| regia | Salvatore Piscicelli |
| soggetto e sceneggiatura | S. Piscicelli, Carla Apuzzo |
| fotografia | Emilio Bestetti |
| interpr. e pers. | lda Di Benedetto Immacolata - Marcella Michelangeli Concetta - Tommaso Bianco Ciro Pappalardo - Lucio Allocca Pasquale |
| origine | Italia, 1979 |
| durata | 90' |
| genere | Drammatico |
qualità ••• tematica ••• erotismo •••
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In un degradato centro della provincia napoletana, Immacolata, sposata
con un uomo grossolano e violento, vive di stenti. Per tacitare un
creditore gli prostituisce la figlia, con fatalistica rassegnazione.
Arrestata, conosce in carcere l'operaia Concetta, dal carattere deciso
quanto taciturno.
Tornate in libertà, le due iniziano una relazione: vanno a vivere
assieme, sfidando apertamente la mentalità chiusa e retrograda del
luogo. Dopo un primo periodo in cui tutto sembra andare per il meglio
il rapporto però si incrina: infatti mentre Concetta è disposta
a rinunciare a tutto, rompendo totalmente i ponti con la vecchia vita,
Immacolata non è convinta fino in fondo delle proprie scelte, tanto
da accettare la corte di Ciro, un rozzo camorrista che le promette di aiutarla
finanziariamente.
Grazie ai soldi di Ciro, Immacolata riesce ad avviare un esercizio
di macelleria, trovando una certa serenità economica. Concetta
sembra accettare forzatamente la situazione, dopo che ogni suo sforzo per
riguadagnare l'esclusivo amore di Immacolata finisce nel vuoto. Ma
in un momento di furia, dopo averla supplicata di tornare a vivere assieme,
la uccide.
È IL PRIMO LUNGOMETRAGGIO DI UN REGISTA DI VALORE che in
seguito si è perso nei meandri del cinema italiano.
Il film, che vinse al Festival di Locarno, quando uscì colpi
molto sia per la sconvolgente crudezza della storia, che si ispira ad un
episodio reale di cronaca, sia per le scene erotiche di greve e corposa
fisicità. Piscicelli l'ha ambientata in un desolato paese
alle porte di Napoli, dall'aberrante degrado: un universo sottoproletario
in cui le persone tirano avanti con ogni mezzo, senza farsi scrupoli, in
una bassezza morale che purtroppo è diventata endemica e, sembra,
senza nessuna possibilità di riscatto.
In questa sconvolgente realtà la storia di Immacolata e Concetta
assume caratteristiche quanto mai originali. Le due donne riescono
a loro modo ad imporre il loro modus vivendi, resistendo ai pregiudizi
e alle cattiverie altrui grazie alla loro forza, indispensabile per sopravvivere:
si pensi alla risolutezza di Immacolata che manda il marito a dormire in
cucina per convivere con Concetta ed è incurante di ciò che
ne può pensare il vicinato.
Ancora, il rapporto non si caratterizza nei consueti termini di forza/debolezza
perché le due donne, pur vivendo il loro amore in maniera diversa,
appaiono ambedue dotate di una forte personalità, temprate da una
vita che le ha forgiate duramente. A scatenare la folle gelosia di
Concetta è invece il fatto che Immacolata non abbia saputo resistere
all'opportunità di migliorare la vita a prezzo dell'amore che le
unisce.
Immacolata e Concetta (in realtà lo stesso nome, quasi a voler
rimarcare come siano due facce di una stessa medaglia) sono protagoniste
di un amore assoluto, ma condividono con gli altri personaggi una certa
aggressività (portata evidentemente all'esasperazione nel gesto
efferato di Concetta), una sorta di generico rancore verso quella serenità
agognata ma di fatto irraggiungibile e, paradossalmente, una rassegnata
apatia. Certo è che tutti vivono ogni pulsione con famelico
istinto, che dentro di sé non esclude la possibilità del
gesto folle.
Le due protagoniste sono bravissime, in particolare Ida Di Benedetto
che qui si rivelò ad un vasto pubblico con un'interpretazione altamente
drammatica e non retorica, che si adegua allo stile di Piscicelli quanto
mai asciutto e franco.
Dello stesso regista:
Le occasioni di Rosa, 1981