IL PROBLEMA DELL’INQUINAMENTO
DOVUTO AI CEMENTIFICI CHE UTILIZZANO
"COMBUSTIBILI ALTERNATIVI"
Le pagine che seguono sono un conciso riassunto di parte della bibliografia esistente sul problema connesso all’incenerimento di pneumatici ed altri rifiuti in forni da cemento. Si desidera trasmettere al lettore qualche informazione fondata su basi scientifiche (anche senza entrare in particolari dettagli) e non su semplici impressioni e/o umori. Sono riportati alcuni passaggi tratti dalle relazioni dei tecnici intervenuti all’Assemblea del 05/07/96. Il riferimento principale è il documento ufficiale del WWF.
Qualche riferimento ad altri Paesi che hanno già battuto questa via, è sembrato doveroso. Negli U.S.A. per esempio, dove da più di un decennio è iniziata la sperimentazione, si sta ora facendo un passo indietro e sono in corso di approvazione normative sempre più restrittive.
Raccolta materiale a cura del Comitato "Lasciateci Respirare" di Monselice
1 CEMENTIFICI e INCENERITORI
Il problema dei forni dei cementifici usati per lo smaltimento dei rifiuti è una realtà che sta per diventare pratica quotidiana anche in Italia. Questo accade grazie al decreto sulle materie seconde, che i governi, da qualche anno, continuano a reiterare pericolosamente. In questa breve raccolta non intendiamo volutamente limitare la nostra discussione sul solo problema dell’incenerimento dei pneumatici ma desideriamo riferirci anche alle molteplici possibilità offerte ai cementifici (e non solo) di bruciare molte altre forme di rifiuti (come specificato nel proseguo). Questa nostra attenzione è giustificata fra l’altro dal fatto che nel nostro territorio sono presenti tre cementifici e non tutti possono bruciare lo stesso tipo di rifiuti!
1.a L’uso di rifiuti nei cementifici
Il DL 512 del 30/12/92, art. 8, stravolge la legge 475/88 sugli obiettivi di raccolta differenziata e ribalta anche il significato dato dalle leggi comunitarie all’uso delle materie seconde (scarti di lavorazione).
Analizziamo il pericolo dei cementifici come forni di smaltimento, provando a seguire anche le pratiche già affermatesi negli anni ‘80 negli USA e, agli inizi degli anni ‘90, in Gran Bretagna.
Le conseguenze, misurabili in quelle realtà dove la pratica dell’incenerimento in cementificio è codificata e imposta alle popolazioni ignare, come accade da anni negli USA, in Gran Bretagna, in Germania, ma anche in Italia, ha delle conseguenze drammatiche, quali forme di inquinamento incontrollato e poco conosciuto, insorgenza di malattie degenerative e alterazioni irreversibili dell’ambiente.
Si calcola che, a partire dal 1992, circa 200.000 tonnellate di rifiuti pericolosi siano stati bruciati in cementifici inglesi, ma la pratica si estende, anche se con differenti metodiche, ad altri Paesi Europei. I forni dei cementifici rappresentano una realtà di smaltimento, non dichiarata e a buon mercato, con una tecnologia obsoleta e "sporca", priva di ogni sistema di abbattimento degli inquinanti e di sistemi di monitoraggio, cioè senza alcuna tutela della sanità pubblica e dell’ambiente.
1.b Cementifici o Inceneritori ?
I miopi e dannosi mutamenti normativi italiani lasciano intravedere che ogni impianto industriale bisognoso di energia e dotato di un forno o di una caldaia potrà utilizzare, in modo stabile e continuato, i rifiuti industriali, speciali, tossico-nocivi e civili per produrre energia termica e, in taluni casi, pochissima energia elettrica (max 16-17 %) negli impianti produttivi. Questa pratica consentirà alle industrie di ridurre la spesa per l’acquisto di combustibile fossile e poco importerà se aumenteranno i rischi sanitari di malattie, di insorgenza di cancro e se l’ambiente circostante a questi inceneritori camuffati risulterà invivibile a tutte le forme di vita. I cementifici infatti sono degli impianti industriali "energivori", che hanno dei consumi altissimi come si vede dalla tabella seguente.
