CONVEGNO
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A Ponte nelle Alpi due anni fa e' nato un comitato. anche la' c'e' un cementificio. anche la' hanno cominciato a sperimentare nuove forme di combustione. con tanto di autorizzazione regionale bruciavano residui di lavasecco industriale. da questi residui una ditta estraeva il percloro etilene (sostanza molto tossica) e rimaneva un residuo grasso che veniva incenerito nel cementificio: 6% di questa roba e il resto carbone (anno 1992). due anni dopo, sempre con autorizzazione regionale hanno cominciato a "sperimentare" la combustione di una miscela di un centinaio di rifiuti speciali e tossico nocivi. un'autentica farsa, visto che i controlli sulle emissioni non venivano fatti con la sufficiente accuratezza da parte dell'U.S.L. e sono poi stati "appaltati" a ditte private che gia' lavoravano per il cementificio Unicem (al secondo posto dopo l'Italcementi).
La Regione ha istituito una commissione di controllo (Comune, Assessorato Provinciale all'Ecologia, tecnici esterni) entro il quale si e riusciti a inserire uno del nostro Comitato. da parte nostra si e' arrivati alla conclusione che l'impianto aveva una certa instabilita' nella combustione per il fatto che era nato per produrre cemento, e non invece per incenerire materiali. Il cementificio non ha una camera di postcombustione, come e' invece per gli inceneritori, dove i fumi vengono inceneriti successivamente. le emissioni di ossido di carbonio permesse a un'inceneritore sono inferiori a quelle permesse a un cementificio; se il cementificio diventa inceneritore si dovrebbe seguire la normativa per gli inceneritori. il nostro impianto e' fuori 5-6 volte rispetto alla normativa per gli inceneritori. un'impianto piccolo emette 150 kg di polvere al giorno; le polveri sono il miglior veicolo degli inquinanti, soprattutto metalli pesanti, di diametro piccolissimo e quindi difficilmente rilevabili dai controlli; le polveri del cementificio sarebbero un buon veicolo per le altre particelle bruciate nel forno.
I controlli sono stati fatti avvertendo la ditta quando si facevano, percio' l'impianto era sempre "tirato a lucido" per l'occasione. Finale: il nostro tecnico, che in commissione aveva sollevato tutte queste questioni, alle quali non e stata data risposta, non e' stato piu' invitato. In Italia il mercato del cemento e' in crisi per la concorrenza di ditte iugoslave e albanesi. il costo dell'energia per il prodotto finale va dal 30 al 40%. in Italia non esiste normativa che regoli la trasformazione di un cementificio in inceneritore. la direttiva CEE 67/94 stabilisce esattamente cosa si debba intendere per inceneritore (qualsiasi impianto che utilizzi combustibili alternativi sia in misura parziale che in misura totale). un decreto legge italiano continuamente reiterato parla di residui, e non di rifiuti, e tutti coloro che hanno un forno li possono bruciare. la nostra Regione, in particolare il nostro assessore all'ambiente vuole dimostrare di poter risolvere senza investimenti il problema dei rifiuti: niente di meglio di un'industria privata che si propone di bruciare rifiuti senza chiedere soldi anzi guadagnandoci; un'industria situata dove la gente piu' di tanto non protesta, un'industria che rischia poi la crisi nel suo settore, con conseguente ricatto occupazionale nei confronti dei lavoratori e delle pubbliche amministrazioni. c'e' poi il problema dei controlli: nella nostra zona e' demandato alla provincia, che pero' molti controlli non e' in grado di farli (es. lo screening dei metalli pesanti) o in ritardo (come l'analisi del combustibile quando questo era gia' bruciato) o li da a privati (come alla ditta che gia' lavorava per il cementificio). la Regione e' poi carente nelle strutture di controllo (e' l'unica tra le regioni del nord che non ha ancora istituito l'Agenzia Regionale di Controllo Ambientale). il Coordinamento dei Comitati riunitosi a Fosso' qualche tempo fa ha deciso di chiedere alla Regione una moratoria per tutte le sperimentazioni di questo tipo fino a quando non sono state individuate delle priorita' o comunque non vi sia un progetto globale per il trattamento dei rifiuti tossico nocivi (siti e metodologie), e non invece come oggi accade, che tutto sia lasciato all'iniziativa parziale di privati. si chiede inoltre che vengano stabiliti dei limiti di emissione che siano coerenti con le normative mondiali e in relazione alle caratteristiche geomorfologiche del sito (i livelli di inquinamento difatti variano con il variare dei siti dove e' la fonte). si chiede inoltre che la Regione del Veneto si muova nel senso di ridurre la produzione di rifiuti e la non produzione di rifiuti tossico nocivi che sono subiti dai cittadini prima come consumatori e poi come consumatori di acqua, aria, cibi ecc. L'esperienza che abbiamo avuto in questa commissione ci ha portato a concludere che e' importante conoscere tutti gli aspetti tecnici di una questione, ma anche che la guerra dei numeri non paga perche' qualcuno ha gia' deciso che le cose andranno nel senso che noi non volevamo. solo i NO decisi e una forte opposizione fin da subito possono portare a una qualche positiva conclusione.
