Associazione Culturale Teatro "Viola" - Roma
Creativita quotidiana e tecnologia straordinaria
Lavoro, da circa dieci anni, come operatrice culturale all'interno di programmi e progetti tesi allo sviluppo delle attivita creative in ambito educativo e riabilitativo (in scuole, centri di assistenza, ospedali psichiatrici) utilizzando diverse metodologie a secondo dell'utenza, delle condizioni e dei miei interessi del momento. Dal 1986 ho introdotto il video nel mio lavoro; creativita e tecnica e un binomio apparentemente non armonico ma che personalmente trovo di grande fascino ed estremamente efficace.
Con la parola creativita, (definizione, al dire il vero, ampia e poco restringibile in precise maglie linguistiche) vorrei indicare quel processo capace di coinvolgere molte facolta intime e di soddisfare diversi bisogni di comunicazione; un mezzo attraverso cui esprimere la propria individualita. Non a caso discipline come la pedagogia e la psicologia hanno largamente teorizzato l'uso di tecniche espressive. Gli operatori piu sensibili sanno che lasciare addormentare lo spirito creativo nel contatto con i bambini, con gli adolescenti e con i disabili rende piu complesso il processo di emancipazione sociale che questi individui devono compiere.
Eppure ancora oggi parlare di arte e creativita delle persone handicappate o psichiatrizzate, richiedere il diritto all'espressione e alla comunicazione per tutti, abili o disabili, produttivi o emarginati, sembra superfluo o utopico. Anche allargando lo sguardo a tutta la nostra societa, sembrerebbe che l'intera comunita occidentale abbia rimosso il bisogno di una personale "creativita quotidiana". L'atto creativo, in
teso come processo, implica un continuo alternarsi tra razionale e irrazionale, tra ricezione ed espressione, tra passivita ed azione e non un'attivita di tempo libero, prevedibile nei risultati e delimitata nel tempo, e facile quindi intuire che, questo processo mal si coniuga con i bisogni quotidiani di un mondo cosi complesso come quello in cui viviamo.
Eppure nella cultura tradizionale sono sempre esistiti gli spettacoli delle case del popolo o le recite parrocchiali, etc., attivita queste che, anche la dove soprawivono, o sono considerate di seconda categoria o spesso si sono trasformate in intrattenimenti turistici e commerciali. Le necessita produttive hanno invaso gran parte della nostra esistenza e gli spazi da dedicare al bisogno di creazione sembrano essere sempre piu limitati. Si potrebbe forse parlare di una sorta di impigrimento del processo creativo e la fabbrica dell'intrattenimento ne e un esempio lampante. Una continua delega che ci porta inevitabilmente ad essere fruitori di servizi e non costruttori di attivita'.
L'adesione ad un modello di esistenza efficiente e razionale, in cui ogni azione ha precisi spazi e tempi, ben definiti e separati ha operato un continuo e progressivo allontanamento della figura di chi agisce creativamente da chi ne fruisce, artisti e il pubblico. Ci troviamo in una civilta ricca e privilegiata ma che con difficolta contempla, tra le sue necessita, una creativita quotidiana, cioe al di fuori dai luoghi deputati dell'arte o di un preciso ruolo professionale.
I1 limite a questo personale spazio riflessivo e creativo, e amplificato quando si analizzano le attivita destinate all'infanzia, agli adolescenti e alle persone con difficolta fisiche e psichiche. Tutti i mezzi di comunicazione di massa ma in particolare la televisione, hanno conquistato una fetta importante del nostro tempo; molti bambini passano almeno due ore al giorno davanti alla TV, in sempre piu Centri assistenziali negli Ospedali ho notato che la televisione accesa supplisce la mancanza di attivita. Non credo pero che eliminare la TV possa risolvere il problema. La televisione ha, in molti contesti, sostituito quel retroterra comune tipico della cultura tradizionale, i personaggi televisivi sono noti ad insegnanti ed alunni, ai medici e ai pazienti, agli assistenti e agli assistiti, ai genitori e ai figli; oltre ad entrare nelle fantasie dei singoli, questi nuovi eroi, sono argomento di conversazione sul quale tutti matti o non matti hanno opinioni e impressioni da scambiare. Combattere contro questo odierno retroterra, personalmente, non credo aiuti il lavoro di integrazione sociale.
