Fermiamo l’aggressione imperialista in Kurdistan
Il Kurdistan e’ la più grande nazione del pianeta priva di un proprio stato: oltre 30 milioni di abitanti divisi tra Turchia, Iraq, Iran, Caucaso e Siria. Ai kurdi e’ sempre stata negata l’indipendenza, nonostante che nel 1919 con il Trattato di Sevres, le potenze vincitrici occidentali - dopo il disfacimento dell’Impero Ottomano - avessero stabilito la formazione dello stato kurdo. Dal 1984 nel Kurdistan turco, ove vive la maggioranza della popolazione kurda, e’ in corso la lotta armata di liberazione guidata dal PKK, Partito dei Lavoratori del Kurdistan, che si contrappone al genocidio pianificato ad opera del regime fascista turco. Tale genocidio si esplica nella distruzione dei villaggi (3500), nella soppressione di ogni organo di informazione critico, nella tortura diffusa degli oppositori politici, nell’avvelenamento dei pozzi e delle riserve di acqua, nell’imprigionamento di circa 10.000 militanti politici, nell’uccisione degli stessi all’interno delle carceri, nella “sparizione” sempre piu’ frequente di uomini e donne colpevoli solo di alzare la voce di fronte alla barbarie di uno stato sterminatore. Tutto cio’ avviene con la complicita’ di USA, Germania, Italia, Francia e altri paesi occidentali che riforniscono di armi l’esercito turco e ne garantiscono l’appoggio politico ed economico. I motivi per I quali si nega l’autodeterminazione al popolo kurdo sono: di ordine economico, essendo il Kurdistan turco ed iracheno ricchissimo di risorse del sottosuolo, in primis petrolio, poi oro, uranio, gas, nonche’ di grandi corsi di acqua (Tigri, Eufrate), fonte essenziale per l’agricoltura in tutta la regione; di ordine geopolitico, essendo il Kurdistan di nodale importanza in un’area calda in cui l’imperialismo (NATO) ha il suo baluardo proprio nella Turchia; di deterrenza, essendo la guerriglia condotta dal PKK un pericoloso esempio per le masse oppresse di tutto il Medio-Oriente, oggi sotto il giogo di varie tirannie, per le quali la lotta del popolo kurdo potrebbe essere un punto di partenza per la liberazione. Se la Turchia attua una politica di terrore contro i kurdi, non e’ da meno l’Iraq del sanguinario tiranno Saddam Hussein, che ad Halabja, nel 1988, ha compiuto il piu’ grande massacro chimico della storia, a danno dei villaggi kurdi, e che continua ad opprimere I kurdi cooperando con la Turchia contro il PKK, sfruttando la divisione tra le fazioni di Talabani (PDK) e Barzani (PUK), loschi figuri collaborazionisti che rappresentano gli interessi feudali delle loro rispettive famiglie, utili burattini nelle mani dell’imperialismo che nel “divide et impera” ha da sempre uno dei suoi punti di forza.
 Una guerrigliera kurda in azione
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Di fronte a tale spaccato, e’ compito di tutti i comunisti rilanciare e rafforzare la concreta solidarieta’ internazionalista, al fianco del popolo kurdo in lotta e della sua avanguardia riconosciuta: il PKK. Alla denuncia delle atrocita’ dl regime turco, gia’ condannato piu’ volte dall’ONU, da Amnesty International e da alti organismi internazionali, bisogna affiancare un a vasta campagna di boicottaggio del turismo in Turchia, principale fonte economica del paese, i cui proventi sono totalmente reinvestiti nella controguerriglia e nel genocidio, e nel boicottaggio delle armi che dall’Italia raggiungono il Kurdistan con il loro carico di morte (Oto Melara, Borletti e altre). Il Kurdistan e’ il Vietnam del 2000 e riveste una rilevanza strategica per tutto il movimento comunista mondiale. Le lotte del sud del mondo e quelle che si sviluppano nel cuore della metropoli imperialista sono legate da un filo rosso, che dobbiamo stringere sempre piu’, perche’ la liberazione del proletariato dalla barbarie capitalista possa avvicinarsi.
“ E se fossimo capaci tutti di unirci in modo da rendere piu’ forti e decisi nostri colpi e ancora piu’ efficace l’aiuto di ogni genere ai popoli in lotta, come sarebbe grande il futuro e quanto sarebbe vicino!” (Ernesto Che Guevara)
Proletari Nella Metropoli