| tit. originale | Making Love (tr. lett. Fare l'amore) |
| regia | Arthur Hiller |
| soggetto | A. Scott Berg |
| sceneggiatura | Barry Sandler |
| fotografia | David M. Walsh |
| musica | Leonard Rosenman |
| interpr. e pers. | Michael Ontkean Zach Elliot - Harry Hamlin Bart McGuire - Kate Jackson Claire - Wendy Hiller Winnie Arthur Hill Henry |
| origine | Usa, 1982 |
| durata | 107' |
| genere | Commedia |
qualità ••• tematica ••• erotismo •
video Fox Video
Los Angeles. Zach, un medico giovane ed affermato, e Claire, responsabile
dei programmi di una rete televisiva, sono sposati da otto anni.
La loro è un'unione affiatata e almeno apparentemente felice,
anche dal punto di vista sessuale. Ma i due vivono fasi diverse
della
vita: mentre Claire crede sia arrivato il momento di avere un bambino,
Zach è turbato perché si rende sempre più conto di
essere attratto dagli uomini.
Zach inizia perciò a frequentare locali gay, più per
curiosità che nell'intento di farsi coinvolgere, anche perché
prova un certo senso di fastidio per quell'ambiente: così, l'incontro
con alcuni uomini troppo disinibiti finisce con l'allontanarlo da quel
mondo troppo esplicito e diretto.
La forte attrazione che prova per un suo cliente gay, Bart McGuire,
uno scrittore di successo, fa però venire a galla definitivamente
le sue reali pulsioni. Zach inizia a frequentarlo e se ne innamora.
Vorrebbe legarsi a lui, ma Bart non vuole impegnarsi sentimentalmente con
nessuno.
D'altro canto, anche il rapporto con Claire è ferito a morte
e a lei non
rimane altro che abbandonare il marito.
Esauritosi il rapporto con Bart, Zach supera il momento di crisi, soprattutto
grazie a David, con cui finalmente riesce a coniugare il sesso e il sentimento.
Claire, dal canto suo, si risposa e ha un figlio.
A DISTANZA DI DODICI ANNI DAL CLAMOROSO SUCCESSO di Love story, lo stesso
regista pensò di girare un film analogo di argomento gay.
Pur restando lontano dalla straordinaria affermazione del primo, anche
questo film riscosse un lusinghiero successo, anche perché molti
apprezzarono il coraggio avuto nell'affrontare uno tra gli argomenti più
schivati da Hollywood.
Per vincere questa scommessa Hiller ha confezionato un prodotto che
ha risposto alle esigenze di una vasta platea. Proprio in questa
sue caratteristica il film, che ha comunque un posto innegabile nella storia
del cinema gay, trova non pochi risvolti positivi e, nello stesso tempo,
risvolti che lasciano più perplessi.
Rispetto a Love story la vicenda è senz'altro meno patetica
e banale, ed è esaminata senza alcun pregiudizio, in maniera distaccata
e lucida.
Il fatto che l'omosessualità sia stata inserita in un quadro
assolutamente normale (lontano da marchette o latrine) con persone in cui
è facile identificarsi, ha concorso sicuramente alla sua credibilità.
D'altra parte uno dei suoi limiti più evidenti è proprio
questo: l'aver circoscritto la storia ad un gruppo di persone della upper
class, belle e ricche. Ciò dà vita ad un tono decisamente
idilliaco ed ottimista che dà una certa patina di falso, quasi da
fotoromanzo, a cui non sfuggono le stesse relazioni gay, vissute senza
alcun trauma profondo.
Viste le premesse le scene di sesso non sono certo forti, ma sanno
essere ugualmente coinvolgenti come una, celebre, di un bacio tra Zach
e Bart.
Ciò detto il film è un delicato impasto di emozioni equilibrate
e sa commuovere, anche grazie alla valida caratterizzazione dei personaggi,
messi bene a fuoco. In particolare Zach, con tutte le sue contraddizioni:
la presa di coscienza della sua omosessualità e la difficoltà
di accettarsi, il misto di attrazione e repulsione verso gli ambienti gay,
la ricerca negli altri uomini dell'amicizia e dell'amore prima che del
sesso. Ma sono ben disegnati anche Bart, un gay perfettamente felice
della propria omosessualità e strenuamente deciso a difendere la
propria libertà contrassegnata da incontri occasionali, e Claire,
dai contrastati sentimenti.