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Questione macedone, sfruttamento dei lavoratori, privatizzazioni, destra e potere

Notizie Est n. 3

La questione macedone prepotentemente alla ribalta - Nel corso delle ultime settimane la questione macedone è tornata prepotentemente alla ribalta della vita politica e culturale bulgara. Decine di articoli, trasmissioni televisive e perfino un concerto, hanno ribadito quella che a Sofia è la tesi condivisa da tutte le forze politiche e che ricalca quella adottata dal regime semifascista di prima della guerra e da quello comunista fino al 1989: non esistono né una nazione macedone, né una lingua macedone e gli abitanti della Repubblica di Macedonia sono in realtà bulgari

Nel mese di ottobre la VMRO, erede dell'organizzazione dell'emigrazione macedone nella Bulgaria d'anteguerra, legata alla borghesia bulgara più reazionaria e autrice di numerose stragi, ha attaccato il rettore di una delle principali università del paese, quella di Veliko Tarnovo, reo di avere firmato un accordo di collaborazione con un'università macedone in due versioni: una in lingua bulgara e una in lingua macedone. Un'altra accusa è stata quella di avere accettato una clausola in cui si parla di una collaborazione "tra le due nazioni". Il Consiglio Accademico dell'Università riunitosi d'emergenza ha sconfessato il documento, revocandone la firma. E' da notare che la VMRO fa parte della coalizione di destra attualmente al governo e un suo esponente, il procuratore generale Ivan Tatarchev, è uno degli uomini più potenti della Bulgaria, legato a uno dei principali gruppi mafiosi del paese e al sindacato Podkrepa, molto attivo sul piano politico.

Qualche giorno più tardi, il quotidiano bulgaro "24 casa" ha pubblicato alcuni estratti di un documento redatto da membri dell'Accademia Bulgara delle Scienze, nel quale si afferma che la Bulgaria è l'unico paese che confina con un altro i cui abitanti sono della stessa nazionalità ("La Bulgaria è l'unico paese a confinare con se stesso", hanno titolato ironicamente i giornali di Skopje). Gli accademici intendono fare approvare il testo come "dottrina nazionale" dal Consiglio di Sicurezza Nazionale e, se possibile, anche da un voto in Parlamento. Pochi giorni dopo, il popolarissimo gruppo di comici "Kanaleto" ha organizzato nella Macedonia del Pirin (regione che fa parte della Bulgaria) un "Concerto per la Macedonia", trasmesso in prima serata dalla televisione. Nei prossimi giorni, infine, è prevista la tramissione, su uno dei canali della televisione di stato, di un lungo documentario in tre puntate "sul distacco delle regioni macedoni dalla Bulgaria all'inizio del secolo", prodotto da uno dei più importanti registi bulgari presso il centro audiovisivo dell'esercito.

Un più attento esame, tuttavia, rivela particolari ancora più inquietanti: l'Accademia delle Scienze bulgara ha cominciato a lavorare al documento sulla nuova dottrina nazionale già nel febbraio scorso (quando il governo socialista ha lasciato il posto al partito di destra ODS), mentre il rettore dell'università di Veliko Tarnovo aveva firmato l'accordo con i suoi colleghi macedoni già alcuni mesi fa, e più precisamente il 20 giugno di quest'anno, mentre solo a novembre è stato attaccato per averlo fatto. Tutto lascia quindi pensare che si tratti di una campagna dai tempi bene orchestrati e avallata dall'attuale governo. Va notato inoltre che l'ODS ha ottimi rapporti con la VMRO-DPMNE, il partito macedone all'opposizione nel parlamento di Skopje che i sondaggi danno vincente in caso di elezioni anticipate. Il segretario della VRMO-DPMNE ha di recente dichiarato: "Se vinceremo le elezioni miglioreremo le relazioni con la Bulgaria, dando una priorità speciale ai rapporti economici". I rapporti dell'attuale governo bulgaro con il partito del presidente macedone Gligorov, erede della Lega dei Comunisti di Jugoslavia come quello di Milosevic e quindi più legato alla Serbia, sono invece cattivi. Più di 20 progetti di accordi tra i due paesi rimangono non firmati in conseguenza delle divergenze sulle questioni linguistiche e nazionali. A sua volta, Skopje preme affinché la Bulgaria riconosca l'esistenza di una minoranza macedone all'interno dei suoi confini.

