Documento CSOA fantasma - 1 luglio 1996
Analisi generale: dove è nato il C.S.O.A. fantasma
Bergamo, in generale la bergamasca, risultano ormai essere uno dei territori in cui, più che in altri, il concetto di pianificazione territoriale non sembra avere alcun diritto di cittadinanza.
Le leggi regionali depianificatorie Verga e soprattutto Adamoli (2 aprile '90 n. 23) si sono inserite al meglio nella realtà bergamasca caratterizzata dal facile connubio istituzioni / ceti imprenditoriali (che nell'affarismo spregiudicato unito al notevole opportunismo politico hanno da tempo il loro punto di forza). La città si ä negli ultimi anni pensata e realizzata sull'esclusiva logica del profitto: un esempio tra tutti l'operazione "Triangolo" in Via Palma il Vecchio (per di più così improvvisa e sconsiderata che comportò la distruzione di vecchie fabbriche di indubbio valore storico architettonico insieme a un tratto di mura trecentesche). Si è determinato sul territorio un saccheggio devastante e un sacco urbanistico operato da immobiliari e banche cresciute come funghi, causando l'attuale concentrazione del terziario, non da ultimo causa dei gravi problemi di traffico e di inquinamento.
Le vie, le piazze e i luoghi di socialità sono sempre pió finalizzati a questa logica che con la sua invasività si è efficacemente opposta (fino ad ora!) ai bisogni di relazione, socialità, libera comunicazione di dimensione collettiva degli spazi.
L'attuale giunta di centro sinistra (sic!) sta facendo della continuità con le ultime giunte una sua prerogativa. In questo senso ci sembra significativo il modo con cui si continua ad affrontare il tema dello scalo merci e delle aree industriali interne all'ambito urbano. Nel primo caso con lo spostamento a Montello dello scalo ferroviario (progetto interporto) al fine di valorizzare la aree urbane che oggi occupa e i terreni a sud della città (ci piacerebbe proprio sapere di chi sono le attuali proprietà di queste aree!). Nel secondo caso tramite la forzosa deindustrializzazione di ampi complessi dismessi da rivalorizzare con l'irrazionale e spesso non pianificata (tramite le varianti alle previsioni del P.R.G.) collocazione delle strutture industriali nel territorio extra cittadino. Visto che questa giunta si picca di avere anche qualche ex intellettuale di impostazione marxista, che si ripassi le conseguenze e i contrasti del disarmonico rapporto tra città e campagna!
L'edificio occupato in Via Legrenzi è incluso all'interno di uno dei PIR accolti dall'amministrazione comunale e dalla Regione Lombardia in base alla legge Adamoli, e che prevede la realizzazione di una struttura residenziale associata ad un grosso complesso commerciale (ipermercato) che porterà ad un'ulteriore devastazione del tessuto del commercio minuto dei limitrofi quartieri accelerando il loro scadimento a zone di puro dormitorio, per non parlare della diminuzione degli spazi di socialità che in qualche maniera (sic!) il piccolo commercio garantisce.
Resta il fatto che non è possibile accettare la forzosa concentrazione delle attività commerciali a vantaggio di unico imprenditore.
E questo sarebbe il PIR approvato ad usi sociali in risposta alle richieste del comitato di quartiere di Redona! Che il comitato accetti la logica del contentino di un piccolo spazio a suo uso e consumo ci sembra una scelta grave e strategicamente perdente per gli interessi della totalità degli abitanti del quartiere. In questo senso il C.S.O.A. Fantasma si sente solidale con essa e invita a non accettare, come è già avvenuto in passato, una divisione fittizia tra le componenti sociali del quartiere.
La pratica dell'autogestione
Bergamo è un luogo dove la socialità è sostituita dalla logica del profitto e dall'accumulo del capitale; i bisogni radicali delle donne e degli uomini di ritrovarsi e di fare attività insieme, di manifestarsi nella propria umanità vengono annullati o ricondotti in ambiti istituzionalizzati, sistematicamente repressi, e al loro posto imposti surrogati commerciali: consumo di beni, di divertimenti, di sesso e di cultura.
Bergamo è affogata nel cemento della speculazione, delle banche, dall'alienazione nel lavoro, del divertimento commercializzato: ormai ci si realizza solo nella spirale lavoro-consumo-lavoro.
Questa non è umanità. Noi non ci stiamo. Noi siamo uomini e donne.
L'esistenza del CSOA fantasma ä la concretizzazione della consapevolezza che vivere come tali significa pensare, agire e muoversi in antagonismo alla logica del profitto.
Da qui la necessità di avere luoghi dove esprimerci liberamente, manifestarci, entrare in relazione con gli altri e realizzare le nostre singole potenzialità. Gli "adulti", integrati e disillusi, ci accusano di essere una massa amorfa e allo sbando. Ma che cosa ci viene proposto e permesso? Bar, oratori, discoteche: andateci voi in questi luoghi nei quali i ruoli sono prefissati e dove viene rinnovato l'istupidimento propugnato dalla scuola, dai mass media e dal lavoro.