Non e' assolutamente detto che l'incenerimento di un materiale sia un sistema conveniente per risparmiare o generare energia o ridurre l'inquinamento. Questo e' uno dei casi in cui la distruzione non provoca risparmio energetico. dal punto di vista del materiale bruciato e' davvero conveniente questa distruzione?
La raccolta differenziata e la lavorazione accurata dei materiali genererebbe posti di lavoro maggiori che non mantenere in uso gli inceneritori che non sono altro che strutture grossolane, generiche, gestibili da pochissimo personale e si ridurrebbe inoltre la quantita' di materiale combustibile veramente tossico da destinare agli inceneritori stessi. ritardare il piu' possibile l'immissione di questi materiali nell'atmosfera attraverso il riciclaggio risulta veramente ecologico. Quando si arriva a bruciare tutta una serie di materiali, soprattutto composti clorati, prodotti che contengono metalli pesanti vale a dire microinquinanti si immettono nell'ambiente delle sostanze in tutta la catena biologica in concentrazioni sempre piu' alte. l'uomo e' l'estremo di questo processo e la concentrazione di questi inquinanti nel suo organismo e' ormai in media di 9 nanogrammi/kg. la depressione del nostro sistema immunitario gia' inizia con 7 nanogrammi/kg. Il latte materno e' il veicolo principale di accumulo di diossine. Vi e' un aumento del cancro dal 10 al 13% a seconda che si tratti di donne o uomini, e un aumento del 60% del cancro alla prostata che ci porta a concludere che se la vita media e' effettivamente aumentata, vi e' pero' un aumento delle malattie che ci fanno vivere in modo non normale. la situazione e' destinata a peggiorare vista l'aumento della depressione immunitaria. ogni incenerimento di rifiuti non riciclabili genera microinquinanti (diossine, metalli pesanti, furani ecc.) Non esistono attualmente tecniche che impediscano la fuoriuscita di questi inquinanti dagli attuali impianti di incenerimento anzi la loro immissione e' percio' intenzionale a differenza di quelle immissioni che avvengono per la produzione industriale, dove queste sostanze si creano incidentalmente. non solo; gli Stati ammettono "l'immissione di quantita' minime" di queste sostanze per ogni fonte, che alla fine sommate costituiscono una "non minima quantita'". se si considera poi che queste sostanze non deteriorano, bensi' si accumulano non si capisce perche' si dovrebbe lasciare la loro emissione in "quantita' minima".
