ASSEMBLEA MOVIMENTO ANTAGONISTA TOSCANO
- Firenze, 19-26/9/97
Sul Meeting di Venezia e sul federalismo municipalista
Impressioni di settembre
Come realtà di base, autorganizzate ed autogestite, della
Toscana riteniamo necessario esprimere il nostro punto di vista
sui documenti che convocano la manifestazione del 13 settembre a
Venezia.
Non ci interessa l'esito della manifestazione, avviata ad uno
scontato successo che insigni sindacalisti CGIL hanno già
provveduto a quantificare in almeno 70 mila partecipanti.
Ci interessano i percorsi della soggettività; è questo che ci
ha fatto leggere e discutere con attenzione quanto prodotto per
quest'appuntamento: vi abbiamo scorto una pericolosa deriva.
Sgombriamo subito il campo da equivoci: non ci interessa lanciare
anatemi e scomuniche, ma condurre un dibattito, franco e serrato
fra chi ha fatto dell'azione diretta, dell'autonomia dai rapporti
di produzione e dalle istituzioni la propria discriminante.
Noi non viviamo le particolarità presenti nel nord-est; la
nostra pratica sociale e politica, il nostro metodo di lavoro, si
fondano sul massimo rispetto per le decisioni che vengono prese
da chi sta all'interno delle situazioni. Per questo siamo sempre
stati restii ad esprimersi su questioni che non ci vedono
direttamente protagonisti. Questa volta lo facciamo perché
scorgiamo una scelta di campo, una collocazione della soggettività
che va in una direzione ben diversa dalla nostra.
C'è un appiattimento sulla questione secessione. Appiattimento
sul secessionismo che, a fronte di tanto "nuovo"
decantato rispolvera una delle peggiori formule del movimento
operaio di questo secolo: il frontismo. Che altro è la
manifestazione di Venezia se non un'operazione frontista della
"sinistra nel suo complesso", come voi la definite? Del
resto cosa c'è di nuovo da quella manifestazione del 25 aprile
'94, promossa, anch'essa da "Il Manifesto", allora il
nemico era solo Berlusconi, oggi è solo Bossi e le sue
serenissime appendici. Per combattere questo nemico, ci si prende
per mano con la CGIL, forse anche con la Cisl locale, si marcia
con chi, istituzione dello stato nazionale difende se stesso e
l'unità nazionale sventolando il tricolore.
D'altronde lo scenario è uguale a quello di tante, troppe volte:
Rifondazione paga ed organizza i treni, l'Arci fiancheggia,
"Il Manifesto" orchestra la campagna mediatica.
Si parla tanto, e giustamente, di rompere, noi preferiamo usare
il termine superare, le forme organizzative nazionali e si
convoca una manifestazione "italiana ed europea" che
faccia da argine al secessionismo. Tutto questo viene presentato
come "occasione Venezia", "lo spazio vero per
confrontarsi con tutti coloro che cercano le nuove strade
dell'agire politico". Gratta le parole e vinci Bertinotti,
che ha votato tutto quello che c'era da votare per farci entrare
in Maastricht. Non vorremmo che si scegliesse di stare sotto le
frasche protettive dell'Ulivo, che è sì liberista, ma è il
meno peggio di fronte al pericolo di destre xenofobe e razziste,
con l'illusione che si possa strappare qualcosa (per poi rimanere
sempre scornati come sull'indulto, la Conferenza di Napoli sulla
liberalizzazione, ma forse la prossima legge sul no profit
sosterrà le microeconomie su cui alcuni hanno puntato così
tanto da stravolgere i propri assetti organizzativi). Il
passaggio delle sinistre istituzionali al governo è, quello sì,
un passaggio sovranazionale (nell'Unione Europea ben 13 esecutivi
su 15) necessario per gestire Maastricht e quel che ne consegue:
flessibilità del lavoro e del salario, precarizzazione generale,
privatizzazioni, disoccupazione strutturale, in sintesi MISERIA.
C'è sicuramente un problema di comprensione del linguaggio. Non
riusciamo a capire cosa vogliano dire "civilizzazione
europea", "convivenza civile", cosa sia la società
civile nell'Europa di fine millennio, che tipo di soggetto del
mutamento possano essere i "cittadini". Sono parole
d'ordine che evocano il XVIII° secolo, quello dei lumi, della
"cittadinanza", necessario alla borghesia per liquidare
le ultime istituzioni feudali. Leggiamo in tutti i vostri testi
il continuo ritorno alle origini della modernità, con la
conseguente scomparsa dell'epoca contemporanea contrassegnata
dalla lotta di classe, dai tentativi di rottura rivoluzionaria.
Questa rimozione, in particolare del Novecento le cui esperienze
rivoluzionarie sono liquidate in blocco come
"stataliste", è comune, non a caso, a Revelli e
Bertinotti con una distruzione sistematica dell'altro movimento
operaio e comunista che ha combattuto prima il partito-stato, poi
lo stalismo ed il "socialismo reale".
