AZIONE OMOSESSUALE
Federazione Nazionale di Associazioni Gay e Lesbiche
In occasione del Gay Pride '96 svoltosi proprio al Sud, a Napoli, Azione Omosessuale ha prodotto un Quaderno in cui sono state raccolte interviste e testimonianze sull'omosessualità vissuta in Meridione, con prefazione di Daniele Scalise.
Il Quaderno Voci dal Sud può essere richiesto direttamente alle nostre associazioni federate oppure via un e-mail all'indirizzo: azione@ecn.org
Sono degli appunti tratti dall'immenso (è proprio il caso di dirlo) lavoro svolto nei gruppi di autocoscienza che per un anno, in tutta Italia hanno ragionato sull'amore. Ci sono stati gruppi di parola tradizionali, c'è stato chi ha scelto di scrivere appunti, diari, poesie, c'è stato chi ha inviato grafici, relazioni, schede. Chi ha lavorato? Gruppi di lesbiche, gruppi di transessuali, transgender, travestiti, gruppi di gay. Non li riconoscerete perché volutamente le affermazioni sono state mischiate. Come utilizzare questi frammenti? Fate conto di essere l'uomo invisibile che ruba brandelli di discorsi... Prendete quello che vi torna comodo, cacciate via quello che non vi interessa (ma siete proprio sicuri che non vi interessi?) e lavorateci sopra all'interno del vostro gruppo senza problemi di manipolazione alcuna. Verranno fuori cose interessanti e nuove. Verranno fuori le differenze di genere, di sensibilità, di vissuti. La cultura omosessuale, forse, si fa anche così.
Il materiale potrai poi inviarlo a Francesco Pivetta presso l'associazione Il Tram dei devianti.
Per richiedere gli appunti di Autocoscienza e Amore invia un e-mail all'indirizzo azione@ecn.org
2000 domande sulla sessualità omo
Si è svolto a Milano, il 7 giugno 1997, il convegno annuale di Azione Omosessuale, seminario in cui è stato presentato il lavoro di un anno svolto dai gruppi di Azione Omosessuale sul tema: "IDENTITÀ, GENERE, SESSUALITÀ"
A seguire si è svolta una tavola rotonda a cui sono intervenuti Pino Anastasi (psicoterapeuta) e Luciano Pierantoni (psicologo).
Gli atti del convegno saranno disponibili a partire da settembre prossimo, e possono essere richiesti tramite e-mail all'indirizzo azione@ecn.org
di Francesco Pivetta
PREMESSA
In questo scritto parlo prevalentemente di omosessualità maschile e vorrei partire da due considerazioni:
L'IDENTITA' SESSUALE
Affinché il movimento sia in grado di affrontare il tema dei diritti civili è requisito primo affrontare il tema dell'identità omosessuale ricordando:
NEL PIU'E NEL MENO IMPARI SIAMO
Se le persone omosessuali sono in questo più e in questo meno, come ritengo, ne consegue che è utile riflettere in quale maniera le nostre 'differenze', che ci rendono così 'diversi' agli occhi del vasto mondo, vadano capitalizzate nella battaglia per le rivendicazioni civili.
QUALE CITTADINANZA?
