| tit.originale | Encore (Once more) |
| regia, soggetto e sceneggiatura | Paul Vecchiali |
| fotografia | Georges Strouve |
| musica | Roland Vincent |
| interpr. e pers. | Jean-Louis Rolland Louis - Fiorence Giorgetti Sybèle - Pascale Rocard Anne-Marie Nicolas Silberg Yvan - Severine Vincent lmmondice - Patrick Raynal Frantz - Michel Gautier Michel |
| origine | Francia, 1987 |
| durata | 87' |
| genere | Drammatico |
qualità •••• tematica ••• erotismo ••
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Louis è un agiato borghese, sposato con Sybèle e padre
di Anne Marie, che ha con lui un rapporto particolarmente morboso.
Dopo molti anni di matrimonio va a vivere per conto proprio poiché
si accorge di non desiderare più la moglie. Un anno dopo incontra
in metropolitana Yvan e lmmondice, due clochard che lo attraggono per la
loro libertà.
Va a vivere con loro e conosce Franz, che lo seduce immediatamente.
Louis rimane affascinato dalla sua sicurezza e se ne innamora perdutamente
ma invano, perché Franz non sopporta legami di sorta e lo respinge
con decisione. Louis, affranto, tenta il suicidio.
Per lui inizia una nuova vita; bazzica ambienti omosessuali e cambia
in continuazione partner, Nel frattempo ricomincia a frequentare i familiari:
va al matrimonio di Anne Marie e riallaccia un buon rapporto con Sybèle,
che ha trovato un nuovo compagno.
Proprio la moglie gli raccomanda di fare attenzione all'Aids, la nuova
malattia di cui si parla tanto. Ma Louis non fa attenzione: pur continuando
ad amare Franz, insiste in una vita promiscua, non prendendo nessuna precauzione.
Si ammala di Aids. Accetta il corteggiamento di Michel, che da
tempo era invaghito da lui, e comincia un rapporto di coppia.
Sarà Michel a stargli vicino quando muore, mentre Louis invoca
fino alla fine il nome di Franz.
IL FILM È STRUTTURATO IN MANIERA RIGOROSA. È diviso
in dieci segmenti, girati con piani sequenza, ciascuno di nove minuti (ma
l'ultimo è un po' differente, quasi la morte esiga un trattamento
a sé), che coprono dieci anni. Tocca allo spettatore ricostruire
le ellissi del racconto, aiutato dal fatto che la vicenda si svolge sempre
in ottobre, nel giorno dei compleanno di Sybèle.
Un impianto evidentemente calcolato e di stampo teatrale che, se a
volte appare artificioso, si riscatta attraverso l'eccellente interpretazione
degli attori e la sapiente regia. E soprattutto attraverso l'evidente
messaggio: come ha detto lo stesso regista «non è un film
sull'Aids ma sull'amore, anzi sulla paura d'amare». In effetti
la malattia, pur presente ed incombente, non è che sussurrata con
elegante distacco, senza scene strappalacrime. In compenso l'assunto
è ben chiaro: ad un certo punto nella vita Louis smette di fingere
con se stesso, alla ricerca di una nuova identità. Per questo
si interessa tanto ai due clochard (uno dei quali si chiama Immondice,
ad evidenziare il distacco dal mondo ovattato di prima), che per lui rappresentano
la libertà agognata.
Ma Louis cerca anche sentimenti che lo coinvolgano totalmente, in un
desiderio di amare che si concretizzerà in Franz e che invece non
lo vedrà ricambiato, unico tra i personaggi. Da qui l'invito,
espresso anche attraverso le canzoni (fra le quali quella che a cui si
rifa il titolo) che esorta tutti ad amarci di più e ad affrontare
la vita con entusiasmo, in ogni sua sfaccettatura. Comprese quelle
negative, come lo stesso Aids che va accettato con fatalismo, come un prodotto
della vita stessa (anche se l'affermazione di Louis, che rifiuta ogni precauzione,
ha fatto giustamente rabbrividire non pochi).
Un messaggio che si impone chiaramente, e a volte anche sgradevolmente,
attraverso la freddezza stilistica, una durezza nel linguaggio (si pensi
alle offese di Louis a Sybèle) e le stesse vicende raccontate, che
hanno peraltro il pregio di non lasciare spazio a descrizioni retoriche
o scioccanti della malattia.
Le scene di sesso sono quasi inesistenti, ma i luoghi canonici di battuage
sono resi verosimilmente.
Dello stesso regista:
Corpo a cuore, 1978