Si deve parlare percio' di "decomposizione" e non di incenerimento; di "riciclo" il piu' possibile e, per la quantita' che resta di "trattamento" di rifiuti tossico nocivi. questo porterebbe ad un impatto finale sull'ambiente molto piu' ridotto. Ma a monte di tutto cio' bisogna smetterla con la produzione di tutta una serie di materiali che "inquinano per il fatto stesso di essere prodotti". La congiuntura politica apparentemente e' favorevole per arrivare a una moratoria per l'incenerimento e a una forte riduzione delle produzioni effettivamente inquinanti, in realta' se si legge la stampa e si scorrono tutti i disegni di legge in preparazione (dove i rifiuti tossici diventano semplici combustibili) questo non e' assolutamente vero, le prospettive non sono ottimistiche. uno dei punti fermi su cui bisogna non transigere e' proprio l'incenerimento: esso e' altamente profittevole per chi lo mette in opera (il caso dei cementifici e' esemplare) e' trova anche sovvenzioni da parte delle amministrazioni pubbliche invece di trovare ostacoli. I due punti saldi a cui bisogna opporsi sono l'aspetto del semplice profitto dell'incenerimento e l'assoluta mancanza di logica nella "quantita' minima".
Il problema Valle Bormida va avanti da 115 anni e li' il problema inquinamento e' stato totale (aria-acqua-suolo). l'Acna e' responsabile della distruzione di 150 km di valle, nata per produrre esplosivi nel 1882, ha sempre goduto di protezioni pubbliche. negli anni '20 si e' trasformata in un'industria chimica. vi e' sempre stato un inquinamento totale (aria, acqua, suolo), la fabbrica e' sempre stata grande produttrice di rifiuti solidi e liquidi (deviando un fiume all'interno dello stabilimento ha restituito acqua sporca per 2000 mc all'ora), aveva 250 camini dai quali produceva di tutto. i pozzi della valle sono stati chiusi nel 1909. la prima commissione ministeriale e' del 1916 che promise che dopo la guerra avrebbe risolto il problema. ogni generazione ha fatto la sua lotta contro l'Acna sempre persa. negli anni '50 si sono dovute estirpare tutte le viti in alta valle, viti pregiate quanto quelle dell'albese. la valle si e' spopolata. danni economici incommensurabili, e danni alla salute. noi abbiamo gia' vissuto quello che voi potreste vivere in futuro. Come sindaco di un paesino della valle ho potuto fare questa lotta anche come amministratore e ho imparato ad avere poca fiducia nelle istituzioni in quanto tutto quello che e' successo e' soprattutto colpa delle istituzioni che non fanno i controlli che devono fare anzi sono conniventi (es. l'U.L.S. che avvisa prima di fare i controlli). come amministratori pero' si hanno piu' possibilita' che privati cittadini, si potevano chiedere prelievi piu' accurati. si e' riusciti a fare dichiarare l'area "zona ad alto rischio". Quando si e' riusciti a ottenere questo l'Acna ha pensato bene di fare un'inceneritore (chiamato "impianto produttivo di recupero solfati"). vi sono state forti opposizioni. in dieci anni siamo riusciti a portare la regione Piemonte da una posizione di indifferenza e connivenza, ora totalmente schierata sulle nostre posizioni. ha costretto l'Acna a presentare nel '94 la valutazione di impatto ambientale; dopo le controdeduzioni dei vari enti e associazioni c'e' stata una seconda valutazione di impatto ambientale. tramite i parlamentari della zona si e' riusciti a formare una commissione parlamentare d'inchiesta che tra mille difficolta' ha lavorato abbastanza bene. dopo 114 anni abbiamo vinto qualche battaglia ma non la guerra. Una delle cose che noi non riusciamo a dimostrare e' che l'Acna pur non producendo diossina rilascia diossina. un'altro fattore che resta da dimostrare e' l'incidenza di tumori a causa dell'Acna. per la diossina, dopo avere avuto risposta del ministero che ne escludeva la presenza, abbiamo fatto dei campionamenti e, mandati in America (universita' del Missouri), abbiamo ricevuto risposta positiva. il Ministro Ruffolo ha azzerato il Comitato di Gestione del Ministero. l'Istituto Superiore di Sanita' si e' affrettato a dirci che la diossina non c'era in quantita' preoccupanti ma poi, lo stesso Istituto, ha portato in un convegno il caso di diossina "Acna di Cengio". abbiamo chiesto alla Regione Piemonte di fare finalmente delle analisi serie. la Procura di Savona nell'ambito delle indagini sui