Alle parti civili viene riconosciuto il danno simbolico di 1000 lire agli azionisti mentre ai 150 lavoratori non viene riscontrato il danno. Dopo aver atteso la sentenza dalle nove di mattina fino alle diciannove di sera, presidiando il Tribunale con striscioni e megafoni, i lavoratori costituiti parte civile con lo Slai Cobas hanno festeggiato questa sentenza stappando bottiglie di spumante.
Bastava vedere le facce degli avvocati Fiat ed in particolare quella dell'avv. Chiusano per capire che questa sentenza è una legnata per i vertici Fiat, finalmente processati e condannati a Torino e davanti ai lavoratori che con i loro avvocati hanno svolto un ruolo determinante per arrivare a questa sentenza e perché non passasse in sordina, nel segreto dell'aula del gip a cui non avevano accesso i giornalisti e il pubblico.
Indubbiamente l'avv. Chiusano ha ragione quando, preannunciando il ricorso in appello, dice che questa sentenza non è, al momento, esecutiva. Ma si è dimenticato di dire che l'ordine di indagare sulla famiglia Agnelli non aspetta certo l'appello che ci sarà a fine anno. Inoltre la notizia di un altro rinvio a giudizio di Romiti e Mattioli per i fatti di Intermetro, già chiesto dal PM di Roma Misiani prima di essere "trasferito" dal CSM, ha fatto precipitare la situazione. Tutti hanno potuto vedere dalle facce degli industriali alle assemblee della confindustria, a cui mancavano i vertici Fiat, che la botta subita ha lasciato il segno.
Nonostante il non riconoscimento del danno, i lavoratori Slai Cobas hanno festeggiato ugualmente perché erano consapevoli che la loro battaglia era soprattutto politica e non economica. E in ogni caso tutti si sono resi conto che le lettere inviate da Fim, Fiom, Uilm in appoggio alla tesi Fiat e contro i lavoratori, hanno avuto un peso determinante nell' ecluderli dal risarcimento.
Non possiamo, a questo punto, non fare alcune riflessioni più generali. Perché tutto a questo punto è più chiaro.
Lo scorso anno abbiamo assistito ad un tentativo di scissione al nostro interno, miseramente fallito per le poche situazioni fuoriuscite. Un tentativo portato avanti da esponenti del Prc, che ci accusavano di voler trasformarci in partito e sostenevano che l'unificazione dell'autorganizzazione dovesse passare attraverso patti di consultazione tra apparati. Hanno in tutti i modi cercato di rompere lo Slai Cobas. In particolare è stata attaccata la nostra presenza nelle fabbriche Fiat. Si è iniziato con la la decisione della Fiom (con l'intervento di Rocchi, ora diventato responsabile del Prc nella Cgil) di firmare l'accordo, bocciato dai lavoratori, sulla espulsione di 1000 lavoratori di Arese. Si è proseguito con la canea contro Mara Malavenda, espulsa dal gruppo parlamentare Prc, perché ha posto il problema della vendita dell'Alfa Romeo alla Fiat votando contro il Governo Prodi. Giordano (responsabile lavoro del Prc) attacca lo Slai Cobas perché nella Rsu, sulla piattaforma aziendale, non vota come la Fiom. Il giornale "Liberazione" abbandona ogni commento sul processo a Romiti e sulla gladio Fiat, dando alle vicenda addirittura meno importanza dei giornali padronali, spaccia (10/4) la falsa presenza del Sin Cobas davanti al tribunale di Torino, ci nega la pubblicità a pagamento sul giornale mentre la fa alla Fiat. E tutta una infinità di piccoli fatti che danno un segnale ben chiaro.
Inequivocabili sono infine le dichiarazioni di Nerio Nesi a commento della sentenza Romiti ( riportate nel riquadro). Nesi non è l'ultimo arrivato. E' parlamentare del PRC e presidente della Commissione attività produttive della Camera, responsabile economico del partito, braccio destro di Bertinotti, futuro uomo di governo, ex socialista, ex presidente della BNL, fondatore con Prodi della Nomisma, in affari per case di cura con Ligresti. Di fronte alla condanna di Romiti e Mattioli per falso in bilancio e finanziamento illecito ai partiti, nell'intervista si auspica che la sentenza venga riformata e che Romiti entri in politica. Neanche Craxi avrebbe osato tanto. Invano abbiamo atteso, dopo il nostro duro comunicato, una risposta da parte di altri esponenti del partito. Forte a questo punto è il sospetto che queste dichiarazioni non sono frutto del pensiero di un parlamentare ma dell'intero gruppo dirigente nazionale. E che quindi il vero obbiettivo di questi mesi di polemiche contro lo Slai Cobas sia quello di omologare tutte le forze sindacali ad una linea politica filo governativa e subalterna alla Fiat.