Mi convince il discorso delle donne di Sottosopra quando affermano che 'troppo spesso il volontariato e l'associazionismo si affiancano al potere politico quasi aspettando da questo un riconoscimento simbolico'. Eppure la cultura politica ha nei confronti delle persone omosessuali la stessa cecità che manifesta nei confronti delle mediazioni femminili. Ritengo che diventi sudditanza al modo vetero-maschile di intendere la politica (quella nobilitata da millenni di storia, quella della supremazia maschile e patriarcale, quella del fine che giustifica i mezzi, dimenticandosi che sono i mezzi a qualificare il fine) quell'aspettarsi dai partiti della sinistra un disco verde per poter dire 'noi omosessuali esistiamo'. E' come rivendicare il bacio del papà sociale per sentirsi autorizzati ad esistere in qualità di omosessuali politici. Un po' come quelle persone omosessuali che non escono dal guscio solo perché altrimenti mamma ne morirebbe di dolore. Da qui le vecchie storie di rivalità, di concorrenza spietata, di invidie e calunnie. Non potremmo invece indagare sulla natura dello sguardo omosessuale sul mondo? Lo sguardo vecchio è quello che legge il mondo della politica come mancanza di leggi e squilibrio della rappresentanza. Sono davvero solo le leggi che mancano? Una rappresentanza parlamentare omosessuale cambierebbe le cose? Non rischiamo di scadere nella grossolaneria della politica al maschile, quella del vedere chi ce l'ha più lungo? A mio parere chi identifica la politica col vecchio sguardo, chi pensa ai numeri e ai voti, alle alleanze e alle manovre può anche ottenere qualche risultato nel medio periodo ma si fa delle illusioni. Politica per che cosa? Per assomigliarsi tutti? E la nostra diversità come emergerebbe? 'Ascoltare' il nostro sguardo sul mondo e 'parlarlo' sarebbe il solo modo di riappropriarsi a pieno titolo della cittadinanza.
LO SGUARDO OMOSESSUALE SUL MONDO
Nello svolgimento dei vari gay pride ho cercato di trovare le parole per tradurre quello sguardo omosessuale sul mondo che è proprio di chi 'diverso' fa delle differenze una ricchezza e non una divisione. Ce l'hanno insegnato le donne per decenni e noi, maschi omosessuali 'traditori del nostro sesso' abbiamo il diritto e il dovere di rivendicarlo e riadattarlo alla nostra percezione. Non mi faccio illusioni: noi maschi omosessuali siamo anche tante volte 'maschietti' in collusione con i 'maschiacci' etero. Ne condividiamo educazione, valori, lettura del mondo, potere, capacità di gestione. Eppure ai loro occhi restiamo traditori. Dobbiamo proprio 'fare il filo' a loro o possiamo cominciare a camminare sulle nostre gambe? Dicevo che quello sguardo omosessuale l'ho intravisto nei gay pride. Era occhio furbo, sornione, gaudente, labbra allungate dal contento di una fierezza divenuta sorriso. Esprimeva il desiderio, molla potente e cara a Dioniso. Esprimeva anche il simbolo di quel desiderio. Simbolo significa 'tenere insieme' e mi è sembrato che in quelle occasioni tenesse insieme desiderio e corpo (e a chi può appartenere il desiderio se non al corpo?). Nelle sfilate del gay pride è come se il desiderio e lo squilibrio che lo mette in moto emergesse anche da chi assisteva ai cortei giungendo a toccare il desiderio di chi festeggiava (forse per questo non piace al Borghese, il settimanale fascista che di quel desiderio ne ha ricavato una pubblicità!). Un contatto, quindi uno scambio di simboli da cui ciascuno pescava nel mare infinitamente ricco degli altri. Questa la vera forza del movimento omosessuale: saper restituire alla corporeità quello che le è stato proditoriamente tolto (quando sfileremo tutti in giacca e cravatta, come neri che fingono d'essere bianchi, sarà da morire dal ridere vedere se quel desiderio si esprimerà ancora. O esso fa paura a qualcuno?). Trovo infine che quello sguardo benevolo sul mondo che le persone omosessuali avevano nello sfilare nei vari gay pride (e se quello non è il momento per eccellenza del movimento omosessuale, non so proprio a cosa altro pensare come movimento...) manifestava anche tanto rispetto. E quando c'è rispetto delle alterità c'è anche produzione di valori, magari piccola ma produzione di un'etica capace di ridefinire il patto tra persone che permette di individuare gli orizzonti di una nuova politica. Ciò voleva dire non mettere le mutande a nessuno creando soprusi, inevitabili piccoli e grandi omicidi dell'espressione intera del sé (e non dovrebbe esser questo un punto qualificante di un movimento omosessuale?). Mi ha obbligato a chiedermi, come fa Maria G. Di Rienzo, se per caso abbiamo già iniziato a produrre un'etica omosessuale come guado per una liberazione dei desideri nostri e altrui.
