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Un qualsiasi villaggio di montagna della Baviera,
i cui abitanti appaiono tranquilli e buoni bevitori di birra. Nella piazza
affollata dopo la messa, arrive la corriera. Ne scende Abram. Nel paese
si dice sia stato in prigione per atti di libidine omosessuale.
Schivo e taciturno, Abram lavora con lena e serietà,
ma è un isolato e non ama partecipare ai riti della collettività.
Cosi tutti lo evitano, compresa la madre che arrive a schernirlo pubblicamente.
Gli unici che lo trattano bene sono Hannelore, che passe per una ragazza
di facili costumi, e un ragazzo ritardato mentale.
II fastidio generale contro Abram continua, soprattutto
dopo che è stato visto appartarsi con il ragazzo. Per di più,
un giorno Hannelore rivela di essere state messa incinta da lui.
È la miccia che fa scattare la caccia. Abram,
pur ignaro di ciò che Hannelore ha rivelato, vorrebbe fuggire ma,
braccato da tutta la popolazione, ne è impedito. Hannelore riesce
a raggiungerlo; quando gli dice del bambino, scoppia una lite e Abram la
uccide colpendola con un cacciavite.
Quando l'omicidio è scoperto, tutto il paese
si sguinzaglia alla sue ricerca finché non è catturato. II
giorno dopo tutto sembra dimenticato. Per la festa del santo patrono, fiumi
di birra, scorpacciate di carne suina, fisarmonica, volgarità.
È UN FILM, APPARTENENTE AL NUOVO CINEMA tedesco,
che ha significato molto nella storia del cinema gay. Certo, I'omosessualità
è solo una delle "colpe" attribuite ad Abram e non viene in realtà
mai acclarata, ma è di fatto una presenza che aleggia insistentemente
sul film e che più di ogni altra qualifica la diversità del
protagonista.
Tratto da un dramma di Martin Sperr (che interpreta
Abram), è stato girato nel villaggio bavarese di Unholzig, con attori
non professionisti.
La storia è un apologo sul fascismo ordinario
e sulla discriminazione, non politica o teorizzata, ma quotidiana e, se
non fosse per qualche particolare che rimanda ai nostri giorni, potrebbe
svolgersi in un'altra epoca, anche nei secoli più bui.
Studioso delle teorie di Lorenz sull'aggressività,
il regista mette intelligentemente a fuoco l'odio e la ferocia con cui
la collettività (che pure apparentemente sembra ospitale, persino
nei confronti di alcuni lavoratori turchi) colpevolizza e punisce col suo
puritanesimo chi è diverso.
La colpa principale che viene addebitata ad Abram
è quella di voler vivere in solitudine, con comportamenti differenti
dalla massa, e di non partecipare ai riti del paese. Tutto nel villaggio
si svolge infatti ritualmente e collettivamente: non a caso il film è
incorniciato da due feste, una religiosa e una campestre, ambedue suggellate
dall'alleanza del borgomastro e del prete. Ed un rito, I'uccisione del
maiale, simboleggia efficacemente la coralità della caccia all'uomo,
al diverso.
II film è girato con uno stile che vuole cogliere l'autenticità di quella realtà sociale (I'edizione originale è addirittura in dialetto), attraverso una fotografia volutamente grigia e sporca e una forte evidenza delle immagini.
Fleischmann riesce a catturare quasi documentaristicamente la vita del paese, sottolineandone. soprattutto nelle scene delle feste, la grassa volgarità e la bieca ignoranza che appaiono ancora più esasperate, contrapposte all'innocenza degli esclusi: Abram ed il suo amico, rifuggito da tutti ed apparentemente scemo, ma che in molte cose ha una visione delle cose ben più lucida degli altri.