I migranti arrivati dalla Turchia sono stati sistemati dalle autorità italiane a Soverato e Badolato, due paesi della costa Jonica. Uomini e donne provenienti dal Kurdistan turco, iraniano, siriano e irakeno, ma anche fratelli egiziani e marocchini. Il dramma di queste persone è molto più complesso di quanto i proclami ulivisti vogliano far trasparire. Solo i kurdi, nella migliore delle ipotesi, potranno beneficiare dell'asilo politico, mentre gli altri uomini e donne in cerca di migliori condizioni economiche sono destinati al rimpatrio. E' questo uno dei problemi che emerge dall'interno dei campi di accoglienza, specie a Soverato. A Badolato, invece, la situazione è molto più favorevole per la composizione dei rifugiati (cinque famiglie kurde che già hanno fatto richiesta d'asilo politico e sono ospitate in case abbandonate e altri kurdi sono ospiti del campo profughi allestito dall’amministrazione in una scuola abbandonata), per la meno massiccia presenza di uomini in divisa, per la calorosa accoglienza degli abitanti, che hanno visto resuscitare un paese deserto(con tutti gli interessi economici che ne derivano, peraltro).

La situazione è dunque emblematica. Alcune delle contraddizioni che emergono:

polizia, militari, questure, prefetture, istituzioni e quant'altro sono completamente inadeguati a gestire una situazione così delicata e complessa;

- l'Europa della libertà di movimento dei capitali si conferma un fortino neoliberista, con il filo spinato lungo i confini, incapace di affrontare la questione kurda perchè l'economia globale e suoi interessi contano di più della sopravvivenza di una popolazione (vedi le posizioni tedesche);

- la distinzione tra chi scappa da persecuzione politica e chi cerca di sfuggire dalla fame è semplicemente assurda;

- la vicenda kurda, la diaspora di un popolo in Irak, Iran, Turchia, Siria, è analoga a quelle dei massacri del Golfo e dell'Algeria, sacrifici di sangue necessari al controllo statunitense in Medio Oriente;

- la scelta delle autorità turche di lasciar partire la nave verso l'Italia mira anche a sottrarre militanza al PKK, alla lotta per l'autodeterminazione del popolo del kurdistan turco.

Sono solo alcuni spunti di riflessione, tuttavia tali contraddizioni mettono in crisi persino il flebile sistema di garanzie di questo stato. Come spesso è accaduto l'esplosione delle "emergenze" corrisponde ad una deroga dai diritti più elementari di umanità e ad una svolta autoritaria verso gli esclusi.

E' necessaria dunque la massima vigilanza da parte della società civile, e il rilancio della lotta per il diritto all'accoglienza a tutti e tutte, ci piace pensare che la donna curda che partorirà in questi giorni a Badolato, dove non nasce un bambino da anni, sia il simbolo di una società multietnica, che restituisca dignità a tutti gli eslusi di ogni parte del mondo.

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