LA SESSUALITA', TERRENO DI CONFRONTO
A questo punto mi sembra chiaro che l'accettazione della sessualità tutta, come terreno di confronto, sia indispensabile per poter restituire al movimento omosessuale il suo codice genetico. Se il movimento omosessuale perde il suo 'erotismo' rischia di diventare osceno (è o-sceno, cioè fuori scena, tutto ciò che lascia al di fuori della scena della vita la sessualità). D'altra parte di che cosa parlano le persone omosessuali tra loro? Mi pare che i discorsi ritornino generalmente alla pratica sessuale, al battere, alle relazioni, all'amore. Mi sembra che ci sia più omosessualità e più politica omosessuale negli annunci per incontri, nei cessi delle stazioni, tra i cespugli di un giardinetto che non in tanta politica vecchio stile. Con queste mie affermazioni non intendo, vorrei fosse chiaro, sostenere che i diritti civili sono inutili, ma non vorrei nemmeno che essi diventassero le rivendicazioni della riserva indiana, accettati da una certa politica perché inevitabili, subiti più che condivisi. Non dimentichiamoci chi siamo e da dove proveniamo. Quand'anche avessimo ottenuto tutti i diritti del mondo, davvero cambierebbe la cultura, la morale, la società nella quale viviamo? Viene prima l'uovo o la gallina? Penso che un movimento maturo è quello che esprime la capacità di interrogarsi sui propri spazi e sugli orizzonti di affermazione e di liberazione che riesce a darsi. E per liberazione intendo capacità di affermare quella libertà che nasce dalla capacità di costruire la propria vita, ma soprattutto capacità di modificare sé stessi. E' uno slogan vuoto sostenere 'liberi di essere' se non si precisano i contenuti e gli spazi di quel 'liberi'. La rivendicazione ad essere ciò che si è e a non resistere ad essere ciò che si è, è utile per dare visibilità alle persone omosessuali ma anche per costruire un edificio in cui la persona nella sua interezza sia al centro di un proprio progetto di crescita.
QUALE CULTURA PRODURRE
La produzione culturale omosessuale in Italia,. chi la fa? E' possibile che sia di massa? Finora l'hanno fatta le discoteche, i bar gay, le feste de noialtri. La ricerca storica è stata l'unica apprezzabile finora, grazie a pochissimi storici omosessuali. Non è senz'altro ancora sufficiente. Tantomeno esaustiva. Bisogna cominciare a produrre di più e meglio sui temi specifici del nostro vivere: rapporti amorosi, vita di coppia, identità, genere, sessualità, conoscenza del proprio corpo. Ragionare sul non detto, il proprio buco del culo, per esempio. E, perché no, sulla nostra 'maschialità' che ci identifica e corazza conflittualmente e nel contempo ci limita e imprigiona. Potremmo unire le forze per mettere in piedi tutti insieme una sorta di gaya università, luogo aperto di dibattito e di confronto tra persone omosessuali sulle tematiche più disparate. In questo il movimento può viaggiare unito. Accanto alla visibilità e alla battaglia per i diritti negati, sarebbe il luogo dove ragionare partendo dalla nostra diversità .
LA QUESTIONE OMOSESSUALE
Nonostante sia risaputo che in Italia l'omosessualità non è un reato e che nessun trattamento sfavorevole è previsto dal nostro codice penale, almeno dal 1880, purtuttavia non esiste nel nostro paese nessuna legge che protegga le persone omosessuali da ingiuste discriminazioni ai loro danni, come invece avviene in alcune nazioni occidentali (Francia, Norvegia, Quebec canadese etc.). In realtà l'omosessualità semplicemente non esiste. E se esiste è un argomento che interessa l'ordine pubblico, il padre confessore e la cronaca nera.
QUALE MOVIMENTO PENSARE PER IL 2000?
Cresce più velocemente il mondo omosessuale o il movimento? Ovvero, il movimento ha da essere la naturale espressione della crescita del mondo gay, oppure dovrà esprimere la sua componente più matura e riflessiva? Ritengo che entrambe le due espressioni abbiano piena legittimità all'interno del movimento omosessuale, purché esso sia inteso come movimento di emancipazione all'interno di un discorso più vasto di liberazione. Senza preclusioni, ostracismi, pregiudizi.
