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![]() NOTIZIE EST #18 - GRECIA SCIOPERI E CONFLITTI POLITICI IN GRECIA Le misure economiche che il governo greco intende adottare per entrare a fare parte dell'Unione monetaria europea si scontrano con le proteste dei lavoratori e causano spaccature all'interno delle forze politiche. Nell'imminenza del voto su una serie di misure economiche, mirate alla piena integrazione della Grecia nell'Europa di Maastricht, i dipendenti statali hanno organizzato a fine gennaio uno sciopero generale di 24 ore che ha completamente paralizzato il paese, bloccando trasporti e uffici pubblici. Le leggi contro le quali hanno protestato i lavoratori prevedono tra le altre cose la limitazione del diritto di sciopero. Le proteste sono proseguite anche localmente nei primi giorni di febbraio, come per esempio è avvenuto nella capitale Atene, dove è stato organizzato uno sciopero dei trasporti pubblici e si è tenuta una grande manifestazione davanti al parlamento. Sono scesi sul piede di guerra anche gli agricoltori, che da alcuni giorni effettuano blocchi di protesta sulla principale via di comunicazione del paese, l'autostrada Atene-Salonicco, ma il premier socialista Simitis sembra indisponibile a scendere a compromessi. Gli agricoltori chiedono un abbassamento dei prezzi delle materie prime per la produzione (combustibili, semenze, fertilizzanti) e condizioni più vantaggiose per la produzione e per il credito, protestando contro le nuove politiche economiche dettate dall'intenzione del governo di Atene di aderire all'Unione Monetaria Europea. Secondo le ultimissime notizie reparti antisommossa della polizia greca si trovano già in Tessaglia, dove le proteste sono più vive, mentre il governo si starebbe preparando a un intervento per sgombrare le strade bloccate. Il voto del 3 febbraio sulla riforma del settore pubblico e del sistema fiscale proposta dal governo ha portato a un'approvazione risicata della nuova stretta economica, passata con 142 voti contro121. Sono stati tuttavia dieci i deputati del PASOK (il partito socialista al governo) che si sono rifiutati di votare le antipopolari leggi, mentre ben sette deputati del principale partito dell'opposizione di destra, Nuova Democrazia, si sono astenuti, facilitando così il compito del governo. Mentre i dirigenti del PASOK, almeno ufficialmente, non sembrano essersi preoccupati più di tanto delle defezioni nelle proprie fila, visto il successo comunque ottenuto in questa occasione, la presenza dei sette "traditori" all'interno di Nuova Democrazia ha portato ha una pesante spaccatura all'interno della forza conservatrice. La Commissione di Controllo ha espulso dal partito tre suoi membri di primo piano ed ex-ministri dell'ultimo governo di destra, Suflas, Manos e Kontoianopoulos, mentre gli altri quattro membri che non si erano adeguati alla linea del partito sono stati sospesi. Il presidente del partito Mitsotakis ha pesantemente attaccato il nuovo giovane leader di Nuova Democrazia, Karamanlis (figlio dell'ex-presidente della repubblica) accusandolo di metodi non democratici. Karamanlis gli ha risposto di essere pronto ad altre espulsioni di dissidenti per salvare l'unità del partito. Uno degli espulsi ha tuttavia già dichiarato la probabile creazione di un nuovo polo di destra, ottenendo subito l'adesione di un'altra forza dell'opposizione di destra, il Partito Liberale. (da "Nova Makedonija", gennaio e febbraio 1998) ATENE, LA MACEDONIA E UN'EVENTUALE GUERRA IN KOSOVO Secondo il quotidiano greco "To Vima" questa settimana si terrà ad Atene una riunione di importanza eccezionale riguardante la questione macedone, in merito alla quale il ministro degli esteri greco Pangalos ha convocato nella capitale l'ambasciatore greco a Washington, così come il rappresentante permanente all'ONU, Zaharakis, che partecipa direttamente alle trattative per il riconoscimento del nome ufficiale della Repubblica di Macedonia. Lo scopo della riunione sarà quello di informare il governo in maniera approfondita in relazione agli ultimi sviluppi delle trattative greco-macedoni che proseguono a New York e, inoltre, di raggiungere un accordo sugli ulteriori passi da intraprendere, di discutere delle conseguenze del probabile intervento militare americano contro l'Iraq, nonché di valutare la posizione di Washington riguardo agli ultimi sviluppi nei Balcani. La questione del riconoscimento del nome della Macedonia è stata esaminata alla luce di un possibile improvviso peggioramento dei rapporti tra serbi e albanesi nel Kosovo. Alle parole preoccupate delle varie missioni europee recatesi di recente in Kosovo, si sono aggiunte le ultime valutazioni di Washington, che ormai non nasconde più il fatto che il Kosovo sia prossimo a un'esplosione. Ad Atene, inoltre, si guarda con preoccupazione al rafforzamento dei contingenti militari e di polizia operato in Kosovo la settimana scorsa, mentre anche le posizioni della leadership albanese della regione potrebbero cambiare radicalmente se Rugova dovesse risultare perdente o comunque indebolito nelle ormai imminenti