falsi in bilancio dell'Acna condotte in quel periodo scopre una lettera del direttore dell'azienda che scrive a un dirigente dell'Enichem "caro Giovanni, esiste l'immanente pericolo che possa essere accertata nella nostra produzione di ftalocianina la presenza di diossina derivante dall'uso nel processo del solvente tricloro benzolo, le dichiarazioni relative a questi prodotti ci vengono richieste e ovviamente non possiamo rilasciarle, abbiamo il know-how per eliminare il problema ...". anche il WWF con i suoi campionamenti ha trovato la diossina. Ora noi con il nuovo ministro vogliamo che si accerti la presenza di diossina e che non venga attivato il Resol (impianto di incenerimento). va detto pero' che finora la salute dei cittadini in presenza di grandi impianti non e' tenuta in considerazione. Un suggerimento da darvi e' di trovare delle basi tecniche per poter controbattere, ma soprattutto essere pressanti a tutti i livelli con gli amministratori e soprattutto col Sindaco che deve essere responsabile della salute dei suoi cittadini. chiedete i controlli, anche se di solito e' difficile e non datevi mai per persi.
Le polveri emesse in un punto non sono un problema di quel punto. difatti si sono fatti degli studi e si e' accertato che le polveri legate ai microinquinanti possono rimanere sospese nell'aria anche una settimana, migrando in tal modo per migliaia di chilometri
L'inquinamento dell'acqua e' un'inquinamento, sebbene difficilmente controllabile, almeno localizzabile; l'aria invece non e' controllabile perche' troppo vasta l'area di rilevamento. In Val Bormida, rilasciando una quantita' di palloncini abbiamo appurato che l'inquinamento colpiva anche l'albese, ma le correnti sono diverse da giorno a giorno e per capire che cosa si inquina bisognerebbe rilasciare una quantita' di palloncini ogni giorno
Una delle avvertenze che dovete avere in una situazione tale e' rimanere uniti tra istituzioni, cittadini gruppi ed enti perche' la divisione e' la prima cosa che tenteranno di fare Nel caso dei cementifici i microinquinanti oltre a legarsi alle polveri che escono in atmosfera si legano nell'elettrofiltro e vengono poi trovati nel cemento prodotto. pertanto se non escono per il camino escono col cemento prodotto, a danno prima dei lavoratori del cementificio, poi di chi usa il cemento, successivamente di chi abita nelle case costruite con tale materiale Troviamo molta difficolta' a diffondere tutto cio' alla stampa, e' difficile inoltre con poche conoscenze controbattere le affermazioni dei dirigenti e tecnici in assemblee pubbliche, i sindacati confederali non ci danno una mano, anzi sono favorevoli a una riconversione in tal senso dell'azienda. ora la proposta, dopo l'allarme che abbiamo dato, e' quella di formare una commissione paritetica, che pero' dopo due mesi non vede ancora la luce. si e' formato intanto un Comitato popolare Lasciateci Respirare che si ritrova ogni martedi' alla sala della Parrocchia del Carmine che dovrebbe sostenere iniziative contro il progetto dell'Italcementi, raccolta di firme e sensibilizzazione della popolazione, oltre a un'assemblea di zona da fare il 23 o 24 giugno all'ex chiesetta del Carmine in cui si invitano gli amministratori e responsabili vari. Vi e' la necessita' di costruire una forma di coordinamento stabile tra tutti i soggetti interessati e sensibili per poter arrivare a un cambiamento di tendenza. Un'ultima raccomandazione e' di non dare tregua agli amministratori e soprattutto al sindaco perche' e' il primo responsabile della salute dei cittadini, ve lo dice una che ha fatto il sindaco per dieci anni
Cominciamo col porre una serie di questioni generali che riguardano l'uso di questi materiali di scarto che stanno trovando un tentativo di uso generalizzato in molte parti d'Italia. ci sono problemi analoghi in molte altre parti d'Italia, e' pertanto un problema generalizzato quello che succede e' un problema delle ambiguita' delle norme esistenti: materiali che richiederebbero uno smaltimento in condizioni di sicurezza con costi elevati (discarica o altri sistemi), con l'ipotesi di essere utilizzati come materie seconde permettono un'imbroglio: si riesce non solo a non spendere i soldi per lo smaltimento ma addirittura a guadagnarci dei soldi. in certi casi si ha il sospetto che siano stati fatti degli ammassamenti in