Non capiamo se il conflitto a cui fate riferimento è quello che
poggia sulle contraddizioni di classe o è un conflitto
democratico (inclusione nella sfera della citttadinanza) seppur
condotto con forme di lotta radicali. L'utilizzo delle categorie
inclusione/esclusione al posto di quelle che svelano il rapporto
capitale-lavoro, sia nella sfera della produzione che in quella
della riproduzione, a che approdo porta? Si pensa che il capitale
sia ormai ridotto ad un vincolo giuridico, che nel processo
produttivo sia possibile, vedi l'enfasi sull'autoimprenditorialità,
affermare valori altri da quelli del mercato? Si pensa possibile
costruire una società di pari diritti, di liberi ed uguali
organizzati in comunità solidali cooperanti, senza distruggere
il modello di produzione capitalistico? Qual' è poi il senso
dell'appropriazione dei nessi amministrativi, l'insistenza sul
condizionamento delle amministrazioni locali? Ci pare sia
un'altra cosa da quella che facciamo per imporre, con i rapporti
di forza, l'affermazione di bisogni e diritti (casa, spazi
sociali...). Per quanto possano essere significative le casse dei
comuni ci sembra assolutamente improponibile vederli come i
gestori della ricchezza sociale che viene accumulata sullo
sfruttamento del lavoro.
La formula, perché di questo si tratta, del "federalismo
municipalista", stranamente non riproposta nell'appello
internazionale, da chi deve essere riempita? Sono tutti uguali
nella municipalità? C'è un nesso solidarizzante fra
imprenditore e prestatore d'opera? O va riempito da un movimento
trasversale (interclassista?) che alza la bandiera della
municipalità contro il centralismo statalista e burocratico? E'
questo il senso, interclassismo, del riconoscimento della
leadership di Cacciari, le interviste che decantano l'esperienza
del "partito catalano", quello, poi che appoggia Aznar
in Spagna... La sinistra al governo, o nella maggioranza, non
serve a battere la destra, anzi, finisce per rafforzarla, come
insegna l'esperienza storica (ecco l'importanza il valore della
memoria) e quella attuale del governo Prodi. Cacciari, lo stesso
che sdoganò nell'82 la nuova destra del razzismo
differenzialista, già per 4 anni Sindaco di Venezia ha mostrato
la capacità di arginare il secessionismo?
Se così fosse non si sarebbe alla drammatica situazione, che
descrivete. Anche a questo proposito ci saremmo aspettati altre
cose, un'inchiesta di classe sul leghismo e non l'elogio della
"potenza e della forza politica costituente"
rappresentata dalla Lega. Un'analisi materiale che fornisse
chiavi di lettura che vanno al di là, dell'ovvia interpretazione
del localismo come reazione alla globalizzazione e della vecchia
verità che il mito politico, pensiamo all'arianesimo di Hitler
ben prima che alla padania, viene inventato dal nulla.
In Toscana governa il centro-sinistra. Rifondazione, forte del
12%, oltre ad esserne incapace, si rifiuta di fare opposizione,
condividendo responsabilità di governo a Firenze ed in alcuni
centri minori. Viviamo e spieghiamo da tempo qual è stata
l'ulteriore metamorfosi del Pds, che ha contrapposto al partito
azienda di Berlusconi la propria azienda partito:
600 mila iscritti su scala nazionale, 1/4 di questi che
partecipano alla vita politica: hanno tutti un vincolo materiale,
una poltrona, un'attività economica da difendere. Questo partito
ha un'idea chiara del federalismo, come comitato d'affari locale.
Sono i moderni rappresentanti di commercio, devono affermare sul
mercato le produzioni, garantire agli investitori le migliori
condizioni (supersfruttamento e defiscalizzazione). L'Assessore
verde impone inceneritori e mega discariche, governa l'alta
velocità ferroviaria della Fiat. "Il Manifesto"
fiancheggia la Giunta regionale; l'Arci e l'associazionismo
salutano positivamente la nuova legge contro gli immigrati.
Afferrare il proprio tempo significa per noi, compagne e compagni
della Toscana, territorio molto diverso dal vostro, capire che
non abbiamo alleati nella "sinistra". Per questo
mettiamo tutte le nostre energie nello sviluppare un agire
ricompositivo, delle varie situazioni di lotta che si oppongono
al modello di produzione e di sviluppo: dalle esperienze di
autorganizzazione dei lavoratori all'organizzazione del
precariato, dalle lotte ambientali all'appropriazione diretta di
case e spazi, dall'autorganizzazione degli immigrati alla pratica
internazionalista ed alle mobilitazioni antimperialiste.
Il radicamento realizzato e le radicalità sviluppate poco
servono se vivono all'interno delle dimensioni particolari, se
non s'impossessono della ricchezza di tutte le altre acquisendo
una dimensione generale, ricompositiva, di programma. Una strada,
quella della pratica e dell'autorganizzazione sociale che non
solo non consente scorciatoie istituzionali, ma che mette al
riparo da cercare in formule e verità, siano storiche o
innovative, soluzioni che, puntualmente, non si avverano.
CSA EX-EMERSON - Firenze
CSA INTIFADA - Empoli
Collettivo Spazi Sociali - Poggibonsi
Collettivo Lo Spettro - Montecatini