LA LEGALIZZAZIONE NON BASTA!
LA LIBERTÀ NON CONOSCE LEGGE
Oggi siamo qui a Torino perche' crediamo sia importante portare anche in
questo contesto il nostro punto di vista, la nostra opinione rispetto al
complesso fenomeno dell’uso socialmente diffuso di droghe.
Per esempio, la differenza tra legalizzazione e liberalizzazione della
cannabis non e' una questione di lana caprina, come qualcuno vorrebbe far
intendere. Al di la' delle differenti ispirazioni ideologiche che
sot-tendono le due opzioni, la prima di stampo contrattualista e
normativo, l'altra, potremmo dire, naturalista e libertaria, esse
prospettano scenari concreti del tutto differenti.
E' evidente che l'ipotesi della legalizzazione rappresenta l'attuale
possibile compromesso tra la forte spinta antiproibizionista che sta
attraversando in questo momento buona parte della societa' e la
contro-parte rappresentata, badate bene, non tanto dai politici
proibizionisti o dai vari altri soggetti che agitano pubblicamente la
soluzione repressiva, bensi' dal narcotraffico, quella macchina,
quell'ampia ragnatela che produce ogni anno, solo in Italia, un
fatturato di migliaia di miliardi di lire e che costituisce una delle
colonne portanti dell'economia sommersa. Infatti, questi poteri avranno
modo, proprio attraverso il pro-cesso di legalizzazione, di riciclarsi
in attivita' sempre estremamente lucrose ma, questa volta, lecite. E noi,
ancora una volta, ci troveremo espropriati a priori della possibilita' di
autoprodurre la cannabis che utilizziamo nelle nostre comunita', e a
dover ricorrere al monopolio che va' profilandosi attraverso l'ipotesi
di legalizzazione.
Riappropriarci dei nostri percorsi di vita, tentare di realizzare i
nostri bisogni e i nostri desideri nel corso dell'unica vita di cui
disponiamo, al di la' e al di fuori delle ideologie, significa aprire
processi di liberazione reale, di riappropriazione materiale ed
economica del mondo; questo e' un problema che non possiamo continuare
ad eludere. Significa rivendicare la possibilita' di praticare, di
tradurre in azione, cioì che continuiamo a sostenere a parole come, ad
esempio, l'autoproduzione e la libera circolazione di cannabis. Ma li'
c’e' il muro della repressione ad attenderci, si chiami esso stato o
mafia. Comunque, visto che abbiamo scelto la strada dell'antagonismo e
dell'autodeterminazione, non potremo far altro che affrontare questo
muro, con ogni mezzo necessario e con il massimo dell'intelligenza e del
tatticismo di cui disponiamo. Fare altrimenti significa imboccare delle
scorciatoie senza uscita.
Se a qualcuno spetta il ruolo di mediatore in questa situazione, questo
qualcuno non siamo certo noi; noi dobbiamo essere la controparte reale
di qualsiasi processo di normazione, dobbiamo esprimere l'onda lunga,
potente, inesorabile di un nuovo potere costituente. E, se la
legalizzazione rappresenta l'attuale possibile compromesso per giungere
a un immediato miglioramento delle cose, ben venga, ma deve essere
chiaro che per noi questo e' solo un passaggio per la conquista di una
serie di liberta' dal valore decisamente piu' radicale e profondo
rispetto a quelle che qualsiasi legge dello stato potra' mai darci.
