| 6. La "castrazione chimica" | ![]() |
Mentre inizio questo capitolo - ore 21.00 del 20 marzo 1997 - Raitre trasmette un'ignobile puntata di Tg3 Prima Serata interamente dedicata alla "pedofilia": politicanti, preti, sbirri & pennivendoli di regime; "carcere a vita" e "castrazione chimica" invocati come "soluzioni al problema della pedofilia" dal padre di Lorenzo Paolucci (tredicenne ucciso nel '93 da Luigi Chiatti, a.k.a. "il mostro di Foligno"); "addetti ai lavori", "esperti" presumibilmente formatisi sulla pubblicistica americana poi sputtanata da Nathan & Snedeker; lacrime, cazzate, falsi sillogismi, luoghi comuni, mistica dell'innocenza; Pierferdinando Casini, adoratore del Dio Mercato, si scaglia contro "la mercificazione dei bambini"; apologie della Famiglia Cristiana e critiche alle "coppie omosessuali che adottano i bambini"; il neo-nazista padano Mario Borghezio propone di "aggiornare la legislazione"; la tele-poliziotta Giovanna Milella ci regala quarti d'ora di pura, inutile, estenuante exploitation; nel calderone viene gettato tutto il nominabile, dal "turismo sessuale" al "lavoro minorile" passando per l'"adozione clandestina". C'è pure un collegamento con la redazione dell'Avvenire (un giornale a caso!). E' il Pensiero Unico sulla sessualità infantile, senza controparti (se si esclude una testimonianza - brevissima, presumibilmente monca e universalmente stigmatizzata - di William Andraghetti) e con pochi dubbi (Stefano Rodotà che denuncia "la voglia di censura" nei confronti di Internet). Mio fratello mi chiede: "Che cazzo di senso ha 'sta trasmissione? Sono tutti d'accordo!!!". Solo il cosiddetto "popolo di Internet", via e-mail, si azzarda a fare il controcanto, con domande sul pericolo di "un'esasperata caccia alle streghe" e sulla distinzione tra diversi tipi di rapporti affettivi coi minori. Frase ricorrente: "Si rischia di fare tutto un calderone". Cerco dunque di isolare un singolo ingrediente e ripescarlo dal paiolo, per analizzarlo e svelarne la tossicità: la voglia di "castrazione chimica". Mi si consenta di prenderla alla larga.
I nipotini di Mengele
La controrivoluzione iatrolatrica, anti-antipsichiatrica e biotecnologica è avanzata come un bulldozer, travolgendo e schiacciando tutte le conquiste e le acquisizioni degli anni '60-'70. La medicalizzazione di ogni supposta "devianza" ai fini del controllo sociale procede di pari passo col "pregiudizio sociobiologico" (R. Lewontin) e il determinismo genetico. Prendiamo ad esempio le recenti polemiche sulla clonazione: la descrizione di scenari ipercatastrofici non fa che sviare l'attenzione dalla catastrofe reale, dal vero "scandalo", che non sta nella vicenda specifica della pecora Dolly e neppure nella "clonazione", ma nella sopravvivenza di un'organizzazione della terapia e della ricerca medica modellata sulla presente organizzazione sociale, di una medicina capitalistica che considera il soggetto vivente una "marionetta" (M. Bounan) dalle parti intercambiabili, mercifica la "salute" e intossica il corpo di farmaci. Come scrive Richard Lewontin nel suo Biologia come ideologia (Bollati Boringhieri, 1993):
Le persone si formano quando gli "organismi" vengono calati in un ambiente vitale e in un sistema sociale, e sottoposti a molteplici influenze. Ogni persona è il risultato imprevedibile e irripetibile di questo complesso interagire, quindi la clonazione potrà produrre organismi-fotocopia ma mai persone-fotocopia. Eppure proprio questo tipo di obiezione ha fatto tremare il mondo nel febbraio scorso, ha scatenato i fantasmi dell'inconscio collettivo, ha fatto parlare del Brave New World di Aldous Huxley, del mito del Golem, di "replicanti" e mostri di Frankenstein, del film I ragazzi venuti dal Brasile, etc. Se i "diversivi" del sensazionalismo e dell'apocalisse-a-buon-mercato funzionano, è anche e soprattutto grazie ai "sociobiologi" come E.O. Wilson, che da anni cercano di spiegare con motivazioni genetiche ogni azione, sentimento, comportamento e/o ideologia; si sono per troppo tempo giudicate autorevoli le affermazioni di costoro, che almeno una volta all'anno annunciano di aver trovato il gene della depressione o dell'omosessualità, dell'alcolismo o dell'antisemitismo; è solo per questo che può terrorizzare l'idea di produrre un "clone" di Adolf Hitler, come se un bambino col patrimonio genetico del fuhrer nazionalsocialista potesse per incanto trascendere le condizioni della propria educazione, e fosse per forza destinato a fondare un partito razzista, a organizzare colpi di stato, a