Ci vogliono trasformare in avidi consumatori e impersonali lavoratori.
Ebbene, noi vogliamo altro: luoghi autogestiti in cui sperimentare attività che offrano a menti, corpi e anime una chance di vita, tentando di dare adito all'esistenza individuale crescendo dentro le proprie possibilità; ci opponiamo al cinismo della coscienza ufficiale, stanca e scoraggiata, che gioca al realismo e si appella alla "necessità. Forse noi "ancora incapaci di capire" possiamo porre le domande giuste.
La parola autogestione sta dando adito a diverse interpretazioni: si va dall'autogestione delle fabbriche che interagiscono con il mercato, a chi svolge il lavoro in proprio e quindi si "autogestisce", fino a chi gestisce un salone automobilistico e quindi pratica "l'auto-gestione".
Noi con questo termine intendiamo una pratica di gestione di un luogo o di una struttura non gerarchica che parte dal basso: i partecipanti si riconoscono nell'assemblea generale dove vengono prese tutte le decisioni ricercando con il dibattito e il confronto sulle proposte il consenso unanime dei soggetti coinvolti. Nell'assemblea generale, ciascuno nella propria individualitÖ esprime idee, bisogni, proposte, problemi, obiettivi senza delegare a due o tre persone la propria voce; l'Assemblea non concede deleghe, non riconosce "capi": in questo modo e grazie alla scelta di adottare le decisioni all'unanimità si instaura un continuo confronto che oltre che a generare una crescita politica garantisce l'autoresponsabilizzazione nel trovare soluzioni comuni e nel far vivere il luogo autogestito.
Pertanto l'autogestione ä una forma di autorganizzazione in cui individui associati decidono collettivamente e senza la sottomissione ad alcuna ipotesi esterna le loro attività comuni, primario momento di lotta contro la struttura produttiva e sociale capitalistica, come progetto di riappropriazione e di autodeterminazione degli spazi lasciati alla speculazione edilizia, per svolgere esperienze al di fuori del controllo esterno dei partiti, delle istituzioni e delle autoritÖ costituite.
Legalità/illegalità
Troppo spesso la legalità ä la condizione delle compatibilità sociali sulla base dei rapporti di forza sociali al fine di stabilire da parte di "chi sta sopra" i limiti dell'agire di chi "sta sotto".
Senza lanciarci in disquisizioni tra ciò che èlegale e ciò che non lo è, vogliamo portare un esempio concreto.
I due centri sociali occupati attualmente a Bergamo non sono i primi in assoluto. Alcuni anni fa venne occupato in cittÖ il CSOA Kasello. L'occupazione è avvenuta in seguito all'emergere di una situazione assai disdicevole: infatti mentre si raccoglievano firme e si chiedeva da anni all'amministrazione di reperire un posto per realizzare un centro sociale autogestito e ricevendo risposte ambigue sulla mancanza di disponibilità, si scoprç che in Via de' Caniana un ex casello ferroviario di proprietà comunale era stato affittato ad una associazione di ex combattenti per la modica cifra di L. 50.000 l'anno.
Per carità, nulla di scandaloso, l'amministrazione ä libera di affittare i beni collettivi che gestisce a chiunque e per la cifra che desidera, rispondendone poi magari ai cittadini, ma si dava il caso che questa associazione d'arma raggruppasse i reduci di una particolare arma: i volontari fascisti della repubblica di Salò.
Ora, come è noto, non una legge dello Stato, ma bensì un articolo della Costituzione vieta espressamente di ricostituire il disciolto partito fascista o associazioni che ad esso si richiamino.
Il comune di Bergamo aveva invece addirittura ceduto a questi signori una sede da sempre negata a molti altri cittadini.
L'indignazione portì all'occupazione dell'immobile e prese vita il CSOA Kasello che fu sgomberato dopo pochi giorni.
La conclusione dell'aneddoto ä la parte che qui ci interessa: alcuni occupanti furono denunciati per aver violato una legge dello stato, processati e condannati, mentre i nostri gloriosi ex combattenti fascisti, il Sindaco, l'assessore e l'amministrazione comunale che avevano concesso i locali in sfregio alla costituzione non hanno subito nessun tipo di conseguenze.
Un'altra riflessione da fare è che c'è una bella differenza tra chi compie un atto illegale per un tornaconto personale (tangentopoli) e chi occupa uno spazio per sollevare un problema politico-sociale e ne rivendica la soluzione.