un'ottica di un recupero per usi di produzione di energia dove il vero scopo e' quello di trovare un luogo dove non si paga come si pagherebbe mandando in discarica facendo un accumulo provvisorio con problemi rilevanti e senza garanzie con la scusa poi che saranno usati per un uso alternativo. questo riguarda tutto il discorso in generale delle materie seconde. Gli ecofurbi sono pertanto quelli che utilizzando le leggi in vigore fanno il contrario di quello che doveva essere lo scopo della legge. da una parte abbiamo delle leggi che impongono lo smaltimento in sicurezza di tutti i materiali che sono considerati non compatibili con l'ambiente o addirittura pericolosi. dall'altra abbiamo il principio che cio' che e' recuperabile va recuperato. il mescolare insieme i due principi ha portato a non smaltire in modo corretto certi residui e fingere di recuperare cio' che invece non si ha interesse a recuperare. in altri casi c'e' la possibilita' di un vero recupero ma dobbiamo stare molto attenti che quando si ha un recupero di materie che sono pericolose il recupero deve offrire garanzie di sicurezza per l'ambiente, per la salute dei lavoratori, per la salute dei cittadini che vivono intorno. senza queste tre condizioni l'operazione non e' credibile. In particolari attivita' produttive certi recuperi hanno un senso, in altre no: aggiungere una percentuale limitata di copertoni in certe centrali che producono energia elettrica non ha incidenza ne sul funzionamento della centrale ne sulle emissioni perche' piu' o meno il tipo di emissioni rimangono le stesse, ma se io immetto quantita' maggiori anche nella centrale modifico le emissioni. se utilizzo lo stesso principio a un sistema che deve produrre calore, ma che non e' distante dagli abitati e adeguato a certe combustioni le cose cambiano. non posso applicare lo stesso criterio. Vi e' l'esigenza pertanto di rideterminare le norme di quando le materie seconde debbano essere utilizzate ed evitare che alcuni possano eliminare in modo non corretto materiali pericolosi e addirittura immettendo i fumi di questi materiali nell'ambiente con rischio della salute dei cittadini. L'attuale governo ha la possibilita' di modificare il modo di intervenire su queste tematiche. formulando un testo unico di norme per il trattamento di rifiuti si evitano le ambiguita'. ora ci sono troppi testi e troppe norme in vigore che permettono qualsiasi interpretazione, ma anche l'impossibilita' di capire come si deve agire. un'ipotesi di questi giorni e' prendere come base il testo unico fatto nella precedente legislatura, discuterlo in Camera e Senato e approvarlo in breve tempo in maniera da avere un documento valido non solo per i copertoni, ma per tutta una serie di sostanze che girano per l'Italia ve rischiano di venire "smaltite" anziche' trovare un riutilizzo. c'e' in questo senso un'impegno ufficiale fatto dal ministro Ronchi. il fatto che in moltissime parti d'Italia si sia fatto stoccaggio di pneumatici in attesa di un riutilizzo come produzione di calore, lascia pensare che questo sia enormemente conveniente, forti di queste ambiguita' legislative. Il recupero dei copertoni ha anche altre possibilita': un articolo del Sole 24 Ore del 22/05 spiega che nel 1995 dal riutilizzo dei pneumatici si e' avuto un non-acquisto di materie prime di 500 miliardi. se i pneumatici venissero utilizzati per l'incenerimento farebbe fallire tali iniziative che in termini ambientali sono molto piu' convenienti, perche' non c'e' spreco della risorsa. Se proprio bisogna bruciare, almeno si dovrebbe farlo in impianti lontani da centri abitati che siano idonei a contenere le emissioni piu' pericolose (es. centrali elettriche). qualunque ipotesi di smaltimento richiede un'attenta valutazione della compatibilita' dell'utilizzo di sostanze in quel dato ambiente, in quel sistema produttivo, con quel tipo di impianto produttivo. C'e' bisogno pertanto di uno studio di fattibilita' da parte delle aziende che chiedono di muoversi in tal senso da poter valutare ed eventualmente dibattere: un documento che dica come funzionano le cose, quali sono le garanzie quando la macchina non funziona piu' in quel modo, ogni quanto tempo deve essere fatta la manutenzione, quali sono gli interventi in caso di guasto, quale impatto ha sulle altre attivita' economiche (agricoltura, turismo, ecc.).
