genere
Drammatico
qualità •••••
tematica ••• erotismo •
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1911 - Il compositore Gustav von Aschenbach arriva a Venezia per trascorrere
una vacanza al Lido. Presso l'Hotel Des Bains, dove soggiorna, è
fortemente attratto dalla bellezza efebica e asessuata dell'adolescente
polacco Tadzio, in vacanza con la famiglia.
Una serie di flashback rivela la crisi artistica ed esistenziale che
Aschenbach vive, nonché il dissidio tra arte e vita che lacera la
sua coscienza.
Il turbamento procuratogli dal desiderio per Tadzio e la deludente
ospitalità della città lo inducono a ripartire per Monaco.
Un disguido nell'invio dei bagagli lo costringe però a ritornare
in hotel, come in realtà inconsciamente bramava.
Da allora Aschenbach seguirà con lo sguardo Tadzio in ogni occasione:
in hotel oppure, a distanza, nelle sue passeggiate veneziane. Appresa
ufficiosamente la notizia di un'epidemia di colera in città, tenuta
nascosta per non danneggiare il turismo, Aschenbach è indeciso se
avvertire la famiglia polacca o tacere per non farla partire, ma alla fine
opta per il silenzio.
Ammalato, si trucca pesantemente per mascherare il male e apparire
più giovane ma, debilitato e allo stremo, muore sulla spiaggia,
con il trucco che gli si scioglie sul volto, mentre Tadzio sul bagnasciuga
sembra indicargli un punto indistinto all'orizzonte.
TRATTO DAL BELLISSIMO RACCONTO DI THOMAS Mann, il film se ne distacca
solo per poche variazioni, peraltro mirate: Aschenbach è qui un
compositore anziché uno scrittore, probabilmente per ricollegarsi
alla figura di Gustav Mahler, a cui inizialmente Mann pensava e la cui
raffinata musica è il leitmotiv del film.
L'approccio di Visconti è del tutto letterario; anzi, più
dello scrittore tedesco ha insistito, soprattutto nei flashback, sulle
grandi problematiche dell'arte e sulla posizione dell'intellettuale (qui
acuite dal tipico scontro tra il razionalismo tedesco e il mito mediterraneo)
risolte in una chiave affatto decadente. La malattia e la morte sono
l'inevitabile scotto che l'artista deve pagare per raggiungere l'amore
e la bellezza assoluta e, in definitiva, l'Arte.
Tadzio è per Aschenbach l'inquietante angelo della morte che
permette di raggiungere finalmente le vette agognate ma che, portando a
galla tante pulsioni represse, smantella senza pietà i valori razionali,
affogandolo in dubbi struggenti e irresolvibili.
La bellezza efebica e in sostanza asessuata di Tadzio (Visconti lo
scelse tra centinaia di ragazzi, come si può vedere nel documentario
alla ricerca di Tadzio) ripreso mentre si smarrisce nelle calli veneziane
o tra le eleganti cabine color pastello, dà ad Aschenbach uno stupefatto
senso di colpa ed uno smarrimento di fronte alla bellezza pura.
In effetti il suo amore è un sentimento vissuto solo interiormente.
Su un piano squisitamente platonico che si contenta dei continui, bramati
incontri di silenziosi sguardi col ragazzo.
D'altra parte il film non lascia altro spazio all'amore omosessuale,
verso cui anzi non lesina qualche luogo comune, come il trucco che degrada
Aschenbach riducendolo a una sorta di caricatura.
La complessità del film non ne limita la godibilità,
soprattutto per l'intensa recitazione di tutti gli attori (Bogarde e Mangano
in special modo) e per l'accuratissima ricostruzione di Venezia: una città
esausta e fatiscente, preda essa stessa del morbo e perciò segnata
da falò e disinfettanti, e nel contempo dalle spiagge affollate
dai brusii di una società cosmopolita.