Cronaca di legale aggressione


Siamo tre giovani lavoratori studenti. Ci occupiamo del sociale lavorando con portatori di handicap e bambini, da sempre ci professiamo non violenti e antimilitaristi: uno di noi e' stato obiettore di coscienza. Sabato 10.09.94 partecipiamo alla manifestazione per i centri sociali legalmente autorizzata, di cui siamo venuti a conoscenza attraverso i mezzi di informazione. La manifestazione si svolge regolarmente fino a piazza Cavour, poi cominciano i primi disordini, le corse di fuga in massa, i sampietrini divelti. Respiriamo il fumo dei lacrimogeni, vorremmo allontanarci dal corteo, non siamo venuti per creare disordini, ma tutte le vie sono bloccate dalle forze dell'ordine. L'unica soluzione e' cercare di riformare il corteo e continuare il percorso. Raggiungiamo cosi' piazza della Repubblica. Qui riusciamo ad abbandonare il corteo allontanandoci per le vie laterali, ma ci accorgiamo presto che anche queste sono percorse dalle truppe di polizia.

Decidiamo di dirigerci verso un mezzo di superficie raggiungendo una fermata tranviaria e aspettiamo, ma il tram Š bloccato, come tutto il traffico della zona. Dopo mezz'ora circa decidiamo di allontanarci a piedi, ma dove andare?
Ci dirigiamo verso la stazione centrale dove e' piu' facile trovare dei mezzi.
Un'auto con due ragazzi a bordo si ferma per avere informazioni.
Approfittiamo dell'occasione di un passaggio in auto per allontanarci ma circa cento metri dopo veniamo fermati da un posto di blocco della polizia.
Come richiesto scendiamo dall'auto e rilasciamo i nostri documenti, apriamo le nostre borse che vengono perquisite, rispondiamo alle numerose domande che ci vengono fatte. Tutto, relativamente alla tensione creata dalla situazione tra la polizia e i manifestanti, resta nell'ambito della correttezza legale, fino all'intervento sul posto della Digos.
Da questo momento l'escalation di violenza sui fermati (noi cinque occupanti dell'auto, cui si sono aggiunti altri due ragazzi fermati nei paraggi) e' continua e pressante: veniamo aggrediti fisicamente, verbalmente e psicologicamente da chi dovrebbe invece garantirci il rispetto dei nostri diritti fondamentali di cittadini. Non possiamo parlare, reagire alle percosse, fino all'arrivo negli uffici del sesto piano della Digos. Qualcuno cade sotto i colpi dei manganelli, qualcuno e' ferito e sanguina. Al piano della Questura dove veniamo condotti vi sono altri giunti prima di noi, alcuni di loro sono feriti e non hanno modo di disinfettarsi.
Non possiamo utilizzare il telefono, nemmeno i ragazzi minorenni hanno la possibilita' di chiamare a casa. Comunque ci e' dato il permesso di utilizzare i servizi igienici (sic!).
Seguono formalita' varie d'ufficio tra cui foto segnaletiche e rilevamento delle impronte digitali.
Abbiamo firmato un verbale d'identificazione e una dichiarazione in Questura, ma la nostra posizione legale non ci e' chiarita.
Sono circa le due quando finalmente veniamo rilasciati; il servizio dei mezzi pubblici e' terminato e raggiungiungiamo casa a piedi (due ore).
Oggi sappiamo, attraverso i mass media, che e' scattata nei nostri confronti una denuncia.

I tre sfortunati partecipanti
G.A./S.A./P.M.