E AZIONE OMOSESSUALE?
Posso sembrare presuntuoso ma mi pare che Azione Omosessuale sia tutte quelle cose che ho espresso finora.
Genova, 6 aprile 1997 Francesco Pivetta
MOVIMENTO OMOSESSUALE E MOVIMENTO DELLE DONNE. UNA LIBERAZIONE COMUNE.
di Francesco Pivetta
'La differenza sessuale - scrive Letizia Bianchi - non è un oggetto da conoscere ma una realtà da cui partire per indagare e conoscere il mondo'. La differenza è quella di genere: dell'essere maschio, dell'essere femmina. In parole povere lo sviluppo dell'identità sessuale non è solo di orientamento ma di genere. Se non si parte di qui, non si potrà neppure indagare seriamente sulle diversità d'orientamento sessuale (e uso diversità per non confondere questa parola con differenza) né leggere la storia dell'omosessualità maschile, storia di chi ha tradito il proprio genere di appartenenza vedendosi attribuiti, nel tempo, i marchi di infame, di peccatore, di perverso, di malato. Dal 1° gennaio del 1993 l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha deciso di depennare l'omosessualità dalle malattie mentali scegliendo di parlarne come 'variante naturale del comportamento umano': questo è dovuto a 28 anni di lotte portate avanti dal movimento omosessuale ma anche a decenni di lotte delle donne per l'affrancamento femminile dal potere maschile. La liberazione delle donne ha punti di contatto con la liberazione omosessuale con cui parla a distanza e s'intreccia al di là degli specifici. E' comunque alle battaglie delle donne che si deve la conquista sociale e culturale di una nuova percezione della sessualità che ha aperto nuove prospettive alle ricerche sull'identità di orientamento sessuale. Di questa nuova frontiera ha saputo giovarsene il movimento di liberazione omosessuale. I due movimenti, per diversi che siano, viaggiano talvolta gomito a gomito. Le conquiste delle donne sono conquiste anche per i maschi omosessuali, a cui viene consegnato il diritto - dovere di riflettere sul proprio genere di appartenenza e sul modo di appropriarsi della propria identità.
Un vaso da riempire.
Il 'vas' latino, oscenamente inteso come cavità femminile che può essere riempita solo dall'organo sessuale maschile e dal suo sperma, è quel vaso che da tempo immemorabile la nostra società ha considerato come merce di scambio tra maschi. Una merce di scambio che apparentemente (o superficialmente) può essere elusa dai maschi omosessuali ma sotto il cui segno (che hanno anch'essi complicemente condiviso con i maschi eterosessuali) hanno vissuto e dal cui valore simbolico sono stati condizionati e marchiati. 'Vas' vuol dire anche 'pegno' (gotico wadi), oggetto del corpo femminile dato in cambio per tessere alleanze maschili. Negli scambi antichissimi - come d'altronde in quelli moderni - il corpo della donna è sempre stato considerato come violabile (pertanto fruibile nel suo essere pensato come oggetto) dal maschio. 'La donna, infatti, come vergine ha un corpo sociale messo in circolazione per consentire la relazione tra gli uomini, e come madre ha un corpo naturale da sottrarre alla circolazione per l'uso esclusivo del padre.(...) la prostituta è a un tempo tollerata e condannata dalla legge sociale, perché in lei la separazione tra uso e scambio è meno netta.'(U. Galimberti, La repubblica delle donne, 13, 5, 1997). Proviamo a partire di qui per rileggere la storia del mondo e della società, storia da cui la donna solo negli ultimi decenni e solo in Occidente, ha cercato di emanciparsi affermando l'inviolabilità del corpo femminile. La storia dell'omosessualità maschile, le va dietro a ruota per interrogarsi sulla natura (che è pur sempre maschile), sulla pratica e sui fantasmi della propria sessualità.
'Io Tarzan, tu Jane'.