Consumi di energia nei cementifici italiani nel 1994
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Energia elettrica |
3.907.370 MWh |
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Combustibile solido |
2.595.042 ton |
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Olio combustibile |
172.657 ton |
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Gas metano |
122.674.757 m3 |
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Combustibili non convenzionali |
138.803 ton |
Il rischio di smaltimento legale, ma dannoso dal punto di vista sanitario e ambientale, è reso ancor più concreto nel nostro Paese, sia per la continua e crescente domanda di leganti idraulici (nel 1994 sono state prodotte in Italia 33.084.429 ton di cemento) per la proliferante edilizia, sia per la distribuzione dei cementifici nel nostro Paese, come si vede dalla seguente tabella.
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Forni per il cemento operanti sul territorio italiano e potenziali inceneritori |
98 |
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Impianti per la produzione di cemento a ciclo completo |
64 |
dei quali
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al Nord |
28 |
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al Centro |
12 |
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al Sud |
15 |
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in Sicilia e Sardegna |
9 |
Nella zona compresa fra Monselice ed Este si riscontra la più alta densità di cementifici per chilometro quadrato di tutta Europa.
I cementifici che usano i rifiuti nei forni sostengono che l’utilizzo di combustibili derivati dai rifiuti (RDF, pneumatici, solventi o altro) riduce le emissioni di anidride solforosa rispetto all’uso di combustibili fossili (carbone o olio combustibile), come se il problema dell’inquinamento si riducesse alle sole emissioni di SO2, senza tenere conto di diossine, furani, PCB, metalli pesanti, particolato, ossidi d’azoto e altro ancora, considerati dunque "aria fresca".
I rifiuti che sono attualmente bruciati nei forni dei cementifici vengono anche definiti: "combustibile derivato dai rifiuti" (RDF), combustibile liquido sostitutivo o secondario, combustibile liquido riciclato o ancora CEMFUEL (composto da rifiuti industriali, spesso pericolosi e tossico/nocivi), nome commerciale del rifiuto-combustibile per cementifici che può vantare un mercato vastissimo. Questo rifiuto combustibile è derivato dai rifiuti liquidi e solidi prodotti dalle industrie chimiche, plastiche, farmaceutiche ed automobilistiche.
Non esiste uno standard comunitario che specifichi quale debba essere la composizione di un combustibile derivato dal trattamento dei rifiuti. Buona parte di queste sostanze sono altamente tossiche (contengono PCB, diossine, metalli pesanti quali Hg, Cd, Pb, Cr ed altri contaminanti) e la loro presenza nei combustibili derivati dai rifiuti genera serie conseguenze ambientali e sanitarie. E’ doveroso quindi fornire delle definizioni precise e chiamare le cose per nome: i cementifici così strutturati sono degli inceneritori.
L’autorizzazione, di fatto concessa ai cementifici, di bruciare anche rifiuti che non hanno valore combustibile fa temere che i forni vengano utilizzati meramente come inceneritori, a basso costo, di rifiuti pericolosi, RSU e altro ancora. I cementifici rappresentano un vantaggio per i gestori di questi impianti, in quanto storicamente gli sono stati concessi standard di emissione più tolleranti rispetto a quelli degli inceneritori di rifiuti pericolosi o di RSU e questa situazione vale per un certo numero di agenti inquinanti: i peggiori.
Se classificati come rifiuti, i combustibili utilizzati dai cementifici dovrebbero essere soggetti a norme quanto meno analoghe a quelle valide per gli inceneritori e quindi a norme più severe per quanto riguarda il trasporto, lo stoccaggio, il trattamento e lo smaltimento. Inoltre dovrebbe diventare obbligatorio rivelare l’origine e la composizione dei rifiuti e gli impianti esistenti, che vogliono avvalersi di tali rifiuti come combustibili, dovrebbero dotarsi di impianti di trattamento fumi analoghi a quelli degli inceneritori e dovrebbero praticare un recupero energetico obbligatorio. Ma qui stiamo già sfociando in una accettazione sommessa di uno o forse più inceneritori in pieno centro abitato.