C'e' un cementificio che ormai ha quarant'anni che da circa un mese sta bruciando copertoni macinati come parte del combustibile. La Cementi Rossi e' autorizzata dal 12/94 alle emissioni in atmosfera. a gennaio di quest'anno comunica che avrebbe cominciato a bruciare copertoni alla Provincia che se tace per 90 giorni significa che da l'assenso. in quel periodo vi era un cambio di competenze tra provincia e regione, risultato: tutte e due hanno taciuto. nel frattempo la ditta comunica che vuole bruciare anche oli esausti ed emulsionanti. saputo il problema abbiamo interpellato l'amministrazione comunale e l'amministrazione provinciale per sapere se l'autorizzazione era regolare e se avevano previsto ulteriori controlli la risposta e' che era tutto regolare. riteniamo invece che si dovesse prevedere delle analisi preventive e delle analisi successive per poter fare un minimo di comparazione. la ditta si trova nell'alveo del Piave con correnti d'aria molto direzionali e ricadute sempre negli stessi luoghi. situazione ideale per non dare il permesso, andrebbe ad aumentale i problemi di qualita' dell'acqua che il Piave gia' ha. ma ci siamo scontrati con delle amministrazioni comunali e provinciali che sono rimaste molto vaghe sia negli atti che nelle risposte.
Abbiamo il primato mondiale nella produzione di cemento e possiamo considerare Monselice la capitale italiana della produzione. ogni anno l'italiano consuma 6-700 kg di prodotto. dobbiamo cominciare a limitarne al massimo il consumo evitando gli sprechi e abbattere una "cultura del cemento che a conti fatti fa comodo soltanto ai cementieri. la Germania ha ridotto di meta' il suo consumo nell'arco di vent'anni, aumentandolo solo nel periodo della riunificazione. la Francia e' da 30-32 milioni di tonnellate a 20-22 milioni all'anno. noi continuiamo a navigare sopra i 40 milioni, siamo scesi solo a meta' degli anni '80, e siamo ora in discesa. ma ogni volta che si scende nascono iniziative che tendono a rilanciare la politica del cemento. per arrestare questa avanzata si possono inserire norme nei piani urbanistici e piani ambientali dei parchi che limitino l'uso del cemento. nel passato a Monselice e Este si sono fatti dei tentativi, sempre naufragati. bisogna pertanto essere piu' incisivi sulla modifica di tali strumenti per poter cambiare finalmente qualcosa.
Esistono dati "altri" che riguardano impianti che usano questi materiali visto che l'Italcementi dichiara che vi sono in Europa un'ottantina di cementifici che pare sperimentino la combustione di copertoni? e vero che la CEE da finanziamenti per queste iniziative?
