Una catena di inquinamenti


L'incenerimento dei rifiuti industriali è realizzato da inceneritori specializzati o da alcuni cementifici che praticano una concorrenza spesso virulenta, accusandosi a vicenda di non rispettare le norme europee. Ma è una controversia che potrebbe anche sembrare vana.
Mentre si rincorre il centesimo di grammo di azoto per metro cubo, o il decimo di nanogrammo di diossina prodotto da un inceneritore specializzato o da un cementificio, uno stabilimento può scaricare legalmente nell'atmosfera quantitativi dieci o anche cento volte maggiori delle stesse sostanze. Tutto avviene come se l'opinione pubblica e le associazioni di difesa dell'ambiente fossero più sensibili alla presenza visibile delle scorie industriali o all'inquinamento dovuto alla motorizzazione che non alle sostanze discretamente emesse dalle ciminiere degli impianti industriali. Non esiste per il momento alcuna direttiva europea che stabilisca i valori limite degli scarichi atmosferici provenienti dalle industrie in generale. L'ossido di zolfo proviene soprattutto dalle combustioni industriali e dal riscaldamento; i trasporti intervengono soltanto per il 13% del totale in Francia (mentre avviene il contrario per gli ossidi d'azoto, ove i trasporti sono responsabili del 75% degli scarichi).
Dagli anni 80, gli industriali francesi hanno ridotto i loro scarichi di ossido di zolfo del 70% e quelli di ossido di azoto del 50%, mentre le emissioni dovute ai trasporti sono aumentate rispettivamente del 30% e del 27%, in ragione della crescita del parco auto e del traffico.
Quanto alle diossine, dopo lo spettacolare incidente di Seveso (luglio 1976), e la promulgazione, nel 1982, della direttiva 82/501 CE, denominata Seveso, riguardante i grandi rischi nelle attività industriali, la DG XI (Commissione europea) ha inserito nel suo programma l'obiettivo di una riduzione del 90% in 20 anni rispetto ai livelli del 1985. Ma l'inventario delle fonti dei composti clorati è ben lontano dall'essere completato in Europa. La realizzazione di un protocollo di misurazione affidabile e di una norma riproducibile è in via di adozione da parte dell'Unione europea. La determinazione di soglie accettabili comporta conseguenze finanziarie considerevoli per le industrie chimiche e metallurgiche. A seconda degli esperti consultati, queste soglie possono variare da 1 a 1000. L'impatto delle diossine sull'ambiente e la salute è percepito in effetti in maniera molto variabile, a seconda degli stati: sono infatti apparsi su questo tema tre rapporti contraddittori nel periodo 1994-95: il primo e più allarmante è quello dell'Agenzia americana di protezione dell'ambiente (Epa); il secondo, piuttosto pessimista, proviene da Greenpeace, mentre l'Accademia delle scienze francese ha pubblicato uno studio rassicurante....




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