riabilitazione si sviluppa cosi anche come un processo educativo, esperienza pedagogica; ma insieme esperienza intensamente relazionale.

Psicoterapia e riabilitazione sono, in un servizio, poli di una stessa attitudine curativa, dove l'accento sulla relazione col paziente dell'una si arricchisce con il rilievo dell'integrazione sociale dell'altra.

Queste funzioni, questi contenuti, vanno a delineare un modello di servizio costituito da una rete molto articolata di spazio, di cura, di occasioni di vita. Una trama su cui intrecciare solidi tessuti relazionali, favorevoli esperienze esistenziali.

Alla protezione e contenimento delle strutture residenziali (per noi ad esempio la CTRP di Villanova) puo seguire la liberta di giocare altri ruoli negli ateliers, nelle gite, nei soggiorni, nelle feste. A1 lavoro fatto su di se, rivolto al proprio mondo interno, al proprio ruolo di malato, sperimentato nei setting di terapia individuale e di gruppo, si aggiungono le attivita rivolte fuori di se, proiettate all'incontro e scambio col mondo, alla definizione di un proprio ruolo sociale (per noi ad esempio il lavoro agricolo a Fossalato, i laboratori di falegnameria, stampa, ceramica..., le convenzioni di lavoro, l'inserimento nelle cooperative, in un gradiente di progressiva integrazione sociale).

E sulla base di tale modello di intervento integrato, utilizzato nel nostro Dipartimento, che le valenze pienamente psicoterapiche delle espeAenze di arte-terapia si interconnettono a quelle di tipo Aabilitativo.

La possibilita di espAmersi attraverso l'uso di mateXali d'arte, infatti, che permettono di "saltare" la difficolta della parola, e spesso per il paziente psichiatAco espeAenza non solo confortante e liberatoria, ma squisitamente terapeutica. Nello spazio transizionale rappresentato dall'atelier e dall'arte, rispettoso dei tempi del paziente che puo espAmere e speAmentare le sue parti piu regredite e malate in un ambiente sicuro, attraverso la mediazione di un oggetto che prende "una forma" (che e sostanzialmente un "contenimento"), egli puo maturare sul piano delle sue capacita di relazione.

L'intervento arte-terapeutico ha percio valenze diverse nel percorso riabilitativo di ogni singolo paziente ed e strettamente legato a tutti gli altA interventi, da quello psicoterapeutico, a quello lavorativo, sociale, abitativo e familiare.

  E solo in un simile ambito di intervento integrato che l'arte-terapia acquista una sua funzione, di spazio intermedio, tra il servizio e l'esterno, che richiama la funzione vera del Centro di Salute Mentale come struttura intermedia che ci piace con Pazzagli considerare come "rinegoziazione" della latenza, in cui il gioco e la socializzazione extrafamiliare sono fondanti. Diversamente, il rischio che si corre e un rovesciamento del modello di atelier manicomiale, in cui l'attuale atelier potrebbe avere, stavolta come funzione latente, quella di "tenere occupati" (ossia "tener buoni") gli utenti dei nuovi servizi psichiatrici.

 


TORNA AL SOMMARIO