Ecco alcuni brani dalla stampa bulgara, per avere un'idea dei toni di questa campagna. Il regista Djulgerov, autore del documentario sul "distacco della Macedonia dalla Bulgaria", ha dichiarato in un'intervista al settimanale "Kapital": "Sono profondamente convinto della necessità di dare vita a un'arte che costruisca un'élite della nazione. La tragedia della nazione bulgara è quella di non avere un'élite. Non ci sono persone che si sentono chiamate a essere portatrici dei valori nazionali. [...] L'arte deve essere per le élite". Georgi Markov, direttore dell'Istituto di Storia dell'Accademia delle Scienze, ha dichiarato allo stesso settimanale (che ha pubblicato uno speciale sulla questione macedone): "Per noi è meglio che esista una Repubblica di Macedonia indipendente, piuttosto che una formazione che faccia parte di una federazione jugoslava sotto direzione serba o qualsiasi altra cosa". E ancora: "Dobbiamo essere molto avveduti, molto saggi. Non dobbiamo lasciarci prendere dall'emozione e dire: quelli dall'altra parte del confine sono bulgari fino a Ohrid [città macedone al confine con l'Albania, sull'omonimo lago - n.d.t.], sono loro che devono riconoscersi nazionalmente. Sì, ma questo possiamo dirlo qui, nella libera Bulgaria, mentre al di là del confine non si può. Non dobbiamo volere l'impossibile. Sono convinto, che nella Repubblica di Macedonia ci saranno dei cambiamenti politici, prima o poi si verificheranno. Allora arriveranno al potere altre persone, che riconoscono già oggi che la VMRO non è una qualsiasi organizzazione creata da macedoni qualsiasi, ma che in fondatori di questa organizzazione sono o bulgari, o macedoni con autocoscienza bulgara. [...] La cosa più importante è non tagliare i ponti con loro [i macedoni - n.d.t.]. Come fratelli maggiori, dobbiamo avere un atteggiamento più accondiscendente nei loro confronti anche quando fanno le bizze. Prima o poi capiranno che la salvezza è nella Bulgaria. [...] Quando il confine cadrà, le cose cambieranno immancabilmente". (Fonti: "Kapital", "Kontinent" / Sofia /, MILS, "Dnevnik" / Skopje /)

Mezzo milione di bulgari sottoposti a sfruttamento - Il maggiore sindacato bulgaro, il KNSB, ha pubblicato all'inizio di novembre uno studio (consegnato al governo e al parlamento) secondo il quale in 241 imprese statali viene violata sistematicamente la legislazione sul lavoro. Complessivamente, contando anche i dipendenti di imprese private, sono 450.000 i bulgari che lavorano in condizioni nocive o addirittura inumane. Tra i vari esempi, viene citato quello della ditta "Hastext", recentemente privatizzata. In ottobre, il direttore dell'azienda ha ordinato che le 140 operaie della ditta venissero chiuse a chiave nello stabilimento fino a quando non avessero portato a termine la norma di produzione. Dopo 24 ore buona parte delle "schiave" hanno perso i sensi. Nello stabilimento i turni di lavoro adottati normalmente sono di 12 ore.

Nella regione di Plovdiv, che è la seconda città della Bulgaria, il KNSB sta cercando di organizzare una disobbedienza civile generalizzata, per protestare contro le condizioni di lavoro nella ditta "Cajka", di recente privatizzazione. Qui, il nuovo proprietario ha diminuito lo stipendio mensile dei 750 operai da 175.000 lev a 100.000 lev (100.000 lire). Inoltre, l'ispezione sanitaria ha rilevato 7 casi di malattie professionali con rischio di invalidità permanente. I livelli di rumore nello stabilimento sono tre volte superiori alla norma, mentre sono state rilevate concentrazioni di piombo e benzina superiori a ogni livello di sicurezza. Il sindacato intende organizzare a partire da lunedì un'azione di protesta congiunta di tutte le ditte controllate dal proprietario della "Chajka", nonché scioperi di solidarietà nelle aziende fornitrici e in altre aziende della regione.