Quasi tutti quanti i partiti oggi chiedono a gran voce il ritorno alla legalità da parte degli occupanti dei centri sociali: noi ci chiediamo con quale faccia tosta questi eloquenti conoscitori e paladini del diritto chiedano a noi di rispettare una legalitÖ che sono di fatto i primi ad ignorare.
Questa città è di fatto un groviglio di illegalità reiterate: quanti contenitori di servizi comunali - a partire dallo stadio- sono a norma nella nostra città? Forse nemmeno palazzo Frizzoni, però nessuno intende chiudere questi spazi per questo motivo!
I gruppi consiliari di Forza Italia e della Lega nord sono quelli che con maggior accanimento continuano, attraverso i locali organi di informazione - completamente al loro servizio visto che i nostri comunicati sono immediatamente censurati - a ribadire la necessità di risolvere innanzitutto il problema della legalità violata. Ahimè noi e i bergamaschi non siamo così ingenui da non capire che tutto ciò ha solamente il sapore di una strumentalizzazione politica. Chiediamo se sia peggio violare la legge occupando uno spazio in disuso da anni, sistemandolo con il proprio lavoro e convertendolo in un luogo di aggregazione e di socializzazione dove fare iniziative di interesse pubblico, con l'esclusivo principio di annullare totalmente ogni forma di guadagno economico, oppure violarla attuando politiche che abbiano come unico obiettivo l'arricchimento di un'unica persona o di un partito a scapito dei conti pubblici.
Parlando quindi di legalità si segua la nota parabola: ognuno non indichi il fuscello negli occhi degli altri se nei propri non vuole vedere la trave; non è una minaccia, ma un consiglio amichevole.
Cosa vogliamo dire è semplice: in questa città non accettiamo lezioni di legalità né dall'amministrazione, né dalla magistratura, né dalle forze dell'ordine, tanto meno se la lezione la si vuol dare a colpi di lacrimogeni e manganelli.
Conclusioni e richieste
Il CSOA fantasma è nato in solidarietà allo sgombero violento subito dal CSOA ex-mab di Seriate e sorge volutamente su un'area destinata a sicura speculazione edilizia, fino a prima dell'occupazione elettiva zona di smercio e spaccio di sostanze stupefacenti: situazione di illegalità su cui i nostri solerti censori dell'ordine di cui sopra non hanno mai sprecato un secondo della loro attenzione.
Una delle prerogative della gestione del centro è stata fin dall'inizio l'allontanamento degli spacciatori e il divieto, tramite manifesti e opportune iniziative dirette, di ogni forma di spaccio.
In quasi quattro mesi di occupazione il CSOA fantasma non ha mai ricevuto lamentele da parte dei residenti, intavolando un buon rapporto con lo scarso vicinato, né ha creato problemi di ordine pubblico (anzi è stato oggetto di un gravissimo attentato, che ancora oggi il Sindaco, e solo lui, mette in dubbio), ha invece offerto un luogo veramente alternativo di aggregazione dove le molteplici attività ricreative e culturali (proiezioni gratuite di film, lezioni di danza e corsi di lingue altrettanto gratuiti, concerti, cene sociali, dibattiti e laboratori) hanno trovato riscontro nella numerosa partecipazione.
E' inoltre per dar voce agli abitanti del quartiere e a tutti i cittadini che riconoscono l'importanza del progetto avviato, che il CSOA fantasma ha organizzato al di fuori del centro una raccolta di firme: 850 raccolte in sole tre serate sono una risposta provocatoria alla petizione pro-sgombero (vedi l'Eco di Bergamo del 10 giugno) certamente promossa da chi su quest'area aspira a realizzare l'ennesima occasione di speculazione economica (centri commerciali, annessi e connessi).
Per questo chiediamo:
- La rinuncia da parte di Sindaco, prefetto, questore a qualsiasi idea di sgombero dei centri sociali;
- Che l'amministrazione ridiscuta completamente il devastante PIR sulla zona di Via Legrenzi e che nell'ambito del nuovo P.R.G. riapra completamente la discussione con tutto il quartiere sul futuro di quest'area. In particolare sulla possibilità che gli ampi spazi liberi da costruzioni siano usati a miglioramento dei carenti standard di verde del quartiere (giardini pubblici, spazi verdi per bambini e anziani, ecc...).
Come primo passo la convenzione tra comune e privato, se approvata, deve essere immediatamente congelata;
- Chiediamo inoltre che al CSOA fantasma vengano allacciati i servizi essenziali (acqua ed elettricità) di cui ancora oggi è privo nonostante il mucchio di promesse fatte dal comune.
Chiamiamo tutti i giovani, gli studenti, gli operai, i democratici, gli intellettuali alla partecipazione e alla difesa degli spazi conquistati e a mobilitarsi sulle tematiche sopra enunciate. Invitiamo tutti ad appoggiare la Resistenza di chi intende opporsi all'attuale stato di cose di questa città
Un FANTASMA ormai si aggira per questa città
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