perseguitare le minoranze etniche etc... Non è nel DNA che vanno rintracciate le origini dei fenomeni storici e politici. Talvolta vengono fatte notare le sospette similitudini tra la "sociobiologia" e l'eugenetica razziale di derivazione (questa sì!) nazista (vedi lo stracitato caso del saggio The Bell Curve, che teorizzava l'inferiorità dei neri e che 2-3 anni fa scalò le classifiche di vendita statunitensi), ma tali disvelamenti rimangono sporadici, e non intaccano il dominio della iatrolatria, dei nipotini di Mengele e delle multinazionali farmaceutiche. Una delle principali conseguenze del pregiudizio sociobiologico è la rimozione di ogni discorso sulle cause socioambientali di condizioni come l'ansia o la depressione, ricondotte quasi esclusivamente a fattori genetiche. Ne derivano la medicalizzazione dei comportamenti ritenuti "devianti" e l'aumento delle prescrizioni di sempre nuovi farmaci psicotropi (Prozac, Fluoxeren, Buspar, Leponex, Axoren, Remeron, Seropram, Elopram, Risperdal, Belivon, Serdolect...) La medicina è incapace di capire che sono i nostri rapporti sociali a costituire un ambiente patogeno, e cerca di soffocare proprio gli avvertimenti che il corpo ci (cioè si) trasmette, riempiendoci di farmaci che sopprimono "le molteplici reazioni difensive (tosse, vomito, dolori, etc...) e comportano l'aggravamento dei disordini iniziali" (M. Bounan). Ne deriva una terapeutica assurda e pericolosa,
Le conseguenze sul medio-lungo periodo sono l'aumento delle tossicosi, la distruzione delle residue barriere immunitarie e il diffondersi di nuove epidemie. Il vero scandalo sta dunque a monte, non certo nella clonazione. L'effettiva pericolosità della manipolazione genetica ha poco a che vedere con gli incubi da Il mondo nuovo o da Body Snatchers, allarmanti metafore e nulla più, ma sta nell'ignorare che le principali cause dei mali da risolvere stanno in un "modello di sviluppo" avvelenante, alienante, distruttivo. Dobbiamo rendercene conto. E cosa abbiamo al posto di questa necessaria presa di coscienza? Scienza-spazzatura, infima divulgazione da Min.Cul.Pop, finte scoperte sempre più spettacolari... Il tutto amplificato dai media con l'aiuto di "esperti" self-styled pronti alla bisogna, come il prof. Cassano, strizzacervelli dei divi, co-autore di un libraccio disonesto sulla (d)(r)epressione, partigiano di quell'elettroshock che il Consiglio Superiore di Sanità medita di re-introdurre nella sanità pubblica.
Dura lex sed lex (part 2)
E' in questo delirio che va contestualizzato il dibattito sulla "castrazione chimica" dei "delinquenti sessuali". Innanzitutto, cosa s'intende per "castrazione chimica"? Si tratta di una combinazione di psicoterapia coatta e "cure" antiormonali per inibire la libido (in genere chemioterapia e/o trattamento farmacologico antiandrogeno). Lo scopo dichiarato è far sì che il condannato, una volta libero, non ripeta la violenza. Lo scopo non dichiarato è quello di reprimere i sintomi più evidenti del malessere sessuale diffuso, per evitare di attaccarne le cause sociali. Per quanto riguarda l'Europa, questo tipo di "cure" è già in uso dal 1969 in Germania (solo se il soggetto ha superato i 25 anni d'età e a seguito di una perizia medica che attesti l'idoneità al trattamento), dal 1993 in Svezia (solo con il consenso dell'interessato e se quest'ultimo è suscettibile di divenire recidivo), dal 1973 in Danimarca (dove ha sostituito la castrazione vera e propria - vale a dire chirurgica e definitiva; il condannato poteva scegliere tra quella e la prigione) e dall'inizio del 1997 in Francia, dove la legge è stata approvata, come suol dirsi, "tra roventi polemiche". Per quanto riguarda l'Italia, l'ipotesi di introduzione della "castrazione chimica" è stata "ufficializzata" a Milano il 7 febbraio 1997: durante il processo a Orlando D., 42enne stupratore recidivo, i periti d'ufficio che lo hanno riconosciuto semi-infermo di mente hanno proposto di sottoporlo a cure antiormonali. In Italia vi sono precise garanzie costituzionali sul fatto che "nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizioni di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana" (art.32 della Costituzione, II capoverso), ma questa è solo carta da culo, la realtà dei fatti è un'altra: in Italia "accanimento terapeutico" e Trattamenti Sanitari Obbligatori sono all'ordine del giorno.
Allo stato attuale non è possibile alcuna conclusione. Ripeto: non è possibile alcuna conclusione. Mi vengono alla mente soltanto due parole e un punto di domanda... Brutta fine? |