Il Golgonooza, raggiunto per l'occasione nel suo ritiro dorato in bassa Sparaponia, non si concedeva alla stampa dal lontano maggio 1991 in occasione della terza edizione del Load Artistical Festival svoltesi a Roseto degli Abruzzi. Ringraziamo la redazione di R&R per la gentile concessione.
intervista
Penso che il pubblico italiano, dopo il tuo pressoché totale abbandono della scena nazionale, sia ansioso di sapere quali sono i tuoi recenti interessi. Su quali nodi si muove la tua ricerca attuale?
Da circa un mese, in collaborazione con alcuni amici sparsi un po' per tutto il mondo, si sta lavorando alla preparazione di un evento difficilmente definibile, una sorta di videoconferenza-irruzione nello spazio mediatico internazionale, uno zapping contamination party, in poche parole un evento di portata mondiale di cui tutti parleranno e in cui tutti, magari anche inconsapevolmente, entreranno a far parte. L'argomento sará la morte, la morte di tutto quello che io e gli altri promotori dell'iniziativa ci siamo dedicati per tutta la vita: morte dell'arte, della politica, della cultura, della societá, la morte di tutto insomma.
Si tratta di un argomento non nuovo, tutte le post-avanguardie dagli anni 60 in poi hanno percorso questa strada...
Certo, ma questo per me è solo il punto di partenza, non un arrivo come per quelle che tu definisci post-avanguardie. Quando infatti muore tutto, finalmente rinasce quello che questo tutto aveva nascosto, ovvero la vita, nella sua quotidianeitá. per questo oggi diventa possibile questa festa nel mondo, questo evento in preparazione di cui ti parlavo. Bisogna riappropriarsi di un discorso sulla vita, sulla sua co-produzione, strappandolo alla cultura cattolica che, soprattutto in Italia, l'aveva per troppo tempo egemonizzato.
E' per questo motivo, per questo clima culturale avverso che più volte in passato hai denunciato, che i tuoi rapporti con l'Italia si sono progressivamente diradati?
I miei rapporti con l'Italia non si sono diradati. Conservo legami con moltissimi amici sparsi per tutta la penisola. Grazie alla tecnologia del modem e del videotelefono riesco a comunicare quotidianamente con loro. Proprio l'altro giorno ho avuto un incontro di sesso virtuale con una mia amica di Firenze: molto stimolante, anche se penso che in questo campo il reale sia ancora meglio del virtuale. Certo, tornando alla tua domanda, la situazione politico-culturale italiana è in un certo senso incancrenita. Ma non sará più così dopo lo zapping contamination party.
In cosa consisterá questo mega evento?
Questo sará una sorpresa per tutti, forse anche per quelli più direttamente coinvolti. Noi non faremo altro che offrire delle possibilitá, il resto verrá da sè. Sinceramente non riesco a trovare termini di paragone per quello che accadrá; posso solo dirti che tutto inizierá a cavallo tra il mese di Febbraio e quello di Marzo, per finire chissá quando. Lo stile sará ovviamente quello del loving-link, secondo l'insegnamento di alcuni nostri amici londinesi...
Ti riferisci agli antiartisti del Cloggy Circuit? La loro pratica si è sempre caratterizzata per una contaminazione tra l'hackeraggio sociale e la psicogeografia post-situazionista...
Ci saranno anche loro, certo, ma i riferimenti di cui parli mi sembrano alquanto limitati. Ricorda che tutto si baserá su un presupposto, la morte, innanzitutto la morte dell'arte e della politica... Figuriamoci se, con queste premesse, si possa ancora parlare di cose come "psicogeografia".
Bene, ho capito che non ti vuoi sbottonare più di tanto, non ci resta che aspettare per saperne di più. Potrai peró dirci se e come questo mega-evento interagirá con una situazione internazionale a dir poco magmatica: l'insubordinazione francese delle ultime settimane è solo uno dei numerosi esempi.
