| tit. originale | Querelle - Ein Pakt mit dem Teufel |
| regia e sceneggiatura | Rainer Werner Fassbinder |
| soggetto | dal romanzo omonimo di Jean Genet (1947) |
| fotografia | Xaver Schwarzenberger |
| scenografia | Rolf Zehetbauer |
| musica | Peer Raben |
| interpr. e pers. | Brad Davis Querelle - Jeanne Moreau Lysíane - Franco Nerotenente Seblon - Laurent Malet Roger Hanno Póschi Gill/Robert - Burkhard Driest Mario - Günther Kaufmann Nono |
| origine | Repubblica Federale Tedesca, 1982 |
| durata | 107' |
| genere | Drammatico |
qualità ***** tematica erotismo
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Le Vengeur, una nave comandata dal tenente di vascello Sebion, arriva
a Brest. Sebion è affascinato dalla bellezza e dalla dignità
di Querelle, uno stupendo marinaio il quale sembra non accorgersi di lui
e che è attratto dagli uomini e dall'omicidio.
A Brest Querelle contrabbanda droga. Per passare la dogana si
fa aiutare da Vic, un amico marinaio che poi sgozza.
Nella "Feria", il più celebre ed elegante bordello della città,
incontra il fratello Robert, a cui è legato da un profondo e misterioso
rapporto di amore/odio. Robert è l'amante di Lysiane, la moglie
di Nono, il tenutano del bordello. Nono offre a Querelle una partita
d'oppio. Querelle si fa sodomizzare da lui e poi da Mario, un ambiguo
poliziotto ricettatore. In un bistrot, Querelle rimane colpito dagli
sguardi complici tra Roger e Gil, un giovane muratore che somiglia molto
a Robert. Gil uccide un collega, Theo, che lo tormentava accusandolo
di omosessualità.
La polizia accusa di tutti e due gli omicidi Gil, che si nasconde con
l'aiuto di Roger in un ex bagno penale. Querelle lo scova, fa l'amore
con lui e lo esorta a rapinare Sebion in un cesso. In seguito lo
aiuta a fuggire, ma poi lo consegna alla polizia rivelando la sua partenza
in treno per Bordeaux. Si ubriaca per il dolore. Finalmente
si offre a Seblon.
Lysiane legge nei tarocchi che Querelle non è il fratello di
Robert. Le Vengeur riparte.
TRATTO DA UN CELEBRE E CONTROVERSO LIBRO DI Genet, è l'ultima
opera di Fassbinder. Dopo aver rischiato di vincere il Leone d'oro
a Venezia, dove il presidente Marcel Carné lottò strenuamente
per la sua vittoria, è stato censurato in Italia ed è uscito
(con un de Brest in più nel titolo) tagliato di centocinque secondi,
quelli in cui Querelle è sodomizzato da Nono dopo aver finto di
aver perso a dadi (la videocassetta inglese è però integra).
Fassbinder ha letto il film in una chiave religiosa, come un cammino
rituale di passione verso la purificazione. Lettura in effetti possibile
(si pensi alla via croci del film): Querelle è un "angelo della
solitudine" che uccide in preda ad una sensuale follia omicida, ma anche
come estremo atto d'amore (un chant d'amour che vive nell'esaltazione della
carne e in assenza di sentimenti) e che poi cerca di espiare l'omicidio
facendosi prima sodomizzare da Nono e da Mario e poi consegnando Gil alla
polizia.
Ma al di là di questa lettura Querelle è un personaggio
tipicamente genettiano, "un allegro suicida morale", schiavo di quell'eccitazione
e di quell'aura particolare che l'omicidio dà (vuole conoscere Gil
perché è affascinato da un altro colpevole): ladro, contrabbandiere,
attaccabrighe, bugiardo ma soprattutto di una bellezza bruciante che rende
schiavi gli altri. A cominciare dal tenente Seblon, un carismatico
Franco Nero che sfoga le sue pulsioni inespresse sfogliando nudi d'arte,
confidandosi al registratore e "battendo" nei cessi.
Non c'è bisogno di accettare tutte le azioni di Querelle per
rimanere colpiti dalla sua figura e da questo film (girato in pochi giorni
in studio a Berlino) dove tutto è elegantissimo: le scenografie
di uno spazio fortemente simbolico dai moltissimi elementi fallici e dalle
luci aranciate e violette, le recitazioni sincopate e ieratiche, le frasi
tratte da Genet, le canzoni di struggente malinconia («Si uccide
ciò che si ama», canta Jeanne Moreau). Ma soprattutto
un Brad Davis al massimo della forma, che uccide l'oggetto di desiderio
per proporsi egli stesso come tale allo spettatore, punto d'arrivo al di
là di ogni concezione morale in cui la discesa negli abissi del
Male sembra dissolversi in un abbagliante alone.