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![]() NOTIZIE EST #6 - ALBANIA 16 dicembre 1997 "L'Italia è un paese europeo. E l'Albania ha bisogno esattamente di un protettorato europeo per ricostruire le proprie istituzioni. Se la penetrazione italiana nei nostri ministeri è capillare significa che è efficace. Dimostreremo di essere capaci di accettare "protezione" per diventare rapidamente un paese dell'Unione Europea", con queste dichiarazioni rilasciate il 10 dicembre al quotidiano di Roma la Repubblica il primo ministro albanese Fatos Nano ha formulato a chiare lettere la disponibilità del suo governo a sottomettersi a un vero e proprio protettorato italiano, e ha rincarato subito la dose continuando: "vogliamo puntare sullo sviluppo della capitale e delle città più importanti del paese e rimettere a posto palazzi, strade. Gli unici edifici ancora decenti qui sono quelli costruiti sotto il fascismo...". La dichiarazione è stata resa in un'intervista in cui Nano lodava l'operato del governo italiano nell'espulsione degli immigrati albanesi, espulsione che in Albania ha destato grande indignazione. Le sue parole vengono inoltre qualche giorno prima dell'attesa visita di Lamberto Dini a Tirana, con la quale il governo italiano stanzierà un finanziamento di 210 miliardi destinato all'Albania. L'uscita di Nano ha suscitato forti critiche in Albania e messo in agitazione i greci, che aspirano anch'essi a un'egemonia sul paese. Il giorno dopo l'intervista, una delegazione del PASOK (il partito socialista greco al governo) si è recata urgentemente da Nano e alla fine dell'incontro, durato a lungo, ha dichiarato solamente: "la Grecia vuole avere relazioni su basi uguali con l'Albania, lasciando da parte ogni egemonia o controllo da parte di un paese su un altro". "Un primo ministro anormale", "dichiarazioni irresponsabili e incontrollate" e "Nano si dimetta immediatamente" sono state invece le reazioni dell'opposizione di Tirana, mentre anche il presidente della repubblica Meidani ha preso le distanze dalle dichiarazioni di Fatos Nano. Negli stessi giorni è tornata sulle pagine dei giornali italiani, in seguito a un'inchiesta aperta dalla polizia albanese, la polemica relativa al fatto che impiegati dell'ambasciata italiana a Tirana prenderebbero "tangenti" per la concessione dei visti agli albanesi. La voce non è nuova e non riguarda solo l'ambasciata di Tirana: è risaputo da anni perfino il prezzo (tra 1 e 2 milioni a visto) e la cosa sarebbe confermata dal fiorire di "agenzie" che, dietro laute ricompense, riescono inspiegabilmente a fare avere nel giro di qualche giorno visti altrimenti di norma inottenibili. Il Ministero degli Esteri italiano tace e lascia parlare i responsabili dell'ambasciata che, evidentemente a corto di argomenti, giocano la carta del razzismo: "Eventuali traffici tra albanesi non sono di nostra competenza" dichiarano, alludendo al fatto che sarebbero i dipendenti di cittadinanza albanese dell'ambasciata a farsi corrompere da loro connazionali. Peccato che i dipendenti esteri delle ambasciate non abbiano alcun potere di decisione in merito alla concessione dei visti: il marcio va quindi cercato tra gli italiani, ma di inchieste non se ne parla nemmeno. (sulla base di materiali da: "La Repubblica", ATA, ENTER, "Corriere della Sera") |