Rispetto alle possibilita' concrete di conquista di queste liberta', tutto
dipendera' dalla nostra capacita' di costruire una nuova dimensione di
rapporto tra le varie soggettivita', identita', comunita' che ambiscono a
questo. La Rete Antiproibizionista che sta muovendo proprio ora i suoi
primi passi, rappresenta una nuova forma di rapporto tra le diverse
realta' che, anziche' basarsi su preesistenti alleanze o affinita'
politiche, consente ai vari soggetti di costruire percorsi comuni di
lotta e cooperazione in relazione a ogni specifica proposta di azione,
sia essa politica, sociale o culturale. Cio' permette di tutelare le
identita', i percorsi e le specificita' delle varie entita' che animano di
volta in volta la Rete, senza dovere passare attraverso processi di
sintesi forzata e di appiattimento su linee di riferimento dettate
magari dalle realta' politicamente piu' forti. La Rete risponde cioe' a
specifiche istanze di autonomia dei vari soggetti attivi nelle lotte,
consentendo nello stesso tempo il superamento dell'isolamento e della
frammentazione sterile e improduttiva a cui abbiamo assistito per molti
anni (vedi l'esperienza fallimentare dei coordinamenti).
La Rete sembra in grado di “usare” le differenze che esistono tra i vari
percorsi, valorizzandole e rendendole patrimonio collettivo anziche'
causa di divisione e incomunicabilita' e questo puo essere, nella societa'
della comunicazione e delle reti, un segno tangibile che il movimento,
oltre a teorizzare determinate possibilita', riesce anche a utilizzarle
e a renderle concrete.
Rispetto alle numerose e sempre nuove sostanze psicoattive che circolano
nella nostra societa' e all'uso socialmente diffuso che di esse se ne
fa, crediamo sia importante fissare alcuni criteri di che ci aiutino a
trovare un possibile approccio con tale complesso fenomeno. Il primo di
questi criteri e' che ogni forma di proibizionismo nasconde finalita' e ha
effetti diametralmente opposti rispetto a quelli ipocritamente
dichiarati dai suoi sostenitori, e pertanto va decisamente combattuta
e possibilmente rimossa. Un secondo riguarda le necessarie forme di
autotutela che la societa' e ancor prima le nostre comunita', devono
urgentemente darsi al fine di ridurre i danni che l'uso inconsapevole,
l'abuso e l'uso improprio delle sostanze psicotrope puo' provocare.
Questo per dire che la liberalizzazione, pur rappresentando la concreta
possibilita' di eliminare i pesantissimi danni prodotti dalla condizione
di illegalita' e di alterazione delle normali regole di mercato
determinata dal proibizionismo, non ci mette affatto al riparo dai
rischi connessi con l'uso delle varie sostanze. Di cio' sono un esempio
chiaro e tangibile i gravi danni causati dall'alcool, dal tabacco o
dagli psicofarmaci che, pur essendo sostanze perfettamente libere,
causano ogni anno centinaia di migliaia di morti.
Rispetto a cio', crediamo che i centri sociali, come luoghi attraversati
da moltissimi soggetti che fanno uso di alcune o di molte di queste
sostanze, debbano iniziare a fare informazione seria e approfondita
sulla loro natura, caratteristiche, effetti e controindicazioni.
Questo e' un percorso piu' o meno obbligato, sono questioni che siamo
chiamati ad affrontare con urgenza: in una societa' in rapidissima,
trasformazione dove tendenzialmente il tempo di lavoro passa in
subordine rispetto al tempo di vita e all’economia delle risorse umane,
dove la produzione, anche l'autoproduzione, si basa sulle capacita'
comunicative tra i soggetti, e' ovvio che le droghe, quali sostanze in
grado di agire proprio su tali capacita', assumono un'importanza sempre
maggiore rispetto alle nostre vite e alla nostra quotidianita'. Fin che
sapremo usare le droghe senza diventarne dipendenti e conservando
integra la nostra liberta' di pensiero e di azione, esse non potranno
danneggiarci, da un punto di vista sociale, piu' di quanto non lo abbaino
fatto, nel corso dei millenni, tutte le varie sostanze cui l'uomo, nella
sua evoluzione an-tropologica, ha ricorso per rendersi la vita un po'
meno dura, regalandosi qualche istante di felicita'.
C.S.A. YA BASTA!
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