Questa sentenza ora da fiato alla nostra lotta contro la Fiat :
per rafforzare la nostra presenza e la nostra battaglia
per eleggere subito le Rsu senza la quota garantita
contro i sabati lavorativi e gli aumenti dei ritmi, perché si aboliscano i turni di notte e al sabato a partire dalla Fiat di Termoli,
per la difesa degli stabilimenti e la divisione del lavoro tra tutti a partire dalla Fiat Alfa di Arese, che subirà l'ennesimo attacco con 1500 espulsioni,
per il rientro in fabbrica dei licenziati della Fiat Hitachi di Lecce
contro la definitiva chiusura del reparto cablaggi all' Alfa di Pomigliano già venduti dalla Fiat
contro i sabati lavorativi alla Fiat New Holland, accordo già bocciato dai lavoratori a Modena e a Imola
per il reintegro dei compagni/e in contratto di formazione lavoro alla Sevel Val di Sangro (Fiat)
per il reintegro dei licenziati politici dell'Alfa Romeo di Arese
per costruire una organizzazione nazionale nelle fabbriche Fiat che contrasti la politica subalterna di Fiom-Fim-Uilm
"..la notizia mi ispira tristezza e mi ha molto colpito per la sua pesantezza ; mi auguro che successivamente il giudizio possa essere rivisto. Romiti non deve dimettersi, ma da domani non sarà lo stesso uomo e potrebbe anche trarre spunto per rafforzare la sua attività politica."
Nelle fabbriche siderurgiche e metalmeccaniche di Piombino, tutte or-mai in mano al falco confindustriale cav. Lucchini, l'idea di una alternativa sindacale ai confederali nasce nel 93. Dopo 30 giorni di sciopero contro la privatizzazione voluta dal Governo Amato, i lavoratori sono stati presi per fame e i confederali sono andati a siglare un accordo indegno. Dai 3.200 dipendenti di allora, siamo passati, a fronte di una produzione aumentata, ai 2.400 di oggi. Dopo questa vicenda è nato un collettivo di lavoratori che ha iniziato la sua battaglia sul contratto integrativo. Contro la piattaforma confederale ne ha proposta una alternativa, costruita attraverso una consultazione autorganizzata cui risposero 700 lavoratori. Nel 96 alcuni compagni dell'allora AFP (Acciaierie e Ferriere di Piombino), per porre freno alla deriva filopadronale dei sindacati confederali, decidono di costituire il Cobas Slai. Nessuno di loro era nelle Rsu perché, dopo i fatti del 93, nessuno aveva più avuto il fegato di presentarsi nelle liste confederali. Son iniziati volantinaggi tra i lavoratori per sensibilizzarli sulla necessità di non delegare più ad altri la difesa dei loro diritti. Iniziano le prime battaglie sull' ambiente, culminate con l'affare amianto. Di fronte a Confederali e Azienda che minimizzavano il problema, una denuncia all'Ussl del Cobas Slai appurò l'esistenza del materiale nei reparti. A questo punto l'Azienda si rifiutava di consegnare a 200 lavoratori, di cui erano state raccolte le firme, il curriculum necessario per inoltrare la richiesta all'Inail. Dopo una interrogazione parlamentare di Mara Malavenda, la Lucchini Siderurgica è stata portata in tribunale per essere costretta a consegnare la documentazione richiesta. Ad aprile ci saranno le rielezioni delle Rsu e i compagni del Cobas Slai della Lucchini Siderurgica sono pronti a presentare una loro lista. Pur non nutrendo nessuna illusione sul reale potere della Rsu (soffocata dai confederali), sono convinti che rimane oggi l'unico strumento in mano ai lavoratori per poter incidere sulla realtà della fabbrica.
Anche alla Magona d'Italia, altra fabbrica dell'impero Lucchini che produce rotoli di lamiere, è nato un nucleo iniziale di Cobas Slai. Assieme anche a questi compagni, si è riusciti a costringere il Consiglio Comunale a discutere una petizione firmata da 700 cittadini su una particolare anomalia antidemocratica di questa fabbrica : grazie ad un accordo confederale del 92 le ore di sciopero vengono accorpate fino a quando non assommano a 8 ore (per creare meno danno all'azienda) e le ore di assemblea si devono fare dopo l'orario di lavoro.
Lo Slai Cobas di Piombino ha portato avanti una significativa lotta organizzando i disoccupati "over 40" (sopra i quarant'anni), limite previsto da una delibera comunale per poter essere assunti nelle amministrazioni comunali. La bocciatura del Coreco di questa delibera sta aprendo la strada a una sua revisione. Cosa già ottenuta nel limitrofo Comune di Campiglia.
Nell'ottica della costruzione di un sindacato di classe, lo Slai Cobas di Piombino si sta attivando per organizzare sul territorio tutti quei brandelli di classi subalterne (dai disoccupati, ai giovani inoccupati, agli extracomunitari fino alle nuove fittizie forme di lavoro autonomo in cui viene frantumato il lavoro salariato) che subiscono il disagio di vivere in una società dove tutto è ricondotto a merce.
Slai Cobas Piombino
0565 - 22362
adl@ecn.org
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