genere Drammatico
qualità ••• tematica •••
erotismo ••
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Franz Biberkopf è un giovane, grossolano omosessuale che lavora
a Monaco alla meno peggio in un baraccone di un luna park come "Fox, la
testa parlante". Quando il proprietario viene arrestato e condannato
a due anni di prigione, Franz rimane senza lavoro. Per fortuna vince
una grossa somma di danaro, 500.000 marchi, alla lotteria. Diventato
improvvisamente ricco, riesce ad entrare in un giro d'alta borghesia.
Si innamora di Eugen, figlio di un piccolo industriale che, all'inizio
realmente interessato a lui, cerca di cambiarne modi e mentalità
per adeguarlo alla sua nuova condizione sociale. Al contrario Fox
è riluttante e, non accettando quei nuovi comportamenti, vuole restare
così com'è.
Intanto il suo patrimonio inizia ad assottigliarsi grazie a spese decisamente
eccessive: un lussuoso appartamento arredato con mobili antichi, una macchina
sportiva, un viaggio in Marocco. Come se non bastasse, Eugen lo convince
ad investire 100.000 marchi nella traballante fabbrica dei padre.
Poco alla volta il rapporto fra i due si guasta, fino alla rottura
completa. Eugen caccia Fox, il quale scopre che un contratto da lui firmato
fa si che il suo danaro vada tutto all'amante. Umiliato e disperato,
Fox si suicida ingerendo Valium nella metropolitana. Alcuni ragazzini
gli rubano i pochi spiccioli rimasti nelle tasche.
UN FILM PARTICOLARMENTE IMPORTANTE NELLA storia del cinema gay.
Quando uscì (in Italia apparve, con deplorevole ritardo, solo nel
1981) colpì molto per il ruolo primario che vi riveste l'omosessualità,
come di rado si era visto. Il pubblico gay si spaccò in due:
mentre alcuni videro nella storia di Fox un amarissimo condensato di ciò
che spesso accade nella realtà, altri la criticarono, stupiti del
fatto che un tale attacco provenisse proprio da un regista che non aveva
mai nascosto i propri gusti (il film è peraltro dedicato a «Armin
e tutti gli altri», ossia a Armin Meier, il suo amante morto suicida).
Fassbinder, per difendersi, sottolineò come la storia non fosse
strutturata sull'omosessualità del protagonista. Ad onta di
ciò, è evidente che essa vi giochi un peso non indifferente:
il fallimento di Fox acquista maggiore forza proprio per la natura del
suo legame con Eugen, forse perché in alcuni rapporti omosessuali
è più facile che vi siano risvolti di danaro o perché
chi è omosessuale si butta con maggior abnegazione fra le braccia
di chi ama.
Il film è comunque, innanzitutto, una denuncia amara sul cinismo
della classe borghese, contrapposta all'ingenuità delle classi più
basse. Tutta la storia risponde alla logica, purtroppo implacabile,
della legge del più forte: quando Eugen comprende che Fox potrà
essere una preda appetibile per le sue mire, non avrà nessuna pietà
verso di lui. Nel suo ruolo di più forte, sia come persona
amata e quindi in grado di ricattare l'altro sia perché oggettivamente
più scaltro, Eugen approfitta dell'amante, diventando responsabile
di fatto della sua morte. Una visione certamente populista e decisamente
manichea, in cui tutti i ricchi sono avidi e senza cuore e i poveri sprovveduti
ed incapaci di gestirsi, il cui rassegnato fatalismo fa riflettere e lascia
aperto il dibattito sull'opera.
Questa ha però una sua innegabile validità ed un'autenticità
di linguaggio che ne accresce l'amarezza: lo spettatore rimane annichilito
di fronte all'ineluttabilità del destino di Fox, impersonato dallo
stesso regista, che dichiarò di essersi identificato nel personaggio
totalmente strozzato dalle ciniche spire della società.