Abbiamo letto tutti che presso alcune scimmie il maschio vinto si affida al vincitore mostrando il deretano, pronto a lasciarsi sodomizzare. La 'stramberia' di quel comportamento consiste nel fatto che il corpo del maschio vinto è utilizzabile come corpo di femmina. Il vincitore dimostratosi più maschio del vinto, esercita su di lui il suo potere ed esplica la sua potenza. Storie d'animali si mormorerà. Storie antiche, invece, d'uomini. Il corpo maschile è per sua natura penetratore e penetrabile. Questa ambivalenza, la possibilità cioè di ridurre il corpo maschile a 'vas' e di possederlo col proprio membro ha sempre funzionato tra i maschi. Gli omosessuali sanno benissimo che il maschio eterosessuale, quando ha da fare una battuta sul maschio omosessuale, esprime contemporaneamente disprezzo e timore: il corpo del maschio omosessuale è come quello femminile, cioè scopabile. Per tale motivo il maschio è checca. Da disprezzare. Ma è anche corpo pericoloso perché è pur sempre il corpo di un maschio che può rivelarsi penetratore. Per cui è meglio stargliene alla larga, soprattutto quando ti sta alle spalle. Da temere. Presso alcune popolazioni del Madagascar, dove è forte la struttura economica e culturale patriarcale, i fratelli minori hanno due strade percorribili: o diventano mogli secondarie ma pur sempre istituzionalizzate di maschi primogeniti o s'avviano alla carriera sacerdotale. L'una o l'altra carriera pregiudicano la possibilità alla procreazione. Così potere maschile ed eredità del primogenito sono salvi in quelle culture (Kardiner, Individuo e Società, 1969). La stabilità sociale del maschio eterosessuale è garantita a detrimento non solo delle donne ma anche di altre potenze maschili, inferiorizzate (le mogli secondarie) o depistate (il sacerdozio).
Travestiti e preti.
Travestiti e preti sono sempre stati considerati nella fantasia erotica popolare in maniera ambigua, non a caso, perché convenzionalmente impediti alla riproduzione. Anche nell'occidente medievale le dinastie nobiliari destinavano i cadetti alla carriera ecclesiastica o agli ordini cavallereschi ( celebri, in questo caso, le accuse di pratiche sodomitiche ai Cavalieri Templari). Se non esisteva come in Madagascar una transessualità accettata ciò lo si può ascrivere solo ai divieti della Chiesa (e questa storia è ancora tutta da scrivere) presumibilmente aggirati dalle pratiche 'inconfessabili' ma non per questo meno usuali.
Vinti e schiavi.
Tra gli antichi egizi, tra gli assiri ed i babilonesi sodomizzare i vinti era ancora una pratica diffusa. Era come dire: poiché ti ho vinto (quindi non sei maschio e potente come me), di te posso fare l'uso che voglio, reificarti a vaso, simile a quello delle donne. Da penetrare. Da quest'assioma derivava la penetrabilità di quei corpi che, una volta resi oggetti e deprivati del loro ruolo maschile convenuto, potevano essere scambiati in quanto schiavi comprabili e vendibili come animali perché non più maschi e non femmine. L'uso sessuale di quei corpi ne permetteva quindi uno scambio commerciale e (come facevano alcuni romani) il loro non essere umani, cioè 'non' maschi ne favoriva anche l'abuso sessuale.
Angeli trifolati ?
La Bibbia è ricca di episodi del tempo. A parte la controversa definizione di sodomia come peccato 'contronatura' (secondo il gesuita americano John J. Mc Neill il peccato di sodomia è piuttosto peccato di mancata ospitalità da parte degli abitanti di Sodoma nei confronti dei tre angeli ospiti di Lot, uno straniero in casa loro. Il libro in cui sostiene tale affermazione - 'La Chiesa e l'omosessualità', 1979 - è uscito con l'imprimatur dell'autorità ecclesiastica, non dimentichiamolo), e l'analogo crimine commesso dagli abitanti di Gabaa (Giudici 19, 1; 21, 25) (ma in questo caso il maschio della situazione salva la sua integrità anale concedendo ai Gabaaiti di violentare, sino alla morte - guarda caso - la sua concubina), è pur sempre vero che gli abitanti di Sodoma e di Gabaa avrebbero volentieri 'conosciuto' biblicamente i corpi di quegli stranieri (il limite di cittadinanza maschile è limite allo spendere l'uso della propria maschilità) proprio perché estranei, non maschi quanto loro e pertanto fruibili sessualmente.