In Europa ci sono altri impianti che fanno questo ma dire che si e' avanzati perche' si fa questo e' tutto da verificare. e' vero che se un cementificio usava carbone con produzione di polverino di carbone, grosse quantita' di anidride solforosa, usare i copertoni probabilmente e' un guadagno. ma se usavo gas metano e ora copertoni l'impatto e' completamente diverso. bisogna verificare nella situazione in cui si e' se si va in peggio o in meglio senza fare confronti con altre situazioni. la CEE finanzia l'uso di combustibili alternativi, ma le biomasse (parte combustibile dei rifiuti, parti combustibili di scarti di lavorazioni) sono una cosa, materiali che possono venire riutilizzati sono un'altra. Alla CEE in questo momento si sta discutendo sulla "internalizzazione dei costi esterni": i costi scaricati all'esterno devono essere presi in esame nel costo complessivo di un'attivita'. puo' darsi allora che mi convenga acquistare gomma a basso costo da paesi produttori (Bormeo, Malesia, ecc.) ma questo porta a deforestazione di intere zone del pianeta. se io nel conto ci metto anche questo vedo allora che non e' economicamente conveniente. in termini economici l'acquisto di materia prima deve essere fatto solo dopo aver verificato che il riciclo non e' conveniente
Come dobbiamo muoverci nella nostra situazione visto che la storia di Pederobba e' un po' la fotocopia della nostra storia? noi non sappiamo oggi che situazione c'e' sul nostro territorio; non abbiamo dati sulle emissioni e quindi non siamo in grado poi di fare un confronto con quelle che potrebbero essere le modificazioni portate dai combustibili alternativi (copertoni, solventi e resine artificiali sintetiche). dobbiamo poter avere dati su cui controbattere l'azienda prima che cominci l'attivita' altrimenti ci troveremo nella situazione di non poter parlare. L'Italcementi e' arrivata in Consiglio Comunale con 5 tecnici preparatissimi ai quali non siamo stati in grado di ribattere, che addirittura sostenevano che ci saranno in questo processo vantaggi ambientali. credo inoltre che il Ministro dell'Ambiente ha oggi la possibilita' di bloccare un decreto che lascia fare tutto questo. come vuole muoversi il Ministro al riguardo? quali sono le cose che noi come consiglieri, cittadini e comitati possiamo fare?
la prima cosa per continuare un'azione e' di chiedere i progetti e poter verificare se sono coerenti con le norme vigenti (quantita' massima di certi residui, limite massimo di emissioni possibili, quanto di polveri, quanto di acido cloridrico, metalli pesanti, diossine ecc.). anche se sono norme lassiste fatte da Matteoli credo che non saranno comunque rispettate. altra cosa e' verificare se hanno fatto una domanda di finanziamento su fondi CEE. se l'hanno fatta e l'hanno ottenuto sono bravi. il Ministro dell'Ambiente assicura misure definitive sul nodo rifiuti e testi unici su rifiuti, aria e acqua dove in Italia c'e' una quantita' di norme in contraddizione tra di loro.
Vi e' un ritardo di conoscenza da parte della popolazione. grave e'
che anche se ora lo sappiamo e' molto difficile opporsi a una dinamica
che si muove in senso inverso. ritardo da colmare in tempi veloci e stretti.
il volantino dell'ADL e' stato tacciato di terrorismo ecologico ma dopo
quello che abbiamo sentito in queste serate si puo' affermare che tanto
terrorismo non sia. non si puo' deridere chi denuncia situazioni reali
di disagio della qualita' della vita. non si puo' essere attendisti su
un tale problema, bisogna schierarsi pro o contro. non e' sufficiente creare
le commissioni di controllo, bisogna andare contro al progetto nella sua
interezza, bisogna trasmettere alle persone i dati certi che si hanno (come
il fatto che la diossina e' un elemento reale). come costruire opposizione?
un Comitato Popolare che raccolga cittadini e gruppi ambientalisti che
tralascino la propria specificita'. il Sindaco, nella sua veste di difensore
della salute dei cittadini deve incalzare questo progetto affinche' non
parta. allo stato attuale non ci sono le garanzie, i crismi perche' il
progetto possa funzionare. i relatori ci hanno confermato tutti i dubbi
che noi avevamo. temo che l'Italcementi lavorera' tantissimo per far partire
tutto prima che nascano "testi unici" bloccanti.
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