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Date: 09-14-94 Subj: articolo x il Manifesto
E mo', e mo', e mo', Moplen.
Per una volta voglio saltare le descrizioni delle dinamiche di piazza per evidenziare quello che mi sembra il nodo della questione: un soggetto politico, nato attorno ai centri sociali e piu' in generale all'autoorganizzazione, ha rotto un divieto.
Non, banalmente, il divieto di una piazza, ma il divieto a esistere. Questo divieto, espresso sempre dai blindati della celere e dalle carte bollate della questura, che piu' di una volta si era stati costretti ad accettare, mediando soluzioni politiche e sgomberi morbidi, per una volta in piazza e' stato rifiutato.
Cosa e' cambiato per noi, oggi? Siamo diventati un problema di ordine pubblico?
E allora, di cosa si stupiscono lor signori? Abbiamo forse perso degli alleati politici? Si pensa forse che se La Rete, il Pds, Rifondazione avessero organizzato pacifici sit-in davanti al Leoncavallo, saremmo stati ugualmente sgomberati?
Io credo di no. Ma evidentemente, era rischioso. C'era il rischio di dover fare opposizione.
E l'opposizione sembra non la voglia fare nessuno. I soggetti deboli, siano essi minoranze politiche non istituzionali, come i centri sociali, o i pensionati da spremere ancora nelle spire del biscione, non hanno piu' nessuno. Non hanno nessuno neppure gli studenti, con le tasse a un milione di lire l'anno e oltre, gli operai in cassa integrazione, i disoccupati, i mutuati costretti a pagarsi le medicine. Nessuno, tranne loro stessi, la loro voglia di difendersi e di non accettare.
Quel movimento che e' sceso in piazza sabato, fatto da tutti i centri sociali e le situazioni
autorganizzate d'Italia queste cose le ha capite. Ha deciso di diventare opposizione, l'unica
che rimane. |