I prepuzi di Davide.
Anche il giovane Davide non disdegna di seguire la moda del tempo: "Non erano passati molti giorni e David si mosse, andò con i suoi soldati e uccise duecento filistei e ne portò i prepuzi al re, e glieli contò, per essere genero del re. E Saul gli diede la sua figlia Mical per moglie" (Samuele 1°: 18, 27). In questo caso i maschi sconfitti, i filistei, vengono privati di una parte del loro corpo maschile, il prepuzio appunto, che conferisce maggiore virilità al vincitore, David, che può così sposare la figlia di Saul: una specie di scalpo sessuale per togliere la virilità ai maschi vinti e uccisi da usarsi come merce di scambio per ottenere un'altra merce, Mical, una donna. Se tali erano i comportamenti delle civiltà più antiche (ricordiamo che l'omosessualità come parola e come concetto non esisteva neppure e che il massimo delitto biblico contro natura era l'onanismo, da Onan che sparse il suo seme per terra anziché ingravidare la donna che gli era toccato in sorte. Il seme, aveva 'naturalmente' una sua meta. Deviarlo altrove - per terra, in bocca, nel retto - era abominio agli occhi di Dio) non facciamoci irretire dalle pratiche omoerotiche della Grecia classica, che tanto attraenti sembravano agli uranisti del tardo Ottocento.
Il porno in Grecia.
Il mondo greco è mondo di cittadini maschi. Cioè non schiavi e non femmine. Scienza, filosofia, politica e guerra erano i campi in cui quei maschi cittadini eccellevano. Rare le donne accanto a loro, quelle educate a una cultura raffinata, cioè maschile, le etere, ovvero prostitute. La storia ricorda Frine e Aspasia tra quelle donne belle e colte. Pochi nomi a fronte di tutte le altre donne sconosciute che se ne stavano a casa a far figli. Donne con cui i maschi cittadini si sposavano una volta adulti dopo aver 'praticato' altri maschi più giovani, gli efebi, non ancora pienamente cittadini come loro. Pratiche che non escludevano, nel gioco educativo, rapporti sessuali veri e propri. Erano però consigliati i coiti intercrurali (tra le cosce) in quanto penetrare l'amato significava scarso amore da parte dell'amante, che con quella pratica avrebbe avvilito l'educazione civile del giovinetto riducendolo a puro valore d'uso. Uso ammesso solo con donne.(K. Dover, L'omosessualità nella Grecia antica, 1985). Anche il giovinetto doveva guardarsi dal cedere alle brame dell'amante, soprattutto se si trattava d'un uomo ricco e uso a far doni. In tal casa sarebbe stato considerato un 'pornòs', un prostituto con tanto di condanna e privazione del diritto di cittadinanza. "Agatocle nella sua prima giovinezza era un volgare prostituto (pornòs), rotto a tutto, una cornacchia, una poiana, che metteva il suo deretano a disposizione di chiunque lo volesse" (Polibio XII, 15,1). La riprovazione nei confronti di Agatocle sta nel suo assimilarsi alla donna in una pratica solo a lei adatta, indegna del cittadino di una Grecia maschilista, tanto maschilista da innalzare di rango le pratiche omoerotiche (Platone, Il Simposio).
'Chi si gira è perduto'.
