Una clamorosa illusione di massa è stata orchestrata a proposito degli operai : infatti la deroga per gli operai consiste semplicemente nel risparmiarli dall'innalzamento dell'età anagrafica per poter andare in pensione con 35 anni di contributi. Per loro continua a vale quindi ciò che ha già fatto Dini. Il messaggio trionfalistico di aver salvato i 35 anni per gli operai e i lavoratori "precoci" nasconde la realtà di fatto che la stragrande maggioranza di loro, per raggiungere la crescente anzianità richiesta, andrà in pensione con ben più di 35 anni di lavoro : fino ai 40 anni. I lavoratori non inquadrati come "operai" ma che svolgono mansioni di pari gravosità ( i cosiddetti "equivalenti" e che sono un'infinità di mansioni) spariscono nel vuoto : si dice che verranno identificati nel corso del 98 ed anche a loro ("nei limiti di equilibri di bilancio") verrà concesso il trattamento riservato agli operai. Condividendo con loro l'inganno e aggiungendovi la beffa.
Il nocciolo duro da affrontare sarebbe stato quello dei lavori usuranti : prendere atto che a molti lavoratori è richiesta un'attività talmente usurante che è semplicemente pazzesco pretendere che possano svolgerla per 40 anni. Questo doveva essere deciso già da due anni. Invece è stato ancora una volta abbandonato al nulla : il Governo individuerà i "criteri" in base ai quali i contratti collettivi definiranno le specifiche figure del lavoro usurante. Eppure questo avrebbe tutelato senza discriminazioni tutti i lavoratori : non solo gli anziani di oggi ma anche quelli più giovani che al ciclo infernale dei 40 anni sono comunque condannati ma che nessuno si preoccupa di tutelare.
Sui lavoratori privati quindi il grosso dell'affare era già stato fatto con Dini. Ora si trattava di fare un anticipo di cassa per il 98 e lo si è ottenuto innalzando l'età anagrafica per gli piegati e i tecnici.
Dipendenti pubblici.
Pesantemente colpiti sono i dipendenti pubblici a cui era ancora concesso (le baby pensioni non ci sono più da anni) di andare in pensione prima dei 35 anni contributivi, anche se con forti decurtazioni di pensione (fino al 50% dell'ultimo salario). Non si può dimenticare che l'entrata nel settore pubblico non solo è subordinata a concorsi cui si può accedere solo compiuta la maggior età ma è soggetta al possesso di un titolo di studio che nella maggior parte dei casi si consegue dopo i 19 anni. In moltissimi casi il requisito minimo dei 35 anni sfonderà ben al di là degli anni di vecchiaia. Anche per i pubblici è poi partita alla grande l'operazione utilizzo del Tfr per i fondi pensionistici privati, che si prospettano ormai come l'affare del secolo. Solo nel Pubblico Impiego, nel prossimo quinquennio, si calcola che verranno rastrellati 60.000 miliardi.
Il rinvio dell'accesso alla pensione di milioni di lavoratori è un fatto che si fa beffe della conquista teorica delle 35 ore. Questo ulteriore massiccio prolungamento della loro vita lavorativa si mangia per i prossimi vent'anni l'eventuale possibilità di tradurre le 35 ore in nuovi posti di lavoro. Con buona pace della disoccupazione.
Il blocco della contingenza sulle pensioni "alte", passato demagogicamente nel silenzio, nasconde il fatto che l'aliquota sarà calcolata per intero solo sulle pensioni inferiori a 1.372.100 lire, mentre sarà decurtata del 10% su quelle fino a 2.058.310 lire e del 25% su quelle fino a 3.450.350 lire. Che è come dire che anche moltissime pensioni medio basse perderanno progressivamente potere d'acquisto.