2 ITER BUROCRATICO
Vediamo l’iter burocratico per i cementifici alla luce delle normative sulle "materie prime seconde".
2.a Un metodo di smaltimento pericoloso
I gestori dei cementifici assicurano che i loro forni effettuano le operazioni di smaltimento in maniera più efficiente degli inceneritori di rifiuti pericolosi. Per esempio, sottolineano che i forni bruciano a temperature più elevate (una media di 1400 °C fino ad arrivare ad una temperatura max di 2000 °C) e che sono caratterizzati da un tempo di permanenza (=tempo durante il quale i rifiuti permangono nel forno) di almeno 5 secondi, rispetto ai 2 secondi dell’inceneritore.
3 EMISSIONI CONTENUTE CON LE NUOVE TECNOLOGIE ?
Questo non è certo vero per i cementifici, impianti privi di adeguati sistemi di abbattimento, funzionanti con temperature non omogenee e con una diffusione di aria dentro la massa di combustibile inadeguata a garantire una combustione efficiente che abbia ridotti rischi ambientali e sanitari. Bisogna inoltre sottolineare che molti degli inquinanti menzionati persistono in atmosfera per decenni venendo fra l’altro assimilati dalla vegetazione e ingeriti dagli animali entrando nella catena alimentare anche umana
I forni dei cementifici, emettono inevitabilmente anche metalli pesanti, per la semplice ragione che tali elementi, nonostante vengano ridotti dalla combustione, non possono essere distrutti. Dati raccolti negli USA, dove per 20 anni i forni dei cementifici hanno bruciato rifiuti pericolosi, indicano che, quando certi rifiuti sono usati come combustibile, anche nel clinker si ritrovano metalli pesanti.
Negli USA sono state proposte restrizioni per l’impiego di cemento (prodotto da cementifici che bruciano rifiuti) nella costruzione di condutture dell’acqua. Dello stesso problema si stanno interessando anche le società idriche britanniche. L’EPA continua a richiedere restrizioni e controlli sull’uso di rifiuti nei cementifici.
Test realizzati presso l’impianto di Barrington della Rugby Cement in Gran Bretagna hanno segnalato emissioni di diossina 70 volte superiore ai valori registrati rispetto a quando il cementificio usava carbone e coke di petrolio. Nessun esempio è perfettamente sovrapponibile alla nostra realtà locale ma va sottolineato che il solo metodo scelto per la combustione dei pneumatici è fra i più rischiosi conosciuti.
4 L’USO DEI RIFIUTI COME COMBUSTIBILE NEGLI USA
ED IN GRAN BRETAGNA
La situazione che si è venuta a creare negli USA precede di 20 anni le scappatoie legislative che in Gran Bretagna, all’inizio degli anni ‘90, hanno permesso di bruciare rifiuti pericolosi, RSU o RDF.
"In seguito alla pressione esercitata dalle importazioni di cemento dai paesi in via di sviluppo, gli stati occidentali reagirono alla caduta dei prezzi scoprendo che le spese per l’acquisto del combustibile potevano essere notevolmente ridotte bruciando i rifiuti. Dapprima si limitarono a fare uso di rifiuti speciali e anche tossico-nocivi, ma solo liquidi. Negli anni ’90 le stesse industrie che producevano queste scorie cominciarono a bruciarle in caldaie ausiliarie e nelle loro fornaci".
L’utilizzo dei rifiuti esercita una tale attrattiva dal punto di vista economico sulle industrie da far pensare che il cemento potrà diventare un prodotto secondario della combustione dei rifiuti. La più importante scappatoia legislativa che permise alle industrie ed anche alle società produttrici di cemento di bruciare rifiuti è stata l’esenzione dal controllo dei rifiuti chimici in base al Resource Conservation and Recovery Act (legge per il recupero e la conservazione delle risorse) del 1984.
Sull’onda degli USA si sono poi mossi gli ultimi governi italiani, con il Decreto sulle materie seconde, fotocopia di quello ben più vecchio e rodato dagli USA che qualcuno ha battezzato "concessione ad inquinare" e che l’EPA sta ora modificando. Portiamo qualche esperienza:
Nel maggio 1991 il Consiglio municipale di Fort Collins nel Colorado si dichiarò "contrario all’utilizzo di rifiuti nei forni della Holnam Inc., che si trovava all’interno della sua giurisdizione, vietando l’uso del cemento derivato dai rifiuti nel progetto per lavori pubblici finanziati dal Consiglio". Negli Stati del Maryland, Montana, Pensylvania, Alabama, Colorado e Texas alcuni governi locali votarono normative simili. L’Home Depot, un importante grande magazzino di ferramenta, inviò una lettera ai suoi fornitori informandoli che non avrebbe più venduto merce contenente cemento derivato dai rifiuti. Le comunità locali hanno continuato a raccogliere prove dei danni inflitti alla salute della popolazione e del bestiame nelle zone poste sottovento rispetto alle ciminiere dei cementifici che bruciano rifiuti. Gli esperti hanno notato, nelle persone che vivono in prossimità di questi impianti, un aumento dell’incidenza di numerosi disturbi, come la sinusite, l’asma, la bronchite, l’enfisema e i tumori. Significativa l’esperienza di KERN COUNTY in California ove la KAISER Cement Company sta bruciando pneumatici. "Alcuni recentissimi studi scientifici hanno evidenziato una emissione di piombo fino a 90 volte superiore rispetto all’uso di combustibile tradizionale ed la più alta concentrazione di diossina di tutta la California.
L’EPA ha preparato un rapporto da presentare al Congresso degli USA in cui dimostrava che la polvere generata dai forni dei cementifici conteneva non solo diossina, ma anche elementi radioattivi. Il Draft Report on Dioxins, un rapporto sul livello della diossina, pubblicato dall’EPA, alimentò il dibattito quando riuscì ad identificare nei forni dei cementifici che bruciavano rifiuti una delle principali fonti di diossina. Finalmente, nel gennaio 1995, per prevenire l’inquinamento del suolo e delle acque e per ridurre i danni alla salute causati dalla respirazione e dall’ingestione di polveri ed inquinanti prodotti dai cementifici, l’EPA stabilì che erano necessari controlli molto più accurati delle emissioni derivate dai rifiuti usati dai cementifici. Il 20 marzo 1996 l’EPA ha finalmente reso note le proposte per rendere più restrittiva la normativa connessa all’incenerimento di rifiuti nei cementifici. La cosa più importante è il riconoscimento ufficiale che quando un cementificio utilizza "combustibili alternativi" esso brucia rifiuti e pertanto lo si può definire inceneritore (per di più di cattiva specie) e quindi da sottoporre a tutti i controlli a questi associati.. Tali restrizioni si sono rese necessarie dopo che l’esperienza di oltre un decennio ha evidenziato la pericolosità delle emissioni (in particolare diossina) conseguenti l’incenerimento di rifiuti (o come venivano fino ad oggi chiamati, "combustibili alternativi") in forni da cemento. Queste nuove leggi dovrebbero entrare in vigore già a partire da quest’anno.
Da quattro anni va avanti, anche in Gran Bretagna, una singolare sperimentazione per lo smaltimento dei rifiuti nei forni dei cementifici. Dal 1992 i cementifici continuano ad utilizzare, in via "sperimentale", rifiuti industriali pericolosi considerandoli come "combustibile integrativo" del carbone. Addirittura alcuni cementifici sono stati autorizzati a bruciare stabilmente rifiuti con degli standard di emissione meno severi rispetto agli altri impianti industriali (inceneritori compresi).
Il meccanismo è quello di trasformare delle autorizzazioni provvisorie in autorizzazioni permanenti, classificando i rifiuti come "combustibile" o "coda di lavorazione", tranquillizzando i cittadini con affermazioni tese a parificare l’impatto sull’aria, sull’acqua, sul suolo, sulla salute pubblica dell’uso dei rifiuti (RSU o RI) come sostituti dei combustibili tradizionali.
Una volta creato il precedente, si darà luogo alla corsa ai cementifici usando "regolarmente" rifiuti industriali, RDF o anche RSU per alimentare i propri forni.
5 UN AFFARE RISCHIOSO PER SALUTE ED AMBIENTE
MA REDDITIZIO PER LE IMPRESE
"Utilizzare i rifiuti non è solo più conveniente rispetto al carbone, ma è anche una fonte di guadagno, perché i cementifici, attualmente, vengono retribuiti dagli smaltitori di solventi o di RSU, i quali trasferiscono i costi sui soggetti produttori di rifiuti. Anche questi ultimi ottengono un beneficio economico destinando i propri residui ai cementifici.
Sebbene non sia facile calcolare i costi, sembra che lo smaltimento di una tonnellata di rifiuti in un inceneritore specializzato costi 400-650.000 lire, mentre in un cementificio il costo si abbassi fino a 100-200.000 lire per tonnellata. Alcuni inceneritori in GB e negli USA hanno abbassato i prezzi per poter essere competitivi. Si calcola che le industrie farmaceutiche, chimiche e automobilistiche in GB abbiano risparmiato in totale 75 miliardi all’anno grazie ai programmi di prova di smaltimento nei cementifici. Se anche in Italia i cementifici otterranno il permesso permanente a bruciare questi tipi di "combustibili", le miscele risulteranno sempre più ricche di rifiuti, visto che a una maggiore quantità di rifiuti corrisponde un maggior profitto per chi si occupa del business dei combustibili fatti con le materie di scarto. In numerosi paesi europei e negli USA, molti forni bruciano rifiuti con un potere calorico assai esiguo e funzionano quasi esclusivamente come impianto di smaltimento.
Se in questa totale deregulation si arriverà a dare via libera ai cementifici per l’uso dei rifiuti, si perderà ogni tipo di controllo sui flussi di rifiuti e sulle tecnologie di smaltimento. Inoltre si perderà totalmente il controllo sulle emissioni dai cementifici privi di sistemi di abbattimento adeguati e impossibilitati a prevenire la formazione ed il rilascio di sostanze inquinanti come diossine, furani e metalli pesanti. È probabile che il riciclaggio delle merci verrà penalizzato, ma non la produzione che anzi trarrà nuovi impulsi da questa situazione.
In GB buona parte dei solventi industriali utilizzati nel CEMFUEL veniva precedentemente riciclato per l’industria automobilistica. Il WWF ritiene che più di un terzo del materiale destinato ai forni dei cementifici o agli inceneritori, sull’esempio USA o GB, potrebbe essere riciclato (da "Il Rifiuto del problema" -documento del WWF sulla gestione dei rifiuti).
Oltre a disincentivare il riciclaggio, l’esistenza di un metodo di smaltimento a buon mercato scoraggia la riduzione della produzione di rifiuti compresi quelli tossici. Chi ne farà le spese, oltre ai sistemi di raccolta differenziata e al riciclaggio di merci, saranno la salute pubblica e l’ambiente.
Consapevoli che nessuna situazione straniera è perfettamente sovrapponibile alla nostra, ci sembra tuttavia utopistico e fuori da ogni logica razionale, pensare che i nostri inceneritori saranno i più sicuri esistenti al mondo senza peraltro considerare che già in partenza ci presentiamo con una statistica del tutto sfavorevole: la più alta concentrazione di cementifici di tutta Europa. Sarebbe pertanto più onesto preoccuparci di ciò che già ora stiamo respirando ed implementare ogni iniziativa volta al risanamento ed al controllo delle attuali emissioni.
Luglio 1996
Il Comitato "Lasciateci Respirare" si riunisce ogni martedì alle ore 21.00 presso il centro Parrocchiale del Carmine -Monselice-