(Da: "Kontinent")

Invece dello stipendio, buoni di privatizzazione - Il premier Ivan Kostov e il sindacato KNSB hanno deciso di liquidare gli stipendi non pagati da alcuni anni mediante buoni di privatizzazione, con i quali i lavoratori potranno acquistare sul mercato azioni di imprese. I debiti accumulati da imprese statali nei confronti dei lavoratori ammontano complessivamente a 140 miliardi e riguardano principalmente i settori dellle costruzioni, dei trasporti e del turismo, della metallurgia e dell'industria alimentare e del tabacco. (Da: "Kontinent")

Via alle privatizzazioni in grande stile - Durante il 1998 verrà privatizzato circa il 38 per cento della proprietà nazionale, fino a portare al 70% la percentuale dell'economia in mani private. Gli incassi previsti sono di 665 milioni di dollari, mentre le relative spese ammonteranno a 5,4 milioni di dollari. Secondo l'opposizione, si tratterebbe tuttavia di una svendita, perché il settore energetico, da solo, varrebbe complessivamente 15 miliardi di dollari. Le imprese più interessanti (come il colosso chimico Neftohim) faranno parte di un elenco speciale di imprese che verranno vendute a fronte di uno sconto sul debito estero da parte delle banche creditrici (su richiesta del FMI e della Banca Mondiale) e non verranno quindi immesse sul mercato liberamente come le altre. Il programma di privatizzazione verrà in parte gestito da consulenti occidentali. (Fonti: "Kapital", "Kontinent")

Kostov: "Basta con il gas russo!" - In un incontro con gli studenti dell'Università di Sofia (che con le loro manifestazioni dell'inverno scorso hanno aperto la strada al nuovo governo di destra) il premier bulgaro Ivan Kostov ha dichiarato di volere rompere il monopolio di Mosca sulle forniture di materie prime alla Bulgaria, collegando il sistema di trasporto del gas del paese a quelli dell'Unione Europea che trasportano gas dalla Norvegia e dal Turkmenistan. Le trattative del governo bulgaro per il rinnovo del contratto con il gigante del gas russo "Gazprom" si trascinano ormai da mesi senza giungere a una soluzione. A ottobre, inoltre, tra Russia e Bulgaria c'è stata una grave crisi diplomatica per il mancato invito dei russi alla conferenza internazionale sui Balcani meridionali, svoltasi a Sofia. (Fonte: "Kontinent")

L'ODS verso la creazione di una nuova classe media - In un interessante articolo, il settimanale di Sofia "Kapital" analizza la strategia regionale del nuovo partito di governo, che ha appena terminato di consolidare il proprio potere a livello centrale. Dopo avere rilevato come il BSP (Partito socialista bulgaro) precedentemente al governo, fosse governato da un'élite di leader regionali, i cui conflitti hanno in pratica portato alla disgregazione delle strutture centrali, il giornale prevede che l'ODS, il partito di destra al governo, avrà meno problemi a risolvere il conflitto centro-periferia (illustrando una dinamica comune a molti altri paesi dei Balcani): "Nell'imminente ondata di privatizzazioni, una parte molto importante del processo consisterà nell'acquisto delle imprese da parte dei rispettivi manager. Il potere reale delle strutture locali di ogni partito consiste nella possibilità di imporre delle strutture direttive per ogni azienda locale. L'aspetto che rende unica l'attuale situazione, è che in molti dei casi i capi delle imprese più piccole potranno partecipare alla privatizzazione delle loro aziende. Il governo ha di recente modificato la legislazione in merito, in modo tale che le strutture locali del partito di governo potessero divenire gli arbitri che decidono chi entrerà a fare parte della nuova élite del business. [...] La principale differenza tra l'ODS e il BSP nei rapporti tra centro e strutture locali, risiede nell'atteggiamento rispetto alla filosofia di transizione e nell'accesso alle decisioni economiche e alla proprietà. Quello di cui i socialisti evidentemente avevano paura, era di perdere l'appoggio di parte delle "élite rosse" locali, che sarebbero diventate proprietarie attraverso i vari meccanismi della privatizzazione. Gran parte dei loro rappresentanti, in occasione delle successive elezioni avrebbero appoggiato il partito politico che promette tasse più basse e stabilità economica e non quello che propone di spendere i loro profitti per programmi sociali. Si tratta di una contraddizione obiettiva. Molti businessman "rossi" avrebbero conservato il loro colore solo fino al terminare della privatizzazione. Questo, naturalmente, riguarda anche i businessmen "blu" [il colore dell'ODS - n.d.t.], ma in teoria il problema per la destra è decisamente più semplice. Gli interessi del BSP e le leggi della transizione semplicemente non potevano coincidere. [...] Il processo di transizione a una società moderna è in sostanza un processo di trasformazione del business in qualcosa che non ha colore. I rossi che già detengono un notevole interesse economico, e buona parte dei blu, che ne hanno anch'essi di ben definiti, varcheranno il ponte dall'accumulazione primitiva del capitale alla creazione di una classe media".

(selezione e traduzione a cura di Andrea Ferrario)