Il terzo mondo nella rete
Nell'ottobre del 1986 il Khlan-Sea è salpato alla volta di Haiti
con un carico dichiarato di 14.000 tonnellate di fertilizzanti
provenienti dagli Stati Uniti. In realtà trasportava ceneri
tossiche provenienti dall'inceneritore municipale di
Philadelphia. La nave ha errato per vari mesi tra l'Oceano
Atlantico e l'Oceano Indiano. Respinto dai cinque continenti,
questo vascello fantasma ha finito per riapprodare vicino al suo
punto di partenza, nel maggio 1988, dopo essere riuscito a
seminare il proprio pericoloso carico da qualche parte, tra
Singapore e il Canale di Suez.
Varie decine di altri scandali riguardanti esportazioni
fraudolente verso paesi del terzo mondo sono stati allora
denunciati dalle associazioni di difesa dell'ambiente. In
seguito a queste rivelazioni, le delegazioni di 115 paesi si
sono riunite a Basilea nel marzo 1989, sotto l'egida del
Programma della Nazioni Unite per l'ambiente (Unep) per tentare
di limitare l'esportazione dei rifiuti pericolosi dei paesi
ricchi verso il Sud. Per talune potenze industriali si trattava
in realtà di mantenere, pur moralizzandole, esportazioni
considerate redditizie. Una convenzione che limitava e regolava
il trasporto transfrontaliero dei rifiuti pericolosi è stata
sottoscritta a Basilea il 22 marzo 1989 da 35 stati, tra cui la
Francia, e dall'Unione europea, ed è entrata in vigore nel
maggio 1992. Nel settembre scorso 84 paesi, in maggioranza
membri dell'Ocse ad eccezione degli Stati Uniti, lo hanno
ratificato.
Ma la firma di questo testo rappresenta soltanto un primo passo
per i governi che si oppongono al principio stesso dei
trasferimenti. Il 22 settembre 1995, alla terza Conferenza delle
parti firmatarie, è stato introdotto un nuovo emendamento che
prevede l'interdizione totale dei movimenti di taluni prodotti,
di provenienza dei paesi dell'Ocse o assimilati, a decorrere dal
31 dicembre 1997. Questo documento non è stato finora ratificato.
Dev'essere infatti ancora elaborata la lista dei rifiuti
considerati, che dovrà figurare in un allegato allo Convenzione
(1)
Gli industriali del riciclaggio hanno interesse a proseguire le
loro vendite nel terzo mondo, e i loro rappresentanti
partecipano ai negoziati in qualità di osservatori. Secondo
Greenpeace, questi gruppi di pressione, tra cui la Camera di
commercio internazionale (CCI) il Bureau International du
Recyclage (Bir), l'Unione delle Confederazioni industriali
d'Europa (Unice) e le industrie interessate alle scorie
metalliche rimangono ostili a un'interdizione totale (2). La
loro tattica consiste nell'allargare le maglie della rete. Tutto
dipenderà dal modo in cui saranno redatti gli inventari dei
rifiuti pericolosi...
note:
torna al testo (1) La Convenzione di Basilea dovrebbe comportare due allegati:
l'allegato A, contenente la lista dei rifiuti di cui verrà
vietata l'esportazione, e l'allegato B, con la lista di quelli
che potranno essere esportati, sempre però con riserva delle
legislazioni nazionali.
torna al testo (2) Si veda Greenpeace, "Exportation de déchets toxiques vers
les pays pauvres", Ginevra, marzo 1995, e "Remise en cause de
l'interdiction de Bële, texte préparé pour la troisième
Conférence des parties", Ginevra, 18-22 settembre 1995.
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