A questo proposito vorrei ricordare l'esperienza di due psicoterapeuti americani Joyce Mills e Richard Crowley, che lavorando con bambini si resero conto che i cartoni animati erano una delle poche attivita capaci di rapire l'attenzione dei loro pazienti per ore. Malgrado altri pedagogisti, considerassero i programmi di cartoni animati aggressivi e negativi, i personaggi dei cartoni e le loro avventure si rivelarono presto potenti simboli per la maggior parte dei bambini; facilmente utilizzabili come metafore viventi capaci di mostrare paure, ansie e conflitti nascosti. Determinati personaggi sono poi via via diventati importanti amici immaginari che accompagnavano e aiutavano i bambini durante la terapia.
Vorrei, inoltre, ricordare che la televisione, come il cinema o la radio sono solo mezzi, di cui, come per qualsiasi altro mezzo espressivo, si delega l'uso; appropriarsene si presenta come una straordinaria opportunita per sentirsi soggetti attivi, per comunicare con facilita anche a larghe fasce di persone e per scardinare le barriere dell'isolamento. L'introduzione delle nuove tecnologie nell'ambito della riabilitazione psichiatrica e una sfida importante che va raccolta e non rifiutata perche porta con se la possibilita di creare nuove forme di comunicazione capaci di adeguarsi alla realta multiforme che ci circonda.
L'immagine elettronica, utilizzata creativamente in ambito educativo e riabilitativo puo trasformarsi in uno straordinario strumento per sviluppare la capacita di collegamento: si vede, si sente, si percepisce.
Il linguaggio televisivo possiede una grande forza comunicativa, spesso ogni singola sequenza visiva e espressiva di per se; l'immagine anche quando non significa nulla comunica molto. I mezzi audiovisivi utilizzano i linguaggi analogici ed iconici, linguaggi che le persone con difficolta psichica spesso possiedono o possono con semplicita fare loro. Non subendo ma utilizzando creativamente e interattivamente le nuove tecnologie nel lavoro riabilitativo si possono aprire nuove possibilita per i singoli individui e aiutare la diffusione di una cultura dell'integrazione e del reinserimento.
Nel 1987 ho realizzato, con dei ragazzi del Centro per portatori di Handicap psichici adulti della USL RM2 di Forte Antenne, un video. Dopo molti mesi di interventi portati avanti da me e dalle mie colleghe con gli utenti e gli operatori del centro, si e sentita l'esigenza di dare forma a un prodotto finito. Era pero difficile trovare un mezzo espressivo dove tutti si sentissero ugualmente a proprio agio, sono persone che pur condividendo lo stesso spazio non hanno le stesse difficolta e quindi diverse sono le loro potenzialita creative. Tutti pero passavano molto tempo di fronte al televisore o a casa o al centro. Ho quindi deciso di lavorare con il video e "il gioco del televisore" e diventato velocemente una delle attivita preferite.
Dopo i primi interventi, durante i quali i ragazzi difficilmente riuscivano a trovare un loro proprio originale linguaggio e si susseguivano le imitazioni di questo e quel cantante o presentatore, ognuno ha individuato un suo modo di interagire con la televisione e di farne, per qualche mese, un individuale strumento espressivo. I1 video dal titolo "Arcipelago, ipotesi per un intervento artistico di sostegno" ha permesso ai ragazzi di partecipare ad alcune manifestazioni pubbliche, di conoscere e di farsi conoscere al di la della loro diagnosi psichiatrica.
A mio parere il video e la televisione, strumenti quotidiani per ogni categoria di persone, possono trasformarsi in un gioco "tecnicamente creativo" e ogni processo creativo che sfrutti i mezzi di comunicazione, in ambiti assistenziali, si inserisce in una nuova consapevolezza sociale e culturale, la stessa che ci permette di essere oggi qui a parlare di creativita' e non di farmaci.