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TERRITORIO E SOCIETA'


Sopra le Nostre Teste...
di Tutti i Fili...
Imperativo categorico: razionalizzare il sistema di trasporto
della energia elettrica per una migliore tutela del territorio provinciale.
...Ma i buoi sono forse già usciti dalla stalla.


di Giuseppe Brivio


Concessioni idroelettriche, rinnovi, sopraccanoni, flussi minimi di acque, gestione degli impianti, servitù da elettrodotti, nuove linee ad alta tensione in via di realizzazione: questi i temi di una appassionata, ma non sempre chiara discussione che sta infiammando in questi mesi l'opinione pubblica provinciale. Anche la nostra Rivista vuole partecipare al dibattito in corso e contribuire con proposte di buon senso.
Nel Dossier salute/ambiente "Elettrofobia" apparso sul n 3 di Alpesagia dell'aprile 1995 affermavo che " tra il 1915 ed il 1930
si era diffusa in provincia di Sondrio una nuova generazione di centrali, funzionali ad esigenze essenzialmente extraprovinciali, da cui la necessità di costruire linee ad alta o a media tensione" e che "solo tra il 1950 ed il 1960 gli elettrodi divennero elemento diffuso ed ingombrante del paesaggio valtellinese e valchiavennasco, con alti costi in termini territoriali, pagati dalle nostre montagne e dalle nostre vallate, per garantire forza motrice alla attività produttiva di vaste zone della Pianura Padana, alle Ferrovie dello Stato e per illuminare strade, piazze ed edifici a centinaia di chilometri dal luogo di produzione dell'energia idroelettrica". In occasione del citato dossier abbiamo parlato di una ragnatela di cavi e di tralicci, ad una terna e a doppia terna, incombente sul territorio provinciale per trasportare più di 5 miliardi di Kwh/anno, prodotti da 50 centrali e da 97 generatori!
La nostra provincia ha fornito nel corso di alcuni decenni un forte tributo di beni naturali e di valori ambientali per il benessere e lo sviluppo di vaste zone d'Italia. Qualche briciola di benessere si è indubbiamente fermata in provincia, ma oggettivamente, in termini di rapporto costi/benefici i conti non tornano del tutto....
Questo sembra peraltro il momento giusto per 'pesare' di più nella questione energetica che si gioca in questi mesi nella nostra area alpina! Senza demagogia, ma senza complessi di inferiorità!
Oggi, giustamente, le istanze locali e di migliore qualità della vita acquistano maggiore forza e chiedono più attento ascolto. In questi mesi sta per concludersi una pesante partita, avviata già negli anni '90/'91, con scarsa attenzione delle forze politiche ed amministrative locali e regionali, dal cui esito può dipendere almeno in parte il futuro del nostro territorio alpino: si va infatti verso un potenziamento della rete di tralicci e cavi con l'adozione di elettrodi a 380.000 Volt per le dorsali di trasporto e di quelli a 130.000 Volt per i collegamenti centrali-cabine primarie.
Come è noto è ormai quasi sulla linea di partenza l'elettrodotto ENEL da S. Fiorano in Valcamonica a Campocologno in Val Poschiavo (Grigioni).
Si tratta di un elettrodotto indispensabile per collegare la Lombardia e l'Italia alla rete elettrica europea attraverso la Svizzera Orientale; si tratta comunque di una infrastruttura con tralicci da 60 metri di altezza che andranno a ferire e 'colonizzare' un territorio come quello del Comune di Villa di Tirano, già pesantemente gravato da altri elettrodotti, senza contropartite di sorta.
Poichè l'elettrofobìa è un fenomeno presente e crescente anche nell'opinione pubblica provinciale e poichè i diritti delle nostre popolazioni ad una migliore qualità della vita sono d'altra parte sacrosanti, occorre aprire una vertenza per chiamare al tavolo della trattativa (in Provincia ed in Regione) le Società produttrici e distributrici di energia per attendere insieme al potenziamento delle reti di distribuzione energetica una loro razionalizzazione, più in sintonia con le legittime rivendicazioni delle popolazioni locali. E le proposte in tal senso non mancano; basti ricordare quelle elaborate nel gennaio scorso da Legambiente e segnatamente dall'Architetto Giovanni Bettini. In provincia di Sondrio, è bene ricordarlo, abbiamo 1.100 chilometri di elettrodotti ad alta tensione, 11 cabine primarie, 1.200 chilometri di linee a media tensione, 1.500 cabine secondarie e più di 2.000 chilometri di linee a bassa tensione. Si tratta di molti chilometri quadrati di servitù energetica!
E' forse giunto il momento di proporre ed imporre con democratica determinazione una nuova mappa dei fili e cavi che ci 'baipassano' che preveda pochi corridoi di sicurezza igenico-sanitaria rispetto ai potenziali pericoli elettromagnetici e di stabilire dove e con quali risorse i cavi possano e debbano essere interrati, a parità di caratteristiche funzionali. E' infatti noto che il cavo interrato presenta attualmente un costo che, includendo i lavori di posa, può variare da 3 a 6 volte quello della linea aerea equivalente.
Occorre affermare il problema nella sua globalità, senza forzature, demagogiche e strumentalizzazioni. La complessità delle questioni sul piano tecnologico e su quello finanziario dovrebbero indurre la Regione Lombardia ad affrontare con serietà il problema degli elettrodotti tra la Lombardia, da un lato, ed il Canton Ticino ed il Canton Grigioni, dall'altro, chiamando a discuterne anche le autorità cantonali elvetiche più direttamente coinvolte, oltre naturalmente le Società idroelettriche che producono e distribuiscono energia al di qua e al di là delle Alpi Lepontine e Retiche.
C'è una sola preoccupazione: che la volontà politica, anche qualora dovesse emergere, potrebbe rivelarsi tardiva, dato che le autorizzazioni rilasciate all'ENEL risalgono purtroppo al 1991!
A volte però i miracoli si realizzano...

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