CHI SI AMMALA PIU' DI 9 giorni ALL'ANNO
ANDRA' IN PENSIONE PIU' TARDI E MENO PAGATO

Il DL 564, che è entrato il vigore il 16 novembre 96, modifica pesantemente il sistema di recupero dei contributi figurativi maturati durante le assenze per malattia, infortunio e malattia professionale e quindi la loro incidenza sia sul calcolo dell'anzianità contributiva che su quello dell'ammontare della pensione.

Il metodo di colpire i lavoratori alle spalle mettendoli di fronte al fatto compiuto è ormai diventato cronico. Cgil, Cisl, Uil che da tempo hanno smesso di svolgere il ruolo di rappresentanza degli interessi dei lavoratori, anche in occasione della pubblicazione di questo decreto hanno svolto il compito di tacere per coprire la mano che ci pugnalava. Solo la vigile attenzione dei lavoratori dello Slai Cobas di La Spezia e di Padova, che hanno già avviato iniziative di lotta, ha permesso di tirare fuori dal nascondimento questo ennesimo misfatto. Esso deve diventare oggetto di una campagna politica capillare, finalizzata non solo a denunciare ancora una volta la connivenza dei confederali col governo "amico" ma a creare un fronte vasto di iniziative per tentare di modificare il contenuto del decreto.

Il nocciolo duro del decreto è racchiuso tutto nel comma 5 dell'art. 1 capo I che dice . "In caso di malattia, per tutti i lavoratori dipendenti, ancorché fruenti di retribuzione intera o ridotta, i periodi di assenza oltre il limite del dodicesimo mese vengono valutati, ai fini pensionistici, al 50 % : tale disposizione non si applica ai malati terminali".

Già il semplice e orrido richiamo ai malati terminali è sufficiente per far capire che nella logica del decreto chi si ammala, si infortuna sul lavoro o contrae una malattia professionale, se non è prossimo a morire, è considerato un "portatore di lusso" e come tale deve essere trattato.

Proliferano circolari interpretative dell'Inps (privati), dell'Inpdap (pubblico impiego) e dei vari patronati sindacali che, pur non avendo ancora risolto tutte le incongruenze applicative del decreto, fanno però chiaramente capire che il risultato finale di questo "trattamento" è quello di azzerare (nel senso stretto di portare a zero) le diverse forme di recupero dei contributi figurativi per malattia che erano in vigore sia nel privato che nel pubblico impiego. La logica con cui i sindacati confederali vedono in questo decreto un "atto atteso e destinato a creare maggior equità" (circolare Inca Cgil del 5.11.96) è una volgare assunzione del rassegnato detto popolare "mal comune, mezzo gaudio". Ma che si tratti di un peggioramento per tutti della situazione precedente è evidente dalle tabelle che alleghiamo.

graduale passaggio
alle 104 settimane
N elNumero settimane
97-98-99 61
2000 - 2002 70
2003-2005 78
2006-2008 87
2009-2011 95
2012 104
PrimaAdesso
PrivatiI periodi di malattia a retribuzione intera vengono recuperati. I periodi a retribuzione ridotta o senza retribuzione danno luogo ad accrediti configurativi per un limite massimo di 52 settimane Tutti i periodi di malattia, anche quelli retribuiti per intero, danno luogo ad accrediti figurativi fino (gradualmente) a 104 settimane. Le prime 52, dall'entrata in vigore della legge, al 100 %. Le successive 52 al 50 %. Oltre le 104 non si ha più alcun accredito figurativo. (vedi tabella).
Pubblici Tutti i periodi di malattia vengono accreditati per intero Le prime 52 settimane di malattia dall'entrata in vigore della legge vengono recuperate totalmente. Tutte le altre solo al 50 %

Il decreto stabilisce quindi che:

dal 16 novembre 1996, per tutti i lavoratori le settimane lavorative in cui ci sia stata qualche assenza per malattia, infortunio, malattia professionale, donazione sangue, visite specialistiche verranno segnate dal datore di lavoro sul mod.01/M che viene consegnato ogni anno

al momento di andare in pensione esse verranno sommate e tutte quelle che supereranno le 52 incideranno sulla pensione (retribuzione e numero di settimane utili)

- solo al 50 % per altre 52 settimane ai dipendenti privati

- solo al 50 % per tutte le altre per i dipendenti pubblici

A conti fatti nell'arco di una vita lavorativa è concesso di assentarsi dal lavoro per motivi di salute solo nove giorni all'anno. Tutte i giorni in più decurteranno del 50 % sia i "bollini" settimanali maturati (costringendo a rinviare la pensione) che il calcolo della loro incidenza retributiva sulla pensione.

Obiettivi politici (e legali) per una campagna di massa :

in generale dobbiamo denunciare che la malattia, già pesantemente controllata e penalizzata dai contratti collettivi di categoria, viene usata nel DL per praticare una disumana discriminazione : chi è ammalato andrà in pensione dopo e pagato meno di chi è sano.

anche per gli operai, a fronte di un allungamento di altre 52 settimane al 50 % c'è il pesante aggravamento del calcolo anche delle malattie completamente retribuite.

è questa l'occasione per rimettere in discussione il vergognoso addebito degli infortuni e delle malattie professionali che già penalizzava gli operai ( del resto i più esposti a questi rischi) e oggi grava su tutti

la decurtazione del 50 % dell'incidenza pensionistica dopo le prime 52 settimane, pur in presenza di contributi che continuano ad essere comunque interamente versati, si configura come illegale.



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