elezioni per la "presidenza-ombra" del Kosovo, che si terranno il 13 marzo prossimo. Il governo greco è particolarmente preoccupato per il fatto che in caso di un conflitto nel Kosovo il flusso di profughi si dirigerebbe verso sud. Non solo, ma con il flusso di profughi il conflitto si potrebbe diffondere anche in Macedonia, soprattutto nelle aree abitate da albanesi, come quella di Tetovo. La destabilizzazione della Macedonia potrebbe avere conseguenze enormi per l'intera regione e per questo il governo greco si è proposto di fare da mediatore tra Milosevic e Rugova, senza però vedere accettata la propria offerta. (da "Nova Makedonija", 15 febbraio 1998) SEMPRE PIU' ATTIVI I NEONAZISTI GRECI di Trajko Mircevski Chi sono i giovani mascherati che in una città di svariati milioni di abitanti, come Atene, lanciano minacce e seminano il terrore contro chi non la pensa come loro? La Grecia è un paese nel quale, a fianco delle minoranze, vivono e lavorano nell'illegalità, secondo i dati più recenti, circa 800.000 stranieri. Nel paese c'è un ritorno di xenofobia, che vede l'attivizzarsi di numerose organizzazioni terroristiche note e meno note, che vogliono prendere il potere nelle loro mani a svantaggio degli stranieri, di chi non è greco e delle classi più basse. Una di queste organizzazioni, della quale fino a ora si è scritto pochissimo, è l'organizzazione neonazista "Alba dorata". "E' assolutamente inammissibile e inconcepibile che in un paese democratico come la Grecia, membro dell'UE, le autorità consentano l'esistenza ufficiale di un'organizzazione che altrove sarebbe vietata," ci ha raccontato in un'intervista Ilias Zafiropoulos, segretario dell'organizzazione per il rinnovo del Partito Comunista Greco. L'obiettivo delle aggressioni dei nazionalisti greci, alle quali ha dedicato una certa attenzione solo il giornale Eleftherotipia, sono soprattutto gli immigrati dall'Albania, dalla Turchia, dalla Nigeria e da altri paesi. Durante le crudeli spedizioni, mirate non solo contro gli stranieri, ma anche contro coloro che li aiutano in Grecia, vengono utilizzati tutti i mezzi, a cominciare dalle armi da fuoco, fino ai coltelli e alle spranghe di ferro. L'organizzazione esiste ormai da un anno e ha un suo fuhrer - Nikos Mihaloliakos, che ha molto chiaro quali sono gli scopi di "Alba dorata": "Ci siamo trasferiti in nuovi uffici, in modo tale da avere sotto controllo i marciapiedi del centro di Atene", ha detto un anno fa. Il loro battaglione d'assalto forse non era molto più di una piccola banda qualche anno fa, ma con il passare del tempo si è trasformato in una organizzazione molto pericolosa. "Alba dorata", secondo i dati raccolti, ha compiuto dal 1992 più di 50 aggressioni nelle regioni di Atene, Salonicco, Patrasso, Komotini e Hania, a Creta. Nelle aggressioni vengono applicati i metodi classici degli squadroni mussoliniani: attacchi fulminei con armi, coltelli e spranghe, mutilazione della vittima e rapida fuga. "Alba dorata" tuttavia ufficialmente rifiuta di assumersi la paternità delle aggressioni, anche quando gli esecutori sono suoi noti membri. Mentre le autorità ufficiali e la polizia assumono posizioni poco chiare nei confronti delle aggressioni, attribuendone le paternità agli anarchici o ad organizzazioni terroristiche, gli organi di stampa neonazisti hanno opinioni molto chiare. Le pagine del settimanale "Alba dorata" abbondano di articoli a sostegno delle spedizioni di propri membri e dell'impiego delle armi da fuoco. Lo stesso vale per un altro giornale neonazista vicino ad "Alba dorata", "Contrattacco", che loda le azioni dei "battaglioni d'attacco". Così se la prendono con gli immigrati e con chi li aiuta i giornali vini all'organizzazione: "Invece di rimanere passivi di fronte al loro vergognoso cammino, che porta alla distruzione della patria, noi agiamo per primi e gli facciamo cambiare idea. Non c'è ritorno dalle nostre strade, le strade della natura, della forza e della storia umana. Sparite dai nostri occhi o vi annienteremo come scarafaggi..." Ma la cosa più assurda è la reazione delle autorità, che si mostrano del tutto tolleranti verso gli atti di violenza. Non solo, ma alcune forze politiche, non si limitano semplicemente a evitare di pronunciare ogni condanna, ma addirittura offrono ai neonazisti di collaborare. Il deputato Karacaferis, membro del maggiore partito di opposizione, Nuova Democrazia, ha definito "Alba dorata" una "nuova speranza, che può essere di completamento per le attività del nostro partito". Chiedendosi alcuni giorni dopo chi sono i giovani mascherati, il deputato ha addirittura affermato che si tratta della futura destra di Nuova Democrazia. I neonazisti, attraverso le loro azioni violente spingono al linciaggio degli stranieri e delle persone che hanno meno diritti, facendosi allo stesso tempo fautori dell'idea di una nazione pura. Nel fare questo, tuttavia, dimenticano l'enorme numero di loro connazionali, secondo alcuni dati fino a 7 milioni, che vivono loro stessi la condizione di emigrati nei più svariati paesi del mondo. (da "Nova Makedonija", febbraio) |