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NOTIZIE EST #45 - BULGARIA/SERBIA/MACEDONIA
16 maggio 1998

BULGARIA: LOTTE SINDACALI E REGIME AUTORITARIO

Sofia
Continua la dura linea repressiva del governo bulgaro contro i lavoratori del proprio paese, linea che nei giorni scorsi ha causato una prima vittima. Da circa due settimane decine di membri del Sindacato autonomo dei macchinisti bulgari stanno conducendo a Gorna Orjahovica, nel centro del paese, uno sciopero della fame, accampati in una tendopoli intorno alla stazione della città. I macchinisti chiedono la riassunzione di alcune decine di loro colleghi licenziati per avere scioperato nel marzo scorso e che ora si trovano sotto processo per "sciopero illegale". Gli scioperi di marzo erano stati indetti dal sindacato autonomo senza l'appoggio dei due sindacati riconosciuti dallo stato, la KNSB (ex-comunisti) e la KT Podkrepa (anticomunisti) ed erano pertanto stati dichiarati illegali. Il ministro dei trasporti Kraus aveva rifiutato ogni trattativa con gli scioperanti (che chiedevano aumenti di stipendio e la riorganizzazione del sistema ferroviario), minacciando licenziamenti e un intervento della magistratura, minacce che si sono in seguito concretizzate. Lo stesso Kraus rifiuta ora di condurre qualsiasi negoziato con i macchinisti in sciopero della fame e minaccia ulteriori licenziamenti e nuove denunce alla magistratura. La sua posizione ha avuto come conseguenza un fatto tragico: il padre di uno dei macchinisti in sciopero della fame si è suicidato alcuni giorni fa per la disperazione di fronte al probabile licenziamento del figlio, unica fonte di reddito dell'intera famiglia. Proprio il giorno prima, il premier Kostov aveva dichiarato che "il governo non recederà dalla sua posizione, nemmeno se vi dovessero essere dei morti". Negli stessi giorni, il governo bulgaro ha dato disposizioni agli ospedali della zona affinché negassero l'assistenza sanitaria gratuita ai macchinisti in sciopero bisognosi di cure. Nella stessa città è in corso un'altra iniziativa di protesta dei 1216 lavoratori dell'azienda elettrica "Energosnabdjavane" che protestano per le sanzioni di 100.000 leva mensili (corrispondenti a 100.000 lire, cioè praticamente uno stipendio medio) inflitte ai dipendenti dell'azienda per "scarsa produttività". Oltre a queste sanzioni, la direzione dell'azienda ha detratto dagli stipendi dei lavoratori i danni subiti per furti di energia elettrica i cui responsabili non sono stati identificati.

Negli ultimi mesi in Bulgaria si sono fortemente intensificate le lotte sindacali, di fronte alle quali il governo ha risposto regolarmente con misure repressive. A marzo la polizia aveva violentemente picchiato i lavoratori del complesso chimico "Plama", che avevano bloccato una linea ferroviaria per chiedere il pagamento degli stipendi arretrati. Tra marzo e aprile avevano scioperato anche i marinai della flotta fluviale del Danubio, i quali, come i macchinisti delle ferrovie, sono stati licenziati e denunciati alla magistratura. La loro richiesta era semplicemente quella di vedersi pagare gli ultimi tre mesi di stipendi non corrisposti.

La durezza della risposta del governo bulgaro è in realtà un segno di debolezza. A un anno dal suo insediamento al potere con maggioranza assoluta in parlamento, il governo della SDS (partito anticomunista, facente parte dell'Internazionale democristiana) è riuscito unicamente a fermare l'iperinflazione, mentre tutti gli altri indicatori economici continuano a essere in calo. Nonostante questo il governo gode dell'appoggio occidentale per l'impegno che dimostra nel rimborsare il proprio debito estero, che assorbe attualmente l'88% del Prodotto Nazionale Lordo.

Per rafforzare il suo potere gia' ampio, ma non ancora sufficientemente stabile,, inoltre, la SDS ha deciso di riprendere una soluzione politica già adottata a suo tempo dalla dittatura fascista d'anteguerra: gli abitanti dei comuni sotto i 4.000 abitanti non potranno più eleggere i loro consigli comunali e i relativi sindaci, che verranno invece nominati d'autorità dal governo centrale. La Bulgaria ha un'ampia densita' di popolazione rurale, tradizionalmente orientata a sinistra. In molti centri rurali minori ci sono state negli ultimi anni vere e proprie rivolte contro la politica di scioglimento forzato delle cooperative agricole adottata dalla SDS, in un caso addirittura con l'intervento dell'esercito. I comuni con un numero di abitanti inferiore a 4.000 sono in Bulgaria ben 5.000 e quindi, oltre a ottenere un fondamentale strumento di controllo politico, il partito di destra riuscirebbe anche a trovare "un posto" a migliaia di suoi funzionari.

Kragujevac

Sono in sciopero della fame anche gli operai dello stabilimento per la produzione di armi "Oruzar" di Kragujevac, il principale centro industriale della Serbia. Gli operai protestano perché da due mesi non ricevono gli stipendi e perché lo stato non paga il proprio debito di 68 milioni di dollari nei confronti dell'azienda.

Skopje

La SSM, la confederazione dei sindacati ex-comunisti di Macedonia, minaccia di ritirarsi dal Consiglio socio-economico presso la presidenza della repubblica, se verranno approvate le nuove norme sui rapporti di lavoro. Tali norme prevedono, tra le altre cose, la possibilità per i datori di lavoro delle piccole imprese di non rispettare i contratti collettivi di settore e per tutti i datori di lavoro di licenziare fino a 20 dipendenti, oppure il 20% dei propri dipendenti nelle grandi imprese, per "eccedenza tecnologica". Ai lavoratori viene inoltre negato, in tale caso, il diritto di ricorrere in tribunale. Il sindacato dei metalmeccanici ha adottato una posizione ancora più dura e minaccia di ricorrere alla Corte Costituzionale.

(fonti: "Kontinent", "Nasa Borba", "Nova Makedonija" - selezione a cura di A. Ferrario)