Le Rsu non sono il nostro modo di volere la democrazia in fabbrica : non solo per la vergognosa presenza della quota garantita del 33 % ai confederali ma anche per il loro ridotto potere all'interno dei posti di lavoro e il loro perdersi nel nulla a livello provinciale e nazionale.
Nonostante questi clamorosi limiti lo Slai Cobas, unico tra le organizzazioni extraconfederali, ha scelto di accettare la sfida anche su questo insidioso terreno per il semplicissimo motivo che era l'unico che permetteva ai militanti dei Cobas di accedere ad un qualche forma di agibilità sindacale attraverso il mandato dei lavoratori. Chi allora ci criticava ha percorso le vecchie strade del diritto ad avere le proprie Rsa, inoltrandosi nei meandri molto più pericolosi che rigenerano le burocrazie sindacali svincolate da ogni reale controllo dei lavoratori.
La presenza di liste Slai Cobas nelle prime elezioni Rsu ha avuto un impatto clamoroso : là dove ci siamo presentati abbiamo avuto ovunque significativi consensi. Dal più del 40 % all'Alfa di Arese, al 20 % minimo di ogni altra situazione.
La cosa ha talmente preoccupato che il ritmo delle elezioni delle Rsu è andato via via rallentando fino a fermarsi del tutto. Soprattutto là dove si aveva il sentore che una lista Slai Cobas era pronta a candidarsi. Non sono poche le situazioni in cui abbiamo dovuto farci noi stessi promotori in proprio di elezioni delle Rsu, scontrandoci con coloro stessi che le avevano inventate, padroni e confederali.
La lunga battaglia per l'abrogazione dell'art.19, nonostante fosse stata compromessa ad arte da chi ha voluto ad ogni costo inserire il referendum abrogativo parziale, ha avuto bisogno di ricorrere a evidenti brogli elettorali per recuperare quei 15.000 voti necessari per impedire che passasse il nostro referendum abrogativo secco.
Da quel risultato la situazione si è precipitosamente involuta. I confederali hanno rafforzato il loro monopolio, consacrato da una Corte di Cassazione che ne ha difeso il predominio. Il dibattito sulla necessità di una legge che dia nei posti di lavoro almeno quella democrazia che c'è nella società, naviga in alto mare. A nessuno più interessa cambiare nulla perché così come stanno le cose a loro va meravigliosamente bene.
E' in questo clima che si arriva al rinnovo delle Rsu già elette : e in un contesto di fabbriche massacrate dalla perdita dei posti di lavoro e di lavoratori ricattati dalle pesanti modifiche del contesto contrattuale (accordi sindacali che concedono tutto : cassintegrazione, mobilità, straordinari, turni ) e legislativo (precarizzazione totale del rapporto di lavoro : contratti di area, gabbie salariali, lavoro a termine e interinale, apprendistato e formazione lavoro a vita ....).
I sintomi di una voglia dei confederali di cavalcare questa pesante situazione per riprendersi anche sulle Rsu quel terreno che avevano perso è testimoniato dall'arroganza, che allora non avevano, con cui ripropongono, senza batter ciglio, l' insopportabile abuso di tenersi una quota garantita di delegati-passacarte senza sottoporli alla verifica del consenso dei lavoratori.
Tutti i Cobas dello Slai sanno che questo appuntamento deve essere affrontato con il massimo impegno. Deve essere l'occasione per rilanciare le nostre intuizioni originarie per ridare il sindacato in mano ai lavoratori e sottrarlo da quelle di chi li sta portando alla disfatta. Il nostro progetto di ricostruire un sindacato di classe tenendo ferma la radicale richiesta che a rappresentare i lavoratori, dal livello di fabbrica fino al livello nazionale, siano solo coloro che i lavoratori si scelgono e che hanno in ogni momento il potere di rimuovere, è il crinale che ci demarca da tutti coloro che si riempiono la bocca della parola autorganizzazione e poi praticano la riconduzione dei lavoratori alle servitù di partito o di ceti sindacali dominanti.
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