Il mega-evento, come tu giustamente lo definisci, non fará altro che amplificare una situazione giá esplosiva. Gli studenti e i ferrovieri francesi, con i quali tra l'altro siamo giá in contatto, quando l'evento si dispiegherá avranno altro e meglio da fare che scendere in piazza e contestare uno Chirac qualsiasi. Del resto anche qui in Sparaponia l'attesa è palpabile e la situazione non è meno esplosiva di quella francese. Anche qui, luogo di avanzata sperimentazione del capitalismo ipermoderno, la gente si è oramai convinta che limitare drasticamente il tempo dedicato al lavoro sia una necessitá imprescindibile. Il mese scorso, il governatore del distretto telecomunicativo di Noisis si è visto costretto ad emanare un decreto che fissava ad un minimo di sei ore la prestazione lavorativa giornaliera. Non mi stupisco affatto di questa situazione. Ma hai ragione, questo della Sparaponia come quello della Francia sono solo esempi tra i tanti; ho notizie di alcune situazioni nel vostro nord-est che potrebbero andare nella stessa direzione.
A proposito della bassa Sparaponia, negli ambienti ultraradicali italiani gira voce che molti protagonisti del dibattito culturale europeo abbiano finto la loro morte per poi trasferirsi da te in bassa Sparaponia. Moana Pozzi, Guy Debord e Gilles Deluze sono solo alcuni dei nomi che si fanno...
Potrebbe anche essere. Qui da me ogni giorno arrivano persone nuove, e certo non chiedo il loro nome o la loro storia. Sinceramente, tra i tre, quella che rivedrei più volentieri è sicuramente Moana. La conobbi nel '89 a Losanna; proprio a proposito della morte mi disse: "Io agisco come se dovessi morire domani, penso come se non dovessi morire mai". Quando cominciammo a parlare di quello che tu hai chiamato mega-evento, questa frase cominció a pulsarmi nella testa.
Stai divagando e, comunque, la tua risposta è un capolavoro di diplomazia...
Il problema non sussiste; la mia residenza è aperta a tutti. Vieni pure a trovarmi se sei curioso di saperne di più sulla morte di Moana e degli altri. Comunque, se dovessero essere ancora vivi avremo modo di incontrarli quando esploderá lo zapping contamination party.
Per l'invito in Sparaponia ti prendo in parola. Per concludere, invece, ti chiedo una precisazione. Da circa un anno si è avuta notizia della nascita, a Milano, di uno spazio multimediale a te dedicato. Cosa pensi di questa esperienza e, soprattutto, quali sono i tuoi attuali contatti con questa realtá?
Ti ringrazio per la domanda, che mi consente finalmente e definitivamente di prendere le distanze da chi, surrettiziamente, si è richiamato direttamente o indirettamente alla mia persona. Non solo non ho alcun contatto con questa realtá di Milano che tu citi, ma anche tutta la serie di riferimenti al mio passato operati negli ultimi mesi da intellettuali e politici del vostro paese èdel tutto impropria. Mi riferisco in particolar modo a chi ha visto la mia presenza dietro le confessioni rilasciate in carcere dal mio amico Felice Maniero, da voi meglio conosciuto come il "boss della mafia del Brenta". Il fatto che io ritenga assolutamente vere queste rivelazioni tese a screditare i vertici politico-economici del vostro paese, non significa che dietro questa vicenda vi sia il mio intervento. Tutta questa storia, oltre a essere del tutto falsa, infanga la grande amicizia esistente tra me e Felice.
Pensi quindi che sia un caso il fatto che il giá citato centro multimediale milanese a te intitolato sorga nelle immediate vicinanze di via Brenta e dell'omonima stazione metropolitana?
Certo, un caso, un caso e nulla di più.
La tua posizione è molto chiara. Ti ringraziamo per l'intervista e a presto...
A presto!