La sacra legione tebana, non a caso, era composta di coppie di giovani amanti che avrebbero combattuto per amore del compagno ma anche per l'onore: sarebbe stato terribile vedere il proprio amato trapassato dall'asta nemica che l'aveva colpito alle spalle, mentre era in fuga ("Un soldato caduto a terra, mentre il nemico si apprestava a finirlo con la spada, lo pregò e scongiurò di trafiggerlo al petto, 'affinché, disse, il mio amato non arrossisca al vedere il mio corpo ferito sulla schiena'." Plutarco, vita di Pelopida). Onore di guerra, ma anche trasparente allusività all'onore del maschio. Più semplici e più espliciti i romani. Nelle scritte murali salvate dalla cenere del Vesuvio fioriscono accuse postribolari a maschi troppo poco virili che cedendo il loro culo a qualche maschiaccio del primo secolo gli permettevano di vantare la lunghezza del proprio membro. Il vaso femminile venne accuratamente studiato dai padri della Chiesa che oltre ad avere dubbi sull'esistenza di un'anima nel corpo della donna condannavano senza remissione le pratiche omosessuali. La Sodomia diventa peccato terribile, contronatura, perché riducendo il corpo maschile a una inferiorità presunta (subire un coito nell'ano equivaleva ad essere assimilato ad una donna senza esserlo) spargeva in un vaso inappropriato il seme maschile destinato alla riproduzione.
Roghi al profumo di finocchio.
Nel Medio Evo non si contano i roghi su cui bruciavano i sodomiti accompagnati dal profumo del finocchio selvatico che bruciava con loro per annunciare l'inizio dello spettacolo in piazza. Se Platone e l'amor greco vennero risuscitati nel Rinascimento, ci pensò la Controriforma a farli dimenticare. E' la storia della censura e dell'intolleranza, della nascita dello Stato assoluto ma moderno e degli istituti di reclusione: da lì parte la sessualità moderna. Non meglio fa l'illuminismo che, accettando in nome della Ragione di riflettere sull'omosessualità, la incasella nelle perversioni ufficiali.
Un vizio ignobile.
Da peccatore l'omosessuale diventa malato e la scienza medica e positivistica cerca in tutti i modi di spiegarsi il perché di tale devianza. Omosessuali si nasce o lo si diventa? E' questo l'interrogativo che la scienza medica e psicologica si porta dietro nel novecento permettendo che Hoss, il capo del campo di concentramento di Auschwitz, si lamentasse degli omosessuali lì rinchiusi perché sempre pronti a 'ricadere nel loro ignobile vizio'. Ma ormai le cause antiche dell'omofobia erano (apparentemente) dimenticate. Questa breve carrellata storica ha solo il compito di illustrare come il modo in cui veniva considerata la donna e il modo in cui veniva considerato il maschio omosessuale siano sempre stati dipendenti dalla normativa maschile eterosessuale finalizzata al mantenimento del predominio. Da allora, per il maschio omosessuale convivere col maschio eterosessuale ha voluto dire sudditanza fisica, sociale e culturale; proiezione simbolica del desiderio di potenza che a volte sconfina in quello di potere; incapacità, fino a poco tempo fa, di ribellarsi e di inorgoglirsi per la propria identità (senza insuperbirsi nel ruolo di maschi eletti come facevano molti artisti omosessuali decadenti di buona parte del nostro secolo, che barattavano il mantenimento del potere di maschi con la misoginia); condivisione di alcuni luoghi comuni sulle donne ora madri matrone, ora vampire degli affetti, ora puttane. Da qui una certa difficoltà per i maschi omosessuali nel fare i conti con le donne che a volte appaiono come concorrenti sleali (quando l'oggetto del desiderio è lo stesso) ora le confidenti di sempre (sulla cui spalla piangere o ridere. Sono tanto sensibili!), ora imbarazzanti maghe circi (quando chiedono un approccio sessuale), ora scomode arpie (quando affermano sé stesse anziché starsene al loro posto). Insomma, la solita minestra: o ricorrendo all'armamentario dei maschi di sempre (in più il maschio omosessuale non si gioca sessualmente con le donne) o lasciando irrisolto il problema (possono sempre essere amiche, no!).
Maschi, pentitevi!
Mettere in discussione quel dominio che i maschi omosessuali hanno condiviso o di cui sono stati vittime consenzienti significa, similarmente alle donne (e lungi dall'avere chiarito i rapporti con loro) proclamare alcuni principi: