il partito degli inquinatori è duro a morire

 

 

è terminata, dopo ben 3 anni di reiterazioni, la vergogna dei decreti legge sui residui: quei decreti, per capirsi, che, con la scusa di voler favorire il riutilizzo dei rifiuti, sottraevano buona parte dei rifiuti industriali ("residui") ai vincoli ed ai controlli previsti dalla Cee.

 

E adesso, approfittando del nuovo decreto sui rifiuti predisposto dal governo per dare attuazione alle nuove direttive in tema, appunto, di rifiuti e di imballaggi, sta tentando di continuare a liberarsi dei rifiuti senza pagarne i costi, ed anzi facendone un business senza precedenti.

 

Per rendersene conto, basta leggere la bozza di decreto approvata dal Consiglio dei ministri nel settembre scorso, ed attualmente all'esame delle commissioni parlamentari.

è un testo che contiene, nella parte di immediata operatività, troppe ombre per poter essere condiviso, a meno che non vi siano drastici cambiamenti.

 

 

In sintesi, 3 punti inaccettabili:

 

1) L'allargamento delle già larghe maglie della normativa comunitaria, attraverso esenzioni e ammorbidimenti ingiustificati: ad esempio per gli impianti sperimentali, tipo Acna; e così via. A questo si aggiunga, la incredibile "dimenticanza" dell'obbligo imposto dalle direttive di garantire "adeguati controlli periodici da parte delle autorità competenti" a carico di tutte le imprese che trattano rifiuti;

 

 

2) Il rischio che, in tempi brevi, l'Italia divenga un immenso inceneritore di rifiuti, senza regole, controlli e garanzie per la salute. Basta dire che un inceneritore serve alla produzione o al recupero di energia (ma non si specifica affatto una soglia minima), per ottenere di poter iniziare l'attività senza controlli preventivi e successivi e senza dover rispettare neppure quelle soglie minime di sicurezza previste per gli inceneritori di rifiuti; anzi, se si produce energia elettrica, si promettono anche contributi dello stato.

Fatto tanto più grave se si considera che un anno fa è già stato emanato un assurdo decreto dove, in sostanza, tutti i rifiuti diventano potenziali combustibili per l'industria. In questo contesto, peraltro, si inserisce l'obbligo (con il relativo business) di procedere sempre , nelle discariche e negli inceneritori, a preventive operazioni di preselezionamento e di pretrattamento dei rifiuti, anche quando ciò non porti alcun reale beneficio ambientale; dimenticando, oltretutto, che la vera preselezione utile è, in primo luogo, quella che deve avvenire con la raccolta differenziata da parte dei comuni;

 

3) La eccezionale benevolenza per chi violerà questa (già benevola) normativa: in palese contrasto con quanto imposto dalla legge delega, il governo, nella sua infinita bontà, prevede addirittura che chi viola gli obblighi di comunicazione, di denuncia, di tenuta dei registri di carico e scarico e di bolle di accompagno, non rischi neppure di sporcarsi la fedina penale, e se la cavi con una semplice sanzione amministrativa pecuniaria. Il che significa eliminare quei pochi strumenti penali che, in questi anni consentito di contrastare la ecomafia dei rifiuti. E significa eliminare, in buona parte, i controlli di polizia giudiziaria sui traffici di rifiuti.

 

 

26.11.96

 

 

 

 


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